Ciao a tutti
questo vuole essere il mio apporto e soprattutto il mantenere la parola data .
Purtroppo a me piacciono queste cose informali ed amichevoli , se chi deve, ritiene che quanto ho scritto possa apparire su collage, basta che faccia poi un semplice copia e incolla.
Certo il testo non è provvisto di foto, ma sicuramente poi ci sarà chi, dopo una necessaria ed esatta diagnosi , facilmente riscontrabile con una coltura del patogeno e relativo studio, potrà scattarne e pubblicarle.
Inizio col dire che non esistono pubblicazioni che trattino in maniera specifica le malattie fungine che attaccano le piante Succulente.
Tutto quanto sono riuscito a trovare di solito riguarda o le piante orticole o le piante ornamentali.
Specifico che quanto scriverò, o almeno le conclusioni, sono quelle dettate dalla mia esperienza, osservazioni e soprattutto da mie personali deduzioni non scientifiche.
Vi è una profonda differenza tra il coltivare in maniera amatoriale delle piante e farlo in maniera industriale, si perché un vivaio è produzione industriale.
La concezione che si ha del terriccio non è completa: è vero esso è formato da inerti ,materiale organico, dai nutrienti, ma ancor di più in esso è presente una vita microscopica e solo la somma di tutti questi fattori possono renderlo adatto o inadatto a coltivare le succulente,oltre al bisogno che queste piante hanno di umidità e di luminosità.
Non a caso in natura, dalle migliaia di semi prodotti dalle piante madri. sopravvivono solo quelli che riescono a germinare in un ambiente ottimale, per cui la migliore cura per una qualsiasi pianta è il perfetto equilibrio di tutti questi fattori. Di solito l’insorgere di una malattia nelle nostre piante indica che vi è una mancanza di equilibrio, che oltre a debilitare la pianta va magari a favorire lo sviluppo di quei funghi o batteri che poi si dimostrano a volte letali .
Perché questa lunga premessa?
Solo per dire che ogniqualvolta ad esempio noi usiamo dei fungicidi andiamo ad alterare profondamente gli equilibri del terreno che ospita le nostre piante.
Nella coltivazione industriale si attuano dei trattamenti a scadenza definita che controllano per tutta la permanenza in serra o in campo lo sviluppo dei patogeni , questo permette di far crescere la pianta anche in condizioni in qualche modo innaturali,come una umidità eccessiva o la presenza di nutrienti elevata, ma il mercato ha le sue leggi e tutto deve procedere velocemente, bisogna ottenere merce vendibile nel minor tempo possibile.
Questo è uno dei motivi per cui spesso piante coltivate in ambiente controllato una volta arrivate in casa, (senza poi considerare lo stress per il cambiamento di ambiente che subiscono) in poco tempo deperiscono e muoiono.
Darò solo un piccolo accenno agli insetti, le famose ‘cocciniglie cotonose che attaccano sia la parte radicale che aerea e che in reatà sono due diversi organismi, in fondo sono facilmente controllabili e se si seguono delle regole di base si eliminano con facilità.
Bisogna in fondo avere solo l’accortezza di ripetere i trattamenti almeno per tre volte, a distanza di circa quindici giorni, possibilmente utilizzando dei prodotti diversi e possibilmente ad azione sistemica, così facendo si uccidono anche i nuovi insetti che nascono dopo il nostro primo intervento.
Per i funghi patogeni il discorso è un po’ diverso
Credo che innanzitutto poco interessi quali sono i meccanismi di azione, quello che può essere degno di nota è che i funghi, al contrario dei batteri, hanno i mezzi necessari per attaccare le cellule vegetali, per cui quando vi sono le condizioni ottimali penetrano all’ interno della pianta tramite gli stomi, ferite o attaccando direttamente le cellule.
Personalmente coltivo Cacti, per cui posso riportare quelle che alla fine sono solo mie semplici deduzioni per il tipo di piante che coltivo.
Voglio soffermarmi brevemente su quella che può essere la prevenzione.
Nella maggior parte dei casi gli attacchi fungini sono dovuti ad una elevata umidità per cui è logico dire che eliminando questo fattore si è già fatto un passo avanti.
Buona norma dovrebbe essere provare la capacità di sgrondo del terricciato, con una semplice prova a vuoto , ponendo del terriccio nel vaso e innaffiando: l’acqua non deve minimamente ristagnare.
Inutile dire che i funghi che attaccano le nostre piante sono parte integrante della flora batterica del terreno per cui ogni tentativo di eliminarli completamente sarà inatteso, anche con la migliore sterilizzazione dopo qualche tempo si tornerà al punto iniziale, infatti le spore fungine sono facilmente trasportate da vento e pioggia.
