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rinvaso: dubbi da risolvere

Lucia

Aspirante Giardinauta
Cari amici,
perdonate l'abbondanza di messaggi che spedisco in questi giorni, ma essendo a casa con la laringite ho come unica via di espressione la scrittura (sono infatti senza voce e non posso neanche telefonare). Detto questo, scusate la parentesi personale, vorrei porvi un quesito concernente i rinvasi. Faccio prima due premesse. La prima premessa è che sarebbe sempre interessante sottolineare le differenze tra la coltivazione in vaso e quella in piena terra; la seconda è che nella mia esperienza, fatta eccezione per alcune piante preziose e difficili come la paeonia, i rinvasi, naturalmente se eseguiti con cura e delicatezza, non causano gravi problemi alle piante, qualunque sia il momento in cui sono effettuati. E, soprattutto, mi sembra più rischioso per una pianta appena acquistata, vivere soffocata per qualche mese in un vaso microscopico, quale quelli utilizzati di norma dai vivaisti, piuttosto che subire un rinvaso immediato e fatto con cura. Mi rendo conto però che questa affermazione poco ortodossa è ingiustificabile dal punto di vista del giardiniere accademico. Vorrei capire meglio da voi qual'è il periodo giusto per effettuare il rinvaso. Personalmente mi ero fatta la convizione che per la maggior parte delle piante fosse meglio evitare di rinvasare nel periodo vegetativo ed aspettare il periodo di riposo, però mi sono venuti dei dubbi leggendo la risposta di Ezio sull'edera, che pure è una pianta "da combattimento" che non teme niente e nessuno. Altro dubbio sui rinvasi. Qual'è la giusta tecnica per effettuarli? Io solitamente lascio asciugare il terriccio per poter sfilare il pane di terra senza danneggiarlo e poi, dopo aver effettuato il trapianto, annaffio abbondantemente. In alcune riviste invece, ho letto che occorre estrarre il pane di terra umido per "pulire" il più possibile le radici prima del trapianto. Occorre forse distinguere tra rinvaso necessario per ragioni di sviluppo radicale e rinvaso necessario per impoverimento del terriccio? In quest'ultimo caso, qual'è la giusta frequenza per rinvasare, ovvero, ogni quanti anni è indispensabile cambiare il terriccio? Vorrei conoscere la vostra esperienza a riguardo. Ciao, Lucia.


[This message has been edited by Lucia (edited 11-12-2000).]
 
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Mariangela

Guest
Cara Lucia,

io credo che nel giardinaggio succeda come in medicina: ci sono sempre due scuole di pensiero. La mia scuola di pensiero è che i rinvasi vadano sempre fatti quando, anche a un occhio inesperto come il nostro (giardinieri non accademici), risulti evidente che il vaso non è adeguato alla pianta, o perché appena la tocchi si ribalta, o perché le radici fuoriescono da tutte le parti, o per altri motivi che ti fanno proprio capire che così com’è la cosa non funziona. Io proprio oggi ho trovato finalmente il tempo di andare a comprare il terriccio e ho fatto dei rinvasi:
1) Ho rinvasato una radice di peonia arbustiva (ma questa è una bugia, l’ho rinvasata una settimana fa, ma è lo stesso), ricavata da una vecchia peonia che ha dovuto traslocare.
Sarà messa a dimora il prossimo autunno, come consigliato da Alice Harding, una grande peonista del principio del ‘900, perché adesso non è possibile (il giardino che l’accoglierà si trova in montagna). Nel frattempo vedremo cosa farà. E’ interessante tenerla sotto osservazione. Il vaso era molto grande e profondo, ma appena bastante per contenere le radici senza rovinarle.

