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il fine giustifica i mezzi

garofano

Maestro Giardinauta
Interessantissime le vostre risposte,molto interessanti.
Ho voluto proprio mettere la frase in modo generico perchè volevo vedere cosa avreste detto,come la interpretavate.
Olmo,la mia domanda era meno oziosa di quello che sembra, e spiego perchè.
Secondo me,il fine non giustifica MAI i mezzi.
Se consideriamo la faccenda su un piano meramente materiale, potrebbe pure essere che un fine superiore, per il bene collettivo, possa giustificare i mezzi per ottenerlo.
Ma tutto cio' che è materiale, sia cio' che vogliamo,sia cio' che costruiamo o desideriamo costruire a livello materiale, purtroppo è destinato a passare, a perire.
Per esempio,quando muore una persona, dopo il funerale rimangono le incombenze quotidiane, e tante cose appartenute al defunto vengono date via o buttate da chi resta perchè tali cose, che per quella persona potevano avere valore e significato,per altri possono non avere importanza o essere addirittura inutile ciarpame.
Anche il detto "tutti siamo utili e nessuno indispensabile",la dice lunga, perchè, per quanto una persona possa per esempio svolgere un determinato compito in modo eccellente, quando questa non potrà per problemi momentanei o definitivamente, ci sarà sempre qualcuno che prendera' il suo posto.
Questo se la vediamo da un punto di vista meramente materiale.
Se spostiamo la cosa su un campo più elevato,la cosa cambia aspetto.Sul piano spirituale,questa vita è un campo di scuole e di esperienza, in cui in realtà si evolve o si cerca di farlo per passare a livelli più alti di consapevolezza e di elevazione spirituale.
Se ci pensate bene,di una persona a noi cara che non c'è più,che cosa ci ricordiamo?Le sue parole,le sue azioni, i suoi gesti, i suoi pensieri.Magari l'immagine del viso puo' anche sbiadirsi, ma cio' che è stato il suo mondo interiore, il suo lascito esperienziale e spirituale resta, eccome.
Quindi non è il "cosa",ma il "come" a fare la differenza, perchè un qualcosa fatto con attenzione e vero amore è un bene per gli altri e automaticamente per se' stessi.
Conseguentemente, rimanere su un discorso del tipo "Il fine giustifica i mezzi", non solo non fa evolvere la persona,non la fa crescere, ma la fa rassomigliare a certi personaggi moralmente ed eticamente discutibili che hanno funestato il nostro passato e funestano il nostro presente,tipo i dittatori, o certe lobby finanziarie che tutti conosciamo.
 
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xst84

Giardinauta Senior
:) Davvero non lo credo , bensì dovrebbe partire da sé per arrivare agli altri, dal particolare all'universale...l'umano è bestia sociale, nessun uomo è un'isola, etcetc
magari la colpa non è nostra ma del mondo ( ad esempio cosa c'entriamo noi con la famosa sera ?)
"ognuno sta solo sul **** della terra
a voi il compito di darle un cuore"
 

Spulky

Moderatrice Sezz. Orchidee e Giardini d'Acqua
Membro dello Staff
.....quello che sembra, e spiego perchè.
Secondo me,il fine non giustifica MAI i mezzi.

si in teoria, vorrei metterti davanti ad un paio di fatti pratici e poi vedere se è proprio vero :D

