garofano
Maestro Giardinauta
ho letto proprio adesso questo articolo che parla di una cosa che di sicuro non ci piace ma che è ineluttabile...No,non sono le tasse...:LOL:,anche se ci andiamo parecchio vicini, questo articolo parla del rapporto dell'essere umano con la propria morte.Si,lo scrivo,la morte.
lo so,cerchiamo di evitarla in tutti i modi,eppure c'è chi invece la crca,va a capire....
l'articolo è interessante,e mi piacerebbe cosa ne pensate, a riguardo, sia dell'articolo che del tema.
https://www.luogocomune.net/LC/index.php/28-opinione/4749-la-pesantezza-dell-essere
Io, personalmente, da piccola avevo della morte una fifa fottuta.
Ero, non mettetevi a ridere,vi prego,un'ipocondriaca tremenda, bastava un nulla e mi mettevo in agitazione,tampinando mia mamma con domande del genere "E' grave?", fino a che mia mamma , con rude gentilezza (a volte una gentilezza MOLTO rude)non mi ci "mandava"sentitamente.
Fra l'altro, tutti gli anni, in occasione della Commemorazione dei Defunti, andavo con lei al cimitero dove riposa (dopo una vita fatta di fatica e dolore)la mia nonna materna.
Non so perchè, ma mia mamma aveva l'abitudine di andare al cimitero il pomeriggio.
Immaginatevi ...al cimitero in uno freddo, umido pomeriggio di novembre, con la luce che praticamente non c'è, perchè le giornate sono corte.
A me, tutte le volte, veniva il mammatrone...ma non potevo dire nulla...non si puo' non andare a trovare la nonna.
La cosa non è solo questa: lì, nella cappella, c'èra e c'è, ancora adesso, un tombino malfermo, e tutte le volte che inavvertitamente ci passavo sopra, il coperchio si muoveva facendo un rumore terribile, perchè rimbombava (in quanto metteva in comunicazione un'altra cappella sottostante).
Il rimbombo aveva un suono tremendo, cupo, profondo, dava un senso di abisso...aggiungetevi il buio, anche se erano le cinque del pomeriggio,e potete immaginare cosa passasse per la testa di una bambina.
Credetemi, in quei momenti facevo di tutto per evitare il tombino, con la stessa attenzione che mettevo quando giocavo a campana per non calpestare le righe del schema.
Per fortuna, con il tempo, la mania della visita crepuscolare al cimitero a mia mamma è passata (forse perchè è invecchiata) e ora al cimitero ci va in pieno giorno.
La paura della morte ha continuato ad accompagnarmi al punto tale che mi rifiutavo di portare l'orologio al polso per non vedere il tempo che passa...e rompevo le scatole in giro per sapere che ora fosse.
Io ho continuato ad essere afflitta dall'ipocondria fino al terzo, quarto anni d'Università, fino a quando io stessa, studiando, e rendendomi conto del vero significato delle cose, la clinica , il valore dei sintomi, come correttamente decifrarli...ho capito che credere di soffrire di tutte le malattie del mondo, per dei semplicissimi sintomi, era semplicemente assurdo...e, grazie al Cielo, mi è passata.
Anzi, adesso, se mio marito non mi ricorda che devo farlo, le famose analisi di routine non le farei mai,e passano anni prima che mi decida a farle.
Successivamente , la professione mi ha portato a stretto contatto con la morte e le sue varie implicazioni.
Ho visto e vedo persone morire , e cerco di accompagnarle a questo passo nel modo migliore
Adesso ho meno paura della morte.
Oddio,tranquilli, amo molto la vita, se mi arrivasse la notizia che devo morire per un male incurabile non farei certo i salti di gioia, ma vivo la morte come un passaggio della vita.
Fra l'altro, ho lavorato a lungo in una residenza anziani, e , francamente, arrivare a oltre novant'anni, ma non autosufficiente, anzi, allettata, disorientata, anzi,demente...beh...
