• Vi invitiamo a ridimensionare le foto alla larghezza massima di 800 x 600 pixel da Regolamento PRIMA di caricarle sul forum, visto che adesso c'è anche la possibilità di caricare le miniature nel caso qualcuno non fosse capace di ridimensionarle; siete ufficialmente avvisati che NEL CASO VENGANO CARICATE IMMAGINI DI DIMENSIONI SUPERIORI AGLI 800 PIXEL LE DISCUSSIONI VERRANNO CHIUSE. Grazie per l'attenzione.

Piccole e grandi curiosità sui nostri amati fiori...

Masolino

Bannato
IL GIRASOLE


La leggenda della nascita del girasole è legata al popolo Incas.
Si narra come il dio Sole, quando gli uomini non sapevano coltivare né cacciare e si nutrivano solo dei nemici uccisi in battaglia, decise di inviare sulla terra due dei suoi figli, per portare la civiltà.
Il figlio del Sole, Manco Capac, insieme alla sua sorella-sposa, Mama Oello Huaco, intrapresero il viaggio portando con sé l’immagine del padre, rappresentata in un fiore,il girasole, e un cuneo d’oro, decidendo di stabilire la nuova dimora nel luogo dove il cuneo si fosse piantato nella terra senza sforzo.
Trovarono il posto al centro di una fertile vallata in Perù, chiamata successivamente Cuzco, “ombelico” in lingua Inca, diventata in seguito la capitale dell’Impero.

E’ dal Perù che il girasole venne per la prima volta importato in Europa. Il girasole fu apprezzato dal Re Luigi XIV, il Re Sole e durante l’età vittoriana, in Gran Bretagna, venne disegnato su
stoffe, inciso nel legno, forgiato nei metalli; Oscar Wilde volle il girasole come simbolo del movimento
estetico che lui stesso aveva fondato. In Italia, poeti come Eugenio Montale e Gabriele D’Annunzio hanno elogiato il girasole nei propri versi. Nelle opere di Van Gogh la presenza del fiore è ricorrente.
Il significato dei fiori di girasole, nel linguaggio dei fiori, è di allegria e orgoglio
.
 

Masolino

Bannato
Adonis. (Fam. Ranuncolaceae)


Questa pianta prende il nome da Adone, il giovane amante della dea Afrodite, che ucciso da un cinghiale, venne trasformato dalla dea in un rosso fiore.
Teiade, nonna di Adone, dicendo che Mirra fosse più bella di Afrodite, fece incollerire la dea che fece in modo che Mirra giacesse col padre Cinira, re di Cipro.
Quando il padre scoprì l'inganno, volle uccidere la figlia che per sfuggire alla morte si trasformo in un arbusto.
Dall'incesto nacque Adone che diventò bellissimo e fece invaghire sia Afrodite che Persefone, dea degli inferi.
Zeus dispose che Adone dedicasse alle due dee lo stesso tempo, ma Afrodite con un inganno riuscì ad avere Adone tutto per sé.
La dea degli inferi si vendicò facendo uccidere Adone da un cinghiale durante una battuta di caccia.
Afrodite mutò il sangue del giovane in un rosso fiore.



[ da Internet ]
 

Masolino

Bannato
Passiflora o fiore della passione.


La leggenda vuole che la pianta si sia arrampicata sulla croce per dare sollievo a Gesù morente.
Si ricorda che essa è originaria del Perù e scoperta verso il 1600.
Nel 1610 Padre Giacomo Boiso riconobbe in essa i simboli della Passione di Gesù Cristo:
- le 3 stigme rappresentano i chiodi, le 5 antere indicano le ferite, la corolla rappresenta la corona di spine.
- i 10 petali gli apostoli con esclusione di Giuda e Pietro, nella foglia la lancia, nei viticci lo staffile.



