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Dedicato a Te: il post delle dediche

yeye27

Master Florello
Alla piccola Ketty..........

:flower: Non dar retta ai tuoi occhi, e non credere a quello che vedi.
Gli occhi vedono solo cio' che è limitato.
Guarda col tuo intelletto e scopri quello che conosci già.
Allora imparerai come si vola_:flower: Richard B-


Vola Ketty!!.....ti voglio bene:love: :love_4:
yeyè
 

daria

Master Florello
...per quelli che passano di qui...


Il Nini e la Ciccia

Grande amico del Dante, il Nini tendeva a seguirne le orme. Bel ragazzo, gentile e delicato
di salute cagionevole, con una pronuncia lenta e cadenzata che rendeva accattivante il suo
modo di parlare.
Buono, se possibile, ancor di più dell'amico, lo sostituiva nel quartiere quando questo si
trovava al “fresco”, fatalmente ingenuo, ci mise poco a seguirne le orme fino in fondo.


Di tutt'altra pasta la Ciccia, sorella gemella del Nini.
Bassa di statura e tarchiatella, colpivano i suoi occhi scurissimi e uno sguardo che ti fulminava.
Tanto diversa nel carattere quanto nell'aspetto, la Ciccia era una ragazza orgogliosa e caparbia.
Unico sostentamento di una famiglia che vedeva un padre inesistente, e una madre assente, provò con tutte le sue forze ad occuparsi del fratello, liberandolo più volte da situazioni che si facevano via via più difficili. Poco propensa ad accettare aiuti dall'esterno, nel quartiere si mormorava che avesse trattato molto bruscamente un assistente sociale.

Lavorava dall'età di quattordici anni in un piccolo supermercato nelle vicinanze del quartiere,
lavoratrice instancabile e affidabile, si concedeva un'unica libertà, libertà che nessuno si era mai sognato di negarle, una scappata veloce all'occorrenza per controllare il fratello.

Avvenne tutto molto in fretta con il Nini, l'AIDS ci mise poco a fare scempio di un ragazzo tanto delicato.

fine (...) :)
 
H

hakuna__matata

Guest
dopo aver guardato per l'ennesima volta MOMO, con il mio cucciolo addormentato in braccio ed il mio amore addormentato di fianco......dedico a tutti voi questi splendidi versi....notte notte


Sai
nascono così
fiabe che vorrei
dentro tutti i sogni miei
e le racconterò
per volare in paradisi che non ho
e non è facile restare senza piu' fate da rapire
e non è facile giocare se tu manchi
aria come è dolce nell'aria
scivolare via dalla vita mia
aria respirami il silenzio
Non mi dire addio ma solleva il mondo

portami con te
tra misteri di angeli
e sorrisi demoni
e li trasformerò
in coriandoli di luce tenera
e riuscirò sempre a fuggire dentro colori da scoprire
e riuscirò a sentire ancora quella musica
aria come è dolce nell'aria
scivolare via dalla vita mia
aria respirami il silenzio
non mi dire addio ma solleva il mondo
aria abbracciami
volerò
aria ritornerò nell'aria
che mi porta via dalla vita mia
aria mi lascerò nell'aria
aria com'è dolce nell'aria
scivolare via dalla vita mia
aria mi lascerò nell'aria
 

