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I Ciclopi omerici: dal mito alla fantatossicologia?
di Kiwoncello
Il Ciclope Polifemo, crudele ma un pò tonto gigante dell'Odissea omerica ignorava certamente che il suo unico occhio fosse una fra le varie malformazioni (teratogenesi) cranio-facciali proprie della oloprosencefalia (OPE). Un termine astruso che etichetta una sequenza di anomalie congenite generalmente incompatibili con la sopravvivenza del neonato, dovute all'aberrante segmentazione sterica del cervello primitivo nei due emisferi ed in aree funzionalmente specializzate. Dopo Omero, il mito dei Ciclopi ha stimolato l'estro di numerosi letterati ed artisti, non ultimi il tormentato simbolista dell'ottocento francese Odile Redon ed il surrealista René Magritte, ma si presta altrettanto facilmente all'esercizio della fantatossicologia. Infatti alcuni aspetti della leggenda omerica trovano agevole spiegazione scientifica, tanto da far immaginare i Ciclopi come sublimazione leggendaria di una sfortunata popolazione afflitta da un alto tasso di neonati portatori di malformazioni del sistema nervoso, OPE inclusa, di origine genetica e/o tossica. La componente genetica è suffragata dalla recente identificazione del gene responsabile dell'OPE e dalla probabile segregazione del genoma nelle famiglie dei Ciclopi che, a detta di Omero, vivevano nel più totale isolamento. Quella tossica si desume dall'abbondanza di essenze vegetali cntenenti una o più delle almeno 1300 tossine palesemente malformanti nell'animale. Solo pochissime fra queste sono risultate tali nell'umano, perché banalmente presenti in materiali non commestibili ma, soprattutto, per la grande diversità interspecifica nella risposta embrio-fetale. Particolarmente pericolose sotto questo aspetto tutte le parti del veratro (falso elleboro), una graziosa liliacea di pascoli e sottoboschi dai rizomi confondibili con quelli "fitoterapici" della genziana maggiore. Poiché il veratro è presente in varie isole del Mar Egeo teatro delle peregrinazioni di Ulisse, le gestanti Ciclopesse dell'epoca micenea ben avevano opportunità di assumerne dosi non letali grazie a pozioni purganti e vermifughe in voga fin dal 1400 a.C., già in tempi pre-omerici.
Ricco di numerose tossine potenzialmente letali, il veratro contiene alcuni alcaloidi potenti teratogeni cranio-facciali, soprattutto negli ovini. Tre di essi, jervina, ciclopamina e cicloposina, hanno provocate circoscritte epidemie di OPE fra il bestiame di alcune regioni statunitensi, con circa il 25% di nati vivi malformati, inclusi alcuni "ciclopi". Nel recente
passato ha fatto scalpore l'allarme sanitario, poi rientrato, lanciato da James Renwick. Il noto genetista-teratologo londinese incolpava nientemeno che le patate di una piccola epidemia di teratogenesi cerebrale verificatasi in U.K. ed altre zone. L'accusa si basava sulla stretta somiglianza chimica delle veratro-tossine con alcuni alcaloidi già presenti nelle patate di miglior qualità, ma straordinariamente abbondanti in polpa, buccia inverdita e germogli di tuberi parassitati o conservati troppo a lungo. Colpevole dell'episodio dei potato-babies sarebbe stata appuntol'ingestione di patate infestate dal fungo Phytophthora. Certo è che solanina, solanidina e chaconina, peraltro noti veleni generici delle solanacee, sono anche potenti induttori di OPE nell'animale da esperimento.
Tornando ai Ciclopi non sembra infine improbabile l'ipotesi alternativa che la leggenda abbia esteso a questi pastori viventi nell'habitat del veratro, cioè i "molli ed irrigui prati....." della traduzione del Pindemonte, il monocularismo da OPE frequente nella loro "infinita nazion di capre...." facilmente ciclopizzabili. Al di là di tutte queste un pò dissacranti elucubrazioni scientifiche, non è pur vero che la pentola da cui scaturisce l'arcobaleno del mito contiene sempre un pò di realtà?