I bambù vengono convenzionalmente suddivisi in due categorie: quelli invasivi (in inglese running bamboo) e quelli non invasivi (clumping bamboo).
Al primo gruppo appartengono tutte le specie del genere Phyllostachys, bambù di medie-grandi dimensioni molto diffuse anche in Europa in quanto si adattano al clima temperato che abbiamo in gran parte del continente.
Al secondo gruppo appartengono tutte le specie del genere Fargesia, anch'esse molto diffuse da noi, ma anche altre come le sasa e le pseudosasa.
I bambù invasivi hanno un rizoma (radice sotterranea da cui si sviluppano radici assorbenti e nuovi culmi, cioè canne) che si sviluppa molto in lunghezza e quindi, nelle giuste condizioni pedoclimatiche e nutrizionali, colonizzano in breve tempo ampi spazi. Quelli non invasivi invece hanno un rizoma che cresce un pò in lunghezza per poi piegare verso l'alto. Questi bambuseti sono molto compatti e con espansioni annue molto limitate, quindi per nulla invasivi.
Se si vuole acquistare un bambù invasivo e tenerlo sotto controllo basta coltivarlo in vaso oppure mettere attorno alla pianta una barriera di materiale duro e resistente nel tempo, profondo 70-80 cm nel terreno in quanto più in basso i rizomi non si spingono. Di barriere anti bambù in commercio ce ne sono a iosa:
esempio. In alternativa si può scavare un fossato della stessa profondità e magari passarci con un ripuntatore o con una vanga una volta in primavera e una in autunno ( le due stagioni in cui il rizoma è in crescita) per tagliare la parte di rizoma che eventualmente provasse a oltrepassare il fossato.
La propagazione avviene quasi esclusivamente per via agamica tramite rizomi, in quanto le fioriture sono rarissime e molto distanziate nel tempo (per alcune specie di phyllostachys si parla di una fioritura ogni 80-100 anni). Dei centinaia di bambuseti che ho visto negli ultimi anni, solo in uno ho trovato qualche spiga. Quindi la diffusione dei bambù a lunghe distanze come avviene per fiori e alberi da noi è estremamente raro.
E i bambù invasivi per colonizzare grandi spazi hanno bisogno di molto azoto nel terreno e molta acqua nella stagione di crescita. Se non vengono dati loro questi input agronomici la loro invasività è molto ridotta, soprattutto nei climi oramai semi desertici che abbiamo in buona parte d'Italia.
Se ne sono accorti i poveri fessi di agricoltori che si sono fatti abbindolare da affaristi che vendevano loro Moso pensando che bastava metterli nel terreno senza seguirli e coltivarli e sarebbero cresciuti da soli per ''100 anni'', per poi ritrovarsi a 4-5 anni dall'impianto con piante rachitiche che non produrranno mai i redditi fantasmagorici promessi loro, e con terreni che non sono ancora colonizzati sull'interfila. Ne ho visti diversi di questi esempi dalle mie parti.
E non è vero che basta una radichetta per propagarli, ci vuole un bel pezzo di rizoma sano e robusto con radici assorbenti attaccate per non farlo morire di sete nel primo anno dopo il trapianto. Sono un paio di anni che li coltivo e l'appassimento dei nuovi culmi nati da trapianto di rizoma nudo sono tutt'altro che rari nella prima estate di crescita.