[ da Internet ]
 
B

bianca62

Guest
Il Poeta raccoglie i dolori e sorrisi
e mette assieme tutti i suoi giorni
in una mano tesa per donare,
in una mano che assolve
perché vede il cuore di Dio.
Ma la città è triste
perché nessuno pensa
che i fiori del Poeta
sbocciano per vivere molto a lungo
per le vie anguste della grazia.

Alda Merini, da "Alla tua salute, amore mio"​
 

Hélène

Esperta Sezz. Rose
Uno dei racconti più belli e amari che conosco sulle rose è quello di Oscar Wilde, intitolato "L'usignolo e la rosa".
Spesso mi è capitato di riscontrare quanto i suoi racconti siano veri...

L'usignolo e la rosa

- Ha detto che ballerà con me se le porterò delle rose rosse – si lamentava il giovane Studente – ma in tutto il mio giardino non c’è una sola rosa rossa.
Dal suo nido nella quercia lo ascoltò l’Usignolo, e guardò attraverso le foglie, e si meravigliò:
- Non ho una rosa rossa in tutto il mio giardino! – si lamentava lo Studente, e i suoi begli occhi erano pieni di lacrime.
- Ah, da qual sciocchezze dipende la felicità! Ho letto gli scritti di tutti i sapienti, conosco tutti i segreti della filosofia, ciononostante la mancanza di una rosa rossa sconvolge la mia vita!
- Ecco finalmente un vero innamorato – disse l’Usignolo. – Notte dopo notte ho cantato di lui, nonostante non lo conoscessi: notte dopo notte ho favoleggiato la sua storia alle stelle, e ora lo vedo. I suoi capelli sono scuri come i boccoli del giacinto, e le sue labbra sono rosse come la rosa del suo desiderio; la sofferenza ha reso il suo volto simile a pallido avorio e il dolore gli ha impresso il suo sigillo sulla fronte.
- Il Principe da un ballo domani sera – sibilava il giovane Studente – e la mia amata vi andrà. Se le porterò una rosa rossa ballerà con me fino all’alba. Se le porterò una rosa rossa la terrò fra le mie braccia ed ella piegherà il capo sulla mia spalla, e la mia mano stringerà la sua. Ma non c’è una rosa rossa in tutto il mio giardino, e così io siederò solo, ed ella passerà dinnanzi a me senza fermarsi. Non avrà nessuna cura di me. E il mio cuore si farà a pezzi.
- Ecco certamente un vero innamorato – disse l‘Usignolo. – Ciò che io canto, egli lo patisce, ciò che per me è gioia, per lui è pena. Davvero l’Amore è una cosa straordinaria. È più prezioso degli smeraldi e degli splendidi opali. Perle e granati non possono comperarlo, e non è in vendita sulla piazza del mercato. Non possono comprarlo i mercanti, né pesarlo le bilance dell’oro.
- I musicanti siederanno nella galleria – proferiva il giovane Studente – e suoneranno i loro strumenti, e la mia amata ballerà al suono dell’arpa e del violino. Ballerà così leggera che i suoi piedi non toccheranno intorno. Ma con me non danzerà, perché io non ho una rosa rossa da offrirle e si gettò sull’erba, si chiuse il volto tra le mani, e versò lacrime.
- Perché piange? – chiese la Farfalla, che piroettava qua e là inseguendo un raggio di sole.
- Già, perché? – sussurrò una Pratolina al suo vicino, con voce sommessa e tenera.
- Piange per una rosa rossa – disse l’Usignolo.
- Per una rosa rossa! – esclamarono quelli. – Che ridicolaggine! – e il Ramarro, che era un po’ sprezzante, rise di gusto.
