I
Il Marchese del Ficus
Guest
Annaffiare è una vera arte.
Errori di annaffiatura possono uccidere o irrimediabilmente danneggiare il bonsai quindi è il caso di concentrarsi con attenzione su questa operazione, che i Maestri considerano basilare.
Tutto parte da esposizione e struttura del terriccio, oltre che dalle esigenze soggettive di ogni bonsai.
Caducifoglie e piante da frutto amano più umidità, per esempio, rispetto ad un olivo o una conifera (che però ama le nebulizzazioni sugli aghi). Infatti "succhiano" molta più acqua a causa della maggiore traspirazione fogliare, e il terriccio si asciugherà più in fretta...
Se poi il terreno è compatto e argilloso, richiederà annaffiature meno frequenti di uno piùsciolto, è ovvio... in ultimo l'esposizione e il clima, sono parametri che determinano la velocità di asciugatura del substrato
e vanno considerati con attenzione.
Quindi non sarà difficile sapere quando annaffiare se si ha un buon terriccio "stabile" e un posizione fissa per i propri bonsai.
I maestri giapponesi aspettano sino all'ultimo momento prima di dare acqua ai loro bonsai, perchè ciò ne facilita l'assorbimento e strano a dirsi, li irrobustisce senza "gonfiarli". Appena le foglie cominciano ad ammosciarsi
solo allora si annaffia abbondantemente, ma è una pratica che si può effettuare solo se si hanno sempre i bonsai sott'occhio...
In certi casi si usa un sottovaso pieno di acqua e ghiaia per mantenere l'umidità in vasi piccini o bassi o con terricci molto sciolti, ma si deve stare attenti che le radici non "peschino" per troppo tempo se no marciscono.
Si annaffia nelle ore più fresche in estate e più calde in inverno, con acqua cosiddetta "riposata".
Nei garden giapponesi, vi è sempre un barile di acqua lasciata all'aperto che è anche un oggetto decorato e scenografico.
far riposare l'acqua permette al cloro (sempre più o meno presente nelle condutture cittadine) di evaporare e al calcare di depositarsi.
Ecco, il calcare.
Tre quarti di ciò che pensiamo siano malattie (almeno qui a Roma) è causa del calcio che si deposita sui peli radicali, sul terriccio in superficie, e che rovina il terreno assorbendo i sali contenuti nei concimi.
in poche parole, i sali del concime disciolti nell'acqua, invece di essere assorbiti dalla pianta si legano al calcare, formando un qualcosa di acidissimo che brucia le radici... perdipiù il terreno diviene polveroso, impermeabile
e privo di nutrienti, senza flora batterica... insomma tipo morto.
Ecco perciò l'esigenza di usare acque dolci, magari mescolando acqua di rubinetto e acqua demineralizzata, quantomeno durante le fertilizzazioni, oppure usando prodotti anticalcare in commercio.
Si annaffia a più riprese, con un annaffiatoio a "doccia" e facendo uscire l'acqua dal foro di drenaggio, per far sì che tutta la terra sia bagnata uniformemente. L'annaffiatura ad immersione è un po' rischosa, e dilava il terreno creando -nel tempo- qualche problema. E' però fondamentale su piante che hanno subito colpi di calore.
Quindi, in una parola: occhio! e' inutile e dannoso annaffiare troppo, per evitare di rovinare le radici e ingrandire troppo foglie e internodi, e "gonfiare" l'alberello. la giusta misura si acquisirà con l'esperienza e l'osservazione
quindi, armiamoci di umiltà e pazienza...
bagnare tanto e spesso sembra sia la soluzione migliore ma ho notato che alcuni bonsai tendono ad abituarsi a certi "regimi"... Quindi è il caso di cominciare a conoscere bene le nostre creaturine, per comprenderne le esigenze specifiche...
Errori di annaffiatura possono uccidere o irrimediabilmente danneggiare il bonsai quindi è il caso di concentrarsi con attenzione su questa operazione, che i Maestri considerano basilare.
Tutto parte da esposizione e struttura del terriccio, oltre che dalle esigenze soggettive di ogni bonsai.
Caducifoglie e piante da frutto amano più umidità, per esempio, rispetto ad un olivo o una conifera (che però ama le nebulizzazioni sugli aghi). Infatti "succhiano" molta più acqua a causa della maggiore traspirazione fogliare, e il terriccio si asciugherà più in fretta...
Se poi il terreno è compatto e argilloso, richiederà annaffiature meno frequenti di uno piùsciolto, è ovvio... in ultimo l'esposizione e il clima, sono parametri che determinano la velocità di asciugatura del substrato
e vanno considerati con attenzione.
Quindi non sarà difficile sapere quando annaffiare se si ha un buon terriccio "stabile" e un posizione fissa per i propri bonsai.
I maestri giapponesi aspettano sino all'ultimo momento prima di dare acqua ai loro bonsai, perchè ciò ne facilita l'assorbimento e strano a dirsi, li irrobustisce senza "gonfiarli". Appena le foglie cominciano ad ammosciarsi
solo allora si annaffia abbondantemente, ma è una pratica che si può effettuare solo se si hanno sempre i bonsai sott'occhio...
In certi casi si usa un sottovaso pieno di acqua e ghiaia per mantenere l'umidità in vasi piccini o bassi o con terricci molto sciolti, ma si deve stare attenti che le radici non "peschino" per troppo tempo se no marciscono.
Si annaffia nelle ore più fresche in estate e più calde in inverno, con acqua cosiddetta "riposata".
Nei garden giapponesi, vi è sempre un barile di acqua lasciata all'aperto che è anche un oggetto decorato e scenografico.
far riposare l'acqua permette al cloro (sempre più o meno presente nelle condutture cittadine) di evaporare e al calcare di depositarsi.
Ecco, il calcare.
Tre quarti di ciò che pensiamo siano malattie (almeno qui a Roma) è causa del calcio che si deposita sui peli radicali, sul terriccio in superficie, e che rovina il terreno assorbendo i sali contenuti nei concimi.
in poche parole, i sali del concime disciolti nell'acqua, invece di essere assorbiti dalla pianta si legano al calcare, formando un qualcosa di acidissimo che brucia le radici... perdipiù il terreno diviene polveroso, impermeabile
e privo di nutrienti, senza flora batterica... insomma tipo morto.
Ecco perciò l'esigenza di usare acque dolci, magari mescolando acqua di rubinetto e acqua demineralizzata, quantomeno durante le fertilizzazioni, oppure usando prodotti anticalcare in commercio.
Si annaffia a più riprese, con un annaffiatoio a "doccia" e facendo uscire l'acqua dal foro di drenaggio, per far sì che tutta la terra sia bagnata uniformemente. L'annaffiatura ad immersione è un po' rischosa, e dilava il terreno creando -nel tempo- qualche problema. E' però fondamentale su piante che hanno subito colpi di calore.
Quindi, in una parola: occhio! e' inutile e dannoso annaffiare troppo, per evitare di rovinare le radici e ingrandire troppo foglie e internodi, e "gonfiare" l'alberello. la giusta misura si acquisirà con l'esperienza e l'osservazione
quindi, armiamoci di umiltà e pazienza...
bagnare tanto e spesso sembra sia la soluzione migliore ma ho notato che alcuni bonsai tendono ad abituarsi a certi "regimi"... Quindi è il caso di cominciare a conoscere bene le nostre creaturine, per comprenderne le esigenze specifiche...