Ciao a tutti.
Cara Claudia, è vero, amiamo proprio le stesse piante, e anch'io sono contenta dello scambio di opinioni.
Anche Tu, come me, non incontri particolari problemi nella cura delle acidofile, che per molti sono considerate di coltivazione non facile, seppur con metodi forse un po’ diversi.
Forse la spiegazione sta nel fatto che, pur abitando entrambe al nord, non le coltiviamo esattamente con lo stesso clima. Mi ha fatto riflettere il riferimento di Lucia - veneta come te - al freddo che sopraggiunge in autunno. Ma quale freddo a Milano? Qui (e tieni conto che io abito in città) non vedo un inverno freddo da anni. Sembra ormai di vivere (e non lo dico con ironia) in un paese tropicale, per il caldo umido che comincia ad assediarci da aprile in poi (anche se questa primavera è stata davvero clemente). Il mio nemico non è il freddo (che oltretutto è ben tollerato dalla maggior parte delle acidofile), ma proprio l’opposto.
La mia prima acidofila è stata una camelia japonica "Debutante" che ho comprato circa sette anni fa e che, di per sé, ha già una fioritura precoce. Pur essendo nella parte più esposta del mio terrazzo, ogni anno la anticipa di qualche giorno (e lo so perché ne tengo nota). Addirittura quest’anno, atteso l’inverno inesistente, è fiorita a fine dicembre, primi giorni di gennaio. Il bello è che pochi giorni dopo ha nevicato (è stato uno dei pochi momenti in cui il termometro ha segnato lo zero), ed è stato davvero singolare vedere la camelia completamente fiorita e contemporaneamente innevata.
Ed ecco il motivo dei miei travasi autunnali. In primis perché, effettivamente, è un consiglio colturale abbastanza unanime sui libri di giardinaggio (anche se concordo con te sul fatto che valga particolarmente per le piante a radice nuda); secondariamente perché ho avuto riscontri concreti nella mia esperienza e col mio clima. Infatti, poiché il nemico numero uno delle mie piante è costituito da malattie fungine (soprattutto per le camelie di due-tre anni), ho riscontrato che corro minori pericoli se effettuo il travaso a ottobre-novembre, quando il mix caldo-umido è passato.
Inoltre, il periodo trascorso nel vaso di coltura mi serve a mantenere le piante un po’ "a stecchetto" per quanto riguarda la concimazione. Infatti queste ci arrivano dal vivaio sempre "pompate al massimo" per la già citata pratica del pronto effetto e questa situazione (soprattutto l’eccesso di azoto) le rende particolarmente vulnerabili alle invasioni di afidi e agli attacchi fungini.
Discorso a parte è quello dell’azalea. Lì concordo pienamente, i vivaisti arrivano ad esagerazioni estreme nell’economizzare lo spazio. Bella la Tua idea dei fori, la proverò. Io solitamente "affetto" sottilmente, con un coltello affilato, tutta la circonferenza del pane di terra (che poi spesso è un pane di radici), come se sbucciassi un salame.
Concludo dicendo che sono d’accordo sul fatto che, comunque, piante non ancora trapiantate richiedono attenzioni appropriate. In effetti, a Milano ci sono stati recentemente alcuni giorni di caldo estremo (per fortuna non umido) e ho quindi ho effettivamente dovuto innaffiare la mia nuova rosa due volte al giorno. Ovvio che, se una persona non ha tempo o voglia, è meglio che provveda immediatamente al trapianto.
Comunque, dal successo di questo messaggio, e di altri analoghi, noto con piacere che non siamo in pochi ad amare le acidofile!
Ciao e a presto. Stefania