Un piccola nota: spesso sento parlare di sterilizzazione casalinga e da quanto ho avuto modo di leggere le modalità con cui normalmente noi la applichiamo può più fare male che bene. Come sempre l’approssimazione non dà i risultati sperati, se proprio si ritiene necessaria dovrebbe essere fatta a vapore e con temperature che oscillano dai 60° agli 80°, infatti temperature più elevate uccidono anche la flora che rende vivo il terreno e trasforma i sali in composti nocivi. Praticamente di solito si ottiene il risultato opposto a quello desiderato, così come usando dei composti chimici che potrebbero tra l’altro uccidere anche noi.
Per sterilizzare il terreno è molto più semplice usare più fungicidi, che da soli rendono inattivi la maggior parte dei patogeni che ci interessano.
Voglio spendere inoltre due parole riguardo alla abitudine di forzare la crescita delle nostre piante. Vero, questo fa in modo che si possano avere degli esemplari di rispetto in pochi anni, ma rende le piante più soggette a marciumi, questo perché le uniche modalità che io conosca per forzare la crescita di piante succulente sono un elevato apporto di materiale organico, acqua e ombreggiatura, in pratica tutti quei fattori che creano anche le condizioni migliori per lo sviluppo dei funghi. Importante è anche la profilassi: nel momento in cui cerchiamo di eliminare e allontanare piante o parti di piante ammalate e qualsiasi residuo vegetale che possa fungere da focolaio di infezione,( visto che tra l’altro molti dei funghi che attaccano le nostre piante sono anche quelli che contribuiscono al disfacimento del materiale organico presente nel terreno),dobbiamo prestare molta attenzione perchè anche un semplice gesto come quello di manipolare piante infette e poi non lavarsi le mani prima di toccarne altre può essere veicolo di nuove infezioni.
Di solito di fronte ad una attacco fungino sento chiedere: cosa posso usare?
Quali siano le cause dell’infezione di solito viene ritenuto un aspetto secondario ma purtroppo non è così, agire alla cieca normalmente non risolve il problema ma può aggravarlo, questo prchè si và ad alterare ulteriormente la flora batterica aprendo la via a altre infezioni.Tra l’altro i funghi come gli insetti creano dei ceppi resistenti ai fungicidi, per cui anche in questo caso sarebbe buona norma attuare l’uso di diversi principi chimici a volte anche combinati tra loro, ad esempio buona regola sarebbe l’uso di due fungicidi, uno per via sistemica e l’altro di copertura.
Quali principi attivi usare: per questo semplicemente basta leggere quanto scritto sulle confezioni dei fungicidi ma mai si troverà un fungicida così ad ampio spettro che sia idoneo a combattere qualsiasi genere di fungo.
Per di più ,al contrario di quanto accade nella lotta contro gli insetti dove di norma si applicano misure curative solo con un attacco in atto, per i funghi si dovrebbe agire in via preventiva, questo ogni qualvolta le condizioni ambientali possano favorire lo sviluppo di malattie, ovvero ogni volta che umidità e temperature risultino idonee: in pratica nelle nostre serre bisognerebbe usare fungicidi in maniera sistematica per quasi tutto il periodo di vegetazione.
Per comodità divido i funghi tra quelli che agiscono di preferenza sulla parte superiore della pianta, il fusto, e quelli che agiscono sul colletto e le radici.
Potrei iniziare ad elencare i nomi dei patogeni, ma lo ritengo perfettamente inutile: non mi risulta che qualcuno si sia preso la briga di farne coltura e di descriverne il decorso su succulente, al riguardo personalmete non ho trovato nulla. Per cui descrivere il meccanismo di azione o i sintomi che il patogeno presenta su una pianta di pomodoro credo sia perfettamente inutile, ma, per assurdo potrei dire che si presentano con macchie brune e molli oppure che trasudano un liquido ...... ; in assoluto bisognerebbe farne una coltura per esprimersi, io non l’ho mai fatto e mi risparmio di dire cose di cui non so nulla e risulterebbero sicuramente errate.
La maggior parte dei funghi che vivono a spese della parte aerea della piante hanno bisogno per svilupparsi di acqua allo stato liquido sulla pianta e per tempi abbastanza lunghi, di solito eliminando questa eventualità si elimina il fungo. Di conseguenza se ne deduce che le principali cause sono di solito o irrigazioni troppo frequenti o piante troppo appressate che si ombreggiano l’un l’altra e riducono la circolazione dell’aria, in pratica se chi coltiva piante grasse subisce un attacco da parte del fungo Botrytis, probabilmente dovrebbe rivolgere le sue attenzioni ad altri tipi di piante che non siano quelle che vivono in natura in condizioni di aridità o cambiare radicalmente il suo modo di coltivarle.
