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Giardinauta Senior
Scoperta dei biologi dell'Università di Torino: quando vengono attaccate, attirano i nemici naturali dei loro parassiti
Così le piante sentono il pericolo e chiedono aiuto per salvarsi
E con una specie di catena di Sant'Antonio avvertono quelle vicine del rischio che stanno correndo
di MARCELLA MIRIELLO
TORINO - Se prendete una pianta e le strappate una foglia, lei non si accorgerà di nulla, parola di biologo. Ma se invece di strapparla ci posate sopra un bruco affamato allora il vegetale cercherà di difendersi. Non solo, riuscirà persino ad avvertire le piante vicine nell'imminente pericolo. Come? Semplice, comunicando.
La scoperta è dei biologi dell'Università di Torino che, dopo tre anni di esperimenti scientifici, sono giunti a questa conclusione: le piante "sentono" il pericolo e i denti di chi le divora. L'azione difensiva vegetale è repentina. Non appena percepiscono la saliva del bruco, le piante attivano dei geni che si mettono a produrre una sostanza volatile. Una specie di profumo di lavanda che attira le vespe, nemiche mortali dei bruchi. L'esercito delle salvatrici si limiterà a pungere i malcapitati, iniettando loro delle uova. A questo punto i bruchi sono spacciati. La fine che li attende è davvero atroce: quando le uova si schiudono, i bruchi esplodono.
Ma la sostanza volatile non attira solo le vespe. L'altra funzione è quella di avvertire le "sorelle vicine" e, come in una catena di Sant'Antonio, di indurle a produrre, a loro volta, il profumo che richiamerà le salvatrici.
La scoperta scientifica è stata pubblicata sul numero di aprile di "Plants Phisiology", la prestigiosa rivista che è anche l'organo ufficiale dell'American Society of plants biologists. A condurre le ricerche due team di scienziati: il primo coordinato da Massimo Maffei, direttore del dipartimento di Biologia vegetale dell'Università torinese e l'altro diretto dal tedesco Wilhelm Boland del Max Plance Institute di Jena.
Le ricerche, incentrate principalmente sul fagiolo di Lima, hanno però dimostrato che le stesse reazioni di difesa si mettono in moto anche sui borlotti, sul mais e su numerose altre specie. Le prospettive di applicazione sono molte, ma la più importante mira a scoprire i meccanismi di difesa delle piante, per arrivare all'uso, anziché di fitofarmaci, di sostanze naturali.
In Irlanda invece, un team di studiosi supportati dall'Eden Project, il giardino botanico più grande d'Europa, sta studiando un sistema che permetterà alle piante di parlare, o meglio di comunicare con gli uomini. L'idea alla base del progetto consiste nel convertire i segnali chimici in digitali attraverso una sofisticata tecnologia. Tra qualche anno, potrebbero essere le stesse piante a ricordarci di aver bisogno di essere bagnate o spostate in un posto più luminoso e caldo.
Ma allora il prezzemolo soffre? E il basilico gioisce? La capacità delle piante di provare emozioni resta avvolta nel mistero.
Negli anni '70, due studiosi americani collegarono una pianta a una macchina della verità con risultati a loro dire sorprendenti. Il poligrafo avrebbe registrato infatti una reazione di paura nel momento in cui uno degli scienziati immaginava di bruciare una foglia. Forse un riflesso telepatico.
Altri scienziati sono invece convinti che nel momento della morte i vegetali emettano una sorta di grido di dolore che si concretizzerebbe in una scossa elettrica a basso voltaggio. Verità o leggenda? Nessuno di questi esperimenti ha trovato conferme in laboratorio.
(12 aprile 2004)
Così le piante sentono il pericolo e chiedono aiuto per salvarsi
E con una specie di catena di Sant'Antonio avvertono quelle vicine del rischio che stanno correndo
di MARCELLA MIRIELLO
TORINO - Se prendete una pianta e le strappate una foglia, lei non si accorgerà di nulla, parola di biologo. Ma se invece di strapparla ci posate sopra un bruco affamato allora il vegetale cercherà di difendersi. Non solo, riuscirà persino ad avvertire le piante vicine nell'imminente pericolo. Come? Semplice, comunicando.
La scoperta è dei biologi dell'Università di Torino che, dopo tre anni di esperimenti scientifici, sono giunti a questa conclusione: le piante "sentono" il pericolo e i denti di chi le divora. L'azione difensiva vegetale è repentina. Non appena percepiscono la saliva del bruco, le piante attivano dei geni che si mettono a produrre una sostanza volatile. Una specie di profumo di lavanda che attira le vespe, nemiche mortali dei bruchi. L'esercito delle salvatrici si limiterà a pungere i malcapitati, iniettando loro delle uova. A questo punto i bruchi sono spacciati. La fine che li attende è davvero atroce: quando le uova si schiudono, i bruchi esplodono.
Ma la sostanza volatile non attira solo le vespe. L'altra funzione è quella di avvertire le "sorelle vicine" e, come in una catena di Sant'Antonio, di indurle a produrre, a loro volta, il profumo che richiamerà le salvatrici.
La scoperta scientifica è stata pubblicata sul numero di aprile di "Plants Phisiology", la prestigiosa rivista che è anche l'organo ufficiale dell'American Society of plants biologists. A condurre le ricerche due team di scienziati: il primo coordinato da Massimo Maffei, direttore del dipartimento di Biologia vegetale dell'Università torinese e l'altro diretto dal tedesco Wilhelm Boland del Max Plance Institute di Jena.
Le ricerche, incentrate principalmente sul fagiolo di Lima, hanno però dimostrato che le stesse reazioni di difesa si mettono in moto anche sui borlotti, sul mais e su numerose altre specie. Le prospettive di applicazione sono molte, ma la più importante mira a scoprire i meccanismi di difesa delle piante, per arrivare all'uso, anziché di fitofarmaci, di sostanze naturali.
In Irlanda invece, un team di studiosi supportati dall'Eden Project, il giardino botanico più grande d'Europa, sta studiando un sistema che permetterà alle piante di parlare, o meglio di comunicare con gli uomini. L'idea alla base del progetto consiste nel convertire i segnali chimici in digitali attraverso una sofisticata tecnologia. Tra qualche anno, potrebbero essere le stesse piante a ricordarci di aver bisogno di essere bagnate o spostate in un posto più luminoso e caldo.
Ma allora il prezzemolo soffre? E il basilico gioisce? La capacità delle piante di provare emozioni resta avvolta nel mistero.
Negli anni '70, due studiosi americani collegarono una pianta a una macchina della verità con risultati a loro dire sorprendenti. Il poligrafo avrebbe registrato infatti una reazione di paura nel momento in cui uno degli scienziati immaginava di bruciare una foglia. Forse un riflesso telepatico.
Altri scienziati sono invece convinti che nel momento della morte i vegetali emettano una sorta di grido di dolore che si concretizzerebbe in una scossa elettrica a basso voltaggio. Verità o leggenda? Nessuno di questi esperimenti ha trovato conferme in laboratorio.
(12 aprile 2004)