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Piccole e grandi curiosità sui nostri amati fiori...

B

bianca62

Guest
Leggendo e curiosando in giro ho appreso che dietro a ogni fiore e pianta si celano leggende, storie, poesie, aneddoti, simbologie ...
Mi piacerebbe condividere in questo 3d informazioni con tutti voi.
Inizio con la regina dei fiori (così definita per la prima volta dalla poetessa Saffo): La Rosa

Si racconta in India che la Dea Lakchmi, la donna più bella del mondo, nacque da una grande rosa. In Oriente fu il fiore sacro alla Dea della gertilità.
In America le rose furono coltivate dagli antichi Inca e dai Peruviani e i rosai erano denominati come "i cespugli del sole".
Gli imperatori Persiani si cingevano il capo con preziosissime corone realizzate con petali di rose cuciti tra loro con rafia di tiglio.
I Greci usarono l'espressione, poi latinizzata in "sub rosa" sotto la rosa, per indicare un fatto segreto e misterioso. Le rose divennero quindi il simbolo della segretezza ed il termine "sub rosa" si tramandò dall'antichità al medioevo. Infatti quando una conversazione doveva svolgersi in segreto si usava appendere al soffitto una rosa. Da qui l'uso di adornare i soffitti con rosoni di stucco.
Nel mondo germanico, mondo di guerrieri, con il termine "roselline" si indicavano le ferite sanguinanti degli eroi e simbolicamente il campo di battaglia era denominato "giardino delle rose".
:Saluto:
 

verdiana

Esperta Sez. Identificazioni
Ma grazie!:hands13: Molto interessante questo 3d ..intanto ti ringrazio e poi vedo di aggiungere qualcosa.:D
 

Datura rosa

Guru Master Florello
Bello, mi piace....

Io inserisco qualche curiosità su:


Oleandro (Nerium oleander)


E’ detto anche Mazza di San Giuseppe: dai Vangeli Apocrifi secondo i quali i pretendenti della Vergine Maria dovettero deporre sull'altare una verga; quella portata da San Giuseppe, fatta di oleandro, germogliò appena deposta, facendo ricadere su di lui la scelta.
Per la sua diffusione l’Oleandro è pianta comune dai tempi dei tempi ed ha sempre colpito l’immaginazione collettiva. E’ spesso cantata in poesie (L’Oleandro – D’Annunzio - E chi recise all'oleandro un ramo? Piccolo stagno – Garcia Lorca – Mi specchiai nei tuoi occhi pensando all’anima tua. Oleandro bianco ), inserita in canzoni (Celentano: Cerco un po' d'Africa in giardino, tra l’oleandro e il baobab) e assurta a oggetto di metafora di vita (Nel film Il pesce innamorato di Leonardo Pieraccioni).

Ma, attenzione, la pianta è tossica per qualsiasi specie animale (occorre evitare persino di inalare il fumo prodotto dalla combustione dei residui della potatura). Provoca tachicardia con aumento della frequenza respiratoria a causa del contenuto di oleandrina e nerioside, due glucosidi cardiaci particolarmente dannosi a livello respiratorio, gastrointestinale e cardiaco.
Si narra, a tale proposito, che alcuni soldati napoleonici che ne usarono i rami a mo’ di spiedo per arrostire le carni durante le campagne militari morissero avvelenati e che un tempo l’infuso di Oleandro fosse usato, con esitino spesso tragici, nelle pratiche abortive.
Sembra, inoltre, sia di moda in Sri Lanka uscire di casa stressati e ingoiare un seme di oleandro giallo (Thevetia peruviana). Vandana Shiva, fisica ed economista indiana come pure uno tra i massimi esperti internazionali di ecologia sociale, racconta che gli agricoltori indiani che si trovano nell’impossibilità di far fronte ai propri debiti, si suicidino in questo modo. Basta un seme di oleandro giallo, infatti, a interrompere il battito cardiaco.
Questo aspetto negativo della pianta è stato utilizzato anche nella narrativa e nelle varie trasposizioni cinematografiche Nel film White Oleanden (con Michelle Pfeiffer e Renéè Zellweger) l’arma del delitto è un veleno estratto dall’oleandro.

