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Non ho potuto fare a meno

daria

Master Florello
E per ridere un po' da nord a sud

Iole Vergara era appiccicata da quasi un’ora al vetro della finestra della sua casa al secondo piano di un condominio con vistalago lungo la statale 36. Guardava il paesaggio affascinata e sbalordita, senza nessun pensiero particolare, immersa nel buoi del tinello mentre dalla cucina veniva l’indistinto gracchiare di una radiolina.
Il gennaio del 1962 era cominciato all’insegna del gelo. L’intero lago di Como per qualche giorno era sembrato appartenere a un pianeta di ghiaccio, ibernati persino i rumori e le scarse parole che la gente si era scambiata per strada. Poi era arrivato il phon e aveva squassato quell’irreale immobilità: aveva soffiato tre giorni, continuo e violento. Infine, la sera del terzo, si era acquietato. Dalla superficie del lago era scomparsa la cresta spumosa dell’acqua sollevata dal vento. Ne aveva preso il posto un’onda continua, lunga e morbida, che si frangeva sulla riva con poco rumore. La monotonia inerte dell’inverno era ritornata. Tutti, uomini e cose, potevano tirare un respiro di sollievo.

(Andrea Vitali, Un amore di zitella)

:D--------------------:D

A Sua Eccellenza Illustrissima
Vittorio Parascianno
Prefetto di
Montelusa
Vigàta li 12 giugno 1891
Eccellenza,
il sottoscritto GENUARDI Filippo, fu Giacomo Paolo e di Posacane Edelmira, nato in Vigàta (provincia di Montelusa), alli 3 del mese di settembre del 1860 e quivi residente in via dell’Unità d’Italia n.75, di professione commerciante in legnami, desidera venire a conoscenza degli atti occorrenti per ottenere la concessione di una linea telefonica per uso privato.
Gratissimo per la benigna attenzione che V.E. vorrà dedicare alla richiesta, si professa devot.mo in fede
Genuardi Filippo

(Andrea Camilleri, La concessione del telefono)
 

daria

Master Florello
assurdo, angosciante...attraente

Una mattina Gregorio Samsa, destandosi da sogni inquieti, si trovò mutato in un insetto mostruoso. Era disteso sul dorso, duro come una corazza, e alzando un poco il capo poteva vedere il suo ventre bruno convesso, solcato da nervature arcuate, sul quale si manteneva a stento la coperta, prossima a scivolare a terra. Una quantità di gambe, compassionevolmente sottili in confronto alla sua mole, gli si agitava dinanzi agli occhi.
"Che mi è accaduto?" pensò. Non era un sogno.

(La metamorfosi, Franz Kafka)


e mò chi mi ferma più? :rolleyes: :D

:Saluto:
 

Commelina

Master Florello
ma proprio tutti gli stessi libri,Dariaaaaaaaaaa. Me li stai facendo tornare in mente uno ad uno :) e grazie anche a te :)
 

new dawn

Guru Giardinauta
Camminava con passi misurati,drappeggiata in una stoffa a righe e frange, calpestando la terra con aria altera, accompagnata dal leggero tintinnio e balenio di barbari ornamenti. Teneva alta la testa; i capelli acconciati in forma di elmetto; le gambe fasciate di ottone fino al ginocchio, delle manopole di filo di ottone fino al gomito, una macchia cremisi sulla guancia abbronzata, innumerevoli collane di grani di vetro intorno al collo; oggetti bizzarri, amuleti, doni di stregoni, che le pendevano intorno, luccicavano e oscillavano a ogni passo. Era selvaggia e superba, dallo sguardo fiero e magnifica; c'era qualcosa di sinistro e di maestoso nel suo deliberato incedere. E nel silenzio abbattutosi improvvisamente su tutta quella terra dolente, su quell'immensa terra desolata, la colossale massa di vita misteriosa e feconda pareva guardare, pensosa, quella donna come se avesse guardato l'immagine della propria anima tenebrosa e appassionata.

