Non è proprio così.
Il solfato di rame è un sale di colore blu e come è stato detto non si usa tal quale come anticrittogamico.
Fu Millardet che ne scoprì l'efficacia nel 1882. I vignaioli francesi della regione di Bordeaux usavano cospargere i filari adiacenti alle strade di campagna il solfato di rame - ritenuto dal popolino velenoso - per scoraggiare i furtarelli d'uva, ebbene egli si accorse che quelle viti erano molto meno soggette alla peronospora, arrivata in quegli anni dal Nord-America. Poiché così com'è risulta fitotossico, lo mescolò con calce spenta, in modo da neutralizzarlo, dando luogo a una poltiglia efficace e non ustionante le viti, che venne poi chiamata poltiglia bordolese.
Nei decenni successivi furono poi preparati vari tipi di poltiglie, aggiungendo ad esempio caseina per rendere il prodotto meno dilavabile, sempre però a base di solfato di rame. La bordolese veniva anche chiamata 'verderame' nel gergo contadino per via del colore (tecnicamente il verderame è un sale ottenuto dall'azione dell'acido acetico su lastre di rame, viene usato come pigmento in pittura col nemo di 'verdigris' > foto 1) ma veniva indicata così anche la patina che si forma sul fondo dei paioli di rame che i "parolotti" (gli artigiani che producevano i paioli) nella lavorazione ripulivano con acido solforico al 5%, e che secondo alcuni veniva riutilizzata giusto per fare la poltiglia.
Una importante innovazione si ebbe nel 1912, quando la ditta Caffaro mise in commercio l'ossicloruro di rame (detta Pasta Caffaro poi Polvere Caffaro) che può essere usato tal quale, senza dover mescolare solfato e calce (in giro per le campagne si trovano ancora le vasche dove si preparava la poltiglia bordolese > foto 2).
Attualmente esistono altri prodotti fitosanitari a base di rame (idrossido di rame, rame complessato).