Sicuramente per quanto precede, nel linguaggio dei fiori l’Oleandro significa diffidenza e morte e non viene consigliato di farne dono. :fischio::lol:
 
B

bianca62

Guest
La leggenda dell'Aquilegia
Nella corte di Monza viveva Rutibando, principe longobardo, sposato con la principessa Teodagne; quanto Rutibando era lussurioso e prepotente, Teodagne era casta, rassegnata e paziente; il martirio al quale, ogni giorno, era sottoposta la santa principessa, mosse così a sdegno tutto il reame che un gruppo di nobildonne longobarde si presentò a Teodagne, dicendole che avevano deciso di uccidere Rutibando. Teodagne si oppose e allora le nobildonne si recarono da un mago, certo Abracadabra, che decise di trasformare il prepotente principe in un fiore, " in un fiore, però, ridicolo e buffo, che non sarà accarezzato da nessuna donna né colto da alcun innamorato". Il principe Rutibando fu così tramutato nell' Aquilegia, fiore grottesco e ricco di corna, ancora oggi rappresentante delle corna maschili e femminili. Quello dai fiori bruni è dedicato ai mariti, quello dai fiori rosei è consacrato alle mogli, ma bruno o roseo è sempre fiore cornuto, che nessun amante osa offrire alla sua bella e che nessuna bella osa presentare all'amante; fiore che incarna un'antica e sacrosanta vendetta delle donne longobarde.

:Saluto:
 

lora

Maestro Giardinauta
La passiflora

Sulla cima del Golgota si fece buio, la terra tremò, il velo del tempio si scoperchiò…
Nell’oscurità si stagliava la sagoma di tre croci, sinistramente illuminate dai bagliori che si rincorrevano all’orizzonte. Dalle croci pendevano tre uomini che altri uomini avevano voluto così crudelmente portare alla fine della vita.
Passiflora ClaraLuna - foto di Maurizio Vecchia.jpg


Poco più sotto una centuria di soldati romani precedeva una folla di donne e uomini poco prima vocianti ed ora cupamente silenziosi. La lancia del centurione affondò nel costato dell’uomo che pendeva al centro della scena. Ne uscì un fiotto di sangue, ma nessun lamento fu proferito dalle labbra del crocifisso.
Ancora qualche ora e sarebbe calata la notte, una notte in cui la luna sarebbe apparsa nel suo splendore, non fosse stata essa coperta dalle nuvole che sembravano fare da pietoso sfondo alla scena di morte.
La folla si era sciolta ed ognuno era tornato alle sue cure quotidiane. I soldati se ne erano andati. Alle luci del giorno che si spegneva qualcuno si avvicinò alle croci. Un uomo accostò una scala di pioli al palo che sosteneva il corpo che si trovava in mezzo. Con una tenaglia rimosse i chiodi che ancoravano le mani dell’estinto alla trave
Passiflora BlueDesire - foto di Maurizio Vecchia.jpg
posta di traverso. Poi estrasse il chiodo che trapassava i piedi fissandoli ad una tavoletta attaccata al palo. Il corpo penzolò per qualche minuto, inerte, sostenuto da un altro uomo che lo resse finché furono tagliate le corde che legavano le braccia alla croce. Una donna stese un lenzuolo sul quale il corpo fu deposto e composto con umana pietà. Essa deterse il sangue rappreso dalle ferite, tolse la cruda corona di spine che ancora avvolgeva la testa ed unse tutto il corpo con olio e mirra. Infine il lenzuolo fu avvolto intorno al corpo e la triste carovana si diresse verso il sepolcro. In una borsa furono riposti i chiodi e la corona di spine, mesta reliquia di un crudele rito.

Avvolto nel sudario il corpo fu messo in una grotta, adagiato mollemente sulla roccia che ne formava il pavimento. Un ultimo sguardo, il tocco di una mano pietosa, poi tutti uscirono.
Passiflora Vivacemente - foto di Maurizio Vecchia.jpg

