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Rose da talea o da innesto? Lo stato dell’arte al 2024

rosis

Aspirante Giardinauta
Buongiorno a tutti.
Cercavo risposte a questa annosa questione ma, facendo una rapida ricerca nel forum, ho visto discussioni risalenti a tantissimi anni fa.
Ho da poco un giardino e sto iniziando a studiare per il prossimo autunno.
Nino Sanremo mi aveva convinto a scegliere rose da talea in quanto sarebbero state giovani per sempre, al contrario delle innestate. E, amando io le inglesi, avrei avuto piante più adatte all’Italia.
Poi, in qualche discussione, si era consigliato di interrare un pochino il portainnesto in modo da rendere alla lunga la pianta autonoma rispetto al portainnesto.
Ancora, su RoseRifiorentissime trovo questa tabella:

IMG_7574.jpeg

Insomma, sono decisamente confusa.
Mi piacerebbe che questo post possa raccogliere esperienze di rose ancora belle e produttive da talea o da innesto dopo decenni.
 
Ultima modifica:

lisyy

Esperta in identificazione delle piante
Io coltivo rose (principalmente Inglesi, Antiche, Botaniche e qualche Moderna) da anni, acquistate coltivate con i due diversi modi.
Quelle innestate sono decisamente più forti, vigorose, esuberanti per fioritura e fogliame, a patto che il il punto d'innesto venga interrato di pochi cm per scongiurare la fuoriuscita di polloni. Sono soprattutto le Inglesi a mostrare una netta differenza tra innestate e da talea; da alcune ho ricavato delle talee (fortunatamente, visto che poi la pianta madre è morta) che si sono comportate in maniera decisamente diversa:
- Glamis Castel, Sharifa Asma dopo più di 10 anni sono rimaste degli stecchini, esili e poco fioriferi.
- Crocus Rose e Sophy's Rose: un po' meglio.
- Mary Rose, Snow Goose, A Shropshire Lad, invece, buona riuscita.
Alcune Antiche come Ispahan e Blush Noisette sono macchine da guerra anche da talea; Danäe stentata. Chloris fa storia a parte: credo che non sia innestata perché è una rosa Alba molto pollonante, che si espande a distanza, che proprio non ha bisogno di sostegno.
Una Moderna di Meilland come Colette se la cava bene anche da talea; Blossomtime (O'Neal 1951) per ora sembra rispondere bene, spero tenga duro perché la progenitrice è morta di vecchiaia dopo quasi 30 anni. Così come Ametista (Barni) taleata da una pianta del mio vicino, che la tiene veramente da schifo.
Le Botaniche non hanno bisogno di innesto, sono da tenere sotto controllo a suon di forbici, tale è la loro esuberanza.
Detto ciò, in base alla mia limitata esperienza, mi sono fatta l'idea che alcune varietà sono geneticamente predisposte a rendere bene e che l'innesto ne enfatizza la riuscita, ma vengono bene anche senza.
Come puoi vedere, questo non risponde alla tua richiesta di chiarezza o di verità assoluta.
Ricordo questa discussione: https://forum.giardinaggio.it/threads/rose-inglesi-da-talea-o-da-innesto.162246/, interessante perché corredata da un video di un esperto.
 

rosis

Aspirante Giardinauta
Grazie, quella discussione l’avevo letta e mi aveva spinto a propendere per le talee :lol:
Io ho per ora, The Generous Gardener, Zepeti e The Shepherdess. Tutte di Nino Sanremo acquistate a marzo di quest’anno. Le ultime due con tantissimi getti alla base. Dalla dimensione del nodo (non so come si chiami ma non è il punto d’innesto!) alla base, mi sembrano piante di ben più di due anni. Probabilmente selezionano varietà che rendono molto bene da talea.

IMG_7581.jpeg

Semplificando e generalizzando al massimo, fatte salve tutte eccezioni, si può affermare che quelle da innesto danno maggiore soddisfazione da subito ma diventano vecchie nel giro di qualche decennio? Oppure il fatto di interrare il punto d’innesto fa sì che la pianta, alla lunga, si comporti come una talea e quindi diventi più longeva, avendo messo proprie radici?
 