Se consideriamo la faccenda su un piano meramente materiale, potrebbe pure essere che un fine superiore, per il bene collettivo, possa giustificare i mezzi per ottenerlo.
Ma tutto cio' che è materiale, sia cio' che vogliamo,sia cio' che costruiamo o desideriamo costruire a livello materiale, purtroppo è destinato a passare, a perire.
Per esempio,quando muore una persona, dopo il funerale rimangono le incombenze quotidiane, e tante cose appartenute al defunto vengono date via o buttate da chi resta perchè tali cose, che per quella persona potevano avere valore e significato,per altri possono non avere importanza o essere addirittura inutile ciarpame.
Anche il detto "tutti siamo utili e nessuno indispensabile",la dice lunga, perchè, per quanto una persona possa per esempio svolgere un determinato compito in modo eccellente, quando questa non potrà per problemi momentanei o definitivamente, ci sarà sempre qualcuno che prendera' il suo posto.
Questo se la vediamo da un punto di vista meramente materiale.
Se spostiamo la cosa su un campo più elevato,la cosa cambia aspetto.Sul piano spirituale,questa vita è un campo di scuole e di esperienza, in cui in realtà si evolve o si cerca di farlo per passare a livelli più alti di consapevolezza e di elevazione spirituale.
Se ci pensate bene,di una persona a noi cara che non c'è più,che cosa ci ricordiamo?Le sue parole,le sue azioni, i suoi gesti, i suoi pensieri.Magari l'immagine del viso puo' anche sbiadirsi, ma cio' che è stato il suo mondo interiore, il suo lascito esperienziale e spirituale resta, eccome.
Quindi non è il "cosa",ma il "come" a fare la differenza, perchè un qualcosa fatto con attenzione e vero amore è un bene per gli altri e automaticamente per se' stessi.
Conseguentemente, rimanere su un discorso del tipo "Il fine giustifica i mezzi", non solo non fa evolvere la persona,non la fa crescere, ma la fa rassomigliare a certi personaggi moralmente ed eticamente discutibili che hanno funestato il nostro passato e funestano il nostro presente,tipo i dittatori, o certe lobby finanziarie che tutti conosciamo.

non vedo alcun nesso tra questa pappardella filosofico religioso santificatrice(della nostra visione di noi stessi) e il concetto del fine che giustifica o meno i mezzi utilizzati per raggiungerlo, probabilmente sono limitata

personalmente trovo che in molti casi ilfine giustifichi i mezzi, dipende dal fine e dipende dai mezzi

ma penso anche a mezzi estremi e se ce la vogliamo giocare sui proverbi " a mali estremi, estremi rimedi"

esempio banalissimo terra terra.. terrissima

se uno cerca di farmi fuori per un motivo qualsiasi, vedo come un mezzo adeguato cercare di romperli la testa (definitivamente) al fine di salvare la mia di capoccia

essendo una donna posso anche pensare lo stesso se uno tentasse di violentarmi, se ci riuscissi, gli romperei (definitivamente) la testa pur di salvarmi

e sinceramente non vedo dove stia il "male" del mio mezzo per raggiungere il mio fine "salvarmi la pellaccia"


quindi, si certo il fine giustifica i mezzi, non sempre

il bazooka per prendere il passero da fare con la polenta, è da stupidi per un fine banale, basta molto meno, e mangeresti di più utilizzando un altro mezzo.
 

xst84

Giardinauta Senior
si in teoria, vorrei metterti davanti ad un paio di fatti pratici e poi vedere se è proprio vero :D



non vedo alcun nesso tra questa pappardella filosofico religioso santificatrice(della nostra visione di noi stessi) e il concetto del fine che giustifica o meno i mezzi utilizzati per raggiungerlo, probabilmente sono limitata

personalmente trovo che in molti casi ilfine giustifichi i mezzi, dipende dal fine e dipende dai mezzi

ma penso anche a mezzi estremi e se ce la vogliamo giocare sui proverbi " a mali estremi, estremi rimedi"

esempio banalissimo terra terra.. terrissima

se uno cerca di farmi fuori per un motivo qualsiasi, vedo come un mezzo adeguato cercare di romperli la testa (definitivamente) al fine di salvare la mia di capoccia

essendo una donna posso anche pensare lo stesso se uno tentasse di violentarmi, se ci riuscissi, gli romperei (definitivamente) la testa pur di salvarmi

e sinceramente non vedo dove stia il "male" del mio mezzo per raggiungere il mio fine "salvarmi la pellaccia"


