Influenza suina, una pandemia inventata
Gli esperti dell'Oms sarebbero sul libro paga delle industrie farmaceutiche. Giace inutilizzata la maggior parte dei vaccini acquistati.
Un anno fa la grande minaccia della cosiddetta "influenza suina" aveva creato una situazione di ansia globale: dai supercomputer attrezzati per prevedere la diffusione del virus H1N1 all'uso dei social network con lo stesso scopo fino all'ipotesi di chi vedeve il Web schiantarsi sotto i milioni di connessioni dei malati costretti a casa, tutti pareva aspettarsi un disastro su scala planetaria.
Nulla di tutto questo è successo. Mentre i governi spendevano soldi a palate per accaparrarsi i vaccini, la pandemia latitava. Mentre Topo Gigio invitava a lavarsi le mani, il famigerato H1N1 si comportava come i tanti colleghi che l'avevano preceduto, provocando anche vittime ma in misura ben lontana dalle proporzioni annuciate.
La stridente discrepanza tra le forze massicce messe in campo per la difesa e l'esiguità della minaccia ha destato i sospetti del British Medical Journal e dell'Agenzia di Giornalismo Investigativo britannica, le cui scoperte hanno permesse di scoprire come stanno veramente le cose.
Due degli esperti dell'Oms che a suo tempo prepararono le linee guida per difendersi dal virus non erano immacolati: invece risultavano connessi a GlaxoSmithKline e Roche, due aziende farmaceutiche ben attive nella produzione dei vaccini contro i virus influenzali.
A questa scoperta si aggiunge il rapporto della Commissione Sanità all'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, che denuncia la scarsissima trasparenza da parte dell'Oms e delle strutture pubbliche nella gestione dell'emergenza, un'emergenza che forse nemmeno c'era.
L'inchiesta giornalistica ha svelato come sin dal 1999 gli esperti incaricati di redigere le linee guida fossero legati a doppio filo con le cause farmaceutiche; e quando poi si presentò l'occasione, il Gruppo di lavoro sull'influenza suina fu interamente finanziato da Roche e da altri produttori di vaccini.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità avrebbe le proprie colpe: la composizione del comitato d'urgenza che dichiarò la pandemia è tuttora segreta - una misura che il portavoce dell'Oms attribuisce alla necessità di evitare ai componenti del comitato pressioni esterne - mentre il rapporto della Commissione Sanità esplicitamente afferma che la mancanza di trasparenza di cui l'Organizzazione dà prova è "la prova schiacciante del fatto che la gravità della pandemia è stata largamente sovrastimata dall'Oms".
In particolare sono suonati in maniera sospetti il cambio apportato alla definizione dei livelli di pandemia - apportato poco prima dell'annuncio di quella relativa all'influenza suina - e il passaggio al livello 6 della pandemia stessa quando i sintomi erano ancora relativamente modesti.
C'è insomma qualcosa di poco chiaro nel modo in cui l'allarme è stato gestito o, peggio, in cui è stato creato ad arte per vendere ai governi vaccini per lo più inutili.
E un'ulteriore prova di tutto ciò sta nel fatto che, delle scorte acquistate dai vari Paesi, solo il 20% è stato utilizzato. Il resto è stato pagato e giace inerte in molti magazzini, con un giro d'affari intorno all'influenza suina valutato da Jp Morgan in 10 miliardi di euro.
Ma la conseguenza peggiore è che, d'ora in avanti, non tutti si fideranno degli allarmi emessi dall'Oms.
http://www.zeusnews.com/index.php3?ar=stampa&cod=12526
Gli esperti dell'Oms sarebbero sul libro paga delle industrie farmaceutiche. Giace inutilizzata la maggior parte dei vaccini acquistati.
Un anno fa la grande minaccia della cosiddetta "influenza suina" aveva creato una situazione di ansia globale: dai supercomputer attrezzati per prevedere la diffusione del virus H1N1 all'uso dei social network con lo stesso scopo fino all'ipotesi di chi vedeve il Web schiantarsi sotto i milioni di connessioni dei malati costretti a casa, tutti pareva aspettarsi un disastro su scala planetaria.
Nulla di tutto questo è successo. Mentre i governi spendevano soldi a palate per accaparrarsi i vaccini, la pandemia latitava. Mentre Topo Gigio invitava a lavarsi le mani, il famigerato H1N1 si comportava come i tanti colleghi che l'avevano preceduto, provocando anche vittime ma in misura ben lontana dalle proporzioni annuciate.
La stridente discrepanza tra le forze massicce messe in campo per la difesa e l'esiguità della minaccia ha destato i sospetti del British Medical Journal e dell'Agenzia di Giornalismo Investigativo britannica, le cui scoperte hanno permesse di scoprire come stanno veramente le cose.
Due degli esperti dell'Oms che a suo tempo prepararono le linee guida per difendersi dal virus non erano immacolati: invece risultavano connessi a GlaxoSmithKline e Roche, due aziende farmaceutiche ben attive nella produzione dei vaccini contro i virus influenzali.
A questa scoperta si aggiunge il rapporto della Commissione Sanità all'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, che denuncia la scarsissima trasparenza da parte dell'Oms e delle strutture pubbliche nella gestione dell'emergenza, un'emergenza che forse nemmeno c'era.
L'inchiesta giornalistica ha svelato come sin dal 1999 gli esperti incaricati di redigere le linee guida fossero legati a doppio filo con le cause farmaceutiche; e quando poi si presentò l'occasione, il Gruppo di lavoro sull'influenza suina fu interamente finanziato da Roche e da altri produttori di vaccini.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità avrebbe le proprie colpe: la composizione del comitato d'urgenza che dichiarò la pandemia è tuttora segreta - una misura che il portavoce dell'Oms attribuisce alla necessità di evitare ai componenti del comitato pressioni esterne - mentre il rapporto della Commissione Sanità esplicitamente afferma che la mancanza di trasparenza di cui l'Organizzazione dà prova è "la prova schiacciante del fatto che la gravità della pandemia è stata largamente sovrastimata dall'Oms".
In particolare sono suonati in maniera sospetti il cambio apportato alla definizione dei livelli di pandemia - apportato poco prima dell'annuncio di quella relativa all'influenza suina - e il passaggio al livello 6 della pandemia stessa quando i sintomi erano ancora relativamente modesti.
C'è insomma qualcosa di poco chiaro nel modo in cui l'allarme è stato gestito o, peggio, in cui è stato creato ad arte per vendere ai governi vaccini per lo più inutili.
E un'ulteriore prova di tutto ciò sta nel fatto che, delle scorte acquistate dai vari Paesi, solo il 20% è stato utilizzato. Il resto è stato pagato e giace inerte in molti magazzini, con un giro d'affari intorno all'influenza suina valutato da Jp Morgan in 10 miliardi di euro.
Ma la conseguenza peggiore è che, d'ora in avanti, non tutti si fideranno degli allarmi emessi dall'Oms.
http://www.zeusnews.com/index.php3?ar=stampa&cod=12526