Ma l’Usignolo comprendeva il segreto dolore dello Studente, e restava taciturno sulla quercia, a pensare sul mistero dell’Amore. D’improvviso distese le sue brune ali e volò, si librò nell’aria. Passò attraverso il boschetto come un’ombra, e come un’ombra svolazzò sul giardino. Al centro dell’aiuola erbosa s’ergeva un bellissimo Rosaio, e non appena l’Usignolo lo vide volò sopra di lui e si posò su un ramo.
- Dammi una rosa rossa – supplicò – e ti canterò la mia canzone più dolce.
Ma il Rosaio scosse il capo.
- Le mie rose sono bianche – ribatté – bianche come vuole la schiuma del mare, e più bianche della neve sulla montagna. Ma va da mio fratello che cresce accanto all’antica meridiana, e forse ti darà quel che desideri.
Allora l’Usignolo volò sul Rosario che germogliava accanto all’antica meridiana.
- Dammi una rosa rossa – supplicò – e ti canterò la mia canzone più dolce.
Ma il Rosario scosse il capo.
- Le mie rose sono gialle – affermò - gialle come i capelli della sirena che siede sopra un trono d’ambra, e più gialle del narciso che sboccia nel prato prima che il mietitore giunga con la sua falce. Ma va da mio fratello che germoglia sotto la finestra delle Studente, e forse ti darà quel che desideri.
Allora l’Usignolo volò sul Rosaio che cresceva sotto la finestra dello Studente.
- Dammi una rosa rossa – supplicò – e ti canterò la mia canzone più dolce.
Ma il Rosario scosse il capo.
- Le mie rose sono rosse – rispose – rosse come i piedi della colomba, e più rosse dei grandi ventagli di corallo che oscillano nelle grotte degli oceani. Ma l’inverno ha ghiacciato le mie vene e il gelo ha dilaniato i miei boccioli, e l’uragano ha spezzato i miei rami, e non avrò più rose quest’anno.
- Una sola rosa rossa è tutto ciò che ti chiedo! – urlò l’Usignolo. – Non c’è proprio nessun sistema per averla?
- Un modo c’è – rispose il Rosario – ma è terribile che non ho il coraggio dirtelo.
- Dimmelo – implorò l’Usignolo – io non ho paura.
- Se vuoi una rosa rossa – disse il Rosaio – sei costretto formarla con la musica al lume della luna, e colorarla col sangue del tuo cuore. Devi cantare per me col petto contro una spina. Tutta la notte devi cantare per me, e la spina deve trafiggere il tuo cuore, e il tuo sangue vivo deve scendere nelle mie vene e diventare mio.
- La morte è un prezzo alto da pagare per una rosa rossa – si dolse l’Usignolo – e la vita è così cara a tutti. È dolce tardare nel bosco verde, e ammirare il Sole nel cocchio d’oro, e la luna nel suo cocchio d’argento. Dolce è il profumo della vitalba, e dolci le campanule azzurre che si celano nella valle, e l’erica che fiorisce sul colle. Ma l’Amore è più prezioso della Vita, e cos’è mai il cuore di un uccellino equiparato al cuore di un uomo?
Così piegò le ali brune nel volo, e si librò nell’aria. Passò attraverso il giardino come un’ombra, e come un’ombra volò sopra il boschetto. Lo Studente era ancora steso nell’erba, là dove lo aveva lasciato, e il pianto non s’era ancora rasciugato dai suoi occhi.
- Sii felice – gli urlò l’Usignolo. – Sii felice! Avrai la tua rosa rossa! Io la formerò con la musica al lume della luna, e la colorerò col sangue del mio cuore. Tutto ciò che ti chiedo in cambio è d’essere un vero innamorato, perché l’Amore è il più giudizioso della Filosofia, per quando saggia essa sia, e il più autorevole del Potere, per quando potente esso sia. Sono color di fiamma le sue ali, color di fiamma è il suo corpo. Le sue labbra sono dolci come il miele, e simile all’incenso è il suo alito.