quindi, si certo il fine giustifica i mezzi, non sempre

il bazooka per prendere il passero da fare con la polenta, è da stupidi per un fine banale, basta molto meno, e mangeresti di più utilizzando un altro mezzo.
Spulky Garofano secondo me dice che la caducità e la relatività di tutte le cose ci portano a considerare prima che non c'è nessun fine (non un fine che non sia in prospettiva relativistico e soggettivo e quindi "corto") e poi che i fini legati a dei modi di realizzarli poco ortodossi e obliqui sono stupidi e inadeguati quanto i mezzi.
In ogni caso sia che siano stupidi e poco risolutivi nell'ampio raggio e nel lungo termine, (quindi una delle cose che rendono il mondo peggiore) sia che non ci siano fini né mezzi, e a questa conclusione arriviamo nella maggior parte dei casi e comunque in una prospettiva più vasta, meno personale ( che, non dimentichiamoci, vuol dire egoistica) e meno "signoresca", fini e mezzi camminano sempre di pari passo
la classica formulazione della massima però porta fuori strada ( confermando l'inconsistenza dell'insegnamento che per tradizione si intende sotteso alla massima ) facendo credere ( anche da un punto di vista delle quantità: il, i) che il fine e i mezzi siano dispari, incoevi, di qualità e di raggio diversi, quando non è così
 
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xst84

Giardinauta Senior
e anche dai mezzi, se il fine è Ok non è detto che lo siano i mezzi per arrivarci, come non è detto il contrario

solo certe azioni possono obbedire a un fine che dovremmo credere più alto di loro. Ma, ripeto, in valore assoluto sono corte come il fine
se prendiamo la massima ( che pare sia di Ovidio e non di Machiavelli ) in senso universale, intendendo ogni azione, ogni modo di realizzare un fine, andiamo fuori strada
questa frase,ad esempio, dove fa capolino l'ipocrisia dietro la maschera di bontà, è di Marx: "un fine che ha bisogno di mezzi ingiusti non è un fine giusto "
solo i più infidi e meschinamente pragmatici ( quale per me è Marx ) della Storia ( inorridisco a chiamarla storia maiuscola ) hanno meditato sulla massima portando la loro concisa, e letale, versione. Ma il concetto non cambiava. Non si cambia una cosa sbagliata partendo da quella cosa sbagliata.
 
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ikkyusan

Aspirante Giardinauta
Spulky Garofano secondo me dice che la caducità e la relatività di tutte le cose ci portano a considerare prima che non c'è nessun fine (non un fine che non sia in prospettiva relativistico e soggettivo e quindi "corto") e poi che i fini legati a dei modi di realizzarli poco ortodossi e obliqui sono stupidi e inadeguati quanto i mezzi.
In ogni caso sia che siano stupidi e poco risolutivi nell'ampio raggio e nel lungo termine, (quindi una delle cose che rendono il mondo peggiore) sia che non ci siano fini né mezzi, e a questa conclusione arriviamo nella maggior parte dei casi e comunque in una prospettiva più vasta, meno personale ( che, non dimentichiamoci, vuol dire egoistica) e meno "signoresca", fini e mezzi camminano sempre di pari passo
la classica formulazione della massima però porta fuori strada ( confermando l'inconsistenza dell'insegnamento che per tradizione si intende sotteso alla massima ) facendo credere ( anche da un punto di vista delle quantità: il, i) che il fine e i mezzi siano dispari, incoevi, di qualità e di raggio diversi, quando non è così

Come ho fatto a non pensarci prima :-D

Ma allora la domanda è malposta. Doveva essere: "il fine giustifica i mezzi o caducità e la relatività di tutte le cose ci portano a considerare prima che non c'è nessun fine ?"
 

xst84

Giardinauta Senior
Come ho fatto a non pensarci prima :-D

Ma allora la domanda è malposta. Doveva essere: "il fine giustifica i mezzi o caducità e la relatività di tutte le cose ci portano a considerare prima che non c'è nessun fine ?"

il disturbo nel suburbio doveva illuminare il sonno e dirgli: se vuoi la mia versione della frase non l'avrai mai
chiunque segue la massima e cerca di estrarne il succo perde il suo tempo
chiunque cambia la massima anche solo per commentarla mantenendone la concisione assassina, ne è correo
 
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garofano

Maestro Giardinauta
Caro/a Xst84, ti ringrazio per il tuo intervento, hai capito perfettamente quello che volevo dire.
Mi spiace se qualcuno abbia preso il mio discorso per una "pappardella filosofico- religioso-santificatrice",ma per lui/lei,non per me.Ognuno ha le sue prospettive e i suoi punti di vista,e rispetto chi non la vede come me:la bellezza della vita è anche nella varietà,di individui e cose.E anche per amore di questa diversità di sentire e pensare che porto avanti argomenti stile "massimi sistemi",proprio per dialogare,ascoltare,se così si puo' dire per un computer,e imparare.
 