lisyy

Esperta in identificazione delle piante
In fatto di morte per vecchiaia la mia esperienza è molto limitata. Solo Blossomtime. Anche se era stata interrata e poi, dopo più di un decennio, spostata e reinterrata come dicono di fare per garantirne radici proprie e quindi longevità. Va' poi a sapere...
Le mie da talea sono troppo giovani ancora capire come procederanno.
Ho però Mount Shasta (HT moderna 1963), portata dietro dalla mia casa d'infanzia, che deve avere almeno una 40ina d'anni, che ancora sopravvive, nonostante i polloni del portainnesto che escono ogni anno. Mi sa che ad agosto la sposto e le rifaccio un impianto più serio.
 

rosis

Aspirante Giardinauta
Quando parli di talee ti riferisci a piante acquistate (tipo Nino Sanremo) o a talee fatte da te?
 

lisyy

Esperta in identificazione delle piante
Talee fatte da me, qui in zona non ho mai visto in vendita le sue rose. Ma una talea è sempre una talea, credo. Di diverso c'è che Nino Sanremo ha i mezzi tecnici per farle sopravvivere e crescere con tutti i crismi e in maggior numero, penso. O esistono altre differenze?
 

rosis

Aspirante Giardinauta
Talee fatte da me, qui in zona non ho mai visto in vendita le sue rose. Ma una talea è sempre una talea, credo. Di diverso c'è che Nino Sanremo ha i mezzi tecnici per farle sopravvivere e crescere con tutti i crismi e in maggior numero, penso. O esistono altre differenze?
Mi viene da pensare che, un vivaio che produca esclusivamente da talea, possa aver selezionato varietà che riescono bene con quel metodo di propagazione. Mentre noi (almeno io:p) proviamo a propagare tutto, anche ciò che verrebbe molto meglio da innesto! In questo senso chiedevo. Infatti, tra quelle che hai nominato, Nino Sanremo riproduce solo Blush Noisette, che anche a te è venuta benissimo da talea.
Sarebbe utile confrontare la stessa varietà di Nino Sanremo con una di Barni, per esempio. O di un qualsiasi altro produttore che riproduce da innesto.
 
Ultima modifica:

lisyy

Esperta in identificazione delle piante
Penso comunque ci siano degli accordi commerciali con i vari produttori detentori dei marchi. Non penso che Austin dia il benestare alla propagazione indistinta di tutte le rose del suo catalogo. Chissà...
Comunque in catalogo ha anche molte rose Antiche che si prestano molto di più delle Moderne ad una buona riuscita, anche casalinga.
 

Jc123

Giardinauta
Scusatemi per la risposta (molto) tardiva.

Le rose da talea e da innesto sono sostanzialmente diverse, ma questo non significa che una sia sempre meglio dell’altra. Molto dipende dalla varietà, ma molto anche dalla situazione.

Nino Sanremo sul suo sito fa sembrare la riproduzione per talea il sacro graal per la coltivazione delle rose; le talee hanno tutti i benefici del mondo, l’innesto è all’origine di tutti i mali per le rose. Ovviamente in quello che dicono c’è un bias per l’autoradicazione, viene utilizzato come punto di marketing.

In modo simile molti vivai che riproducono per innesto fanno sembrare le talee dei rametti con due radichette attaccate. Anche questo è sbagliato.

Tra l’altro è molto evidente quanto inadeguata sia la spiegazione dell’argomento che si fa in questa parte del mondo quando si apprende che praticamente ovunque tranne che in Europa le rose innestate vengano innestate su portinnesti clonali (Dr. Huey, Fortuniana, Thornless multiflora o Manetti che sia). In pratica, le rose innestate sono talee innestate.

Il punto cruciale è che quando riproduciamo una varietà per innesto non facciamo esprimere i geni che regolano le radici della pianta, e questo può essere sia un bene che un male. Stiamo letteralmente unendo due piante diverse, una che ci fornirà le radici e una che ci fornirà il resto della vegetazione.

L’avere radici diverse porta inevitabilmente ad avere delle piante finali anche molto diverse. Non siamo abbastanza abituati a pensare a quanto siano diverse fra di loro le varietà di rosa: sono ibridi molto complessi che hanno ereditato caratteristiche diverse dai loro antenati e che di conseguenza sono adattate a climi e terreni molto diversi. Per esempio molte varietà con un’influenza elevata di R. multiflora preferirebbero su radici proprie terreni subacidi o acidi: messe in un terreno argilloso e alcalino non vivranno bene. Ogni varietà di rosa ha un terreno “preferito”, e questo non è un fattore che siamo abituati a considerare e che dovremmo considerare per le rose da talea.