decky

Florello Senior
Generalmente una ragione per disperarsi, quando fare un sorriso sembra un po’ truccarsi, guardarsi in
quella foto, poi abbandonarsi sedersi, mandare indietro il nastro e rivedersi, ritrovarsi insieme nei
ricordi e poi riaversi sentirsi persi, pensare un po’ al da farsi, realizzare che un fratello non è più con
noi, nascono domande a cui nessuno può rispondere mai, non ti vedo, ma ci sei e come se ci stai
guardando e ovunque tu sia sono sicuro che la stai sciallando, intanto qui la storia sembra ferma, ma
procede, ci siamo messi al dito una strana fede che nessuno lede c’è chi ci crede, chi si chiede se un
giorno tutti si starà su un attico o su un marciapiede. Ci raccontiamo la storia di un re senza eredi che
per la gente tua non sarà mai leggenda sei la speranza te vivi nei ricordi, il ricordo di te sarà la tua
presenza!
Si, sei ancora qui che ci guardi dall’altra parte della strada. Guardaci perché non ti sentiamo a te
da qui da questa parte della strada.
....
E ci vedremo di là, so che un di là ci sarà, e so che di fisso si starà meglio che qua, non me l’ha detto il
prete, che mi guardo attorno ci deve essere un paradiso per chi vive un inferno la giorno, se non è così
ditemi il senso di ‘sto viaggio meteore di passaggio, no, la risposta sta nel ricordo del tuo abbraccio,
la certezza che rivedrò il mio amico, un istinto antico mi fa sentire la tua mano guidarmi quando sono
smarrito, aiutarmi a trovare le armi per ogni nuovo nemico, invito a indicarmi chi mi ama ogni giorno in
cui mi sento tradito
....
 

Fralema

Giardinauta
per quelli che passano di qui...

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei più è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà si quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
Non già perchè con quattr'occhi forse si vede di più.

Con te le ho scese perchè sapevo che di noi due
Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Eugenio Montale
 

daria

Master Florello
...per quelli che passano di qui...


Numero civico 105
Le stagioni nel quartiere

Nel quartiere, da primavera fino ad estate inoltrata, le porte di casa affacciate sui ballatoi rimanevano aperte, letteralmente spalancate. Queste venivano sostituite da pesanti tende di cotone colorato, le quali avevano la doppia funzione di schermare, e di procurare un po' di frescura nei piccoli appartamenti.
Gli spazi ridotti dell'interno trovavano in questo periodo dell'anno un naturale prolungamento verso l'esterno; i ballatoi si animavano, lungo tutta la loro lunghezza, tra una abitazione e l'altra venivano disposte sedie e piccoli tavolini, qualche pianta qua e là come abbellimento.
La mia mamma e la Nene, sua amica del cuore e vicina di casa, condividevano, in quei tre metri scarsi che separavano una casa dall'altra un delizioso angolo delle rose.
Piccole e grandi, rifiorenti e no, diverse nelle sfumature e nei profumi, formavano una macchia di colore che certo non passava inosservata. Come riuscissero quelle due giardiniere improvvisate ad ottenere simili risultati in così poco spazio e con i mezzi limitati di cui disponevano, per me resterà sempre un mistero.


Dall'inizio di Ottobre, tutto rientrava, sparivano le tende e le porte si richiudevano, con l'avanzare della stagione calavano le nebbie, i famosi nebbioni milanesi che c'erano a quei tempi, che poi sono quasi completamente spariti. Il quartiere a quel punto sembrava inghiottito, circondato dalla campagna della periferia, immerso nell'atmosfera ovattata e nel silenzio della nebbia. Per le scale l'immancabile aroma del caffè, che lì in quegli anni, da quelle parti, c'era sempre qualcuno a cui sembrava il momento giusto per “metterlo su”. In attesa che il ciclo ricominciasse, le chiacchiere si trasferivano all'interno delle case rimbalzando tra le pareti dalle mura sottili dove l'intimità era solo apparente.



fine (...) :)
 
H

hakuna__matata

Guest
ai miei amici che non vedo ma porto nel cuore.....

Lunga e diritta correva la strada, l'auto veloce correva
la dolce estate era già cominciata vicino lui sorrideva, vicino lui sorrideva...

Forte la mano teneva il volante, forte il motore cantava,
non lo sapevi che c'era la morte quel giorno che ti aspettava, quel giorno che ti aspettava...

Non lo sapevi che c'era la morte, quando si è giovani è strano
poter pensare che la nostra sorte venga e ci prenda per mano, venga e ci prenda per mano...

Non lo sapevi, ma cosa hai sentito quando la strada è impazzita,
quando la macchina è uscita di lato e sopra un'altra è finita, e sopra un'altra è finita...

Non lo sapevi, ma cosa hai pensato quando lo schianto ti ha uccisa,
quando anche il cielo di sopra è crollato, quando la vita è fuggita, quando la vita è fuggita...