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E anche per amore di questa diversità di sentire e pensare che porto avanti argomenti stile "massimi sistemi",proprio per dialogare,ascoltare,se così si puo' dire per un computer,e imparare.

si ma usa parole semplici sinnò nun te seguimo.
p.s.
ho il forte sospetto che Xst84 sia in possesso di mentula e che per questo piccolo dettaglio sia il caso di usare aggettivi al maschile...
 

xst84

Giardinauta Senior
si ma usa parole semplici sinnò nun te seguimo.
p.s.
ho il forte sospetto che Xst84 sia in possesso di mentula e che per questo piccolo dettaglio sia il caso di usare aggettivi al maschile...
confermo..presente
proprio oggi assistevo in piazza a un incontro da Viaggio sentimentale, praticamente al cambiamento di umore istantaneo di una vecchia elemosinante che imprecava finchè non passa una compagnia di vecchi tra cui in mezzo uno calvo e anche lui avanti con gli anni, anche se sportivo, sai quelli con l'aria un po' padronale, che le offre la monetina, allungandosi già a distanza non meno di lei, esclamando: "la mia signora", e lei sorridendo il massimo che può gli risponde davanti ai suoi amici: "cara": Allora lui: tutto ma non cara, uscendo di scena dall'altro lato della piazza
ma qua usa dire cara, secondo me lei c'è rimasta, avrà pensato: non sanno apprezzare un atto di bontà da chi viene
 
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bonsai d'aprile

Giardinauta
Secondo me... Il fine non giustifica mai i mezzi. Gli unici mezzi che non nuociono sono rispetto, comprensione ed accettazione. Vero è che non portano ad un'azione ma ad una presa di coscienza. Che bello... Filosofeggiare. É talmente vasto il tema che si potrebbe parlarne per una vita.
 

Olmo60

Guru Master Florello
confermo..presente
proprio oggi assistevo in piazza a un incontro da Viaggio sentimentale, praticamente al cambiamento di umore istantaneo di una vecchia elemosinante che imprecava finchè non passa una compagnia di vecchi tra cui in mezzo uno calvo e anche lui avanti con gli anni, anche se sportivo, sai quelli con l'aria un po' padronale, che le offre la monetina, allungandosi già a distanza non meno di lei, esclamando: "la mia signora", e lei sorridendo il massimo che può gli risponde davanti ai suoi amici: "cara": Allora lui: tutto ma non cara, uscendo di scena dall'altro lato della piazza
ma qua usa dire cara, secondo me lei c'è rimasta, avrà pensato: non sanno apprezzare un atto di bontà da chi viene

sarebbe stato coerente un gesto muto e d'altra parte, capisco che non sia facile assumersi le proprie responsabilità.
 
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xst84

Giardinauta Senior
ogni volta penso che sarà il mio ultimo intervento in questo thread: l'argomento è oggettivamente vischioso
ho letto da parte di Lodovico Terzi, un intervento intitolato Gesù, Machiavelli e Freud e ho trovato la vischiosità in alcuni ribaltamenti che almeno un paio di volte ingorgano il senso di ciò che è peggio e ciò che è meno peggio ( a meno che non si dica spassionatamente che è tutta una faccenda relativistica, e solo quello influenza i nostri giudizi )

