E purtroppo si beccherà solo 21 anni, a tanto ammonta l'ergastolo nei paesi del nord.
Mbè se si beccasse un ergastolo per ogni omicidio sarebbe 1953 anni circa
Sto pezzo di m...non ha avuto nemmeno il coraggio di tenere un colpo per se...adesso pretende di avere un processo in mondovisione per dire le sue ragioni....se fosse per me, senza sentire le sue ragioni...lo avrei gia gettato in una gabbia di leoni...ma siamo in democrazia...quindi diventerà un uomo famoso....
Si e c'è pericolo continuerà a scrivere e a teorizzare...
A proposito di pazzi sul giornale "
Quei giovani incapaci di reagire" (Vittorio Feltri)
Tutto quello che sappia*mo della mattanza sul*l’isola di Utoya, in Norve*gia, compiuta da Anders Behring Breivik, 32 anni, il cer*vello fulminato dall’esaltazione ultranazionalista, lo abbiamo letto increduli sui giornali. Ab*biamo compulsato decine di ar*ticoli nella speranza di capire non tanto il movente, impossibi*le da cogliere per chi non abbia nozioni approfondite di psichia**tria, quanto il fatto che il pazzo sia riuscito a uccidere una no*vantina di ragazzi in mezz’ora senza incontrare la benché mini*ma resistenza. Sidirà che c’è poco da resiste*re in certe situazioni: se un uo*mo è armato fino ai denti, e le sue vittime, invece, non dispongono nemmeno di una fionda, la carneficina è sconta*ta. Giusto. Ma in questo caso, stan*do alle notizie in nostro possesso, sull’isola (un chilometro quadra*to, quindi piccola) si trovavano cir*ca 500 partecipanti a un meeting annuale di laburisti. Un numero considerevole. Quando Breivik ha dato fuori da matto e ha comin*ciato a sparare, immagino che lo stupore e il terrore si siano impa*droniti del gruppo intero. E si sa che lo sconcerto (accresciuto in questa circostanza dal particola*re che il folle era vestito da poliziot*to) e la paura possono azzerare la lucidità necessaria per organizza*re qualsiasi difesa che non sia la fu*ga precipitosa e disordinata, con*tro un pericolo di morte.
Ciononostante, poiché la stra*ge si è consumata in 30 minuti, c’è da chiedersi comunque perché il pluriomicida non sia stato mini*mamente contrastato dal gruppo destinato allo sterminio. Ragio*niamo. Cinque, sei, sette, dieci, quindici persone, e tutte disarma*te, non sono in grado di annienta*re un nemico, per quanto agisca da solo, se questo impugna armi da fuoco. Ma 50 - e sull’isola ce n’erano dieci volte tante-se si lan*ciano insieme su di lui, alcune di si*curo vengono abbattute, ma solo alcune, e quelle che, viceversa, ri*mangono illese (mettiamo 30 o 40) hanno la possibilità di farlo a pezzi con le nude mani.
Ci rendiamo conto. Cose così so*no facili da scrivere, standosene qui seduti alla scrivania, e molto più difficili da praticare sul campo mentre echeggiano gli spari e deci*n*e di corpi cadono a terra senza vi*ta. Ma è incredibile come, in deter*minate circostanze, ciascuno pen*si soltanto a salvare se stesso, illu*dendosi di spuntarla, anziché adottare la teoria più vecchia (ed efficace)del mondo:l’unione fa la forza.
Varie specie di animali quando attaccano lo fanno in massa e nel*lo stesso modo si comportano quando si difendono. Attenzione però: gli animali istintivamente antepongono l’interesse del bran*co a quello del singolo. Uno per tut*ti, tutti per uno. Evidentemente l’uomo non ha, o forse ha perso nei secoli, l’abitudine e l’attitudi*ne a combattere in favore della co*munità della quale pure fa parte. In lui prevalgono l’egoismo e l’egotismo. Non è più capace di identificarsi con gli altri e di sacrifi*carsi per loro, probabilmente con*vi*nto che loro non si sacrifichereb*bero per lui.
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