sono totalmente, pienamente, assolutamente d'accordo con questi ultimi interventi.
Però c'è una cosa che mi preoccupa: ci indignamo e ci mobilitiamo per manifestare contro le guerre, ma siamo molto più tiepidi perfino nell'esprimerci, quando c'è di mezzo una cosa altrettanto grave come l'assassinio per motivi religiosi; anzi consideriamo accettabili e quasi giustificabili le minacce ai nostri valori fondamentali di libertà di espressione, quando c'è di mezzo la religione, mi riferisco anche alla vicenda del papa, a quella del professore francese, adesso c'è pure la Santanchè (che trovo arrogante, antipatica e strafottente, ma che in questa occasione secondo me ha ragione).
A scanso di equivoci, chiarisco subito che non è mia intenzione giudicare la cultura degli altri nè tanto meno intervenire a gamba tesa per pretendere che gli altri si adeguino ai nostri costumi (alle nostre leggi, però, sì)
Ma perchè non riusciamo ad indignarci allo stesso modo di fronte ad avvenimenti gravissimi, a manifestare, a cercare insieme una soluzione?
Ieri un'amica con la quale commentavo il fatto della Santanchè, spiegandole che perfino Scialoja (che ricopre un'alta carica in un'organizzazione musulmana italiana) le ha dato ragione, con vari giri di parole ha detto che comunque lei ha torto perchè noi non ci possiamo permettere di intervenire in queste questioni, e poi è di estrema destra ed anche antipatica.
Sono molto affezionata a questa amica, nonostante i suoi atteggiamenti 'integralisti alla rovescia' ma non credo proprio che questo sia il modo corretto di essere di sinistra: ho sempre pensato che essere di sinistra significhi difendere i deboli, da qualunque parte siano e lo penso tuttora