RosaeViola
Master Florello
Beh, visto che siamo ormai sempre più vicini, forse non è male una rispolveratina agli usi, alla storia e alle tradizioni relative alle piante più usate per il Natale.
L'abete
Fin dall’antico Egitto fu considerato un albero della natività, perché era la pianta sotto la quale era nato il dio di Biblos, il prototipo dell’Osiride predinastico egiziano.
In Grecia l’abete bianco era sacro alla dea Artemide, cioè alla Luna, protettrice delle nascite.
Nel calendario celtico l’abete era consacrato al giorno della nascita del fanciullo divino, giornata supplementare che seguiva al solstizio d’inverno.
Il legame fra l’abete e il solstizio è documentato anche nei paesi scandinavi e germanici dove nel Medioevo ci si recava poco prima delle feste solstiziali nel bosco a tagliare un abete che, portato a casa, veniva decorato con ghirlande, uova dipinte e dolciumi. Intorno all’abete si trascorreva la notte allegramente: un’usanza radicata, se nel XV secolo Geiler von Kayserberg, un predicatore della cattedrale di Strasburgo, condannava gli eccessi orgiastici di quella notte passata intorno all’abete.
Nei paesi latini l’abete natalizio, forse presente in epoca barbarica nei territori invasi dalle popolazioni germaniche e poi scomparso dopo la loro evangelizzazione, penetrò molto tardi. Solo nel 1840 la principessa Elena di Mecklenburg, moglie del duca di Orleans, introdusse l’albero di Natale alle Tuileries, suscitando la sorpresa generale della corte francese. Fu così che l’uso di decorare per Natale l’abete si diffuse a poco a poco anche nei paesi latini, a simboleggiare la nascita del Cristo, anzi a trasformarsi in un simbolo di Cristo come albero della vita. Anche gli addobbi dell’albero furono interpretati cristianamente: i lumini simboleggiano la luce che Gesù dispensa all’umanità, i frutti dorati, insieme con i regalini e i dolciumi appesi ai suoi rami o raccolti ai suoi piedi rappresentano il simbolo della vita spirituale e dell’amore che egli offre agli uomini.
L'abete
Fin dall’antico Egitto fu considerato un albero della natività, perché era la pianta sotto la quale era nato il dio di Biblos, il prototipo dell’Osiride predinastico egiziano.
In Grecia l’abete bianco era sacro alla dea Artemide, cioè alla Luna, protettrice delle nascite.
Nel calendario celtico l’abete era consacrato al giorno della nascita del fanciullo divino, giornata supplementare che seguiva al solstizio d’inverno.
Il legame fra l’abete e il solstizio è documentato anche nei paesi scandinavi e germanici dove nel Medioevo ci si recava poco prima delle feste solstiziali nel bosco a tagliare un abete che, portato a casa, veniva decorato con ghirlande, uova dipinte e dolciumi. Intorno all’abete si trascorreva la notte allegramente: un’usanza radicata, se nel XV secolo Geiler von Kayserberg, un predicatore della cattedrale di Strasburgo, condannava gli eccessi orgiastici di quella notte passata intorno all’abete.
Nei paesi latini l’abete natalizio, forse presente in epoca barbarica nei territori invasi dalle popolazioni germaniche e poi scomparso dopo la loro evangelizzazione, penetrò molto tardi. Solo nel 1840 la principessa Elena di Mecklenburg, moglie del duca di Orleans, introdusse l’albero di Natale alle Tuileries, suscitando la sorpresa generale della corte francese. Fu così che l’uso di decorare per Natale l’abete si diffuse a poco a poco anche nei paesi latini, a simboleggiare la nascita del Cristo, anzi a trasformarsi in un simbolo di Cristo come albero della vita. Anche gli addobbi dell’albero furono interpretati cristianamente: i lumini simboleggiano la luce che Gesù dispensa all’umanità, i frutti dorati, insieme con i regalini e i dolciumi appesi ai suoi rami o raccolti ai suoi piedi rappresentano il simbolo della vita spirituale e dell’amore che egli offre agli uomini.