i cani non corrono pericoli, però pensate che storia.... una triste storia dentro una triste storia... io non lo sapevo, e nemmeno lo avevo capito, per me era in tutto e per tutto una ragazza molto carina, giovane e carina... e non sapevo nemmeno dell'altra signora morta sempre dentro quel fiume.
http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2011/05/04/AO8emXR-giovane_salvare_annega.shtml
Bolzano - Fedeltà e tragedia, solitudine e affetto. C’è questo mix dietro la morte di Mariel Rudi, nata nel 1991 a Durazzo e annegata per salvare il più piccolo dei suoi tre cani, che si era infilato sotto una cascatella del torrente Talvera, nel centro di Bolzano. «Era una persona speciale, discreta… amava i cani: erano tutto quello che aveva», dice il titolare del Café Museion, locale in cui Mariel passava le ore del pomeriggio. Un amore per i cani legato a quel rapporto aggrovigliato col mondo (e coi genitori) che spesso tocca in sorte alle anime più sensibili e delicate: Mariel era nato maschio e voleva “correggere la fortuna”, per dirla con De Andrè, e diventare una signora. In città si sapeva: il padre e la madre vivevano con preoccupazione la sua particolare situazione di Mariel. Prima di abbandonare gli studi, la ventenne di origini albanesi aveva frequentato il costoso istituto bolzanese Rainerum. Scherzi del caso, Dior, il cucciolo di afgano nero che si era tuffato nel Talvera, è l’unico dei tre cani ancora disperso dopo l’incidente della padrona, e difficilmente sarà sopravvissuto all’acqua ghiacciata del fiumiciattolo (tra i 6 e i 7 gradi). Kitty (un pechinese) e Lady (un altro levriero afghano, a cui Mariel aveva dato un nome affatto casuale) sono per ora sotto le cure di un’amica della vittima. I soccorsi erano sul posto alle 19, mezz’ora dopo la chiamata di un passante in bicicletta, che aveva intravisto l’esile corpo di Mariel nascosto in una piccola insenatura del Valdera, in cui Dior si era ficcato: «Entrati di lì non si riesce più ad uscire – spiegano i vigili del fuoco - Il Talvera è profondo meno di un metro e sembra poco pericoloso, ma in certi punti è letale». «Abbiamo solo potuto aspettare i sommozzatori», dice il dipendente della croce rossa. Nessuna rianimazione possibile, Mariel era già morta all’arrivo di Croce rossa, forze dell’ordine e di una cinquantina di curiosi che affollavano la riva. Ma a stento, dietro la piccola cascata, si intravedevano di lei il giubbotto e i lunghi capelli neri. L’inchiesta aperta dal pm Axel Bisignano avrà durata brevissima, come confermano i carabinieri. L’autopsia ha di ieri ha confermato che Mariel è annegata, probabilmente dopo uno shock termico dovuto alla bassa temperatura delle acque del Talvera. Poi è morta per un dispetto della sorte, per la solitudine e per l’amore indomabile per i suoi cani. A Pasquetta il Talvera si era preso un’altra vita: una signora di 60 anni era scivolata col suo cane ed era annegata come Mariel.
L’acqua dà la vita, ma spesso la toglie. A guardare le tristi cifre delle morti per annegamento, l’Italia non è un Paese di gente di mare. Il 43% degli italiani non nuota e il 50% teme l’acqua alta. Negli ultimi 30 anni le vite ingoiate dal mare sono più di 25mila, 400 vittime all’anno e più di mille incidenti. Il 2011 non sembra fare eccezione.