... per quelli che passano di qui...
L'uomo delle bombole
A Milano e provincia, sul finire degli anni settanta venne erogato il servizio del gas metano.
Prima di allora, delle piccole ditte, per lo più a conduzione famigliare si occupavano della distribuzione delle bombole di gas.
Nel quartiere, quasi tutti si rivolgevano ai "Fontana", una società formata da quattro fratelli; due alla volta arrivavano fin dentro al cortile, con la bombola caricata sulla loro "Ape" ed eseguivano la sostituzione.
Poi, c'era il Saverio detto anche "l'uomo delle bombole", non ho mai saputo con che mezzo arrivasse fino al cancello, da lì in poi, zoppicando con la bombola caricata sulle spalle.
Non aveva una vera casa, viveva in una stanzetta attigua al deposito delle bombole. Era stato sposato per un breve periodo, un figlio che non vedeva quasi mai, a meno che non fosse lui ad andare a trovarlo, in parrocchia vicino Lecco, poiché si era fatto prete.
Con l'aria indolente di un "Marlon Brando", invecchiato ma molto meno grasso, si aggirava talvolta per il quartiere, senza che i suoi servizi fossero richiesti. Veniva a prendere un caffè in compagnia della Olly, la Nene ed altre amiche della
scala B.
Uno tra i pochissimi uomini amessi a quegli incontri, nondimeno si trovava a proprio agio tra tutte quelle donne.
Il motivo principale della sua presenza , era quello di essere innamorato, senza speranza della Nene, cosa della quale era consapevole ma, diceva, che quella dolce sofferenza, era forse l'ultima della sua vita.
Doveva avere ai tempi, circa settant'anni, iperteso un cuore malandato al punto che, il Dottor Vitetta, ogni volta che lo incontrava in giro, si stupiva che fosse ancora vivo.
I suoi racconti, catalizzavano l'attenzione delle comari, il tono di voce basso le obbligava al silenzio. Narrava di corse di cavalli, di poker, di donne, di come queste ultime le fossero costate una gamba.
A suo dire, non nera nato zoppo, lo era diventato per mano di un marito geloso, che rientrato inspiegabilmente in anticipo da una partita a carte, lo aveva sorpreso con la moglie.
Da quel momento, una serie di guai lo aveva travolto, fino a portarlo dalla città alla periferia, dall'ufficio al deposito delle bombole.
Niente affatto lamentoso, piuttosto spavaldo, l'apice lo raggiungeva quando arrivava al punto in cui la moglie e il prete lo avevano cacciato di casa.
Fu proprio il prete, che un pomeriggio telefonò alla Nene, si trovava nel deposito, con lui c'era il Dottor Vitetta e il Saverio, che stava morendo.
Pioveva a dirotto, la Nene mi chiese di accompagnarla, ne ero fiera, perché era una cosa da “grandi”.
Arrivammo, mi fermai sulla soglia, potevo scorgere appena la figura del Saverio
sdraiato nel piccolo lettino, la stanza era quasi completamente al buio.
A due passi da me il prete, piccolo secco secco con un naso incredibilmente appuntito, vicino a me e molto lontano dal Saverio, niente da spartire neanche in quel momento con quell'attore consumato del padre.
fine (...)