Il luogo era leggermente scosceso. A monte dell’imboccatura della grotta era appoggiata un’enorme pietra dall’aspetto di una macina. Con l’aiuto di due grossi pali essa fu fatta rotolare in modo da ostruire completamente l’ingresso della grotta stessa. Un breve conciliabolo. La borsa contenente le reliquie fu sepolta in un breve spazio terroso che si trovava accanto alla grotta. Poi ognuno si allontanò. Rimasero sul posto soltanto due guardie che avevano ricevuto l’incarico di sorvegliare che nessuno si avvicinasse, che nessuno profanasse la tomba dove Gesù di Nazareth aveva trovato l’ultima pace. Assonnate ma vigili affrontavano la notte…
Ma qualcosa si mosse, piano piano, dalla terra smossa, laddove fu seppellita la borsa, nacque una pianta che via via prese a crescere lungo il pendio che sovrastava la grotta. Continuò a crescere la notte, il giorno seguente ed ancora la notte successiva. All’alba del terzo giorno, quello che le Scritture indicavano quello del miracolo, il sole si levò con un bagliore insolito. E crebbe e crebbe da dietro le colline e la luce divenne così intensa che le guardie, sbigottite, persero i sensi.
Dalla luce, come fosse una strada, emerse la figura di un angelo il quale, giunto alla grotta, toccò la mola, che rotolò via come fosse di carta. Poi l’angelo svanì, la luce ridivenne normale così come il disco del sole che risplendeva sulla città di Gerusalemme.

Dall’apertura della grotta una figura umana emerse avvolta nel bianco sudario.
La pianta aveva coperto con le sue fronde tutta l’area che circondava l’ingresso della grotta.
Passiflora edulis Sims - foto di Maurizio Vecchia.jpg

Uscito dalla grotta l’uomo mise una mano sopra gli occhi per ripararsi dall’abbaglio e si appoggiò con l’altra sulla pianta che ricopriva il declivio. Poi la guardò e disse: “A questa pianta lascio un messaggio. Deve raccontare al mondo la mia vita terrena e la mia passione” Subito sbocciarono decine di fiori, verdi come la speranza di un nuovo mondo, azzurri come il cielo che sovrasta ed illumina la terra, bianchi come il sudario che aveva accompagnato Gesù di Nazareth nella tomba. E lì si potevano vedere i 12 apostoli, gli amici che avevano ed avrebbero accompagnato il Cristo nella sua missione. Ed il flagello con cui il Nazareno venne percosso, la corona le settanta spine che aveva ornato la sua divina testa ed i 3 chiodi che avevano trapassato le sue carni, ma che d’ora in avanti avrebbero portato il seme della vita e le cinque gocce di sangue che uscirono dal costato nel giorno del supplizio. Si potevano osservare sul rovescio dei sepali le monete, il prezzo del tradimento.
Poi si allontanò e si diresse verso le pie donne…i fiori cominciarono a chiudersi e gli apostoli a proteggere il mistero della passione di Cristo.


Autore: Bruno Gaspari
 

new dawn

Guru Giardinauta
I gigli di Santa Restituta (Pancratium Maritimum)

Narra un'antica leggenda che un giorno, spinta dai venti e dalle correnti marine, giunse nella baia di San Montano ad Ischia una barca nella quale giaceva il corpo della giovane martire Santa Restituta.
Appena la barca toccò la spiaggia di San Montano, per incanto si riempì tutta di gigli bianchi.
Da allora per la festa della santa i fedeli raccolgono sulle spiagge questi bellissimi fiori, che di sera sprigionano un intenso profumo.
Il nome popolare associato a Santa Restituta è usato solo nell'isola d'Ischia.
 

verdiana

Esperta Sez. Identificazioni
La calendula
Gli antichi Greci usavano i fiori di calendula come decorazione nelle feste e li intrecciavano in ghirlande per coronare gli eroi.
Secondo una leggenda, Calta, una giovinetta greca innamoratasi di Apollo , il dio del Sole, usava rimanere nei campi tutta la notte in attesa del primo raggio di sole. Consumata dall’amore, si ammalò e morì
Nel punto dove aveva trascorso le sue notti in attesa, apparve la calendula(detta anche calta), la cui corolla ha il colore del sole.
Secondo un'altra leggenda, 4 ninfee dei boschi, accapigliatesi perché tutte e quattro innamorate di Apollo, furono trasformate in fiori di calendula da Artemide, sorella del dio.
Poiché il fiore di calendula ricorda l’irraggiarsi della grazia, fù consacrato alla Madonna.
Nell’Inghilterra elisabettiana le donne si adornavano con ghirlande di calendula ai banchetti e alle nozze, e i giovani inviavano cestini di calendule alle fanciulle del loro cuore.
La calendula fu anche usata in pratiche magiche inglesi e serbe x filtri d’amore.
In india le calendule sono chiamate “Erba del sole” e sacre alla dea Mahadevi. Ne vengono intrecciate ghirlande nella festa a lei dedicata.
E’ una pianta “barometro” infatti si apre alla sette e si chiude alle sedici se il tempo è secco. Se l’aria è umida o il cielo è nuvoloso si chiude in anticipo o non si apre affatto.
Notizie prese da rete.
 