In più, solitamente come portinnesto scegliamo una varietà molto vigorosa, con radici forti e profonde. Raramente una varietà moderna avrà un apparato radicale comparabile. E questo può essere un fattore positivo o negativo. Se vogliamo una pianta molto grande, sceglieremo una pianta innestata su un portinnesto molto vigoroso (come Fortuniana). Se vogliamo una pianta da tenere in vaso, forse è meglio scegliere una pianta da talea, che sarà tendenzialmente più contenuta.

A questo dobbiamo aggiungere che per circa un secolo non è stata fatta alcuna selezione affinché le piante crescessero sane e forti anche senza essere innestate (ancora oggi molti ibridatori non lo fanno). Nell’estate del loro primo anno di vita, la stragrande maggioranza degli ibridatori innesta le varietà più promettenti, e ogni selezione avviene da quel momento su piante innestate. In pratica, per le rose ibridate dalla fine dell’800 alla fine del 900 l’essere vigorose su radici proprie era un tratto considerato irrilevante: quelle che lo sono lo sono ”per caso”. Questo ci porta ad avere, come spiegato da Lisyy, ad una grandissima differenza tra varietà. Alcune non le riconosceresti da una pianta innestata, altre non crescono bene da talea, e c’è poco che si possa fare a riguardo.

Detto ciò, io ho una leggera preferenza per le rose su radice propria, ma non per fattori orticulturali. Semplicemente da appassionato di genetica più che di fiori preferisco una pianta che mi faccia vedere la varietà nella sua completezza. Ciononostante, ordinandole online le rose innestate costano molto meno, perché si vendono più facilmente a radice nuda. Quindi, su circa 80 piante che coltivo, 65 sono innestate. Le varietà che coltivo da talea sono sia comprate che riprodotte da me, e non c’è una vera differenza. Nino Sanremo utilizza una tecnica particolare praticamente impossibile da riprodurre in casa (usa rami molto giovani), che rende più facile la riproduzione di alcune varietà che radicano difficilmente. Ma per il resto, una talea è una talea.
 

rosis

Aspirante Giardinauta
Scusatemi per la risposta (molto) tardiva.

Le rose da talea e da innesto sono sostanzialmente diverse, ma questo non significa che una sia sempre meglio dell’altra. Molto dipende dalla varietà, ma molto anche dalla situazione.

Nino Sanremo sul suo sito fa sembrare la riproduzione per talea il sacro graal per la coltivazione delle rose; le talee hanno tutti i benefici del mondo, l’innesto è all’origine di tutti i mali per le rose. Ovviamente in quello che dicono c’è un bias per l’autoradicazione, viene utilizzato come punto di marketing.

In modo simile molti vivai che riproducono per innesto fanno sembrare le talee dei rametti con due radichette attaccate. Anche questo è sbagliato.

Tra l’altro è molto evidente quanto inadeguata sia la spiegazione dell’argomento che si fa in questa parte del mondo quando si apprende che praticamente ovunque tranne che in Europa le rose innestate vengano innestate su portinnesti clonali (Dr. Huey, Fortuniana, Thornless multiflora o Manetti che sia). In pratica, le rose innestate sono talee innestate.

Il punto cruciale è che quando riproduciamo una varietà per innesto non facciamo esprimere i geni che regolano le radici della pianta, e questo può essere sia un bene che un male. Stiamo letteralmente unendo due piante diverse, una che ci fornirà le radici e una che ci fornirà il resto della vegetazione.

L’avere radici diverse porta inevitabilmente ad avere delle piante finali anche molto diverse. Non siamo abbastanza abituati a pensare a quanto siano diverse fra di loro le varietà di rosa: sono ibridi molto complessi che hanno ereditato caratteristiche diverse dai loro antenati e che di conseguenza sono adattate a climi e terreni molto diversi. Per esempio molte varietà con un’influenza elevata di R. multiflora preferirebbero su radici proprie terreni subacidi o acidi: messe in un terreno argilloso e alcalino non vivranno bene. Ogni varietà di rosa ha un terreno “preferito”, e questo non è un fattore che siamo abituati a considerare e che dovremmo considerare per le rose da talea.

In più, solitamente come portinnesto scegliamo una varietà molto vigorosa, con radici forti e profonde. Raramente una varietà moderna avrà un apparato radicale comparabile. E questo può essere un fattore positivo o negativo. Se vogliamo una pianta molto grande, sceglieremo una pianta innestata su un portinnesto molto vigoroso (come Fortuniana). Se vogliamo una pianta da tenere in vaso, forse è meglio scegliere una pianta da talea, che sarà tendenzialmente più contenuta.

