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Tutti i bonsaisti sono nippofili?

patrizia

Maestro Giardinauta
I bonsaisti, ma anche tutti gli appassionati di bonsai, sono anche appassionati di cultura estremo-orienatale, o in particolare giapponese?
So di essere un po' intrusa qui, la mia grande passione è per l'antico Egitto, (tutti gli altri sono barbari), allora come mi giustifico?
 

il conte verde

Maestro Giardinauta
Ciao, non credo che i bonsaisti siano tutti nippofili, almeno io non lo sono.
Ho grande stima dei Maestri giapponesi, credo che abbiano portato il bonsai a raggiungere la perfezione, ma forse è proprio questo il loro limite. Formano piante stupende che probabilmente nessun altro saprebbe educare così bene, io per primo so che non riuscirò mai neanche ad avvicinarmi ai loro capolavori e onestamente neanche ci provo, ma mi sembra che la loro ricerca di perfezione, basata sul rispetto di canoni ferrei, vada a scapito della fantasia, che rimane in qualche modo sacrificata.
Certamente io non sono in grado di capire la loro filosofia, le nostre culture sono troppo lontane e non solo per quello che riguarda il bonsai.
Io credo che ogni cultura abbia il diritto di esprimere il suo modo di fare bonsai, certamente studiando i cinesi che lo iniziarono e i giapponesi che lo svilupparono ma arricchendolo delle proprie esperienze ed estendendolo alle piante indigene, che gli orientali non prendono in considerazione.
Secondo me non sei intrusa e non devi giustificarti, fare bonsai non è alternativo alla passione per l’antico Egitto o per altre civiltà, io credo che il bonsai sia nato in più parti del mondo, quando popolazioni erratiche avevano la necessità di portare con sé piante medicinali e commestibili, coltivate in vasi. Gli orientali ne hanno fatto un’arte.
 

Greenray

Esperto di Bonsai
Come suppergiù dice anche il conte verde, gli orientali io li apprezzo ma non stravedo per le loro arti.
In genere mi lasciano stupefatto ed ammirato, ma non sono tentato ad imitarli sia perché riconosco i limiti miei e della nostra civiltà, ma anche perché alcuni traguardi pur apprezzabili non fanno una tal presa sui miei interessi da volerli raggiungere.
Quello che provocano è di farmi comprendere quanta strada ho ancora da fare per raggiungere obbiettivi molto più modesti come il conoscere meglio ciò di cui cerco con voi di discutere e se possibile mettere in pratica.

Molto spesso però anche un nostro contadino è capace di insegnarci una infinità di concetti e di esperienze, già sufficienti a saturare la mia capacità di raccogliere ed elaborare ciò che ascolto.
Il mio caro amico Francesco non ha veri bonsai, ma tutte piante fatte da se, nemmeno una comprata.
Le ha fatte nascere, crescere, le cura, le educa, senza velleità nè orientali nè bonsaistiche, ma con la sola gioia di vedere il bello. Ecco, io lo ammiro e quando parla pendo dalle sue labbra perché è come se ricaricasse gli accumulatori del mio sapere. Lui non ha modelli orientali, non ha maestri, forse non ha nemmeno gusti raffinati, ma chi va a trovarlo non può fare a meno di amare le sue piante.

Soprattutto agli inizi molti rimangono colpiti dai bonsai su roccia, è capitato anche a me.
Francesco ne ha realizzati diversi con roccie delle Apuane, con piante delle Apuane, con terra delle Apuane.
Non sono solo dei bonsai (quasi) su roccia, ma sono un mondo intero, su cui si posano le api a cogliere il nettare, gli uccellini per bere un po' d'acqua e vari insetti per far chissàche. Voglio dire che lo stile non è puro (forse come la pizza fatta all'estero), ma genuinamente toscano, genuinamente autoctono. Non una imitazione, uno "scimmiottamento", ma qualcosa fatto seguendo i propri, limitati gusti.
Gusti per forza barbari se visti da un orientale, che probabilmente nel vedere le piante di Francesco rabbrividerebbe come ho rabbrividito io vedendo chiamare pastasciutta della pasta incollata a dei piatti di plastica con rovesciato sopra del ketchup e del peperone giallo crudo per farla diventare "all'arrabbiata". Cosa vogliamo farci? Nulla, sarebbe inutile.
Rispettiamo le loro abitudini, ammiriamo il rispetto e la coerenza del loro agire, la bontà dei risultati, ma in quanto impegolarsi per voler diventare come loro, penso sarebbe tempo perso.
A tavola proviamo pure ad usare le bacchette, ma limitiamoci all'esercizio anche frequente, non facciamone un punto d'onore.
 

