Finzi Contini
Giardinauta
Francamente mi sono rotto di essere sommerso da 'sta menata del giorno della donna con relativi assillanti sproloqui giornalistico-radiotelevisivi e massacro delle povere mimose i cui fiori peraltro intristiscono e cascano rapidissimi. Mi sono rotto che ormai esser uomo venga quasi considerata una colpa, con relativa folla di semi-ometti che accettano di essere vilipesi, disprezzati, odiati da virago ormai ricche di testosterone. Mi sono rotto di donne che pretendono di fare mestieri mascolini in ossequio ad una falsa parità (donne-soldato, donne-camallo di porto e così via). Mi sono rotto di quote rosa volte quasi a preservare una specie in via d'estinzione.
Insomma, scusate, mi sono rotto davvero !
Ognuno ha il diritto di esprimere il proprio pensiero, ci mancherebbe altro. Certo il taglio del tuo intervento, se mi permetti, è un po' troppo semplicistico. Vivere l'essere uomo come una colpa mi sembra eufemistico. L'8 marzo ha ormai connotazioni commerciali ma è comunque, come il I maggio (qualcuno sa che non è il giorno di un concerto a Roma?), un modo per tenere vive certe posizioni. Diciamo pure per non abbassare la guardia. La donna che vuol fare l'uomo sbaglia in partenza. Ma la donna che vuol fare qualcosa che è universalmente riconosciuta come maschile, beh, per me ha tutto il diritto di farlo. E poi se ogni tanto senti subito sotto la pelle una specie di prurito perchè qualche donna spinge su questo tasto... beh... lasciamoglielo fare, sono migliaia di anni di soprusi un po' di suffragettes ci stanno bene.