Datura rosa
Guru Master Florello
Un paio di anni fa un vicino mi regalò una cassetta di piccole pesche raccolte da due alberelli del suo giardino. Erano piuttosto piccole, gialle e rosse: non pesche “coltivate”, dunque.
Avevano un sapore eccezionale e le feci sciroppate. Rimasero belle consistenti e molto saporite.
Quest’anno me ne darà ancora e, anche queste, finiranno sciroppate.
Parlandone con un altro vicino questi si è offerto di farmi assaggiare alcune delle sue, una sorta di “duraci” ha detto ed oggi nel pomeriggio me ne ha portate un po’.
Sono completamente differenti dalle altre e mi hanno fatto venire in mente le antiche Pesche delle vigne, un’antica varietà di pesche coltivata in consociazione ai filari delle viti che i contadini utilizzavano per dissetarsi (anche al lieve retrogusto amarognolo, durante i lavori di vendemmia, maturavano, infatti, contemporaneamente alle viti) e che, essendo, poco esigenti per le dimensioni dell’albero non “contrastavano” le piante di vite.
Pare non se ne trovino più molte e vorrei provare a seminarle sia per mantenere la varietà, sia perché sono buone sia, pure, perché non risentono di patologie fungine o da parassiti. Oltretutto pare non debbano essere innestate se non si desiderano grossi frutti da “supermercato”.
Come seminarle? Ho letto in rete che c’è chi le semina con tutto, il frutto, chi tiene in acqua il nocciolo per qualche tempo (quanto?) chi, invece lo pianta in terra dopo aver mangiato la polpa tout court.
Sono veramente le Pesche delle vigne? Le posso seminare con successo?Cosa mi consigliate?
Avevano un sapore eccezionale e le feci sciroppate. Rimasero belle consistenti e molto saporite.
Quest’anno me ne darà ancora e, anche queste, finiranno sciroppate.
Parlandone con un altro vicino questi si è offerto di farmi assaggiare alcune delle sue, una sorta di “duraci” ha detto ed oggi nel pomeriggio me ne ha portate un po’.
Sono completamente differenti dalle altre e mi hanno fatto venire in mente le antiche Pesche delle vigne, un’antica varietà di pesche coltivata in consociazione ai filari delle viti che i contadini utilizzavano per dissetarsi (anche al lieve retrogusto amarognolo, durante i lavori di vendemmia, maturavano, infatti, contemporaneamente alle viti) e che, essendo, poco esigenti per le dimensioni dell’albero non “contrastavano” le piante di vite.
Pare non se ne trovino più molte e vorrei provare a seminarle sia per mantenere la varietà, sia perché sono buone sia, pure, perché non risentono di patologie fungine o da parassiti. Oltretutto pare non debbano essere innestate se non si desiderano grossi frutti da “supermercato”.
Come seminarle? Ho letto in rete che c’è chi le semina con tutto, il frutto, chi tiene in acqua il nocciolo per qualche tempo (quanto?) chi, invece lo pianta in terra dopo aver mangiato la polpa tout court.
Sono veramente le Pesche delle vigne? Le posso seminare con successo?Cosa mi consigliate?