new dawn

Guru Giardinauta
Il fiore di loto, appartenente al genere botanico 'Nelumbo Nucifera', è una delle piante acquatiche più belle.
Nella tradizione indiana, questo splendido fiore, amato ed onorato sia da Dio che dagli uomini, è ritenuto sacro.
Il loto è sinonimo di bellezza, di prosperità e di fertilità e si dice che il cuore di ogni essere umano racchiuda in sé lo spirito del sacro loto. Esso rappresenta l’eternità, la purezza e il divino, simboleggia la vita, la rigenerazione e la bellezza femminile, gli occhi in particolare.
Una delle analogie metafisiche più ricorrenti paragona la perenne crescita del loto, che innalza la sua immacolata bellezza al di sopra del fango, al processo evolutivo della coscienza umana, che attraverso il dominio delle passioni giunge alla totale liberazione dello spirito.
La meditazione incentrata sul loto genera armonia in ogni aspetto del nostro essere.
Come essenza profumata, l’estratto del fiore di loto è detto ‘elisir dello spirito’; aiuta nella meditazione placando la mente e favorendo la concentrazione.
Per i buddisti, il loto simboleggia il più alto livello di coscienza e, in quanto espressione di purezza e di auto generazione, caratterizza le nascite divine.
Il 'Lalitavistara', il poema sanscrito che narra la vita leggendaria del Buddha, recita che 'lo spirito del migliore degli uomini è senza macchia come il loto appena nato, che l'acqua fangosa non può sporcare’.
Per il Buddhismo Esoterico, il cuore di ogni creatura è paragonabile ad un bocciolo di loto, che si schiuderà quando avrà maturato in sé le virtù del Buddha.
Il fango nel quale si sviluppano le radici del loto rappresenta la vita terrena, mentre l'acqua che lo stelo attraversa nel corso della sua crescita simboleggia il mondo astrale. La pianta che raggiunge la superficie dell'acqua e schiude al sole i suoi boccioli rappresenta la vita spirituale.
Nel Tantrismo, il loto è il simbolo del principio femminile.
I semi della varietà Nelumbo Nucifera sono famosi per la loro straordinaria longevità, caratteristica unica tra le piante da fiore, che consente loro di germogliare anche dopo 200 anni.
Per questo motivo il fiore di loto è considerato simbolo di immortalità e di resurrezione in molte culture.
Un tempo il loto cresceva anche in Egitto e, sebbene la pianta si sia ormai estinta in quella zona, alcuni semi rinvenuti nella tomba di un faraone hanno germogliato dopo secoli di inattività.
Gli antichi Egizi consideravano sacri i fiori di loto e li utilizzavano nelle cerimonie religiose e nei funerali.
Il simbolismo del loto era connesso al mito della creazione. Poiché il fiore si apre ogni giorno e si richiude ogni notte, era considerato il simbolo della resurrezione e della vita eterna, che costituivano i temi fondamentali della religione egizia. Il mito della creazione narra che Ra, il dio del sole nato dal caos, apparve per la prima volta innalzandosi dai petali di un fiore di loto.
Ogni notte, Ra ritornava al fiore e si lasciava nuovamente avvolgere dai suoi petali.
Il loto era il simbolo del regno dell'Alto Egitto, rappresentato anche dalla 'somma corona', la cui forma allungata ricorda un bocciolo di loto bianco.
Si dice che anche Buddha sia nato su una foglia di loto, ed il loto ha accompagnato la diffusione del buddhismo in Tailandia, in Cina e in Giappone.
In Tailandia, il loto è associato alle creature divine e nel buddismo tailandese i fiori di loto vengono da sempre utilizzati per rendere omaggio all'immagine del Buddha.
In Cina, i fiori di loto vengono paragonati alle persone di animo nobile, capaci di mantenere uno spirito sano, sereno e puro pur vivendo in un ambiente corrotto.
Un'altra caratteristica simbolica del fiore di loto è rappresentata dal gambo della pianta, che può essere piegato facilmente ma è molto duro da spezzare, essendo composto da molte fibre saldamente intrecciate.
(Tratto da internet)
 