Dopo il silenzio soltanto è regnato tra le lamiere contorte:
sull'autostrada cercavi la vita, ma ti ha incontrato la morte, ma ti ha incontrato la morte...

Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare, soffrire,
spendere tutti i tuoi giorni passati se così presto hai dovuto partire, se presto hai dovuto partire...

Voglio però ricordarti com'eri, pensare che ancora vivi,
voglio pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi e che come allora sorridi...

 

decky

Florello Senior
20 maggio.....

Arrivederci fratello mare






Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti

arrivederci fratello mare
mi porto un po' della tua ghiaia
un po' del tuo sale azzurro
un po' della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po' più di speranza
eccoci con un po' più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare.


-Nazim Hikmet-




 
Ultima modifica:
H

hakuna__matata

Guest
poi perchè mi piaceva.....

Via prendo su la moto andiamo
via non voltarti mai
perché stavolta non ti lascerò tornare indietro sai
vieni via con me
che non avrai niente da rimpiangere
via da cose che non ti appartengono
la vita sai non Ë poi tutta qua
va giù il sipario Ë in onda la realtà...

Via sai dove si va dove vuoi tu o senza meta
andremo oltre i limiti e confini liberi vedrai
faremo cose che non hai osato immaginare mai
andiamo...

Via senza più problemi andiamo
via senza regole
godersi giorno dopo giorno
ogni momento che verrà
sarà diverso mai più tempo perso
aspettando che la vita va ...

Via quelle insostenibili apparenze
via sorrisi falsi ed espressioni, frasi ipocrite
via contro ogni cliché
più che apparire scegli d’essere

Via al mondo sai non c’è
niente di più irresistibile
che fare quello che ti pare
ed esser solo quel che sei
semplicemente unica e speciale
non é il caso di aspettare

Via senza più problemi adesso andiamo
via soli io e te
domani con le prime luci del mattino tu sarai
lontana e ti addormenterai felice
sarai come non sei stata mai ...

se tu vorrai sarai con me... con me sarai...via

domani con le prime luci del mattino tu sarai
lontana e ti addormenterai felice
sarai come non sei stata mai...
sarai con me ... via
 

RosaeViola

Master Florello
daria ha scritto:
...per quelli che passano di qui...


Numero civico 105
Le stagioni nel quartiere
....

Daria, mi strazi di nostalgia con questi brani.
Delle volte, leggendoti, mi chiedo se abbiamo anche abitato nello stesso quartiere...o magari i rioni popolari di Milano, si assomigliavano tutti un po', per il tipo di usi e costumi che vigevano fra le persone che li abitavano.

E' straordinario leggerti e ritrovare pezzi interi della mia infanzia.
Ancor più straordinaria è la sinestesia che le tue parole riescono a creare in me.

Grazie :love_4:
 

RosaeViola

Master Florello
Alba

[FONT=Arial,Helvetica][SIZE=-1]O sen svejàt [/SIZE][/FONT]
[FONT=Arial,Helvetica][SIZE=-1]dal nòuf soreli! [/SIZE][/FONT]
[FONT=Arial,Helvetica][SIZE=-1]O me cialt jet [/SIZE][/FONT]
[FONT=Arial,Helvetica][SIZE=-1]bagnàt di àgrimis! [/SIZE][/FONT]
[FONT=Arial,Helvetica][SIZE=-1]Cu n’altra lus [/SIZE][/FONT]
[FONT=Arial,Helvetica][SIZE=-1]mi svej a planzi [/SIZE][/FONT]
[FONT=Arial,Helvetica][SIZE=-1]i dìs ch’a svualin [/SIZE][/FONT]
[FONT=Arial,Helvetica][SIZE=-1]via come ombrenis.[/SIZE][/FONT]

Pier Paolo Pasolini



(traduzione dal friulano)

Alba

O petto svegliato
dal nuovo sole!
O mio caldo letto
bagnato di lacrime!
Con un'altra luce
mi sveglio a piangere
i giorni
che volano via
come ombre.
 

daria

Master Florello
RosaeViola ha scritto:
Daria, mi strazi di nostalgia con questi brani.
Delle volte, leggendoti, mi chiedo se abbiamo anche abitato nello stesso quartiere...o magari i rioni popolari di Milano, si assomigliavano tutti un po', per il tipo di usi e costumi che vigevano fra le persone che li abitavano.

