Eppure qui le tasse le paghiamo e pure salate,Roma risulta essere con Milano una delle città d'Italia a più alta pressione fiscale.Ma tutti questi soldi che ci rubano,DOVE vanno a finire?Soprattutto,A CHI?
Questa purtroppo è la situazione,e non esagero.
Sono tre i problemi gravi di Roma: un'
economia locale essenzialmente imperniata sul pubblico (politica, PA, diplomazie,...), un
debito storico enorme, nonostante un giusto trasferimento aggiuntivo di oltre €500mln in quanto Capitale e, infine, una
territorio comunale troppo esteso e dispersivo.
Parto dall'ultimo punto: è IMPOSSIBILE gestire un territorio esteso e privo di continuità urbana densa come quello di Roma Capitale, sia a livello infrastrutturale che a livello di servizi erogati. Si è proceduto ad un accentramento e fusione di aree suburbane con due scopi: aumentare il numero della popolazione ("perché 'a Capitale o deve tenè più grosso") e creare un continuum territoriale inesistente, sia a livello economico che a livello puramente geografico (a meno di forti interventi urbani, dannosi per l'ambiente, cosa in parte avvenuta). Io penso ad Ostia (che c'entra con Roma? se lo chiedono anche molti Romani), La Pisana, Isola Farnese... praticamente tutte le aree fuori dal GRA. Le aree fuori dal continuum urbano vanno scorporate e rese comune autonomo... e la stessa città centrale presenta le caratteristiche di comune sparso, più che di comune "compatto". Ma non lo si fa per grandeur (ormai visibilmente persa) ed ideologia.
A quanto detto sopra, è strettamente legato il fatto che la Città Eterna vive su un'economia che gira essenzialmente attorno al settore pubblico e a tutte le sue diramazioni capillari. E in Italia, si sa che "pubblico" spesso va a braccetto con "spreco"... e con "corruzione", "malaffare" e chi più ne ha più ne metta. Ma uscendo dagli stereotipi, il pubblico è in un momento di contrazione, visti i tagli alla spesa effettuati sia in passato che oggi, è normale che l'economia di una città ne risenta. Per una capitale è normale che una buona fetta dell'economia sia rappresentata dal comparto pubblico-governativo, ma a Roma è davvero troppo, tanto che lo stesso privato non ha una vera indipendenza, ma la maggior parte dei profitti sono appoggiati proprio sull'esistenza di questo settore pubblico spropositato e soprattutto invadente.
La questione debito invece affonda le radici nel periodo precedente e nelle varie falle che emergono solo oggi, dopo anni di malagestio e ruberie. Roma Capitale incassa ogni anno un assegno di oltre mezzo miliardo di euro, trasferimento creato appositamente come riconoscimento in quanto capitale, essenzialmente è il bonifico che fa la nonna-Italia per aiutare il nipote-Roma a coprire i propri debiti, ma messa giù in questi termini avrebbe fatto esplodere tutte quelle realtà indebitate che dallo Stato centrale ricevono solo Commissari, tagli e raccomandazioni.
Ultima questione, non accennata all'inizio, è la presenza del Vaticano, ma non in quanto appezzamento di terra sovrano, quanto proprietario di assets immobiliari sparsi per tutta la capitale (perlopiù esenti da tassazione o scarsamente tassati), attività di ogni sorta (dalla sanità alla ristorazione), insomma una concorrenza sleale e una presenza ingombrante e poco trasparente nell'economia dell'Urbe.
La soluzione per Roma è difficile da trovare, perché significherebbe scardinare un sistema di cose che fa comodo a molti, ma sicuramente deve passare per un commissariamento, un risanamento, un piano di investimenti statale e privato e soprattutto RIFORME che prendano in considerazione tutta la pappardella detta sopra. Ma siamo onesti: chi vuole questo? Nessuno. Quindi, realisticamente, il destino di Roma sarà quello di scivolare sempre più in un degrado e in chaos, sempre più difficili da gestire, sempre più improbabili da risolvere. Parta da voi Romani la voglia di rispondere con forza a questa sorte, il declino va gestito, non assecondato.