Lo Studente alzò lo sguardo dall’erba e si pose ad ascoltare, ma non gli era possibile capire ciò che l’Usignolo gli diceva, dopo che capiva solo parole che sono scritte sui libri. Ma la quercia capi, e si addolorò, poiché voleva bene al piccolo Usignolo che si era costruito il nido fra i suoi rami.
- Cantami un’ultima canzone – gli bisbigliò. – Mi sentirò molto sola quando te ne sarai andata.
Così l’Usignolo cantò per la Quercia, e la voce era come l’acqua che si sparge gorgogliante da un’anfora d’argento. Finita che fu la canzone, lo Studente s’alzò, e trasse di tasca un taccuino e una matita.
- Questa creatura ha stile. Disse a se stesso – è un fatto che non si può contestare, ma avrà inoltre sentimenti? Ho timore di no. In verità, è come la maggior parte degli artisti, tutta forma, nessuna lealtà. Non si offrirebbe in sacrificio per gli altri. Pensa solamente alla musica, e tutti sanno che l’arte è egoista. Bisogna in ogni modo ammettere che ha note incantevoli nella sua voce. Peccato che non significano nulla, e non abbiamo alcun’utilità pratica. E andò in camera, e si stese sul suo piccolo letto, e cominciò nuovamente a pensare alla sua amata, e dopo un po’ di tempo, s’addormentò. E quando la Luna spiccò nei cieli l’Usignolo volò dal Rosaio, e pose il suo petto contro la spina. Tutta la notte cantò col petto contro la spina, e la fredda Luna di cristallo si chinò ad udirlo. Tutta la notte cantò, e la spina si spingeva sempre più profonda nel suo petto, e il suo sangue vitale fluiva da lui. Prima cantò dell’amore che germoglia nel cuore di un fanciullo e di una fanciulla. E sul ramo più alto del Rosaio fiorì una rosa magnifica, petalo dopo petalo come nota dopo nota. Pallida era in un primo momento, come la nebbia sospesa sul fiume, pallida come le orme del mattino, e argentea come le ali dell’alba. Come l’ombra di una rosa in uno specchio rosa che fioriva sul ramo più alto del Rosaio. Ma il Rosaio urlava all’Usignolo di premere più forte sulla spina.
- Premi più forte, piccolo Usignolo – urlava il Rosario – o il Giorno spunterà prima che la rosa sia completata.
Così l’Usignolo premette più forte sulla spina, e più forte si fece il suo canto, esseri che cantava il venire al mondo della passione nell’anima di un uomo e di una donna. Una tenue striatura rosea si sparse nei petali del fiore, simile al rossore che si spande sul volto dello sposo quando bacia le labbra della sposa. Ma la spina non era giunta al cuore dell’uccellino, e il cuore della rosa restava bianco, perché solo il sangue del cuore di un Usignolo può invermigliare il cuore di una rosa. E il Rosario urlava all’Usignolo di premere più forte sulla spina.
- Premi più forte, piccolo Usignolo, o il giorno spunterà prima che la rosa sia completata.
Così l’Usignolo premette più forte sulla spina, e la spina gli toccò il cuore, e un violento spasimo di dolore lo trafisse. Più e più penoso era il dolore, e più e più selvaggio si faceva il canto, poiché ora cantava dell’Amore che è reso perfetto dalla Morte, e dell’Amore che non muore nella tomba. E la stupenda rosa diventò vermiglia, come la rosa del cielo d’Oriente. Vermiglia la fascia dei petali intorno alla corolla, e vermiglio come il rubino era il suo cuore. Ma la voce dell’Usignolo si fece più debole, e le sue piccole ali iniziarono a sbattere, e un velo discese suoi occhi. Più e più debole si fece il suo canto, e qualche cosa lo soffocava in gola come un pianto convulso.
 

