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CAPITOLATO
-Elementi oggi acquisiti-
L'albero è deciduo. Le foglie non mutano di colore. Perdono di pigmentazione in ottobre, ma cadono ancora verde pallido-gialline in novembre, o secche color castagna a dicembre.
Le prime gemme appaiono a gennaio o febbraio a seconda di come sia andato l'inverno.
È rigogliosa già a marzo, con una chioma piena, globosa. L'aspetto delle foglie è quello che puoi vedere nelle foto (con dimorfismo, NB). La lunghezza media della foglia in questo esemplare ora è 11 cm. Riporterò nuove foto fra due settimane o prima, con dettagli delle ricrescite apicali che stanno avvenendo ora.
La fioritura sboccia a maggio in un tono verde (? - Sono il primo a dubitare ).
Questo esemplare in particolare non fruttifica, per non aver vicini impollinatori (SIC), ma quelli che producono frutto lo fanno in (manca dato; ma estate inoltrata), probabilmente in forma di drupa, con aspetto di ciliegia, colore sapore e odore vagamente di caco, ma non buoni da mangiare, sicuramente non commestiti e forse incommestibili.
Non produce, normalmente, odori particolari (balsamico, acre, pungente, mellifluo, resinoso: no) da nessuna delle sue parti vegetative. Al crepitare foglie fresche ho percepito: clorofilla, lattuga, quercia, pruno, forse una punta pure di acero, senza esalazioni gassose, poco quasi nullo olio essenziale, però con una mineralità spiccata, in particolare lo spettro ferroso, ma presenti anche le gamme del calcio, rame, zinco e ovviamente quelle carboniche. Il ph della foglia mi apparse al tatto/gusto neutro-basico, non alcalino. Al contrario la corteccia: leggermente acida piuttosto che basica. Non produce linfa colorata o caratteristicamente lattiginosa, appiccicosa o odorata. È invece cristallina, e ossidifica con screziature di ambra poi caramello; aggiungerei, volendo però evitare di fuorviare, che appaia molto simile alla linfa del Prunus Armeniaca. Scorre però molto meno copiosamente, sia in rispetto alla fluidità che all'abbondanza.
Un dato, a cui ripenso solo ora, denoterebbe in effetti la presenza del tannino, o forse di altri composti magari velenosi: il rametto che recisi a circa 4 metri e che comparse nelle foto fu messo in un vaso con acqua, lasciandola qualche ora dopo colorata leggerissimamente d'un tono azzurro cyan.
("Ricapitola, ricapitola, ricapitola. Poi ricapitola".
Quanto hai sempre ragione, xxxxxxxxx!)
Le ipotesi di identificazione non sono poi molte ( forse ), ma non sono ancora abbastanza poche, come per farne un elenco che sia utile, e non distrazione.
Il mio ordine di pensiero, e potrebbe agilmente essere scorretto, comunque espresso per esplicitare il punto a cui sono ora nelle analisi e considerazioni, gravita qua:
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae (?)
Ordine Rosales (??)
Famiglia Rosaceae (??)
Genere ??? (forse, a sorpresa, semplicemente Prunus, ma per favore non rispondete a questa affermazione)
Specie ????
Sottospecie ????
(Ossatura dello schema: Copia incolla da Wiki; note: d.r.
Lo pratico come un gioco:
essendo N •? = livello di dubbio, riempire le caselle incomplete elimando ogni ?
Altri ben più seri ne fanno professione e scienza.)
D'altronde: quella dell'azedarach, o mindi, o albero dei rosari, o simili sottospecie,
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae
Ordine Sapindales
Famiglia Meliaceae
Genere Melia
Specie M. azedarach
era ipotesi convincente, affascinante, azzeccata in moltissime corrispondenze degli elementi in Nostro possesso.
Ho provato, anche insistito pentendomene, a far ragionare a voce alta sulle differenze ravvisate tra le foto prese da internet e le fioriture ricordate. O i frutti. Non con buoni risultati.
Ma non ho dubbio però su una cosa: quei no erano detti in maniera certa. E degni di stima per l'intuito, saggezza e diretta esperienza delle persone che li pronunciavano.
Ora restano solo pazienza, costanza, determinazione. E cooperazione, certo, se facesse piacere.[/QUOTE]