E' straordinario leggerti e ritrovare pezzi interi della mia infanzia.
Ancor più straordinaria è la sinestesia che le tue parole riescono a creare in me.

Grazie :love_4:

Rosa, il rione era popolare, molto "popolare" in ogni senso e ti confesserò che per molti anni dopo essermene allontanta, ho anche cercato (stupidamente) di dimenticare...ma un giorno mi sono svegliata e ho cominciato a scrivere...

Di seguito l'unico modo che conosco, in questo caso, per non ripetermi con altri ringraziamenti tanto sorprendenti per me, quanto graditi :flower:
Bacio Rò:love_4:
 

daria

Master Florello
...per quelli che passano di qui...


La Nene

L'Amelia, o meglio la Nene era originaria del piacentino, una zona dell'Emilia, con vasti terreni coltivati a riso. Fu mondina, proprio come sua madre, e prima ancora sua nonna. Sosteneva che il tenore di vita nel quartiere popolare, fosse lussuoso, se paragonato a quello massacrante delle lavoratrici nelle risaie. Riuscire ad andarsene dal paese era stato un suo cruccio per anni, poi un giorno conobbe un commesso viaggiatore, durante una gara di ballo in una balera di Voghera. Si può ben dire che acchiappò al volo l'occasione, dopo un paio di mesi erano sposati, prossimi a trasferirsi a Milano. Ci sono persone, delle quali si dice che "nascano con una marcia in più", la Nene era certamente una di queste. La gioia di vivere, la curiosità, il desiderio di imparare cose nuove, l'accompagnavano, sempre. Fu la prima persona che mia madre conobbe, quando si stabilì nel quartiere, qualche mese dopo di lei. Nacque all'istante un'amicizia, un legame profondo che le avrebbe unite per la vita. Di molti anni più giovane di mia madre, la Nene seppe coinvolgerla in tutte quelle che erano le sue curiosità, in quel suo modo di affrontare ogni genere di argomento, senza remore mentali. Le diversità fra le due le rendeva complementari, la memoria fine di mia madre, compensava la sbadataggine dell'altra, così come il buon umore e l'irrequietezza della Nene, soverchiavano l'inclinazione alla malinconia di mia mamma. La passione che entrambe avevano per i fiori, dava dei risultati sorprendenti. Qualche vicissitudine della vita, le mise alla prova, seppero aspettare, rispettando ognuna i tempi dell'altra.


....Ho un ricordo di un pomeriggio di tarda primavera, faceva già molto caldo, io e la Nene avevamo deciso per una passeggiata, potevo avere, forse dieci o undici anni. La difficoltà stava nel convincere la Olly, (mia madre), un problema all'anca le rendeva penoso camminare a lungo. Riuscimmo a persuaderla, portammo con noi un plaid, una seggiolina pieghevole, un thermos con una delle famose tisane della Nene. I prati a quei tempi circondavano il quartiere, qualche raggruppamento di piante, lasciate crescere in assoluta libertà, creava delle piccole oasi di frescura, un fosso dalle acque incredibilmente chiare le attraversava. Ai bordi del fosso la Nene raccoglieva le erbe, che insieme alla sua amica, avrebbe poi selezionato e fatto essiccare. Le risate accompagnarono quel pomeriggio, mia madre che esausta si sedeva sulla seggiolina, mentre si aspettava con calma, che il sole calasse per far ritorno verso casa. Ogni minimo pretesto era buono per ridere a crepapelle, tanto da farci venire, in simultanea, un violento attacco di singhiozzo...

fine (...):)
 

daria

Master Florello
...per quelli che passano di qui...



La cantante

Per tutti nel quartiere, grandi e piccoli, la Cantante era lei: la signora Mantovani. Il cognome era del marito, il suo non lo aveva mai saputo nessuno, si diceva vantasse origini spagnole.