B

bianca62

Guest
Leggenda Provenzale

FIORISCE LA PROVENZA​

Quando Maria Maddalena vide che la barca sulla quale i Giudei l'avevano abbandonata insieme con i suoi compagni era senza timone e senza velatura, si mise a prua e spiegò al vento come una vela la sua lunga capigliatura in cui gli uccelle della Palestina erano venuti a posare, con il loro piccolo becco, i semi di tutti i fiori del paese di Gesù.
Una volta sbarcata in Provenza Santa Maddalena scosse i suoi lunghi capelli dorati e così fece cadere sul terreno tutti i semi dei fiori di Terra Santa, e i semi germogliarono. Per questo la Provenza è così ricca di fiori di ogni specie.
(Leggende Cristiane - Luigi Santucci)
 

verdiana

Esperta Sez. Identificazioni
La rosa di Jerico
A questa pianta fanno riferimento numerose e antiche leggende probabilmente originarie della Terra Santa, portate poi in Europa da Crociati e pellegrini.

Una leggenda narra che la Vergine Maria, sulla strada di Nazareth si dissetò con l'acqua racchiusa nel cuore della pianta e, grata , la rese immortale.
In Occidente si crede che possedere la pianta porti felicità e benedizione.
Un altra racconta che nelle zone dove la Rosa vive…
- le donne beduine ne bevono l'acqua per alleviare i dolori ed accorciare i processi di guarigione
- fanno il bagno dove essa si apre a fiore
- usano la sua acqua per fare impacchi, in quanto sembra che la pianta abbia effetti curativi.

I possessori della pianta ne siano attenti custodi... visto che oltretutto dovrebbe portare fortuna… :hehe:
 

lora

Maestro Giardinauta
MYOSOTIS

il Non ti scordar di me significa Vero Amore, Memorie, Amore etrno.
Il nome scientifico di queto fiore è Myosotis, il nome moderno invece, nasce da una leggenda medievale tedesca. La storia narra di due innamorati che passeggiavano lungo il Reno, costellato di questi magnifici fiorellini. Il fidanzato iniziò a raccoglierne per donarne un mazzetto alla sua amata, Inavvertitamente cadde nel fiume e rendendosi conto di essere in pericolo di vita, lanciò il mazzetto alla fanciulla e le urlò appunto "non ti scordar di me". Da quel momento il grazioso fiorellino divenne il simbolo dell'Amore Eterno, che vince anche la morte. La leggenda si diffuse in tutta Europa ed il significato di questo fiore divenne una credenza diffusa.

Regalare un fiore alla persona amata è sempre un modo per dichiararle quanto è importante per voi.

Da Internet
 

frinzia

Giardinauta Senior
Il Gelsomino

Il primo ad entrare in possesso di qualche pianta fu Cosimo I de' Medici, detto il "Gran diavolo". Egli infatti si innamoro' così tanto di questo fiore che volle diventarne l'unico proprietario e quindi proibì severamente ai suoi giardinieri di regalarne anche una sola pianta e di riprodurlo.
L'ordine granducale fu scrupolosamente rispettato per molti anni e chi sa per quanto tempo ancora il Gelsomino sarebbe rimasto proprietà esclusiva dei Medici, se un caso fortuito non ne avesse agevolata la propagazione.
Un giovane giardiniere, volendo regalare qualcosa di bello alla sua fidanzata pensò di offrirle un ramoscello di Gelsomino, e così fece. La ragazza ne rimase estasiata, e per paura che potesse avvizzire presto lo pianto' in terra e ottenne più di quanto sperasse. Il Gelsomino restò verde per tutto l'anno e nella seguente primavera gettò nuovi germogli e nuovi fiori.
Con il tempo migliorandone la coltura si fece più robusto e regalo' molte piante. Divenne il padre, se non di tutti, di almeno i buona parte dei Gelsomini che possediamo!
In Toscana ancora oggi si dice che " ragazza degna di portare quel mazzolino è ricca abbastanza per fare la fortuna del marito".
 