A questo dobbiamo aggiungere che per circa un secolo non è stata fatta alcuna selezione affinché le piante crescessero sane e forti anche senza essere innestate (ancora oggi molti ibridatori non lo fanno). Nell’estate del loro primo anno di vita, la stragrande maggioranza degli ibridatori innesta le varietà più promettenti, e ogni selezione avviene da quel momento su piante innestate. In pratica, per le rose ibridate dalla fine dell’800 alla fine del 900 l’essere vigorose su radici proprie era un tratto considerato irrilevante: quelle che lo sono lo sono ”per caso”. Questo ci porta ad avere, come spiegato da Lisyy, ad una grandissima differenza tra varietà. Alcune non le riconosceresti da una pianta innestata, altre non crescono bene da talea, e c’è poco che si possa fare a riguardo.

Detto ciò, io ho una leggera preferenza per le rose su radice propria, ma non per fattori orticulturali. Semplicemente da appassionato di genetica più che di fiori preferisco una pianta che mi faccia vedere la varietà nella sua completezza. Ciononostante, ordinandole online le rose innestate costano molto meno, perché si vendono più facilmente a radice nuda. Quindi, su circa 80 piante che coltivo, 65 sono innestate. Le varietà che coltivo da talea sono sia comprate che riprodotte da me, e non c’è una vera differenza. Nino Sanremo utilizza una tecnica particolare praticamente impossibile da riprodurre in casa (usa rami molto giovani), che rende più facile la riproduzione di alcune varietà che radicano difficilmente. Ma per il resto, una talea è una talea.
Grazie. Ti sei fatto aspettare un anno ma ne è valsa pena! :)
Sono iscritta da poco ed ho un giardino tutto da creare. Spulciando nel forum, ho visto che spesso hai parlato di varietà robuste che consentono di eliminare i pesticidi. Si stava pensando che sarebbe utile una discussione nella quale si possano inserire le rose più resistenti…
le mie rosse
Che ne pensi?
 

Stefano Sangiorgio

Fiorin Florello
Scusatemi per la risposta (molto) tardiva.

Le rose da talea e da innesto sono sostanzialmente diverse, ma questo non significa che una sia sempre meglio dell’altra. Molto dipende dalla varietà, ma molto anche dalla situazione.

Nino Sanremo sul suo sito fa sembrare la riproduzione per talea il sacro graal per la coltivazione delle rose; le talee hanno tutti i benefici del mondo, l’innesto è all’origine di tutti i mali per le rose. Ovviamente in quello che dicono c’è un bias per l’autoradicazione, viene utilizzato come punto di marketing.

In modo simile molti vivai che riproducono per innesto fanno sembrare le talee dei rametti con due radichette attaccate. Anche questo è sbagliato.

Tra l’altro è molto evidente quanto inadeguata sia la spiegazione dell’argomento che si fa in questa parte del mondo quando si apprende che praticamente ovunque tranne che in Europa le rose innestate vengano innestate su portinnesti clonali (Dr. Huey, Fortuniana, Thornless multiflora o Manetti che sia). In pratica, le rose innestate sono talee innestate.

Il punto cruciale è che quando riproduciamo una varietà per innesto non facciamo esprimere i geni che regolano le radici della pianta, e questo può essere sia un bene che un male. Stiamo letteralmente unendo due piante diverse, una che ci fornirà le radici e una che ci fornirà il resto della vegetazione.

L’avere radici diverse porta inevitabilmente ad avere delle piante finali anche molto diverse. Non siamo abbastanza abituati a pensare a quanto siano diverse fra di loro le varietà di rosa: sono ibridi molto complessi che hanno ereditato caratteristiche diverse dai loro antenati e che di conseguenza sono adattate a climi e terreni molto diversi. Per esempio molte varietà con un’influenza elevata di R. multiflora preferirebbero su radici proprie terreni subacidi o acidi: messe in un terreno argilloso e alcalino non vivranno bene. Ogni varietà di rosa ha un terreno “preferito”, e questo non è un fattore che siamo abituati a considerare e che dovremmo considerare per le rose da talea.

