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anydaynow
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Uno studio spagnolo ha rilevato tracce di residui di pesticidi nell’85% delle bevande a base di frutta in 15 nazioni europee. I valori superano la soglia ammissibile e sono di 300 volte più alti rispetto a quelli registrati nell'acqua. I prodotti maggiormente contaminati provengono dalla Spagna e dalla Gran Bretagna. La soluzione del biologico!
Nei succhi di frutta in commercio la frutta spesso è un ricordo lontano, confinato ad esigue percentuali in un overdose di zucchero. La frutta utilizzata poi non è di buona qualità e porta traccia dei residui chimici di coltivazione. L’American Chemical Society ha pubblicato uno studio spagnolo il quale ha rilevato tracce di residui di pesticidi nell’85% delle bevande a base di frutta in 15 nazioni europee.
Carbendazim, tiabendazolo, imazalil e malatione, ovviamente non compaiono tra gli ingredienti scritti sulla confezione, ma sono solo alcuni dei antiparassitari che finiscono nei succhi.
Il gruppo di ricercatori dell’Università di Jaen ha analizzato 102 bevande, tra cui le marche più note, e ha scoperto che nella maggior parte di esse i livelli di pesticidi superano i limiti consentiti nella frutta, e addirittura in alcuni casi sono 300 volte superiori a quelli registrati nell’acqua, imbottigliata o di rubinetto.
Mentre esiste una severa regolamentazione e un azione di controllo adeguata per monitorare la quantità di pesticidi presente nell'ortofrutta e nell'acqua, ancora una volta si nota la scarsa attenzione da parte delle autorità di controllo sui prodotti derivati che registrano consumi altissimi.
I soft drink che contengono più pesticidi provengono dalla Spagna e dalla Gran Bretagna, mentre nel corso della stessa ricerca i prodotti Usa testati non ne presentano tracce. La ragione? Negli States gli aromi sono quasi tutti artificiali.
Un recente studio americano ha evidenziato che nelle urine di bambini nutrititi prevalentemente con prodotti e succhi biologici c’è solo un sesto dei metaboliti di pesticidi presenti nelle urine di bambini alimentati con prodotti convenzionali.
Fonte: Greenplanet
Nei succhi di frutta in commercio la frutta spesso è un ricordo lontano, confinato ad esigue percentuali in un overdose di zucchero. La frutta utilizzata poi non è di buona qualità e porta traccia dei residui chimici di coltivazione. L’American Chemical Society ha pubblicato uno studio spagnolo il quale ha rilevato tracce di residui di pesticidi nell’85% delle bevande a base di frutta in 15 nazioni europee.
Carbendazim, tiabendazolo, imazalil e malatione, ovviamente non compaiono tra gli ingredienti scritti sulla confezione, ma sono solo alcuni dei antiparassitari che finiscono nei succhi.
Il gruppo di ricercatori dell’Università di Jaen ha analizzato 102 bevande, tra cui le marche più note, e ha scoperto che nella maggior parte di esse i livelli di pesticidi superano i limiti consentiti nella frutta, e addirittura in alcuni casi sono 300 volte superiori a quelli registrati nell’acqua, imbottigliata o di rubinetto.
Mentre esiste una severa regolamentazione e un azione di controllo adeguata per monitorare la quantità di pesticidi presente nell'ortofrutta e nell'acqua, ancora una volta si nota la scarsa attenzione da parte delle autorità di controllo sui prodotti derivati che registrano consumi altissimi.
I soft drink che contengono più pesticidi provengono dalla Spagna e dalla Gran Bretagna, mentre nel corso della stessa ricerca i prodotti Usa testati non ne presentano tracce. La ragione? Negli States gli aromi sono quasi tutti artificiali.
Un recente studio americano ha evidenziato che nelle urine di bambini nutrititi prevalentemente con prodotti e succhi biologici c’è solo un sesto dei metaboliti di pesticidi presenti nelle urine di bambini alimentati con prodotti convenzionali.
Fonte: Greenplanet