Hélène

Esperta Sezz. Rose
Allora proruppe in un ultimo slancio di musica. La bianca Luna lo ascoltò, e dimenticò l’alba, ed esitò nel cielo. La rosa rossa lo udì, e fremé tutta d’estasi, e aprì i suoi petali alla fredda aria del mattino. L’eco e il ripetè nel suo antro color porpora sui colli, e risvegliò dai loro sogni i pastori dormienti. Ondeggiò fra i giunchi del fiume, ed essi portarono il suo messaggio al mare.
- Guarda! Guarda! – gridò il Rosario – la rosa è perfetta, ora!
Ma l’Usignolo non rispose, perché stava steso morto nell’erba alta, con la spina nel cuore. A mezzogiorno lo Studente aprì la finestra e guardo fuori.
- Che sbalorditivo colpo di fortuna! – disse con enfasi. – Una rosa rossa! Non ho mai visto una rosa come questa in tutta la mia vita. È così bella che senza dubbio avrà un lungo nome latino – si sporse, e la colse.
Poi si mise il cappello, e corse a casa del Professore con la rosa in mano. La figlia del Professore sedeva in veranda, aggomitolando della seta azzurra su un arcolaio, e il suo cagnolino le stava disteso ai piedi.
- Avevate promesso di ballare con me se vi avessi portato una rosa rossa – urlò lo Studente – ecco la rosa più rossa di tutto il mondo. La porterete stasera sul cuore e mentre danzeremo insieme vi dichiarerà quando vi amo.
Ma la ragazza corrugò la fronte.
- Temo che non sia adattata al mio vestito – rispose – e poi, il nipote del Ciambellano mi ha mandato in dono dei gioielli veri, e tutti sanno che i gioielli valgono più dei fiori.
- In fede mia, siete davvero un’ingrata! – disse lo Studente in un impeto d’ira; e gettò la rosa giù nella strada, ed essa cadde in un rivoletto, e la ruota di un carro vi passò sopra.
- Ingrata io? – ripetè la ragazza. – Ebbene, voi sapete che cosa siete? Un grande screanzato, in fondo, né più né meno che un semplice Studente. E non credo neppure che abbiate delle fibbie d’argento sulle scarpe come il nipote del Ciambellano.
E s’alzò dalla sedia ed entrò in casa.
- Che balordaggine è l’Amore! – disse lo Studente andandosene. – Non è utile neppure la metà della Logica, perché non esprime nulla, promette sempre cose che non si concretizzano e fa credere in cose che non sono vere. In effetti, non è per niente pratico, e siccome nel tempo in cui viviamo la praticità è tutto, tornerò alla Filosofia e studierò la Metafisica.
Così si chiuse dentro nella sua stanza, prese lo dallo scaffale un vecchio libro polveroso, e si mise a leggere.
 

Hélène

Esperta Sezz. Rose
Spero vi piaccia anche questo. E' tratto da una delle satire di Ariosto.
E' l'apologo del pero e della zucca.

LA ZUCCA E IL PERO

Fu già una zucca, che montò sublime
in pochi giorni tanto che comprese
a un pero suo vicino.

Il pero una mattina gli occhi aperse,
ch'aveva dormito un lungo sonno, e visti
li nuovi sul capo sederse

Le disse: chi sei tu? Come salisti
qua su? Dove eri dianzi, quando lasso
al sonno abbandonavi questi occhi tristi?


Ella gli disse il nome,e dove al basso
fu piantata mostrolli, e che in tre mesi
qui vi era giunta accelerando il passo,

ed io, l' arbor soggiunse a pena ascesi
a questa altezza, e poichè al caldo e al gelo
con tutti i venti anni contesi

Ma tu che, a un volger d'occhi, arrivi in
cielo rendite certa che, non meno in fretta
che sia cresciuto, mancherà il tuo stelo.
 

opuntya

Maestro Giardinauta
FIORISCE LA PROVENZA
Quando Maria Maddalena vide che la barca sulla quale i Giudei l'avevano abbandonata insieme con i suoi compagni era senza timone e senza velatura, si mise a prua e spiegò al vento come una vela la sua lunga capigliatura in cui gli uccelle della Palestina erano venuti a posare, con il loro piccolo becco, i semi di tutti i fiori del paese di Gesù.
Una volta sbarcata in Provenza Santa Maddalena scosse i suoi lunghi capelli dorati e così fece cadere sul terreno tutti i semi dei fiori di Terra Santa, e i semi germogliarono. Per questo la Provenza è così ricca di fiori di ogni specie.:flower::flower::Saluto::love_4:​
 
B

bianca62

Guest
Il pergolato di glicini
di Ada Negri

Solaria,
il vento del sud scrolla e devasta il tuo pergolato di glicini.
Ne piombano a terra i corimbi, chicchi violetti di grandine,
pesanti d'un peso di morte.
Così a te traboccan dagli occhi,
nell'ora del torbido amore, le lacrime;
ma non si raccoglie il pianto d'amore,
non si raccolgono i fiori caduti del glicine.
 