frinzia

Giardinauta Senior
...una delle più conosciute: Il Narciso

Nella mitologia greca si racconta che Narciso era un giovane bellissimo e duro di cuore. Una ninfa, indispettita per essere stata respinta, decise di vendicarsi. Lo portò a specchiarsi in un lago, ed egli, vedendosi riflesso sull’acqua si innamorò perdutamente della sua immagine convinto che fosse quella di una ninfa bellissima. Quando l’acqua del lago si increspò, l’immagine di Narciso scomparve ed egli, convinto di aver perso la sua amata si gettò nel lago disperato e annegò. Cupido trasformò il giovane in un fiore che chiamò Narciso, affinchè tutti ricordassero le disgrazie cui porta la vanità e l’egoismo.
 
B

bianca62

Guest
W. Shakespeare "Sonetti"
XCIX


The forward violet thus did I chide:

Sweet thief, whence didst thou steal thy sweet that smells,

If not from my love's breath? The purple pride

Which on thy soft cheek for complexion dwells

In my love's veins thou hast too grossly dyed.

The lily I condemned for thy hand,

And buds of marjoram had stol'n thy hair:

The roses fearfully on thorns did stand,

One blushing shame, another white despair;

A third, nor red nor white, had stol'n of both

And to his robbery had annex'd thy breath;

But, for his theft, in pride of all his growth

A vengeful canker eat him up to death.

More flowers I noted, yet I none could see

But sweet or colour it had stol'n from thee.

***
Così ho rimproverato la violetta audace:

ladra soave, a chi rubasti quel dolce tuo profumo

se non al respiro del mio amore? Il purpureo orgoglio

che a color dimora sulla tua soffice corolla

è ovvio che l'hai preso dalle vene del mio amore.

Ho accusato il giglio di plagio della tua mano,

e dei tuoi capelli i fior di maggiorana;

le rose timorose si ergevan sulle spine,

una rossa di vergogna, l'altra bianca di paura;

una terza, né rossa o bianca, entrambe avea rubato

e alla sua rapina aveva aggiunto il tuo respiro;

ma per quel furto, nel vigor della sua crescita,

vindice un verme la divorava a morte.

Altri fiori ho notato, ma non ne vidi uno

che non ti avesse tolto o il colore o il profumo.
 

new dawn

Guru Giardinauta
Questa è inventata di sana pianta da Gabriele D'Annunzio

C'è un'erba rossa che si chiama Glaspi
ed una bianca che si chiama Egusa
e l'una e l'altra crescono distante.
Ma le radiche loro si ritrovano
sotto la terra cieca e là s'annodano
tai che neppur le scorge
Santa Lucia.
Diversa hanno la foglia
ma fan l'istesso fiore ogni sett'anni


(La figlia di Iorio)
 
B

bianca62

Guest
... una ciliegia tira l'altra...

IDILIO DI GIUGNO

O che gaio mattino!
Se tu vuoi nel giardino
Scendere, mia Francesca,
A raccogliere andiamo
Le ciliegie sul ramo
All'aria fresca,
Le ciliegie vermiglie,
Enormi cocciniglie
Tra le fogliuzze appese,
Che fanno rubiconde
Delle piante le fronde
In questo mese.
Colla scala a piuoli
Rubata ai vignaiuoli,
Quest'albero gigante
Io piglierò d'assalto
E cercherò là in alto
Esser galante.
Oh! non aver paura
Di qualche slogatura,
Sono destro anche troppo.
Sul tuo poggiuol due anni
Ho fatto il Don Giovanni
E non son zoppo.
Perchi rimani in piedi?
Vieni qua all'ombra, siedi
Tu che sei sempre stanca;
Saprà di maggiorana
La tua veste d'indiana
Azzurra e bianca.
Sull'erba profumata
Segui la cicalata
Mentre dalla mia cima
Ti scaravento in grembo
Di ciliegie un nembo
E qualche rima.
Ve' i coralli e i rubini!
Mettiti gli orecchini
Come fanno i bambini.
Riviver ci parrà
D'una lontana età
Gli anni turchini.
(Remigio Zena - alias Gaspare Invrea)​
 
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