oggi a tele7 ho assistito a un dibattito molto interessante. In studio un famoso analista di politica internazionale e altri appartenenti a organizzazioni che operano (operavano) in Iraq.
parlavano di chi fossero i jihadisti che da due anni nel nord della Siria hanno preso molte città, si sono estesi all'iraq, si proclamano Stato Islamico e della macellazione del giornalista.
alla domanda: c'erano possibilità di salvarlo, ha risposto decisamente no, perchè secondo la sua conoscenza del problema, questi gruppi armati e i loro rapimenti hanno due scopi: il primo mandare un messaggio all'occidente del tipo "vi possiamo colpire sempre e dovunque" quindi un messaggio di terrore destabilizzante, ma ancor di più, uccidendo le loro vittime mandano un segnale di forza al mondo musulmano, un segnale che è anche coesione all'interno delle loro "truppe". Sosteneva che è stato scelto un momento preciso, quando cioè il presidente degli U.S.A è in difficoltà ecc..
Sosteneva altresì che non bisogna pensare che queste milizie siano composte da barbari, sono barbare e fuori da ogni nostro orizzonte le loro stragi i loro obiettivi, la loro ideologia e il loro fanatismo, ma sono persone che sanno usare i mezzi di comunicazione, ci conoscono e sono in un certo senso altamente "civilizzati".
Ha sviscerato la situazione politica presente, quella passata e cassato le beate illusioni degli occidentali che la primavera araba potesse realizzarsi: da quella primavera è nato un inverno che è solo all'inizio (parole sue).
Mi ha colpito quando alla fine ha rilevato che centinaia di ragazzi nati e cresciuti in occidente, la seconda o terza generazione di immigrati, si stanno facendo sedurre dalle sirene dell'Islam fondamentalista e ha detto: "questo ci dice che le nostre politiche di integrazione sono state un fallimento, o almeno che c'è tanto da ripensare. (ambasciator non porta pena).
Secondo lui, non hanno assolutamente bisogno di soldi, ma solo di visibilità. chiaro che questo discorso era incentrato sulla vicenda del giornalista decapitato e credo che i rapimenti siano fatti anche da bande sparse forse a scopo di lucro, ma la questione importante in questo momento e a livello internazionale è l'ISIS. Se le due ragazze fossero nelle loro mani, per loro non ci sarebbe scampo, sempre che l'analisi dello specialista sia corretta. Speriamo di avere notizie di un altro tenore.