patrizia

Maestro Giardinauta
Grazie per le delucidazioni, già mi sento meglio!
Perché a me la cultura estremo-orientale forse incuriosisce, ma non convince per niente.
Certamente io non sono in grado di capire la loro filosofia, le nostre culture sono troppo lontane e non solo per quello che riguarda il bonsai.
I bonsaisti giapponesi forse, sono più conservatori perché, rispetto agli altri, sentono maggiormente il legame con una tradizione che è tutta loro.
Probabilmente hanno in consegna esemplari molto vecchi e preziosi, ormai divenuti opere d'arte irripetibili, quindi devono cercare di essere più rigorosi per non perdere quelle conoscenze utili alla loro manutenzione e salvaguardia.
Per chi non ha ereditato il pesante bagaglio è più facile anche esprimersi liberamente.
Mi piace l'idea che ogni cultura possa trovare un modo alternativo di fare bonsai (così come di fare pizza) e apprendo con piacere come le nostre filosofie occidentali, classiche o moderne possano creare qualcosa di nuovo, forse un'arte nuova, prendendo spunto dal sapere depositato da chi pratica già da millenni.
Questo ci permette anche di risolvere i problemi di natura etica legati a certe pratiche.

Voglio dire che lo stile non è puro (forse come la pizza fatta all'estero), ma genuinamente toscano, genuinamente autoctono. Non una imitazione, uno "scimmiottamento", ma qualcosa fatto seguendo i propri, limitati gusti.
Penso sia un gran traguardo!
Vorrei fosse quello il mio obiettivo: mantenere delle piante in vaso, cercando di farle crescere nel migliore dei modi (e si può anche discutere su quale sia questo modo ideale) studiando il lavoro di chi si è posto questo problema prima di me.
I bonsaisti giapponesi appunto.
Però il loro obiettivo principale era estetico, non pratico, come il mio.
Anzi, forse quello pratico era l'ultimo dei loro pensieri, era solo il mezzo con cui realizzare tutti gli altri obiettivi.
Ammirevole e consolatorio poter tenere un albero in casa:rolleyes:
Ma questi artisti, intenti a creare le loro opere combinando il lavoro con i materiali offerti dalla natura, esattamente come i pittori antichi, subivano anche il fascino dell'illusione di domare la natura?
 

Greenray

Esperto di Bonsai
Grazie per le delucidazioni, già mi sento meglio!
Perché a me la cultura estremo-orientale forse incuriosisce, ma non convince per niente.

Non credo che debba convincere, né essere per forza capita da chi è occidentale, la cosa ci è praticamente preclusa.

I bonsaisti giapponesi forse, sono più conservatori perché, rispetto agli altri, sentono maggiormente il legame con una tradizione che è tutta loro.