2) Ho messo in un vaso decisamente più grande una talea di Hydrangea macrophilla fatta questa primavera, affinché passi meglio l’inverno. Anche lei andrà in montagna. Questo settembre ho acquistato un Hibiscus mutabilis, che la letteratura mi dice non essere rusticissimo. Siccome il terreno è ancora fradicio, a causa delle piogge ininterrotte dalle mie parti (altopiano carsico) e non lo posso mettere a dimora definitiva, l’ho messo in un vaso di plastica nero molto più grande, nero perché attiri i raggi del sole e grande abbastanza da consentire una bella barriera di terra protettiva attorno alle radici. Se mi passa l’inverno così, per il futuro non ci saranno problemi.
Ugualmente ho messo in un vaso più grande un anemone japonica nato da seme e che è già fiorito quest’estate, che prenderà la stessa strada di montagna.
Non sempre quando si fanno i rinvasi va tutto liscio, cioè, com’è successo anche oggi all’anemone, la terra fradicia si è staccata dalle radici. Secondo i manuali questo non dovrebbe succedere, in realtà a me è successo tante volte e mi è sempre andata bene, meno che con le rose non a radice nuda.
Il trapianto di rose non a riposo è delicato, e il pane di terra non deve assolutamente essere intaccato. Io di rose ne ho trapiantate tante, da vaso a terra piena, da terra piena a terra piena, da vaso a vaso. Solo quando mi si è rotto il pane di terra ho avuto problemi, nel senso che la rosa non mi è morta, ma ha ritardato di una stagione la fioritura.

3) Stamattina ho acquistato delle piante da appartamento, che erano in vasetti ridicoli, e le ho subito trapiantate, anche questo faccio sempre, in qualunque stagione le comperi, e ho sempre avuto successo. Peraltro anche la letteratura dice che da vaso il trapianto è sempre possibile, meno il 25 dicembre e il 15 agosto, aggiungeva un mio maestro di giardinaggio, per scherzare. Trapianto dopo l’acquisto, bada bene. Il trapianto invece di una pianta che hai in casa, si fa solo in primavera, quando la pianta riprende un ciclo stagionale. Per sapere ogni quanto si debba trapiantare, non ci sono leggi fisse per le piante d’appartamento, meno una che mi sembra valida pressoché per tutte: il vaso deve essere appena una misura più grande del precedente. Un buon libro cui fare riferimento è “Piante d’appartamento” delle Guide Compact DeAgostini, 35.000 lire.

Come vedi sono finalmente riuscita ad aggregarmi al gruppone. Auguri per la tua laringite!
Mariangela
 

Lucia

Aspirante Giardinauta
Cara Mariangela, grazie per la risposta carica di approfondimenti ed esperienze personali (sei veramente un ottimo acquisto per il forum). Riguardo alle piante d'appartamento, non ho esperienza, avendo fatto la scelta di coltivare solo piante da esterno, scelta questa dettata più che altro da motivazioni pratiche, anche se le orchidee mi incuriosiscono molto e penso che presto ci proverò (sto seguendo infatti con interesse la corrispondenza tra Ugo e Paola-Luna sulle orchidee). Inoltre, la mia esperienza è limitata al passaggio vaso-vaso, essendo tutte le mie piante coltivate in vaso sul terrazzo. Comunque, è vero secondo me che con il tempo si acquisisce la capacità di intuire le esigenze della pianta indipendentemente dalle regole che si trovano sui libri. Mi viene in mente quanto Pizzetti più volte ha scritto sull'argomento innaffiature (hai letto "Pollice Verde?"). E cioè che la domanda 'quanto innaffiare' è indice dell'inesperienza di chi la fa ed altre considerazioni piuttosto forti, anche un pò esagerate come sua simpatica abitudine, sulla personalità di costui/ei.
Mi interessa anche avere da te dei suggerimenti su buoni libri da leggere.
Per esempio, dove hai preso la citazione sulle paeonie? Hai un libro sul tema? Purtroppo a Padova non esistono librerie specializzate in giardinaggio e gli scaffali tematici delle principali librerie sono stati da me già a lungo esplorati alla ricerca di buoni libri. So che a Milano esiste una libreria specializzata che vende anche per corrispondenza (ho richiesto il catalogo al Flormart). Hai mai provato a comprare libri dal web? Ci sono moltissimi titoli. Rivolgerei la questione libri anche agli altri partecipanti del forum per sapere quali sono le loro fonti di informazione. Anche nella rivista che ci ospita sarebbe bello vedere qualche recensione di libri. Infatti, non vorrei sbagliare, ma non mi pare che ci sia un'apposita rubrica. Ciao, Lucia.
 
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