primo maggio
Maestro Giardinauta
Di come il mio plumbago sia stato costretto a darlo via, l’ho raccontato tante volte che ve lo risparmio.
Perché adesso abbia fatto questa talea non lo so. Ci sono finito contro, in una stradina in salita alla Magliana. Ingombrava tutto il marciapiede, polveroso, di quel colorino cinereo che non mi piace neppure tanto. Non ho avuto il tempo di pensarci. E’ stato un tic. Salendo, poi, in una curva stretta a destra, ne ho vista un’altra pianta. Questa splendida, di un bel colore intenso, quasi blu, di quelli che piacciono a me. Ma ormai era troppo tardi, mi ero già pentito. L’ho tenuta quasi un giorno nella tasca di una borsa a prosciugarsi, ma poi l’ho messa ugualmente in acqua. L’ho lasciata lì finché tutte le radichette non erano quasi marcite. Prima che morisse l’ho messa in terra. La tengo ancora coperta, ma sarebbe l’ora di scoprirla da tempo. Insomma, no so che farne. Non ho un posto adatto a lei. Anche se mi dispiace rinunciarci. In ogni caso è l’ultimo plumbago.
Perché adesso abbia fatto questa talea non lo so. Ci sono finito contro, in una stradina in salita alla Magliana. Ingombrava tutto il marciapiede, polveroso, di quel colorino cinereo che non mi piace neppure tanto. Non ho avuto il tempo di pensarci. E’ stato un tic. Salendo, poi, in una curva stretta a destra, ne ho vista un’altra pianta. Questa splendida, di un bel colore intenso, quasi blu, di quelli che piacciono a me. Ma ormai era troppo tardi, mi ero già pentito. L’ho tenuta quasi un giorno nella tasca di una borsa a prosciugarsi, ma poi l’ho messa ugualmente in acqua. L’ho lasciata lì finché tutte le radichette non erano quasi marcite. Prima che morisse l’ho messa in terra. La tengo ancora coperta, ma sarebbe l’ora di scoprirla da tempo. Insomma, no so che farne. Non ho un posto adatto a lei. Anche se mi dispiace rinunciarci. In ogni caso è l’ultimo plumbago.