tornando in therad, e allacciandomi al tuo post delle 7:42 chiedo: pensi che siamo abbastanza sazi di parole, per cui potrebbe essere la pancia piena quella che, eventualmente, ha decretato la fine del linguaggio? (sempre che la tua sensibilità avverta questa atmosfera da fine del mondo).
ahaha 7:42 effettivamente è molto eloquente in termini di pieni e vuoti in tal senso.
Viviamo sotto la dittatura della spiegazione, e non c'è ragione che lo spieghi, per fortuna. La spiegazione non spiega perché una cosa è così (che mistero di coincidenze, apparenti o no?, la lingua italiana, questo mi permetterai di dirlo?). Explanate, ex da chi o cosa (scetticismo)?, e se secerni una i hai plain, che significa tutto. Piano (non pieno), diritto, semplice nel senso di base, fondamento. Virginia plain, atterraggio, complain, compiangere il compleanno, la nazione (explaiNation), il complesso scomplessato, senza co o con, il motivo che codorme (cosleep) con coraggio con l'intuito. Se non ce l'hai, cosa senti?
Illuminanti, e colme di insoddisfazione, le pagine di Schopenhauer sui fondamenti di Euclide (triangolo). L'essenza di tutto (non solo rapporti geometrici e matematici) è così racchiusa non a caso nel più piccolo (plain) racchiudibile, nel triangolo appunto, in piccolezze come il teorema di Pitagora. Una qualità speciale come quella dell'acqua appena o completamente desolata, inutile, una messe fuori luogo e portata, una semplicità e unità ancora fuori dalla mente.