Ringrazio Aurex per avermi definito "esperto in fatto aceri" e di avermi inserito fra due giganti.
Un complimento anche per me stesso che sono riuscito abilmente a spacciarmi per tale senza esserlo.
Ricalibrati i presupposti del mio intevento, non riesco a dare diagnosi e tantomeno cure, ma mi limiterò a dare le mie impressioni cha andranno prese per tali e con le pinze.
Già Aurex ha sconsigliato l'uso dell'argilla espansa; io aggiungerei la mia forte diffidenza sulla definizione di TU o Terriccio Universale, che mi fa venire i brividi se penso al primo che acquistai.
Via via che il tempo passa, il mio terriccio è sempre meno inerte, ma drenate e l'argilla espansa la uso per coprire il terriccio ed evitare che il sole lo disidrati appena spunta.
Premetto anche che io di bonsai non ne ho ancora e se va a vanti così forse nemmeno ne avrò mai uno.
Sto prendendo gusto nel vedere le mie piante crescere, sperando che un giorno lo diventeranno dei bonsai, ma intanto devo fare i conti con delle avversità che non so ancor bene affrontare, come quelle lamentate da Enry_.
Io ho iniziato con aceri campestri, poi ho acquistato un monspessolanum nel vivaio Pronatura a San Giuliano ed infine ho seminato la manciata di samare di acero palmato giapponese, che mi sono rimaste dopo averne spedite a destra e a manca ad utenti del forum.
Un quadro che mi offre una visione molto limitata, ma da cui ho ricavato l'impressione che gli aceri abbiano anche un certo carattere e non del tutto docile come a prima vista ho creduto.
Mi sembra che di tanto in tanto facciano di testa loro, senza rispettare ciò che sul forum scriviamo.
Intanto mi sembrano più lenti di altre piante (le poche che ho), ma hanno reazioni imprevedibili.
Il monspessolanum che mi sembrava il più lento di essi, dopo la forte grandinata che me li ha tutti .....capitozzghigliottinati, ha reagito meglio di tutti gli altri, con uno scatto da centometrista e foglie così belle che non gli avevo ancora visto.
Il campestre più robusto ha invece partorito foglioline grinzose, e con quelle gemme che come promesse stanno gonfiandosi ormai da quasi un mese senza aprirsi, sta guadagnandosi la stessa stima che io ho di molti politici.
Un altro campestre che sembrava spacciato ed ho messo in piena terra e stava riprendendosi, è stato aggredito prima dalla grandine e poi da enormi lumache che apprezzavano le sue radici. Riposi in pace.
Il palmato nato in primavera 2010, ma che credevo morto, intanto ha perduto le caratteristiche della pianta madre ed ha foglie che non apprezzo, ma la cosa peggiore è che fa gli stessi scherzi di quello di Enry_ .
L'ho rinvasato più volte quando è rimasto come una antennina senza foglie nel vaso, anche perché ho temuto che nel terriccio ci fossero tracce troppo consistenti di un concime (non ne uso) o di qualche sostanza nociva (non ne uso).
In effetti la ripresa seppur lenta c'è stata e ho sperato anche se non di ricavarne una bella pianta, perlomeno di non dovermi occupare di un infermo con la simpatia per le antenne radio.
Dopo qualche coppia di foglie decenti ma basse come le orecchie dei cocker, hanno cominciato anche ad avere bordi secchi.
Confesso che sono in bilico nell'indecisione di dare più acqua oppure di non dare più nemmeno quella poca che do.
Sono in bilico sul decidere di tenerlo al sole come credo si debba oppure all'ombra, dove sembrerebbe stare meglio, ma solo per un po'.
Pianta difficile insomma secondo me l'acero palmato e leggendo in giro vedo che anche le operazioni su di lui vanno in genere ritardate rispetto ai tempi di altri aceri, perché altrimenti li si danneggiano.
Insomma sto maturando la convinzione che l'acero giapponese voglia stare in Giappone e che voglia tornarci se si accorge di essere altrove.
Sospetto che così come per noi umani non è immediato comprendere i tempi degli alberi, bonsai che siano o no, con l'acero palmato serve una maggiore e solida proficiency rispetto a quella sufficiente per gli altri aceri.
Lo scorso anno strappai degli aceri zuccherini alti 4 cm. dalle lame della falciatrice e li misi nel giardino condominiale, mimetizzandoli un po' per evitare lamentele.
Sono come delle palle infuocate, niente li arresta.
Grandine, lumache, decespugliatore, loro vanno avanti e sono pure belli, ormai già alti quasi mezzo metro ed ho dovuto tagliarli per non dover pagare più spese di altri condomini. (scherzo)
La pianta madre d'autunno non è rossa come il palmato, ma gialla come il gingko biloba ed ha foglie durature, belle e frastagliate.
Cadendo formano un magnifico tappeto, cosa che il palmato non fa.
In meno il palmato in cambio di un bel rosso che dura poco, dà spesso e a lungo un color bruciato che nessun acero gli invidia. Naturalmente dipande dal cultivar.
Ma quante parole mi sono servite per dire poi .... niente.....
Ciao