Continua....., poichè non è possibile postare più di 10.000 caratteri.
questo vuole essere il mio apporto e soprattutto il mantenere la parola data .
Purtroppo a me piacciono queste cose informali ed amichevoli , se chi deve, ritiene che quanto ho scritto possa apparire su collage, basta che faccia poi un semplice copia e incolla.
Certo il testo non è provvisto di foto, ma sicuramente poi ci sarà chi, dopo una necessaria ed esatta diagnosi , facilmente riscontrabile con una coltura del patogeno e relativo studio, potrà scattarne e pubblicarle.
Inizio col dire che non esistono pubblicazioni che trattino in maniera specifica le malattie fungine che attaccano le piante Succulente.
Tutto quanto sono riuscito a trovare di solito riguarda o le piante orticole o le piante ornamentali.
Specifico che quanto scriverò, o almeno le conclusioni, sono quelle dettate dalla mia esperienza, osservazioni e soprattutto da mie personali deduzioni non scientifiche.
Vi è una profonda differenza tra il coltivare in maniera amatoriale delle piante e farlo in maniera industriale, si perché un vivaio è produzione industriale.
La concezione che si ha del terriccio non è completa: è vero esso è formato da inerti ,materiale organico, dai nutrienti, ma ancor di più in esso è presente una vita microscopica e solo la somma di tutti questi fattori possono renderlo adatto o inadatto a coltivare le succulente,oltre al bisogno che queste piante hanno di umidità e di luminosità.
Non a caso in natura, dalle migliaia di semi prodotti dalle piante madri. sopravvivono solo quelli che riescono a germinare in un ambiente ottimale, per cui la migliore cura per una qualsiasi pianta è il perfetto equilibrio di tutti questi fattori. Di solito l’insorgere di una malattia nelle nostre piante indica che vi è una mancanza di equilibrio, che oltre a debilitare la pianta va magari a favorire lo sviluppo di quei funghi o batteri che poi si dimostrano a volte letali .
Perché questa lunga premessa?
Solo per dire che ogniqualvolta ad esempio noi usiamo dei fungicidi andiamo ad alterare profondamente gli equilibri del terreno che ospita le nostre piante.
Nella coltivazione industriale si attuano dei trattamenti a scadenza definita che controllano per tutta la permanenza in serra o in campo lo sviluppo dei patogeni , questo permette di far crescere la pianta anche in condizioni in qualche modo innaturali,come una umidità eccessiva o la presenza di nutrienti elevata, ma il mercato ha le sue leggi e tutto deve procedere velocemente, bisogna ottenere merce vendibile nel minor tempo possibile.
Questo è uno dei motivi per cui spesso piante coltivate in ambiente controllato una volta arrivate in casa, (senza poi considerare lo stress per il cambiamento di ambiente che subiscono) in poco tempo deperiscono e muoiono.
Darò solo un piccolo accenno agli insetti, le famose ‘cocciniglie cotonose che attaccano sia la parte radicale che aerea e che in reatà sono due diversi organismi, in fondo sono facilmente controllabili e se si seguono delle regole di base si eliminano con facilità.
Bisogna in fondo avere solo l’accortezza di ripetere i trattamenti almeno per tre volte, a distanza di circa quindici giorni, possibilmente utilizzando dei prodotti diversi e possibilmente ad azione sistemica, così facendo si uccidono anche i nuovi insetti che nascono dopo il nostro primo intervento.
Per i funghi patogeni il discorso è un po’ diverso
Credo che innanzitutto poco interessi quali sono i meccanismi di azione, quello che può essere degno di nota è che i funghi, al contrario dei batteri, hanno i mezzi necessari per attaccare le cellule vegetali, per cui quando vi sono le condizioni ottimali penetrano all’ interno della pianta tramite gli stomi, ferite o attaccando direttamente le cellule.
Personalmente coltivo Cacti, per cui posso riportare quelle che alla fine sono solo mie semplici deduzioni per il tipo di piante che coltivo.
Voglio soffermarmi brevemente su quella che può essere la prevenzione.
Nella maggior parte dei casi gli attacchi fungini sono dovuti ad una elevata umidità per cui è logico dire che eliminando questo fattore si è già fatto un passo avanti.
Buona norma dovrebbe essere provare la capacità di sgrondo del terricciato, con una semplice prova a vuoto , ponendo del terriccio nel vaso e innaffiando: l’acqua non deve minimamente ristagnare.
Inutile dire che i funghi che attaccano le nostre piante sono parte integrante della flora batterica del terreno per cui ogni tentativo di eliminarli completamente sarà inatteso, anche con la migliore sterilizzazione dopo qualche tempo si tornerà al punto iniziale, infatti le spore fungine sono facilmente trasportate da vento e pioggia.