B

bianca62

Guest
I SONETTI DEL RITORNO
(Guido Gozzano)

I

Sui gradini consunti, come un povero
mendicante mi seggo, umilicorde:
o Casa, perché sbarri con le corde
di glicine la porta del ricovero?

La clausura dei tralci mi rimorde
l'anima come un gesto di rimprovero:
da quanto tempo non dischiudo il rovero
di quei battenti sulle stanze sorde!

Sorde e fredde e buie... Un odor triste
è nell'umile casa centenaria
di cotogna, di muffa, di campestre...

Dalle panciute grate secentiste
il cemento si sgretola se all'aria
rinnovatrice schiudo le finestre.

II

Il profumo di glicine dissípi
l'odor di muffa e di cotogna. Sotto
la viva luce palpiti il salotto!
E il mio sogno riveda i suoi princípi

nei frutti d'alabastro sugli stipi −
martirio un tempo del fanciullo ghiotto −
nei fiori finti, nello specchio rotto,
nelle sembianze dei dagherottipi.

O Casa fra l'agreste e il gentilizio,
coronata di glicine leggiadre,
o in mezzo ai campi dolce romitaggio!

Fu bene in te, che, immune d'artifizio,
serenamente il padre di mio padre
visse la vita d'un antico saggio!
..................................................
 

Hélène

Esperta Sezz. Rose
Bellissime le vostre poesie.
Metto questa di Pierre de Ronsard, a cui è stata, giustamente, dedicata una delle più apprezzate rose di questo secolo.

Foto da internet
Pierre-de-Ronsard-index-top-2669.jpg


Mignonne, allons voir si la rose



Mignonne, allons voir si la rose
Qui ce matin avoit desclose
Sa robe de pourpre au Soleil,
A point perdu ceste vesprée
Les plis de sa robe pourprée,
Et son teint au vostre pareil.

Las ! voyez comme en peu d'espace,
Mignonne, elle a dessus la place
Las ! las ses beautez laissé cheoir !
Ô vrayment marastre Nature,
Puis qu'une telle fleur ne dure
Que du matin jusques au soir !

Donc, si vous me croyez, mignonne,
Tandis que vostre âge fleuronne
En sa plus verte nouveauté,
Cueillez, cueillez vostre jeunesse :
Comme à ceste fleur la vieillesse
Fera ternir vostre beauté.


Dolcezza, andiamo a vedere se la rosa

che stamane aveva dischiuso

la sua veste di porpora al sole

ha perduto stasera

le pieghe della sua veste purpurea

e il colorito simile al vostro.



Ahimè, vedete come in sì breve spazio,

ella ha, al suolo,

lasciato cadere le sue bellezze!

O natura veramente matrigna

poi che un tal fiore non dura

che dal mattino fino alla sera!



Dunque, credetemi,

finché la vostra età fiorisce

nella sua più verde freschezza,

cogliete, cogliete la vostra giovinezza:

come a questo fiore, vecchiezza

farà appassire la vostra beltà.
 
B

bianca62

Guest
Grazie a te Hélène per la partecipazione. :love_4:

:flower: :flower: :flower:
 
B

bianca62

Guest
Primule
di Ada Negri

Sbocciano al tenue sole
di marzo ed al tepor de' primi venti,
folte, a mazzi, più larghe e più ridenti
de le viole.
Pei campi e su le rive,
a piè de' tronchi, ovunque, aprono a bere
aria e luce anelando di piacere, le bocche vive.
E son tutti esultanza
per esse i colli; ed io le colgo a piene
mani, mentre mi cantan per le vene
sangue e speranza.