In più, solitamente come portinnesto scegliamo una varietà molto vigorosa, con radici forti e profonde. Raramente una varietà moderna avrà un apparato radicale comparabile. E questo può essere un fattore positivo o negativo. Se vogliamo una pianta molto grande, sceglieremo una pianta innestata su un portinnesto molto vigoroso (come Fortuniana). Se vogliamo una pianta da tenere in vaso, forse è meglio scegliere una pianta da talea, che sarà tendenzialmente più contenuta.

A questo dobbiamo aggiungere che per circa un secolo non è stata fatta alcuna selezione affinché le piante crescessero sane e forti anche senza essere innestate (ancora oggi molti ibridatori non lo fanno). Nell’estate del loro primo anno di vita, la stragrande maggioranza degli ibridatori innesta le varietà più promettenti, e ogni selezione avviene da quel momento su piante innestate. In pratica, per le rose ibridate dalla fine dell’800 alla fine del 900 l’essere vigorose su radici proprie era un tratto considerato irrilevante: quelle che lo sono lo sono ”per caso”. Questo ci porta ad avere, come spiegato da Lisyy, ad una grandissima differenza tra varietà. Alcune non le riconosceresti da una pianta innestata, altre non crescono bene da talea, e c’è poco che si possa fare a riguardo.

Detto ciò, io ho una leggera preferenza per le rose su radice propria, ma non per fattori orticulturali. Semplicemente da appassionato di genetica più che di fiori preferisco una pianta che mi faccia vedere la varietà nella sua completezza. Ciononostante, ordinandole online le rose innestate costano molto meno, perché si vendono più facilmente a radice nuda. Quindi, su circa 80 piante che coltivo, 65 sono innestate. Le varietà che coltivo da talea sono sia comprate che riprodotte da me, e non c’è una vera differenza. Nino Sanremo utilizza una tecnica particolare praticamente impossibile da riprodurre in casa (usa rami molto giovani), che rende più facile la riproduzione di alcune varietà che radicano difficilmente. Ma per il resto, una talea è una talea.
Io ho fatto vent'anni fa talee di una rosa rossa della quale non so il nome perchè già presente nel giardino dove vivo tutt'ora: rispetto alla madre, innestata su rosa canina, ho il vantaggio di non dover mai strappare via i polloni del portainnesto. Rispetto alla rosa madre innestata le figlie da talea sono molto più contenute: se la mamma è alta come me (180 cm) le figlie autoradicate arrivano alla mia vita. Ma sono ugualmente molto fiorifere.
 

Jc123

Giardinauta
Io ho fatto vent'anni fa talee di una rosa rossa della quale non so il nome perchè già presente nel giardino dove vivo tutt'ora: rispetto alla madre, innestata su rosa canina, ho il vantaggio di non dover mai strappare via i polloni del portainnesto. Rispetto alla rosa madre innestata le figlie da talea sono molto più contenute: se la mamma è alta come me (180 cm) le figlie autoradicate arrivano alla mia vita. Ma sono ugualmente molto fiorifere.

La predisposizione all fioritura è una caratteristica determinata geneticamente, ma che viene “attivata” in condizioni favorevoli. Se le radici della pianta da talea assorbono abbastanza acqua e nutrimenti, dovrebbe fiorire come la pianta innestata.

Mi sono dimenticato di dire nel mio già troppo lungo post di prima che a volte con le talee succede qualcosa che non ci si aspetterebbe. Dobbiamo sempre ricordarci che il fenotipo è l’espressione del genotipo a seconda delle condizioni di crescita, e un cambiamento ”radicale” come il tipo di riproduzione porta a effetti diversi.

Per esempio cresco una varietà di HT di Barni, comprata ovviamente innestata. La varietà innestata aveva fiori abbastanza doppi che raramente si aprivano del tutto (rimanevano a forma di urna); nessun profumo e fiori rosa acceso con retro bianco. Ho radicato una talea dalla stessa pianta (ormai morta) e ne ho ottenuto una pianta con scarsissimo vigore, alta poco più di 30 cm nella sua quarta stagione di crescita. I fiori sono più piccoli e con meno petali, ma si aprono completamente; il colore è più scuro e meno uniforme (quasi marmorizzato) ed ha un profumo forte.

Il profumo più forte nelle talee capita abbastanza spesso, sia dalla mia esperienza che da quello che ho letto in giro.

Per quanto riguarda le dimensioni finali della pianta, dipende davvero tanto dalla varietà. Ho una Bathsheba da talea così grande che quest’inverno per potarla ci ho messo più di due ore. Ha più di 10 rami basali, lunghi quasi 3 metri l’uno. Ho anche una New Dawn sempre da talea, ancora più grande.