Lasciamo parlare il Terzi:
"Non dovrebbe esserci alcuna sostanziale differenza tra l'ipocrita e il bugiardo; tutt'al più una differenza di durata nel tempo ( bugiardo a lunga scadenza l'ipocrita, bugiardo estemporaneo l'altro ), o di stile ( più artefatto e contorto l'ipocrita, più sfrontato l'altro).
Bisogna osservare, però, che durata nel tempo e stile non sono aspetti secondari. Per cui è logico supporre nell'ipocrita un coinvolgimento più profondo, un certo grado di compenetrazione, di immedesimazione nella parte che recita, anche a prescindere dai vantaggi che la sua falsità potrebbe procurargli. Un esempio estremo di questa ipocrisia più intima e inveterata si trova nella parabola evangelica del fariseo e del pubblicano in cui Gesù descrive il fariseo, salito al tempio per pregare, , che si vanta con Dio della propria virtù. Nel fariseo della parabola, dunque, la simulazione della virtù è talmente radicata da equivalere a una seconda natura, e per questo pregando egli mente alle uniche due persone che a nessuno conviene ingannare, cioè a sé stesso e a Dio.
In questo caso, la differenza tra ipocrita e bugiardo è assai netta: bugiardo è chi mente agli uomini, ipocrita è chi mente anche a sé stesso e a Dio.
Giovanni Macchia riconosce due tipi principali di moralisti: il moralista "pratico" e quello "puro". Nel caso del moralista puro, e a maggior ragione nella parabola di Gesù, è ben chiaro come psicologia e morale siano intimamente connesse, l'animo umano ( la psiche) essendo il luogo della lotta tra il bene e il male. Ma nel moralista pratico, "la cui scienza", dice Macchia, "è rivolta a difendersi o a conquistare il mondo in cui vive", la lotta è tra gli uomini, la psicologia è un'arma, e il bene si identifica con la grandezza dell'impresa, col suo significato storico. Il sommo capostipite e modello di questi moralisti "pratici", o "politici", o -per così dire-"amorali", è ovviamente Niccolò Machiavelli.
Per quanto riguarda l'ipocrisia, Machiavelli è interessante soprattutto perchè il suo eroe, il principe, pur capace di qualsiasi menzogna, simulazione o dissimulazione che serva ai suoi scopi, non mente affatto a sé stesso, è lucidissimo, sa quello che fa: quindi non è un ipocrita, nel senso in cui lo è il fariseo della parabola: è, sì, un uomo di molte bugie, ma non è lui stesso una bugia. Si può dire, anzi, che la chiarezza interiore, la piena assunzione della responsabilità morale delle sue azioni, ancorchè immorali, è la sua virtù.
Nella Vita di Filippo Maria Visconti, duca di Milano, scritta da Pier Candido Decembrio, c'è un episodio che illustra molto bene questo punto. Il duca scrisse al papa Eugenio IV per esporgli i suoi timori e rimorsi, e lo pregò di imporgli una penitenza che gli salvasse l'anima. Il papa, allora, con paterna sollecitudine, gli suggerì di cedergli alcune fortezze a espiazione dei suoi peccati. E il duca rispose che era disposto a perdere la vita per salvarsi l'anima, ma a perdere l'anima per salvare lo Stato. Una dichiarazione molto sincera e netta da parte di quel simulatore inveterato ( "simulandi atque dissimulandi egregius artifex", come lo definì un altro papa, Poi II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, che lo aveva conosciuto da vicino).
Abbiamo qui una piena assunzione di responsabilità, che è ben lontana, anzi è l'opposto della menzogna "interiore" denunciata da Gesù nei Vangeli. Per il principe rinascimentale, la salvezza dell'anima è un lusso privato a cui ci si può dedicare solo dopo aver risolto, oppure rinunciando a risolvere, i problemi dello Stato, che trascendono il singolo individuo. E in politica una menzogna è come una finta nella scherma, una manovra diversiva nella strategia militare; è insomma una menzogna rivolta agli altri, "esteriore". Questa definizione rafforza e chiarisce, per contrasto, il concetto di ipocrisia come menzogna "interiore", che sfugge al vaglio della coscienza, e si ammanta di buona fede.
In sostanza, la bugia è razionale, non solo quella del principe, ma anche quella del bambino che nega di aver rubato la marmellata. Però presuppone uno stato di belligeranza; non è compatibile con le necessità e i valori della convivenza umana. Per superare questo intoppo accade, tanto più comunemente quanto più la società è civilizzata, che la bugia si mimetizzi, si nasconda, si annidi nel cuore dell'uomo ( cioè, come direbbe il dottor Freud, venga rimossa); e così si trasformi in ipocrisia: non più un'azione logica, benchè ostile, ma un fenomeno psicologico, incontrollato e quindi più dannoso.
"