:flower: :flower: :flower:
 
B

bianca62

Guest
Le violette Da “la fata del giardino” - Ada Negri

Anche quest’anno andrai per violette lungo le prode, nel febbraio acerbo. quelle pallide, sai: che han tanto freddo, ma spuntano lo stesso, appena sciolte l’ultime nevi; e fra uno scroscio e un raggio ti dicono:”Domani è primavera.” Ogni anno ti confidi al tuo tremante cuore:”è finita”, e pensi:”Non andrò per violette, non andrò mai più per violette – ché passò il mio tempo – lungo le prode, nel febbraio acerbo.” Invece (e donde ignori, e da qual bocca) una voce ti chiama alla campagna: e vai; e i piedi ti diventano ali, sì alta è la promessa ch’è nell’aria. E per amor dell’esil corolle quasi senza fragranza, ma beate d’esser le prime, avidamente schiacci con gli steli la zolla dentro le dita o sempre nuova, o non guarita mai dell’inquieto mal di giovinezza, a chi dunque darai le tue viole? a nessuno: a te stessa: o, forse, ad una fanciulla che ti passi, agile, accanto, e ti domandi dove tu l’hai colte: sola n’è degna, ella che fresca ride come il febbraio; e non si sa qual sia più felice, se ella, o primavera.


:flower: :flower: :flower:​
 
B

bianca62

Guest
Il Melograno

Era, la regina degli dei , nella sua accezione di dea madre, Arodite, che secondo la leggenda aveva piantato per la prima volta l’albero nell’isola di Cipro a lei sacra. Demetra dea della fecondità della terra. Come simbolo di abbondanza e di fertilità compare in un gran numero di rappresentazioni delle dee citate come ex voto in numerosi santuari, soprattutto dell’Italia meridionale e della Sicilia.

Il frutto era rappresentato in mano alla statua dell’Era di Argo e come attributo della cosiddetta Dea del melograno, scultura arcaica di una divinità femminile.Piccole melegrane di terracotta erano collocate nelle nelle sepolture nell’area della Magna Grecia.

La pianta era nata secondo alcune tradizioni dal sangue di Dioniso.Ma il più antico mito della Grecia che lo riguarda è quello che lo associa ad Orione, che era la più grande e luminosa costellazione e che si diceva fosse un’enorme γίγας (figura gigantesca), figlio della terra e famosissimo per la sua bellezza. Si narra che avesse sposato Side, ma che non fosse stato fortunato nella scelta, poiché lei era così vanitosa da credere di essere più bella anche di Era, la dea per questo la punì scaraventandola nell’Ade, ove si trasformò in melograno. Durante le feste in onore della dea Demetra, le θεσμοφόρια (Thesmophoria), le ateniesi mangiavano i semi luccicanti del frutto per conquistare la fertilità e la prosperità, mentre i sacerdoti erano incoronati con rami di melograno, ma non potevano mangiarne il frutto in quanto, come simbolo di fertilità, aveva la proprietà di far scendere l’anima nella carne.

Il melograno era considerato sacro in molte altre civiltà. In alcuni riti funebri Egizi sembra si utilizzassero proprio i frutti ed i semi, di cui si è trovata traccia in numerose tombe, tra cui quella di Ramses IV. Anche per gli ebrei è un simbolo di fratellanza, abbondanza e prosperità: i puntali delle colonne del Tempio erano, non a caso, a forma di rimonim (melograno in ebraico). Anche nella lontana Cina viene consumata dai neosposi la prima notte di nozze per “benedire” il matrimonio; le spose turche la lanciano a terra, perché così avranno tanti figli quanti sono i chicchi che saranno usciti dal frutto.
(Fonte Internet)
 
B

bianca62

Guest
e sempre a proposito del Melograno:

Pollo al melograno (1226) di Al-Baghdadi

da un antichissimo ricettario arabo...