da "Cuore di tenebra", Conrad
 

Commelina

Master Florello
""
Il giovine e suo nonno uscirono dal paese e presero per San Martino e il passo Sant’Osvaldo: Quando furono in cima al passo, tacò un’altra musica. Sui lontani monti di Claut si formò una specie di aria color vino che si alzava e man mano che si alzava schiariva come l’acqua del fosso dopo aver buttato una pietra. Dai boschi saltarono fuori i primi versi di uccelli. Pit, pit. Prima uno alla volta e piano, poi si aggiunsero altri e altri ancora, e cantavano sempre più forte. Cominciarono i tordi e poi merli, fringuelli, codirossi, gazze, ciuffolotti, cardellini, ghiandaie e altri uccelli, persino il bo che è il più piccolo di tutti ma si fa sentire anche lui nelle albe di primavera.
""
Mauro Corona - Il Canto delle Manére
 

daria

Master Florello
non so, c'è qualche affinità di stati d'animo, sbaglio?
direi di no :)
Quello di Suskind è un grande pezzo da maestro; quello di Zola non lo conoscevo, ma è meraviglioso con quel brusco passaggio dallal bellezza di lei al catalogo di tutti i prodotti di salumeria. Vecchie Halles, beato chi le ha conosciute!
vero? quella carnalita' cosi' sensuale, se un salumiere affigesse in bella mostra questo stralcio di Zola incrementerebbe le vendite :lol:
ma proprio tutti gli stessi libri,Dariaaaaaaaaaa. Me li stai facendo tornare in mente uno ad uno :) e grazie anche a te :)

bello, bello, commy quanto me piase 'sto giochino qua!...dopo aver letto il tuo Conrad me lo sono segnato...mai letto niente

ho risposto con calma perche' troppo presa a intasare il topic :D
me ne resto buonina un attimo poi riprendo :eek:k07:

besos!
 

Commelina

Master Florello
Tra i fanti del battaglione un’allegria semplice e primitiva di gente sopravvissuta spumeggiava ritrovando vie e vene che fino a quel punto parevano inaridite dalla sofferenza.
Folate d’aria fresca alitavano tra il frondame; era placida e bella primavera in quel fondo valle, ricca di pace di luce e di vento; e tutta nuova agli occhi, ai cuori, ai sensi dei giovani soldati.
Era per essi, la vittoria, un infinito variare di sensazioni appena percettibili, un placarsi di sofferenze, una distensione di nervi esasperati; non era ancora una clamorosa notizia, ma solo un presagio aleggiante fra le voci rese sonore, e più ancora tra i silenzi dai quali si sentiva ormai stanata ogni insidia.
Saporito era nuovamente il pane, dolce il riposo, buona a bere l’acqua, privo d’incubi il sonno; bello, bellissimo era vivere ancora, poter passare le mani sui polpacci, aderire col cavo delle palme alle ossute rotondità dei ginocchi, tentare con le dita i muscoli delle cosce ben saldi, premere a piene mani sul torace a misurarne il vigore e il respiro, sentire entro di sé tutta viva e intatta la vita.

Giulio Bedeschi – Centomila Gavette di Ghiaccio
 
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daria

Master Florello
Ogni sfumatura possibile del ghiaccio, della neve...

"C'è un freddo straordinario, 18 gradi Celsius sotto zero, e nevica, e nella lingua che non è più mia la neve è 'qanik', grossi cristalli quasi senza peso che cadono in grande quantità e coprono la terra con uno strato di bianco gelo polverizzato. L'oscurità di dicembre sale dalla fossa che sembra illimitata come il cielo che ci sovrasta. In questa oscurità i nostri volti sono solo dischi di pallida luce, ma riesco ugualmente a percepire la disapprovazione del pastore e del becchino per le mie calze nere a rete... ".

(Il senso di Smilla per la neve- Peter Hoeg)
 

Commelina

Master Florello
sono molto tentata di far rivivere questa discussione..... me la ricordavo con piacere ed affetto, l'ho ritrovata e provo a continuarla... ancora non mi sono stufata di Maurizio De Giovanni. Questo brano fa parte di un libro davvero intenso: "Sara al tramonto" consigliato :)

"
<Perchè tu sei abituato a un altro mestiere, ispettore. Tu ti accorgi delle cose solo quando ci sbatti il muso. Invece per trent'anni il mio lavoro è stato cercare di capire da lontano, e con strumenti molto meno raffinati di questi, quello che si diceva la gente. E quello che provava.
 