Ho espunto alcuni passi, riguardanti la religione, la recitazione come esempio di come l'ipocrisia si radichi, la responsabilità morale, l'amicizia e lo scientismo, perchè a mio parere basta questo per riflettere sul titolo di questo thread. Se qualcuno vuole, aggiungo queste parti espunte, che sono meno della metà di ciò che ho riportato qui.
ad esempio una delle cose che non ho riportato del testo di Terzi riguarda una conversazione con un teologo vaticano, Berhard Haring, riguardante ovviamente il senso dell'ipocrisia : chissà perchè quando cattolici ferventi e clero parlano tra loro, parlano sempre di uomini

non sono d'accordo su nulla, di un discorso progettato apposta per tenere nell'insieme, per stare nel giusto mezzo ( è davvero così fuori moda essere estremisti ? esporsi ? dire delle cose magari non verificate, ma dirette. Comunque il pezzo è stato scritto anni prima, e si sente, rispetto al 2007 anno di pubblicazione in volumetto. Preoccupandosi di distinguere il peggio dal meno peggio, in ciò che nemmeno troppo nascostamente ammira, sembra più un articolo, degli appunti morettiani alla Habemus Papam. )
mi restano delle frasi mozze, inespresse, che sono mie ma è meglio lasciare così:
-se nessuno mentisse, nessuno .....
-questo fare caso per caso, come se la situazione in altro caso....
-scandaloso che un cattolico dica che ciò è necessario, è....
-non capisco perchè la "semplice" bugia, che è già nascosta, detta con quell'intento che non sappiamo, debba non sapersi incarnare e non diventar cronica in persone che comunque hanno alti incarichi perchè, perchè ......
-grandezza incarico...grande incarico....
-Terzi parlando di società civilizzate sta esprimendo nostalgia di un controllo più... perchè legato a qualità più......

Possibile che quando diventiamo degli ipocriti cronici viziosi immondi e ripetibili si parli genericamente di tutto un popolo, di molti, o di tutti, ma quando si parla di grandezza di fini ottenuti con bugie grosse immorali ma sostenibili perchè incapaci di corrompere e tutte brevi singole e diverse, ciò sia ritenuto proprio solo del provvido principe ?
Sono troppe le risposte irrisposte, o facilmente completabili, chissà. Dipenderà dall'incarico che mi danno, e magari dall'incarico dipende anche quel fine inprescrutabile ai più.
A noi le bugie necessarie, anche tante ci devono scendere nel cuore, ma morire nelle orecchie, a noi senza armi "esteriori", saldezze morali e capacità responsabilizzanti.

PS: Il Visconti non era sincero ( nei nostri confronti, che sentiamo l'aneddoto, perchè è diretto a noi credenti, mica a chi fa la fede ) e ovviamente cedendo quelle fortezze avrebbe solo rafforzato la frequentazione privata dei pontefici. Forse il fine di cedere le fortezze al papa sarebbe stato più realizzabile, con buona pace di concetti come "vita" e "anima", se il Visconti avesse progettato di diventare papa. Ma poi stava parlando di Stato, di problemi da risolvere in una prospettiva generale, il Visconti, o prima del suo orgoglio di proprietario e prestigio di capo di stato e poi dello stato ? e trascendono il singolo individuo appunto perchè sono di qualcuno. E' mai possibile che in ogni epoca dobbiamo sentire che l'unico caso in cui pensano alla di cosa pubblica, è quando ne parlano, senza neppure mediare come affare loro ?

e dire che volevo scrivere a Terzi...:boh:
 
