Un giardino di sole erbacce (come il mio) ha notevoli vantaggi. Innanzitutto le scarse cure, infatti essendo specie rustiche sono molto resistenti alla siccità e alle malattie, crescono rapidamente formando dei tappeti folti in poco tempo. Prendiamo ad esempio il pisello odoroso che fiorisce e sfiorisce in breve tempo, ben diverso il suo cugino selvatico, sempre in fiore, alttrettanto dicasi per i tarassaci, in fiore già nelle giornate assolate di gennaio, unica nota di colore del giardino invernale. Che dire di convolvolo e malva che sono le uniche cose che resistono a questi caldi.
L'effetto è notevole perchè mentre in natura nascono a caso, nel giardino si può provare a fare composizioni interessanti.
Nell mio giardino, il prato è formato da graminacee e trifoglio con qualche inserto di potentilla e prunella. A gennaio i tarassaci e le pratoline la fanno da padrone, col passare dei mesi il trifoglio inizia la sua grescita vigorosa e pure in questi giorni di arsura non dà problemi. Attulamente sono in via di naturalizzazione achillea, salvia pratensis, pulmonaria, primula veris, consolida. Cercherò a breve di introdurre geranium, erodium, centaurea, chicoria, papaverum. Ginestre ginestrine e lathirus sono già ben assetate, così come il prugnolo con i suoi figlioletti. Il maggiociondolo sta mettendo le radichette e speriamo che stavolta cresca. Il progetto futuro di composizione floreale sarà mettere l'alcea vicino alla malva selvatica. Un connubio di selvatico e importato.
Sto iniziando a leggere il giardino naturale di Robinson, uno dei primi teorici di accostamento tra specie autoctone e esotiche, tra le sue piante preferite vi è la calistegia (convolvolo dai campanuloni bianchi).
Le erbacce sono perlomeno da provare.