Un po' come per noi il "made in Italy": ne siamo orgogliosi nonostante ne facciamo parte solo in minima misura. E' l'immagine che il mondo ha di noi, ma ci rappresenta davvero? Secondo me no, ma insistiamo a vantarcene ugualmente e d'altronde è l'unica cosa che ci rappresenta (purtroppo c'è altro che ci rappresenta peggio).
Ciascuno di noi è convinto che tutto il mondo debba apprezzare incondizionatamente tutto ciò che italiano, lo stesso errore che commettono i cittadini di tutte le altre nazioni.
Potremmo a buon titolo vantarci dei nostri paesaggi, della nostra cultura, delle nostre opere d'arte se perlomeno le apprezzassimo davvero, se le conservassimo con cura, se perlomeno prestassimo ad esse un briciolo di attenzione, ma non facendo niente di tutto questo abbiamo il diritto di vantarcene?
Un po' come non essere minimamente sportivi ed invece esultare quando si vincono i mondiali: assurdo.
In oriente credo che perlomeno questa incoerenza non ce la imitino ancora, e che quindi il loro modello di vita e di esprimere l'arte vada rispettato, anche se ci è impossibile assorbirne il significato.

Probabilmente hanno in consegna esemplari molto vecchi e preziosi, ormai divenuti opere d'arte irripetibili, quindi devono cercare di essere più rigorosi per non perdere quelle conoscenze utili alla loro manutenzione e salvaguardia.
Per chi non ha ereditato il pesante bagaglio è più facile anche esprimersi liberamente.
Mi piace l'idea che ogni cultura possa trovare un modo alternativo di fare bonsai (così come di fare pizza) e apprendo con piacere come le nostre filosofie occidentali, classiche o moderne possano creare qualcosa di nuovo, forse un'arte nuova, prendendo spunto dal sapere depositato da chi pratica già da millenni.
Questo ci permette anche di risolvere i problemi di natura etica legati a certe pratiche.

Non concordo.
Naturalmente io stesso incoraggerei chiunque a provare a farsi la pizza, o la pastasciutta, ma premettendo che senza gli ingredienti originali il risultato sarebbe comunque un surrogato, una buffa e malriuscita imitazione di ciò a cui si può solo alludere, così come cucinare orientale con ingredienti importati, senza le conoscenze specifiche della cucina che ha la maternità del piatto da cucinare.
Certo per uno statunitense bere del dolce vino frizzante è forse più soddisfacente che bere un secco vino piemontese, ma a lui che importa della purezza dei grappoli, dell'origine dell'uva, del modo in cui si legano i tralci, delle antiche tradizioni regionali che fan si che le varietà di vini siano pressoché infinite, come le varietà di pesto ligure, distribuite su tutto l'arco di quella regione, con sapori diversissimi da paese a paese, da pinolo a pinolo, da basilico a basilico, da metodo a metodo.
Al bevitore distratto può bastare un Tavernello, ed qualunque pesto va bene, tanto di così buoni non ne ha comunque mai assaggiati.

Questi motivi non devono però essere un ostacolo a chi vuole avvicinarsi ad una cucina, a delle pratiche, a delle arti, a delle tradizioni ed anzi va incoraggiato, senza parò dar l'illusione che possa afferrarne la pienezza e tantomeno imitarla.

Secondo me quindi è sufficiente non chiamare pizza quella che alla pizza somiglia soltanto, come non vanno chiamati bonsai quelli che rigorosamente non lo sono e che tutt'al più possono essere virgolettati. Non banalizziamo le arti le tradizioni ed i costumi delle altre popolazioni, e visto che vorremo difendere le nostre da profanazioni barbare cerchiamo di non essere barbari noi per primi.

Penso sia un gran traguardo!
Vorrei fosse quello il mio obiettivo: mantenere delle piante in vaso, cercando di farle crescere nel migliore dei modi (e si può anche discutere su quale sia questo modo ideale) studiando il lavoro di chi si è posto questo problema prima di me.
I bonsaisti giapponesi appunto.
Però il loro obiettivo principale era estetico, non pratico, come il mio.
Anzi, forse quello pratico era l'ultimo dei loro pensieri, era solo il mezzo con cui realizzare tutti gli altri obiettivi.

Non solo loro!
Il loro obbiettivo credo fosse duplice, quindi anche pratico, per potersi portare appresso le loro piante durante i viaggi.

Ammirevole e consolatorio poter tenere un albero in casa:rolleyes:
Ma questi artisti, intenti a creare le loro opere combinando il lavoro con i materiali offerti dalla natura, esattamente come i pittori antichi, subivano anche il fascino dell'illusione di domare la natura?

