Si inietta una soluzione fitoiatrica nel tronco: si misura la circonferenza e indicativamente si moltiplica per due e il risultato sono i ml di soluzione (es. 200 cm x 2 = 400 ml). Gli insetticidi autorizzati per questo impiego sono solo due: abamectina e azadiractina (spesso gli operatori li miscelano). Le apparecchiature a immissione sotto pressione consistono essenzialmente in aghi che si introducono nel tronco dopo avervi praticato un foro con il trapano, e gli aghi si collegano a un serbatoio con la soluzione a sua volta sotto pressione (non si va sopra 1,5-1,9 bar). Alcuni lavorano con un attrezzo americano che è una sorta di pistola-iniettore a singoli impulsi in successione.
Il risultato è che il liquido viene immesso nelle trachee della pianta e sale con la linfa verso la chioma dove si distribuisce nelle foglie e fa il suo effetto. In condizioni di tempo buono (ossia con pianta in intensa evapo-traspiorazione), nei sistemi a pressione ci si mette pochissimi minuti. I fori alla fine si disinfettano con anticrittogamico e si possono sigillare con cera da innesto cicatrizzante.
La soluzione fitoiatrica non esce dal circuito macchina/interno della pianta.
Volendo essere meticolosi sotto il profilo della descrizione dell'impatto ambientale, l'unica possibile dispersione di residui potrebbe essere data dalle foglie che cadono a terra in autunno, ma è ben poca cosa e sicuramente non c'è confronto con i trattamenti in chioma.
Io ne farò uno a titolo puramente hobbistico al mio circolo di tennis perché mi dà fastidio vedere le piante sofferenti e ingiallire ad inizio estate come se si fosse in autunno inoltrato. Però io userò delle capsule di qualità amatoriale per cui sarà un po' più laborioso (ma non è il tempo che mi manca né lo faccio per profitto)
Ciao e auguri