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garofano

Maestro Giardinauta
Bello,molto, il tuo intervento Xt,mi è piaciuto.Da come scrivi sei una persona dotata di una certa profondita', è un piacere dialogare con te.
Lo so ,ho toccato un tema pesante, ma ho spiegato più sopra perchè.Tu mi rafforzi il precedente discorso.
Personalmente sono una che medita molto e si fa domande, e cerca risposte, ho questa "brutta" abitudine fin dai tempi dell'infanzia, e non lasciavo in pace nessuno, a cominciare dai miei genitori, dai quali sarò sicuramente stata considerata una piccola, graziosa piantagrane e rompi... come il personaggio di Mafalda di Quino,cui,fra l'altro,somiglio un po' fisicamente,specie per la capigliatura.
Sono anche una che ha il "vizio" di dire quello che pensa,nel bene e nel male, paradossalmente la considero una forma di rispetto dell'altro, e la applico anche nel caso di un eventuale nemico, perchè, se pure nemico, ha diritto al rispetto anche lui.
Personalmente non amo avere nemici, credo che non ce ne sia bisogno, credo che si possa trovare un canale di dialogo al di là delle differenti posizioni di pensiero e di sentire; non di meno, i nemici ce li facciamo pure se non li vogliamo, perchè magari stiamo antipatici a qualcuno, pur non volendolo.
Sicuramente riscuoto le mie antipatie pure su questo Forum, ma non me ne cruccio, è una cosa molto umana.
Circa il discorso di Macchia,potrei riconoscermi nel "moralismo puro",nel senso che psicologia e morale vanno a braccetto,ma non sono una baciapile, il termine "morale" non mi si attaglia, io parlerei di "etica".
Nutro personalmente molta simpatia per il pubblicano pentito della parabola evangelica, mi ci identifico,e non sopporto proprio l'ipocrisia e il farisaismo che allignano come erba cattiva in certi ambienti catto-parrocchiali,da cui mi tengo accuratamente lontana:sono credente,lo si è sicuramente capito, ma non ho i paraocchi e sono,meno che mai,una talebana.
Le tue domande sono giuste,il problema è dargli una risposta.
Ahimè,questo mondo è fatto di due pesi e due misure,e si sa dove e per chi la bilancia pende più favorevolmente
Per mia esperienza ho visto che siamo in teoria tutti uguali,ma alcuni sono "più uguali degli altri",e come dice Trilussa in una sua poesia,molto carina, c'è parecchia gente che confonde la Madre Patria con la Madre Panza, o al "suo particulare"per dirla con Guicciardini.
Filippo Maria Visconti è una figura emblematica di situazioni del genere.
Ho conosciuto personalmente una persona così:era la "famosa" farabutta collega con cui ho avuto la malaugurata,insana idea di aprire uno studio.
La suddetta soggetta , fra le altre cose, aveva pensato di fondare una ONLUS.Ovviamente io sono entusiasta dell'idea,e le dico,più o meno (è passato tempo)<Ottimo,come vogliamo intervenire?Dove facciamo volontariato?Io avrei delle idee...>Lei mi blocca subito,pure arrabbiata, dicendomi <Ma quale volontariato!Prima voglio pensare a me, a fare soldi,e poi dopo,si puo' fare DEL volontariato>
Puoi ben capire che questa frase è stata uno dei principali motivi per cui mi sono defilata,oltre ai guai finanziari seri che questa persona mi ha causato.
Sicuramente è una persona che per il fine (il suo arricchimento a man bassa)giustifica i mezzi impiegati per conseguirlo,anche rasentare l'illecito.Una persona che,purtroppo,ho scoperto con il passare del tempo essere opportunista e arrivista.Nessuno nel mio ambiente puo' vederla,l'ho saputo sempre troppo tardi,come ahimè spesso succede,e per colpa sua mi stavo distruggendo la reputazione in nome del detto "dimmi chi pratichi e ti diro' chi sei".
A riguardo fui messa sull'avviso da un mio conoscente,con queste parole:< Ma tu sai con chi sei messa?(mi ha raccontato cose che la mia "cara" collega s'era ben guardata dal dirmi)Ci sono persone che stanno cominciando a dubitare di te,perchè dicono "se ci va d'accordo,alla fine è come lei".Io t'ho difesa ,perchè ti conosco e so chi sei,ma,segui il mio consiglio,vedi d'andartene da qui quanto prima.>
Queste parole, e il riconsiderare la mia situazione in quel contesto,compresi i problemi finanziari,mi decisi a prendere la palla al balzo e mollare tutto.
Certo,non è stato facile mollare un progetto,un sogno,in cui avevo messo soldi,fatica anche fisica (mi ero imbiancata da sola l'appartamento,non vi dico che strazio,m'era venuta la febbre per lo sfinimento),speranze,ma ho preferito lasciare piuttosto che rovinarmi l'anima, la reputazione e la mia libertà mentale.
Ebbi anche dei contenziosi con questa persona,perchè chiaramente non voleva mollare l'osso da spolpare.
Ci persi altri soldi,ne sto pagando le conseguenze ancora adesso a distanza di dieci anni,ma non me ne pento affatto,la libertà di se' stessi e la propria integrità non hanno prezzo
 
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