Aggiungo una precisazione per non creare confusioni.
Giustamente mi è stato fatto osservare che lo zolfo agisce a temperature relativamente alte. In verità se ne era già discusso il 25/05/06 a seguito di un post di Vally dal titolo "oidio...sulle surfinie!"
E' vero che lo zolfo per agire deve prima vaporizzare (o sublimare), e questo non accade sotto i 10-12°C (forchetta 18°-30°; oltre i 30°, pur aumentando in teoria l'efficacia, rischia di provocare bruciature e fitotossicità).
Approfitto della circostanza per aggiungere qualcosa sul suo meccanismo di azione. Lo zolfo agisce come solvente della membrana cellulare, dunque provoca fuoriuscita dei metaboliti essenziali, in primis l'acqua; inoltre la cellula-bersaglio tende a reagire impegnando lo S al posto dell' O, così che anziché formare acqua essa forma H2S (acido solfidrico) con ulteriore disidratazione. Detta azione viene esaltata sulle Erisifacee (Oidi o mal bianchi) perché le loro spore, tra tutte quelle di funghi fitopatogeni, sono particolarmente ricche e al tempo stesso bisognose d'acqua, inoltre la membrana cellulare di questi funghi possiede uno spesso strato lipidico: lo S è un liposolvente.
Per questi stessi motivi lo S è un acarofrenante, in quanto i ragnetti sono esigenti in fatto di bilancio idrico.
Infine, poichè gli oidi si sviluppano superficialmente, pur penetrando con rottura attiva e stabilendo il contatto trofico con le cellule dell'ospite tramite gli austori, un prodotto di superficie qual'è lo zolfo esercita anche una azione curativa.
Nel caso in questione, per approssimazione semi-inconscia son partito dal presupposto che la presenza del mal bianco, che in genere ha un optimum di sviluppo intorno ai 20-22°C (tuttavia la moltiplicazione vegetativa degli oidi può già iniziare con pochi gradi sopra lo zero termico), significasse anche un temperatura ambientale, almeno nelle ore più calde, sufficiente anche per lo zolfo. Indubbiamente in questa stagione, ammesso che sia ancora necessario trattare (per il crisantemo potrebbe essere) anche i triazoli (bitertanolo, penconazolo, tiabendazolo ecc.) hanno limiti, in quanto per essere assorbiti e traslocati (sono infatti sistemici) necessitano di una temperatura non dissimile a quella richiesta dallo S, optimum 20°C con la pianta ancora in buona vegetazione (il loro meccanismo d'azione è diverso, agiscono sul metabolismo degli steroli, per semplicità diciamo che impediscono la formazione degli austori).
Chiedo scusa del tecnicismo, ma è inevitabile per l'approfondimento.
Un saluto cordiale a tutti