Per 4 persone

1 pollo di circa 1,3kg, 1 scalogno, 150 gr. mandorle sgusciate, 1 bicchiere di succo di melograno, il succo di 1 limone, 3 rametti di menta fresca, olio extravergine d’oliva, sale e pepe.

In un tegame di coccio far rosolare nell’olio lo scalogno tritato finemente, una volta rosolato aggiungere il pollo tagliato a pezzi e farlo rosolare a fuoco vivo per qualche istante. Abbassata la fiamma, aggiungere le mandorle tritate, il sale e il succo di melograno. Far cuocere, coperto, per circa 45 minuti a fuoco dolce. Dieci minuti prima della fine della cottura aggiungere il succo del limone e le foglie di menta. Pepare e aggiustare di sale. Servire subito.
(Fonte Internet)
 

lora

Maestro Giardinauta
Perché i gelsomini si regalano alle spose in segno di buon augurio
Una leggenda narra che i Gelsomini fossero una pianta di esclusiva proprietà della Famiglia dei Medici e venivano coltivati soltanto nei loro giardini. Un giovane giardiniere rubò una pianta e la regalò alla sua fidanzata, che la mise in terra e la accudì con tanto amore che essa crebbe e fece tanti fiori meravigliosi. I due fidanzati si sposarono e vissero felicemente, diffusero la coltivazione del fiore e l’usanza di regalarlo alle giovani spose come segno di buon augurio.

La storia della “Pratolina”
In primavera i prati si coprono spontaneamente di migliaia di margheritine. Forse non tutti sanno che tale fiore, detto anche “Pratolina” e così comune alle nostre latitudini, ha una storia molto antica. Il suo nome scientifico e’ “Bellis” e deriva da una leggenda. Bellis era la figlia del dio Belus. Un giorno, mentre danzava con il suo fidanzato, attirò l’attenzione del dio della primavera a causa della sua bellezza. Il dio tentò di strapparla al fidanzato, quest’ultimo reagì con violenza e la poveretta, per salvarsi da entrambi si trasformò in una margheritina.
La Pratolina fu molto amata nei tempi antichi. Quando Margherita di Valois, sorella di Francesco I sposò Emanuele di Savoia, fu presentata a corte con un cesto di margherite. Luigi IX di Francia amava tanto questo fiore e si era fatto fare un anello a forma di margherita. Margherita d’Angiò, moglie di Enrico VI d’Inghilterra, era solita far ricamare margheritine sulle vesti dei cortigiani: aperte indicavano la vita, chiuse, la purezza. In inglese la Margherita si chiama “Daisy” e deriva dall’espressione “Day’s eye”, occhio del giorno.

La nascita della Stella Alpina
Secondo una leggenda svizzera questo fiore sarebbe stato un tempo una fanciulla così bella, pura e nobile di animo che, sebbene desiderata da molti cavalieri, non incontrò mai nessuno degno di diventare suo sposo. Quando morì, ancora non sposata, fu trasportata sulle vette più eccelse delle montagne e trasformata in un fiore che fu chiamato Edelweiss (che significa nobile bianco) e che nasce in luoghi inavvicinabili per gli esseri umani. Poiché dunque per raccogliere questo fiore occorre fatica e coraggio, la frase “cogliere Edelweiss” divenne, per gli Svizzeri, sinonimo dell’ottenimento del più alto e nobile onore che un uomo mortale possa conquistare.

Perché le Rose Gialle sono simbolo di infedeltà e gelosia
L’origine del significato è nella storia del profeta Maometto e della sua favorita Aisha. Poiché egli sospettava che gli fosse infedele chiese all’Arcangelo Gabriele di aiutarlo a scoprire la verità. L’Angelo gli disse di bagnare le rose e, se avessero cambiato colore i suoi dubbi sarebbero stati fondati. Infatti quando Maometto tornò a casa Aisha gli offrì delle rose rosse e lui le ordinò di lasciarle cadere nel fiume. Le rose divennero gialle
 
Alto