Un piccola nota: spesso sento parlare di sterilizzazione casalinga e da quanto ho avuto modo di leggere le modalità con cui normalmente noi la applichiamo può più fare male che bene. Come sempre l’approssimazione non dà i risultati sperati, se proprio si ritiene necessaria dovrebbe essere fatta a vapore e con temperature che oscillano dai 60° agli 80°, infatti temperature più elevate uccidono anche la flora che rende vivo il terreno e trasforma i sali in composti nocivi. Praticamente di solito si ottiene il risultato opposto a quello desiderato, così come usando dei composti chimici che potrebbero tra l’altro uccidere anche noi.
Per sterilizzare il terreno è molto più semplice usare più fungicidi, che da soli rendono inattivi la maggior parte dei patogeni che ci interessano.
Voglio spendere inoltre due parole riguardo alla abitudine di forzare la crescita delle nostre piante. Vero, questo fa in modo che si possano avere degli esemplari di rispetto in pochi anni, ma rende le piante più soggette a marciumi, questo perché le uniche modalità che io conosca per forzare la crescita di piante succulente sono un elevato apporto di materiale organico, acqua e ombreggiatura, in pratica tutti quei fattori che creano anche le condizioni migliori per lo sviluppo dei funghi. Importante è anche la profilassi: nel momento in cui cerchiamo di eliminare e allontanare piante o parti di piante ammalate e qualsiasi residuo vegetale che possa fungere da focolaio di infezione,( visto che tra l’altro molti dei funghi che attaccano le nostre piante sono anche quelli che contribuiscono al disfacimento del materiale organico presente nel terreno),dobbiamo prestare molta attenzione perchè anche un semplice gesto come quello di manipolare piante infette e poi non lavarsi le mani prima di toccarne altre può essere veicolo di nuove infezioni.
Di solito di fronte ad una attacco fungino sento chiedere: cosa posso usare?
Quali siano le cause dell’infezione di solito viene ritenuto un aspetto secondario ma purtroppo non è così, agire alla cieca normalmente non risolve il problema ma può aggravarlo, questo prchè si và ad alterare ulteriormente la flora batterica aprendo la via a altre infezioni.Tra l’altro i funghi come gli insetti creano dei ceppi resistenti ai fungicidi, per cui anche in questo caso sarebbe buona norma attuare l’uso di diversi principi chimici a volte anche combinati tra loro, ad esempio buona regola sarebbe l’uso di due fungicidi, uno per via sistemica e l’altro di copertura.
Quali principi attivi usare: per questo semplicemente basta leggere quanto scritto sulle confezioni dei fungicidi ma mai si troverà un fungicida così ad ampio spettro che sia idoneo a combattere qualsiasi genere di fungo.
Per di più ,al contrario di quanto accade nella lotta contro gli insetti dove di norma si applicano misure curative solo con un attacco in atto, per i funghi si dovrebbe agire in via preventiva, questo ogni qualvolta le condizioni ambientali possano favorire lo sviluppo di malattie, ovvero ogni volta che umidità e temperature risultino idonee: in pratica nelle nostre serre bisognerebbe usare fungicidi in maniera sistematica per quasi tutto il periodo di vegetazione.
Per comodità divido i funghi tra quelli che agiscono di preferenza sulla parte superiore della pianta, il fusto, e quelli che agiscono sul colletto e le radici.
Potrei iniziare ad elencare i nomi dei patogeni, ma lo ritengo perfettamente inutile: non mi risulta che qualcuno si sia preso la briga di farne coltura e di descriverne il decorso su succulente, al riguardo personalmete non ho trovato nulla. Per cui descrivere il meccanismo di azione o i sintomi che il patogeno presenta su una pianta di pomodoro credo sia perfettamente inutile, ma, per assurdo potrei dire che si presentano con macchie brune e molli oppure che trasudano un liquido ...... ; in assoluto bisognerebbe farne una coltura per esprimersi, io non l’ho mai fatto e mi risparmio di dire cose di cui non so nulla e risulterebbero sicuramente errate.
La maggior parte dei funghi che vivono a spese della parte aerea della piante hanno bisogno per svilupparsi di acqua allo stato liquido sulla pianta e per tempi abbastanza lunghi, di solito eliminando questa eventualità si elimina il fungo. Di conseguenza se ne deduce che le principali cause sono di solito o irrigazioni troppo frequenti o piante troppo appressate che si ombreggiano l’un l’altra e riducono la circolazione dell’aria, in pratica se chi coltiva piante grasse subisce un attacco da parte del fungo Botrytis, probabilmente dovrebbe rivolgere le sue attenzioni ad altri tipi di piante che non siano quelle che vivono in natura in condizioni di aridità o cambiare radicalmente il suo modo di coltivarle.
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