Acc, Patrizia, quanto mi fai scrivere!
Mi consola un po' poco il pensare che fummo fatti per viver noi in casa degli alberi ed oggi invece costringiamo gli alberi a vivere in casa nostra, dove per giunta sentiamo la loro mancanza ....non corrisposta.

Per quanto ho compreso io della mentalità orientale (cioè poco) essa è piena di quelli che per noi, filtrati da una cultura decisamente diversa, appaiono dei contrasti stridenti: amore della natura e allo stesso tempo crudeltà. Credo che in oriente la natura sia sostanzialmente rispettata più che da noi, ma che al tempo stesso non abbiano pietà per gli esseri viventi, quando è il momento di fare delle scelte. Non credo che sia pragmatismo, né cecità, né altro di facilmente definibile, credo che sia solo diversità e che ovviamente è relativa.
 
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il conte verde

Maestro Giardinauta
Tanti spunti interessanti, difficile seguirli tutti e forse per il modo ideale di far vivere le piante in vaso si potrebbe aprire un’altra discussione che sarebbe più partecipata di questa.

Ma questi artisti, intenti a creare le loro opere combinando il lavoro con i materiali offerti dalla natura, esattamente come i pittori antichi, subivano anche il fascino dell'illusione di domare la natura?

Credo che sia profondamente radicato nel genere umano il desiderio di domare la natura, che è madre finché ci fa comodo e diventa matrigna quando non ci è utile. In bonsai, almeno finché non si arriva a certe esagerazioni, che personalmente non condivido, più che domare la natura io vedo grande rispetto ed ammirazione, con forse un po’ di paura per la sua grandiosità ed un desiderio, magari anche un po’ infantile, di riportarla a dimensioni umane e quindi più facilmente gestibili, e in qualche modo più “ordinate”. In fondo è un’esasperazione di quello che si cerca nell’allestimento del proprio giardino, una zona in qualche modo tranquilla, dove stare in contatto con la natura senza esserne travolti e dove poter trasgredire serenamente alla prima legge della natura, che è quella della selezione naturale.
In tutti i casi, il mondo bonsai è secondo me un mondo molto vasto, con zone chiare e zone decisamente oscure, credo che la sensibilità di ognuno di noi possa indicare la via da seguire, in pace con la propria coscienza.

@ Greenray
Se puoi, un carissimo saluto al tuo amico Francesco, anche se non ci conosciamo mi sembra che moltissime cose ci accomunino.
 

francobet

Moderatore Sez. Bonsai
Membro dello Staff
assolutamente no.
io sono un italianofilo e ne sono contento.
la cultura del sol levante è attraente, interessante però è inutile che tentiamo di inoltrarci e scimmiottare in quello che loro hanno da millenni dentro, parlando di visione dei bonsai e della natura.
loro vanno, nel periodo della fioritura dei prunus, in un famosissimo parco per passare ore liete in meditazione con la persona amata, ma in modo composto e corretto.
noi riempiremmo, sicuramente, l'erba di cartacce, bottigliette,resti di pasti pantagruelici, i bambini giocherebbero a calcio usando due alberi come porte....

siamo troppo distanti da loro per cercare di emularli.
io comunque, non sono un nippofilo.
ovvio che con questo non intendo IN NESSUN MODO denigrare questa cultura.
 

francobet

Moderatore Sez. Bonsai
Membro dello Staff
per portarti un altro esempio, quello dei suiseki.
sono quelle pietre che in qualche modo sono correlate ai bonsai.
loro per renderle liscie, dare quella patina particolarissima li accarezzano tutti i giorni sfergandoli far le mani, e il calore e il leggero unto delle mani, conferisce a queste pietre una caratteristica unica.
cosa che prosegue per anni ,anni anni......sfrega, sfrega, sfrega, li lasciano fuori sotto i bancali e sfregano..
nel rssto del mondo, ci sono un sacco di artifizi per ovviare al tempo, perchè abbiamo nel DNA la fretta, la smania..il demonio dentro!!!
quindi usiamo spazzole con trapano, olio di vaselina, glicerina, acidi, sabbiature!!!!