Nei primi anni sessanta, era stata per il tempo di una stagione, sostituta corista al teatro La Scala di Milano.
Fu un periodo breve, ma certamente intenso per la Cantante, poiché avrebbe passato gli anni a venire esercitando la voce, in attesa di essere nuovamente ingaggiata.
Attesa che non fu mai soddisfatta.

Il tempo che passava non la distoglieva dal suo impegno, i vocalizzi al pianoforte duravano ore.
Non si può dire che trovasse nel vicinato un pubblico attento e ammirato…
Diverse e variamente assortite le lamentele nei suoi riguardi, niente la smuoveva, e neanche l’offendeva, piuttosto si mostrava comprensiva, non poteva certo pretendere che il “popolino” apprezzasse il bel canto.
Questo non faceva di lei una persona antipatica, tutt’altro, era una sognatrice che si era chiusa in un suo mondo. La mancanza di riguardi per i vicini non era dettata da malevolenza, bensì da dedizione.

Avendo sempre sostenuto la provvisorietà del suo trovarsi li dove stava, non cercò mai legami particolari con nessuno.
Tuttavia, c’era, in contrasto con la sua scelta di riservatezza, una forte propensione al pettegolezzo, una curiosità esagerata per i fatti degli altri, quelli con i quali non voleva mescolarsi.

Non potendo risolvere diversamente, di tanto in tanto invitava qualche ragazzina, mai più di due alla volta, a prendere il the con i biscotti. A questo punto, partiva una sorta di interrogatorio al quale ci si prestava di buon grado. La Cantante era bella e profumata, tanto la sua persona, quanto la sua casa odoravano di violetta. Il grande pianoforte di legno lucido e scuro dominava nella piccola stanza, in un angolo un minuscolo divanetto di velluto rosa e un tavolino di legno intarsiato.
Certo è che doveva accontentarsi, i nostri resoconti mancavano della dovizia di particolari che l’avrebbero resa felice. Spesso ci aiutavamo con la fantasia, un po’ per accontentarla, un po’ perché i suoi biscottini erano davvero deliziosi. Essendo la Cantante di gusti raffinati, li faceva comprare dal marito in una pasticceria del centro di Milano.


fine (...) :)
 

Ba_Cicc

Giardinauta
Questa canzone è di un gruppo Hip hop di Bari - la mia città - e la dedico a tutti quelli che abitano al Sud. E' tutta in dialetto. Vi ho scritto prima la canzone originale e poi la sua traduzione. Devo dire che molte parole o espressioni dialettali non hanno una vera traduzione in italiano e che quindi la canzone in dialetto è più incisiva della sua traduzione.

La si s'ndut

June jè p’ l’ sore, due jè p’ l’ frat
ù aldr p’ l’ cristian ca s’ so sembr sbattute.
t’a da da fa
c’ la uè cangià
chessa situazione d merd c’attorne ce sta.
E ce fasc l’abbuse p’rcè tene la d’vis
E ce fasc l’abbuse pur ci è mafiuse.
Ma nu ce a ma stè citt e a ma t’rà ‘nanz
M’aviss m’nat la vocc
E ji ce fazc? Parl!
Agghij a mett tutt gnore sop a bianc
Tu a da sta a cort a ce tine in banc
P’rcè d pund ‘n biang
Ti acchie in mutand.
Spand da u senn e non si dand a denz.
Jè chine u core ma jè vacant la ventr…
Arrang… Cudd c’arrang mang … cudd ca mang.
L’a da monge e l’a da ponge
E doman l’a da strenge.
Sta vit jè a da c’sì
T’a da fa jind a u cul.
Denare non ne teng mang p nudd
Ji stogg a u sud u fra… ji stogg a u sud
C l’amisc d’abbasc!


L'hai sentita?

