Eccomi!
Allora, intanto, l'esperto di giardini in bottiglia, ha detto di procurarci dei bottiglioni con tappo di sughero annesso. Gli utensili da usare erano fatti in casa: lunghe canne di bambù con all'estremità, attaccato con lo scotch, l'occorrente per "lavorare" dentro il bottiglione (cucchiaio, imbuto, pinzette, ecc). Le piante adatte a questo tipo di coltivazione sono le felci e le edere. Ci sono tre strati, abbastanza alti dove "invasare" la piantina: il primo strato è drenante (ghiaia, pietrine, ecc), il secondo strato è di carbone vegetale e il terzo torba che, ha detto l'esperto, deve essere semi-acida.
Si mettono gli strati di terriccio dentro il vaso, dal collo della bottiglia, con un foglio di plastica arrotolato tipo imbuto. Con il bambù/cucchiaino si fa il buchino e con un altro foglio arrotolato si mette la piantina (ma questa operazione qui non l'ho ben capita, anche perchè lui ha distrutto due piantine in diretta nel tentativo di "piantarla". La piantina dovrebbe avere un piccolo panetto di terra. Poi si annaffia e si chiude la bottiglia con il tappo. E, sostiene lui, non di dovrà più aprire, neanche per innaffiare. Infatti, grazie al carbone e alla ghiaia, dopo la prima innaffiatura e la chiusura, si formerà una condensa (tipo pioggia, anzi è lo stesso procedimento della pioggia) che cadrà sulla terra, che riformerà la condensa e così via.
Non ricordo il nome dell'inventore di questa coltura, ma ricordo che gli servì per trasportare delle piante con le navi. Ad una mostra botanica portò una pianta chiusa (mai aperta) da diciotto anni :surp:!!!!!!!
Ci mettiamo alla prova???