ma il tempo dei giapponesi, quello no.
 

patrizia

Maestro Giardinauta
Potremmo a buon titolo vantarci dei nostri paesaggi, della nostra cultura, delle nostre opere d'arte se perlomeno le apprezzassimo davvero, se le conservassimo con cura, se perlomeno prestassimo ad esse un briciolo di attenzione, ma non facendo niente di tutto questo abbiamo il diritto di vantarcene?
Ovviamente ce ne vantiamo perché ne facciamo pubblicità in questo modo, o meglio, propaganda, una manovra commerciale insomma.
E il ritorno in cassa di tale politica c'è, si vede, si sente e paga pure!
Dovrei aggiungere un "purtroppo", perché quando un patrimonio come il nostro viene trattato così sarebbe meglio appartenesse ad altri più rispettosi.
Un esempio: in certe zone d'Italia, come la Riviera Ligure, ma potrei dirne altre, si opera uno sfruttamento indiscriminato delle risose, fra le quali la fama che questo ambiente ha maturato durante la storia recente.
In pratica i posti sono famosi e rinomati, i turisti arrivano comunque, anche trattandoli malissimo e anche trattando nello stesso modo l'ambiente e il patrimonio naturale e artistico, intanto... finché dura....

Non concordo.
Naturalmente io stesso incoraggerei chiunque a provare a farsi la pizza, o la pastasciutta, ma premettendo che senza gli ingredienti originali il risultato sarebbe comunque un surrogato, una buffa e malriuscita imitazione di ciò a cui si può solo alludere, così come cucinare orientale con ingredienti importati, senza le conoscenze specifiche della cucina che ha la maternità del piatto da cucinare.
Sull'originalità degli ingredienti si potrebbe fare un lungo discorso, dal quale uscirebbe sconfitta la maggior parte delle pizze italiane, cioé prodotte in Italia, oppure vittoriosa la maggior parte di quelle prodotte all'estero:rolleyes:
Non sono però così integralista nel giudicare la pizza, sia estera che Italiana non DOCG, non sempre è un surrogato, una buffa e malriuscita imitazione, a volte è quello che è stata per noi dal momento della sua invenzione, cioé un ottimo pasto, ben equilibrato, fatto di ingredienti semplici, un modo per farcire il pane rendendolo un alimento completo...
Il senso della pizza in questo modo, oltre a quello sicuramente originale di andarla a mangiare a Napoli e dintorni, è anche quello di fornire al mondo intero una certa filosofia del cibo:rolleyes:

Secondo me quindi è sufficiente non chiamare pizza quella che alla pizza somiglia soltanto, come non vanno chiamati bonsai quelli che rigorosamente non lo sono e che tutt'al più possono essere virgolettati. Non banalizziamo le arti le tradizioni ed i costumi delle altre popolazioni, e visto che vorremo difendere le nostre da profanazioni barbare cerchiamo di non essere barbari noi per primi.
Ok, su questo siamo d'accordo, virgolettiamo nell'attesa che qualcuno possa coniare un altro nome?
"pizza", pane steso e condito (all'italiana)
"bonsai", pianta in vaso (alla giapponese)
 
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patrizia

Maestro Giardinauta
In fondo è un’esasperazione di quello che si cerca nell’allestimento del proprio giardino, una zona in qualche modo tranquilla, dove stare in contatto con la natura senza esserne travolti e dove poter trasgredire serenamente alla prima legge della natura, che è quella della selezione naturale.
Mi hai fatto ricordare che domare la natura era proprio uno dei principali obiettivi dei meastri giardinieri dei giardini all'italiana, quelli del Rinascimento e manieristi.
E a pensarci bene anche dei giardinieri inglesi, i quali, col loro imitare il paesaggio naturale al chiuso di un giardino, facevano, all'occidentale, quanto i maestri bonsaisti stavano facendo in Oriente, questi cimentandosi con una pianta sola e il suo piccolo intorno, quelli estensivamente, a perdita d'occhio.