Dedica: 1) alle sorelle (le amiche), 2) ai fratelli (gli amici)\ e l’altra a tutti quelli che si sono sempre sbattutti (per vivere).
Ti devi dare da fare\ se la vuoi cambiare\ questa situazione di ***** che attorno ci sta. \ C’è chi fa il prepotente perché ha la divisa \ C’è chi fa il prepotente perché è mafioso \ E noi ci dobbiamo stare zitti e dobbiamo tirare avanti. \ Se tentano di zittirmi \ io che faccio? Parlo! \ Bisogna sempre mettere nero su bianco! \ Tu devi stare sempre attento a ciò che hai in banca \ perché di punto in bianco \ ti trovi in mutande. \ Svegliati e non dar retta a ciò che succede intorno \ perché è pieno il cuore \ ma è vuota la pancia \ Arrangia! Quello che arrangi mangia…\ Oggi hai tanto \ e domani devi stringere.\ sta vita è così. \ ti devi fare nel ****.\ Soldi non ne ho neanche nell’immaginazione \ Io vivo al sud, fratello… Io vivo al sud \ Con gli amici di Giù!
 
P

Piera1

Guest
L'uomo è l'unico animale che arrossisce, ma è l'unico ad averne bisogno.Mark Twain
 

daria

Master Florello
... per quelli che passano di qui...


L'uomo delle bombole

A Milano e provincia, sul finire degli anni settanta venne erogato il servizio del gas metano.
Prima di allora, delle piccole ditte, per lo più a conduzione famigliare si occupavano della distribuzione delle bombole di gas.


Nel quartiere, quasi tutti si rivolgevano ai "Fontana", una società formata da quattro fratelli; due alla volta arrivavano fin dentro al cortile, con la bombola caricata sulla loro "Ape" ed eseguivano la sostituzione.

Poi, c'era il Saverio detto anche "l'uomo delle bombole", non ho mai saputo con che mezzo arrivasse fino al cancello, da lì in poi, zoppicando con la bombola caricata sulle spalle.

Non aveva una vera casa, viveva in una stanzetta attigua al deposito delle bombole. Era stato sposato per un breve periodo, un figlio che non vedeva quasi mai, a meno che non fosse lui ad andare a trovarlo, in parrocchia vicino Lecco, poiché si era fatto prete.


Con l'aria indolente di un "Marlon Brando", invecchiato ma molto meno grasso, si aggirava talvolta per il quartiere, senza che i suoi servizi fossero richiesti. Veniva a prendere un caffè in compagnia della Olly, la Nene ed altre amiche della
scala B.
Uno tra i pochissimi uomini amessi a quegli incontri, nondimeno si trovava a proprio agio tra tutte quelle donne.

Il motivo principale della sua presenza , era quello di essere innamorato, senza speranza della Nene, cosa della quale era consapevole ma, diceva, che quella dolce sofferenza, era forse l'ultima della sua vita.
Doveva avere ai tempi, circa settant'anni, iperteso un cuore malandato al punto che, il Dottor Vitetta, ogni volta che lo incontrava in giro, si stupiva che fosse ancora vivo.

I suoi racconti, catalizzavano l'attenzione delle comari, il tono di voce basso le obbligava al silenzio. Narrava di corse di cavalli, di poker, di donne, di come queste ultime le fossero costate una gamba.

A suo dire, non nera nato zoppo, lo era diventato per mano di un marito geloso, che rientrato inspiegabilmente in anticipo da una partita a carte, lo aveva sorpreso con la moglie.

Da quel momento, una serie di guai lo aveva travolto, fino a portarlo dalla città alla periferia, dall'ufficio al deposito delle bombole.
Niente affatto lamentoso, piuttosto spavaldo, l'apice lo raggiungeva quando arrivava al punto in cui la moglie e il prete lo avevano cacciato di casa.

Fu proprio il prete, che un pomeriggio telefonò alla Nene, si trovava nel deposito, con lui c'era il Dottor Vitetta e il Saverio, che stava morendo.
Pioveva a dirotto, la Nene mi chiese di accompagnarla, ne ero fiera, perché era una cosa da “grandi”.
Arrivammo, mi fermai sulla soglia, potevo scorgere appena la figura del Saverio
sdraiato nel piccolo lettino, la stanza era quasi completamente al buio.

A due passi da me il prete, piccolo secco secco con un naso incredibilmente appuntito, vicino a me e molto lontano dal Saverio, niente da spartire neanche in quel momento con quell'attore consumato del padre.


fine (...) :)
 
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