Chi non l'ha capito e ci guarda male, per mio conto, non val nemmeno la pena di essere considerato perché ha una vita povera...e non ha nemmeno lontanamente compreso i valori in cui dice di credere
Però purtroppo sono la maggioranza e non il contrario.
Io vorrei sapere quante delle persone che la domenica mattina vanno a Messa, in questo paese dove se non credi hai il bollo stampato in fronte e dove anche nelle classi elementari i bambini additano quei bambini (italiani) che non vanno in parrocchia, sanno che valore abbia entrare in chiesa per pregare e soprattutto, quante volte si sono soffermati a ragionare sugli insegnamenti di Cristo.
Vedi Sevi, in tutto questo discorso, quello che a me salta agli occhi, è ancora il conformismo.
In città non lo vivevo perchè la realtà è profondamente diversa, ma nei piccoli centri di provincia, ma soprattutto in alcune province, essere fuori dagli schemi fa molta paura.
Dimostrare di poter vivere una vita degna di chiamarsi tale, rompendo tradizioni, usi e costumi indigeni perpetrati da secoli, spaventa moltissimo.
E ancora una volta torniamo sulla diversità, sul rispetto e sulla tolleranza.
In questo posto dove vivo, non puoi immaginare che aria si respiri in questo senso, ma lo puoi capire da piccoli segnali come ad esempio dal fatto che ogni occasione è buona per andare a Messa, che durante l'anno i bambini delle scuole elementari ci vengono portati negli orari di lezione almeno 3-4 volte, che si fanno le verifiche di religione, che in molti posti di lavoro qualcuno ti discrimina perchè sa che non sei credente e ti vìola giudicandoti se non addirittura mobbizzandoti, perchè sei comunque diverso e, probabilmente, rappresenti un pericolo.
Non so, forse per estrazione, per cultura e per il fatto che ho vissuto in una grande città, io trovo che questo genere di comportamento sia davvero anacronistico, quantomai destruente e sicuramente qualcosa che limita fortemente la libertà degli individui.
Non la mia che siccome è fortemente interiorizzata è inscalfibile e che comunque scelgo di vivere la vita in un certo modo, ma quella di chi non ha termini di paragone, di chi non riceve nella crescita gli strumenti per poter imparare a mettere in discussione e a capire ciò che fa e, alla fine, si ritrova credente senza sapere perchè oppure dice di non esserlo, ma per la buona pace di tutti segue i passi necessari al vivere conforme alle regole, ai dogmi sanciti dalla comunità.
Tu hai parlato di tradizione. Io credo, invece, che in molti casi si debbano usare altri vocaboli per definire qualcosa che a mio avviso non lo è e che sicuramente non è ascrivibile alla fede.
Ed ora, mia cara Sevi, ti do la buonanotte e ti auguro dolci sogni.
Ciauz!