Per le fioriture abbondanti, ho una Vanessa Bell sempree da talea che rifiorisce continuamente, con una prima fioritura nel terzo anno di più di 150 fiori su una pianta di un metro e mezzo.
 

Spulky

Moderatrice Sezz. Orchidee e Giardini d'Acqua
Membro dello Staff
La predisposizione all fioritura è una caratteristica determinata geneticamente, ma che viene “attivata” in condizioni favorevoli. Se le radici della pianta da talea assorbono abbastanza acqua e nutrimenti, dovrebbe fiorire come la pianta innestata.

Mi sono dimenticato di dire nel mio già troppo lungo post di prima che a volte con le talee succede qualcosa che non ci si aspetterebbe. Dobbiamo sempre ricordarci che il fenotipo è l’espressione del genotipo a seconda delle condizioni di crescita, e un cambiamento ”radicale” come il tipo di riproduzione porta a effetti diversi.

non sono troppo lunghi, essendo spiegazioni molto utili e interessanti


Per esempio cresco una varietà di HT di Barni, comprata ovviamente innestata. La varietà innestata aveva fiori abbastanza doppi che raramente si aprivano del tutto (rimanevano a forma di urna); nessun profumo e fiori rosa acceso con retro bianco. Ho radicato una talea dalla stessa pianta (ormai morta) e ne ho ottenuto una pianta con scarsissimo vigore, alta poco più di 30 cm nella sua quarta stagione di crescita. I fiori sono più piccoli e con meno petali, ma si aprono completamente; il colore è più scuro e meno uniforme (quasi marmorizzato) ed ha un profumo forte.

Il profumo più forte nelle talee capita abbastanza spesso, sia dalla mia esperienza che da quello che ho letto in giro.

Per quanto riguarda le dimensioni finali della pianta, dipende davvero tanto dalla varietà. Ho una Bathsheba da talea così grande che quest’inverno per potarla ci ho messo più di due ore. Ha più di 10 rami basali, lunghi quasi 3 metri l’uno. Ho anche una New Dawn sempre da talea, ancora più grande.

Per le fioriture abbondanti, ho una Vanessa Bell sempree da talea che rifiorisce continuamente, con una prima fioritura nel terzo anno di più di 150 fiori su una pianta di un metro e mezzo.

ho un problema con una rosa di Barni che ormai do per persa, tento l'ultima prova di talea (ultima a causa del solo ramo vitale rimasto) incrociando tutte le dita possibili
spero di vedere le differenze rispetto all'innestata

sto considerando da poco le differenze tra tale e innesti, visti i problemi su un paio di rose appunto
una innestata da Barni, l'altra talea da Nino Sanremo
il problema però è che per quelle da talea non so che fare, oltre a taleizzare ulteriormente, magari tenendo in vaso per vedere le differenze, io non so fare innesti e non avrei nemmeno le radici per poterci provare
 

Gertrude J.

Maestro Giardinauta
La predisposizione all fioritura è una caratteristica determinata geneticamente, ma che viene “attivata” in condizioni favorevoli. Se le radici della pianta da talea assorbono abbastanza acqua e nutrimenti, dovrebbe fiorire come la pianta innestata.

Mi sono dimenticato di dire nel mio già troppo lungo post di prima che a volte con le talee succede qualcosa che non ci si aspetterebbe. Dobbiamo sempre ricordarci che il fenotipo è l’espressione del genotipo a seconda delle condizioni di crescita, e un cambiamento ”radicale” come il tipo di riproduzione porta a effetti diversi.

Per esempio cresco una varietà di HT di Barni, comprata ovviamente innestata. La varietà innestata aveva fiori abbastanza doppi che raramente si aprivano del tutto (rimanevano a forma di urna); nessun profumo e fiori rosa acceso con retro bianco. Ho radicato una talea dalla stessa pianta (ormai morta) e ne ho ottenuto una pianta con scarsissimo vigore, alta poco più di 30 cm nella sua quarta stagione di crescita. I fiori sono più piccoli e con meno petali, ma si aprono completamente; il colore è più scuro e meno uniforme (quasi marmorizzato) ed ha un profumo forte.

Il profumo più forte nelle talee capita abbastanza spesso, sia dalla mia esperienza che da quello che ho letto in giro.