Olmo60

Guru Master Florello
E quando il carro si fermò e il mulattiere tolse loro l'imbraca e insieme mangiarono e bevvero l'acqua dello stesso secchio, la cavalla si avvicinò al mulo e appoggiò la testa sul collo di lui, e le sue morbide labbra gli sfiorarono l'orecchio, e allora lui guardò con fiducia gli occhi tristi di quella povera cavalla di campagna e il suo fiato si mescolò a quello di lei, caldo, benevolo.
In quel tepore buono ciò che si era assopito si risvegliò, ciò che era morto da tempo riprese vita: la dolcezza del latte materno che aveva tanto amato da piccolo, e il primo filo d'erba che aveva assaggiato, e la pietra rossa e crudele delle strade di montagna in Abissinia, e il caldo torrido tra le vigne, e le notti di luna negli aranceti, e la fatica enorme, tremenda che pareva dovesse ucciderlo con il suo fardello di indifferenza, e che invece non c'era riuscita.
La vita del mulo Giu e il destino della cavalla di Vologda si erano contagiati a vicenda con il tepore del fiato, con la stanchezza degli occhi, e uno strano incanto si era prodotto in quei due esseri fiduciosi e teneri che stavano l'uno accanto all'altro nella pianura spazzata dalla guerra sotto un grigio cielo invernale.
"Quell'asino d'un mulo ci ha messo poco a farsi piacere la Russia!" rise un mulattiere.
"No, guarda meglio, stanno piangendo tutti e due" disse un altro.
E sì, stavano proprio piangendo.

"il bene sia con voi" - Vasilij Grossman
 

Olmo60

Guru Master Florello
ho scelto di postare questo brano, in questa bellissima discussione del passato, perchè mi è sembrato la perfetta contropartita al pezzo d'apertura, di new dawn, per come l'ho inteso io...il primo mi è sembrato una riflessione sulla condizione umana, ancestrale, davanti al bisogno del viaggio, l'ansia della scoperta, il timore dell'ignoto, l'esigenza irrefrenabile di "andare" nonostante tutto, umana e misteriosa, come appare fin da Omero, per certi versi l'essenza stessa dell'essere uomo. Pezzo meraviglioso e inquietante..mi sono chiesta a chi appartiene, a chi può appartenere questo sentimento, ....e per contrapposizione, mi è venuto in mente l'altro di Grossman:
per me significa la nuda necessità, quella che inchioda alla storia e allo sguardo introspettivo: non ci sono sogni per chi ha solo la sua vita come ricchezza, non c'è anelito verso un infinito immaginario. La spiaggia è un deserto senza orizzonte, il pensiero non va oltre il contingente della paura della morte.
due brani per due tempi ma anche per due diversi tipi umani , "borghese", soggettivo, in pace, rivolto al futuro il primo ; depredato, senza speranze, rivolto alla sussistenza il secondo. Niente come due animali può esprimere l'oggettività del dolore...ma forse anche la vera solidarietà.
 
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Commelina

Master Florello
pochi scrittori, pochi uomini sanno esprimere tanto bene i propri sentimenti. È la prova che ancora esiste l'amore vero, in ogni accezione: Ferzan Ozpetec "Sei la mia vita"

«Sei la mia vita. » Così mi avevi scritto, ricordi? Avevo lasciato il cellulare in funzione silenziosa, accanto al letto. All’improvviso, lo schermo si era illuminato nel buio ed erano apparse quelle
quattro parole. Semplici, essenziali, ma sconvolgenti .
Era notte fonda. Dovevano essere passate le due. Mi rigiravo nel letto con il cuore pesante, senza riuscire a prendere sonno. Avevamo litigato. Non so più nemmeno la ragione. È sempre così che
succede. Sono le cose prive di importanza che possono spezzare i legami più profondi. Una mezza parola buttata lì senza pensarci, uno scatto di nervi, una sfumatura nel tono di voce, un’occhiata
che credi non sia per te e che pare mettere in dubbio ciò che solo un attimo prima davi per certo.
In quei momenti, sei attraversato da una tristezza così enorme che sembra essere la quintessenza di tutte le sofferenze sperimentate in passato. Torni bambino e ti struggi dalla nostalgia. Vorresti essere
tra le braccia di tua madre, sentire il suo calore, avvertire il tocco leggero delle sue mani, mentre ti accarezzano dolcemente. Vorresti essere di nuovo piccolo, per rifugiarti in quell’abbraccio, l’unico
davvero capace di farti sentire al sicuro e immune a qualsiasi dolore del mondo. Poi, all’improvviso, il comodino si è illuminato ed è apparso il tuo messaggio: «Sei la mia vita».
E allora, senza bisogno di aggiungere altro, ogni cosa ha riacquistato il suo giusto sapore. Perché non basta amarsi, occorre il coraggio di dirselo sino in fondo.
 
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