Ho solo una grande preoccupazione: arrivare al momento cruciale con la consapevolezza di non avere ben speso la mia vita, di non aver vissuto in modo utile al mondo e al mio prossimo.Questa è la cosa che mi fa veramente paura
lo so,cerchiamo di evitarla in tutti i modi,eppure c'è chi invece la crca,va a capire....
l'articolo è interessante,e mi piacerebbe cosa ne pensate, a riguardo, sia dell'articolo che del tema.
https://www.luogocomune.net/LC/index.php/28-opinione/4749-la-pesantezza-dell-essere
Io, personalmente, da piccola avevo della morte una fifa fottuta.
Ero, non mettetevi a ridere,vi prego,un'ipocondriaca tremenda, bastava un nulla e mi mettevo in agitazione,tampinando mia mamma con domande del genere "E' grave?", fino a che mia mamma , con rude gentilezza (a volte una gentilezza MOLTO rude)non mi ci "mandava"sentitamente.
Fra l'altro, tutti gli anni, in occasione della Commemorazione dei Defunti, andavo con lei al cimitero dove riposa (dopo una vita fatta di fatica e dolore)la mia nonna materna.
Non so perchè, ma mia mamma aveva l'abitudine di andare al cimitero il pomeriggio.
Immaginatevi ...al cimitero in uno freddo, umido pomeriggio di novembre, con la luce che praticamente non c'è, perchè le giornate sono corte.
A me, tutte le volte, veniva il mammatrone...ma non potevo dire nulla...non si puo' non andare a trovare la nonna.
La cosa non è solo questa: lì, nella cappella, c'èra e c'è, ancora adesso, un tombino malfermo, e tutte le volte che inavvertitamente ci passavo sopra, il coperchio si muoveva facendo un rumore terribile, perchè rimbombava (in quanto metteva in comunicazione un'altra cappella sottostante).
Il rimbombo aveva un suono tremendo, cupo, profondo, dava un senso di abisso...aggiungetevi il buio, anche se erano le cinque del pomeriggio,e potete immaginare cosa passasse per la testa di una bambina.
Credetemi, in quei momenti facevo di tutto per evitare il tombino, con la stessa attenzione che mettevo quando giocavo a campana per non calpestare le righe del schema.
Per fortuna, con il tempo, la mania della visita crepuscolare al cimitero a mia mamma è passata (forse perchè è invecchiata) e ora al cimitero ci va in pieno giorno.
La paura della morte ha continuato ad accompagnarmi al punto tale che mi rifiutavo di portare l'orologio al polso per non vedere il tempo che passa...e rompevo le scatole in giro per sapere che ora fosse.
Io ho continuato ad essere afflitta dall'ipocondria fino al terzo, quarto anni d'Università, fino a quando io stessa, studiando, e rendendomi conto del vero significato delle cose, la clinica , il valore dei sintomi, come correttamente decifrarli...ho capito che credere di soffrire di tutte le malattie del mondo, per dei semplicissimi sintomi, era semplicemente assurdo...e, grazie al Cielo, mi è passata.
Anzi, adesso, se mio marito non mi ricorda che devo farlo, le famose analisi di routine non le farei mai,e passano anni prima che mi decida a farle.
Successivamente , la professione mi ha portato a stretto contatto con la morte e le sue varie implicazioni.
Ho visto e vedo persone morire , e cerco di accompagnarle a questo passo nel modo migliore
Adesso ho meno paura della morte.
Oddio,tranquilli, amo molto la vita, se mi arrivasse la notizia che devo morire per un male incurabile non farei certo i salti di gioia, ma vivo la morte come un passaggio della vita.
Fra l'altro, ho lavorato a lungo in una residenza anziani, e , francamente, arrivare a oltre novant'anni, ma non autosufficiente, anzi, allettata, disorientata, anzi,demente...beh...
Ho solo una grande preoccupazione: arrivare al momento cruciale con la consapevolezza di non avere ben speso la mia vita, di non aver vissuto in modo utile al mondo e al mio prossimo.Questa è la cosa che mi fa veramente paura