Per quanto riguarda le dimensioni finali della pianta, dipende davvero tanto dalla varietà. Ho una Bathsheba da talea così grande che quest’inverno per potarla ci ho messo più di due ore. Ha più di 10 rami basali, lunghi quasi 3 metri l’uno. Ho anche una New Dawn sempre da talea, ancora più grande.

Per le fioriture abbondanti, ho una Vanessa Bell sempree da talea che rifiorisce continuamente, con una prima fioritura nel terzo anno di più di 150 fiori su una pianta di un metro e mezzo.
Bellissimi post, esautienti e molto dettagliati.
Nella mia piccola esperienza posso parlare di Crimsom Glory rampicante. Ne ho una innestata e due di Nino Sanremo, prese a maggio, riprodotte da talea. Devo dire che al momento sono quasi due piante diverse. Quella innestata è forte, fa tanti getti e i fiori sono opulenti, grossi, profumati. Quelle da talea... sono ine ine. Le ho ancora in vaso, sto aspettando che "partano"... ma stentano.
Chissà, magari il prossimo anno.
 

Egeo25

Aspirante Giardinauta
Ti sono state date risposte molto ricche, ma voglio lo stesso dire la mia: una talea NON è sempre una talea, assolutamente! In base alla tipologia di ramo che interri (se ti radica) avrai piante diverse, per esempio più o meno deboli. Se non sbaglio questo è uno dei motivi per cui si pensa che la tanto agognata "Gloire de Dijon" sia così difficile da coltivare: sarebbero stati scelti dei rami poco adatti (magari anche non troppo sani) per riprodurla, e questa "linea" si sarebbe purtroppo diffusa, generando cloni ostici, molto suscettibili a posizione e terreno. Se aggiungi che per un sacco di tempo gli ibridatori hanno dato importanza praticamente solo a colore e forma delle corolle, il più è fatto! Per fortuna oggi tendenzialmente si tiene in grande considerazione anche la resistenza alle malattie, ma a mio modesto avviso molto rimane ancora da fare, per rimediare ai danni del passato.

Personalmente mi oriento sempre sulle rose da talea perché ho un'antipatia per il concetto di innesto: fondamentale sì in molte colture, e anche divertente da praticare (specie in campo frutticolo), ma in fondo si creano piante che "sfruttano" l'apparato radicale di altre, mi sembra quasi una forma di parassitismo, per cui se posso evitarlo ben venga.

Ho ancora troppa poca esperienza con le rose, ma posso farti l'esempio di una Nicolas Hulot comprata nel 2016 e tenuta fino alla primavera 2023 nel mio giardino (alta collina, terra estremamente drenante, del tipo che in vaso lascia moltissimo a desiderare perché non trattiene l'acqua), e poi regalata a mia sorella, che ha invece un terreno estremamente argilloso, la classica terra rossa durissima da vangare, pesante d'inverno perché si imbibisce d'acqua, e piena di spaccature superficiali d'estate ( in realtà ora un filo più morbida perché la coltivano a prato ornamentale e la irrigano spesso, ma siamo lì). La suddetta cultivar è un ibrido di tè giallo, riprodotto da talea presso un vivaio specializzato e ovviamente autorizzato. Da me ha raggiunto circa 1,80 metri d'altezza in pochi anni (dopo i primi 2-3 di assestamento, in cui era cresciuta poco, come sapevo che avrebbe fatto). Trapiantata in primavera inoltrata (lo so, non si dovrebbe fare) nel terreno di mia sorella, ha quasi da subito prodotto un getto alla base che ha sostituito la vecchia vegetazione, poi altri, ed ora è alta circa un metro. Fiorisce molto più da lei che non da me (ma i fiori durano pochissimo, non reggono assolutamente il sole di qui), fatto sta che, come mi aspettavo, la sua altezza è decisamente contenuta, rispecchiando le dimensioni comunicate. Probabilmente è presto per dire che sia la sua altezza definitiva, e non so come si sarebbe comportata la stessa varietà piantata direttamente lì ma da innesto... Mi sono fatto l'idea che le rose da talea, che già nei terreni impiegano i primi 2-3 anni a produrre radici più che ad alzarsi, in quelli argilloso siano ancora più lente, proprio per la durezza del terreno. Tutto questo per dire che nella scelta tra innesto e talea si dovrebbe tenere conto anche del terreno in cui quell'esemplare andrà piantato, e delle aspettative che si hanno.
 
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