Però da questo discorso che si amplia, già intendo come l'aspetto del "domino" sia più "nostro", da rintracciare nelle radici classiche della cultura europea, per questo di fronte ad un'arte così diversa e piena di perché, noi occidentali andiamo subito a mettere il dito sull'eticità prima, e sulla manifestazione di potenza poi...

loro vanno, nel periodo della fioritura dei prunus, in un famosissimo parco per passare ore liete in meditazione con la persona amata, ma in modo composto e corretto.
noi riempiremmo, sicuramente, l'erba di cartacce, bottigliette,resti di pasti pantagruelici, i bambini giocherebbero a calcio usando due alberi come porte....

siamo troppo distanti da loro per cercare di emularli.
Ecco, appunto, la fioritura dei ciliegi, eh sì...:rolleyes:
Nella diversità c'è qualcosa da imparare

Ho letto anche questo vecchio topic, in cui già avevo trovato molte risposte alle mie domande, che, in fondo, sono un po' quelle di tutti quanti stanno al di fuori e guardano:
http://forum.giardinaggio.it/bonsai/...nfessarvi.html
 
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patrizia

Maestro Giardinauta
Mi piacerebbe leggere quanto è nippofilo Dragstar, perché dal suo avatar sembra molto.
Naturalmente mi interessa anche leggere il parere di tutti quanti non abbiano ancora partecipato a questa discussione.
Avanti!:eek:k07:
 

GORLA

Florello Senior
io con le capacita .sono lontana anni luce ,ma se vedo oggetti e atmosfere giapponesi ho cinesi di altri tempi ,per esempio delle vecchie dinastie ,ho costumi ,io mi sento coinvolta mi danno pace ,giardini zen ,io casa mia incenso petali di fiori e oggetti vari mi circondano ,sono un po matta io abbraccio alberi maestosi mi sento di farlo sento un grande trasporto ,rimango senza parole nel vedere certi bonsai ,lo so dovrei andare da uno bravo,e forse perche mio marito era cintura nera di karate ,con un maestro italianissimo ,ma che adorava la cultura e il cibo in tempi lontani quando a milano non si vedevano cinesi per le vie ,la loro pazienza il rispetto del tempo ,noi prendiamo le strade piu corte ,ci imbrogliamo ,ma se non nasci cinese ho giapponese puoi diventarlo ....????credo di no,spero di avervi fatto capire cio che penso ciao anna
 

aurex

Esperto di Bonsai
bella discussione....purtroppo non ho molto tempo per leggere tutti....ma credo di aver afferrato le vostre idee e i vostri punti di vista....sono pienamente daccordo con Franco ...la loro cultura..il loro amore profondo ed incommensurabile per la natura...il rispetto assoluto che i nipponici hanno per la stessa è assolutamente irraggiungibile per la nostra civiltà...è di li che nasce l'arte del bonsai....
io leggo tanto sul bonsai...e credo che per fare bonsai..italiano o occidentale che sia .....bisognerebbe cmq avere il dono della loro ispirazione .....personalmente se potessi andrei volentieri a vivere in una bella ed incontaminata provincia giapponese....
 

dragstar

Giardinauta
Mi piacerebbe leggere quanto è nippofilo Dragstar, perché dal suo avatar sembra molto.
Naturalmente mi interessa anche leggere il parere di tutti quanti non abbiano ancora partecipato a questa discussione.
Avanti!:eek:k07:



Non penso di essere nippofilo..del Giappone, della sua storia, delle sue usanze e tradizioni conosco ben poco.
Ammiro comunque i "japanese" per ciò che hanno saputo fare e per la loro tenacia e dignità. E’ un popolo che è caduto più volte, e a volte cade ancora (vedi la recente Fukushima), ma si rialza sempre e corre sempre più forte. Forse da loro c'è qualcosa da imparare!
Comunque, nippofilo o no, questa “faccenda” dei bonsai mi fa star bene e ogni attenzione che dedico alle mie piante è come se la dedicassi a me stesso. per questo anche se l'avessero inventata i Norvegesi piuttosto che gli Esquimesi, sarei lo stesso qui a potare, cimare, rinvasare, concimare, innafiare ecc. ecc.
Ciao:Saluto:

P.S.
il mio avatar è il simbolo del bonsai scritto in caratteri Kanji.
Il mio nick-name è il nome della mia moto (anch’essa giapponese-coincidenza)
 

aurex

Esperto di Bonsai
cito alcune frasi uscite ultimamente su di un articolo scritto da A. Ricchiari...:

""""""Ho imparato ad amare il Giappone negli anni. L’ho apprezzato poco per volta. E’ l’Impero dei segni, è la patria dell’estetica, di un’estetica purissima ed essenziale, è la terra dei dettagli, della perfezione e se esistesse una perfezione assoluta
oserei dire: della perfezione assoluta.
E’ un mondo a sé stante. Se qualcuno, non ricordo chi, ha detto che Dio è nei particolari, il Dio di quella Terra è rappresentato in tutta quella infinità di particolari che riempiono il quotidiano. La perfezione anche nel superfluo, nell’effimero, nel
minuzioso. Quan to un occidentale può capire? Quanto può penetrare questa civiltà? E’ da notare che l’aspetto “tradizionale” sia inserito in un corpo sociale dotato anche di tratti “moderni”. In Giappone, qualità come “spirito di appartenenza” e “senso dell’onore” contraddistinguono ogni gruppo. L’abilità personale ed i risultati effettivi contano molto di più della provenienza familiare. Ha
scarsa importanza che un individuo sia nato in una famiglia ricca o potente oppure in una di contadini. La valutazione di un individuo viene fatta in base alla sua attività più che alla sua origine.
L’attaccamento al gruppo contribuisce in maniera determinante all’identità sociale di un individuo. Questo implica lealtà verso il proprio gruppo. I giapponesi sono abituati a considerare l’ordine gerarchico come il principio fondamentale di
organizzazione sociale. Questo modo di vedere si manifesta ovunque nelle attività di gruppo, ed è bene esemplificato dal concetto giapponese di democrazia.
I giapponesi intendono per “democrazia” un sistema che dovrebbe stare dalla parte dei deboli, o degli inferiori, e in cui, in pratica, ogni decisione dovrebbe esser presa anche in base al consenso di coloro che occupano i livelli più bassi della gerarchia (sic!)
.""""

:Saluto::Saluto::Saluto:
 

Albicoccus

Giardinauta Senior
sono bonsaista da poco ma mi ha sempre attirato la cultura cinese , perché e' li che nasce il bonsai , e mi piacerebbe , un giorno, andare a vedere i giardini dei grandi maestri bonsaisti , anche se preferirei sviluppare un mil stile .
 

patrizia

Maestro Giardinauta
L’abilità personale ed i risultati effettivi contano molto di più della provenienza familiare. Ha
scarsa importanza che un individuo sia nato in una famiglia ricca o potente oppure in una di contadini. La valutazione di un individuo viene fatta in base alla sua attività più che alla sua origine.
Sarebbe proprio un bel posto se fosse davvero così, ma sinceramente ne dubito...
Non sono mai stata in Giappone, né ho mai studiato approfonditamente le società estremo-orientali, quindi non so come stanno le cose adesso, e nemmeno riesco a farmene un'idea sufficiente.
Però in passato anche la società giapponese era severamente stratificata, con una famiglia reale circondata da famiglie nobili, e nell'una e nelle altre tutti erano molto attenti all'ereditarietà dei titoli.
Gli stessi mali delle nostre culture occidentali in pratica.
Può darsi che le cose siano cambiate dai tempi degli imperatori di Edo, come del resto sono cambiate qui, anche se il sangue e i nomi hanno sempre il loro peso.
 
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