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Il mio castagno si è preso il cinipede galligeno!

patrizia

Maestro Giardinauta
:muro: Non posso raccontarvi la disperazione quando ho visto quelle galle mostruose sulle foglie del mio gioiello di castagno:cry::cry::cry:
Adesso, che fare?
 

francobet

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sai Patrizia che è un bel casino sto satanasso che è arrivato dalla Cina...grrrrrrrrrrrr!!!!
pure i parassiti...
a parte che dovresti, anzi, sei obbligata a denunciare l'attacco ( se poi nella tua zona non se ne sono ancora, cancella pure il post ), è un problema.
allora dovresti eiliminare l'adulto con un antiparassitario di contatto ( un sistemico non fa nulla ), ma come si può fare con una piantona adulta? e poi dovresti sempre essere lì.....
con la larva non so, cercherò in rete ma forse un sistemico potrebbe funzionare, ma il problema sta sempre nelle dimensioni della pianta
 

francobet

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Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu presenta una sola generazione annua ed è caratterizzata da una forma di riproduzione detta "partenogenesi telitoca": i maschi risultano assenti e dalle uova hanno origine solo femmine.
Il decorso del ciclo biologico è influenzato da fattori climatici, legati ad esempio all'altitudine e all'esposizione degli impianti, nonché alla diversa precocità vegetativa delle varietà coltivate.

La diffusione del cinipide galligeno può verificarsi per:

* volo attivo delle femmine;
* trasporto passivo delle stesse (ad opera, per esempio, di camion e altri mezzi di trasporto);
* commercio di astoni e marze infestati.

Proprio questa ultima modalità è considerata responsabile della introduzione di D. kuriphilus in nuovi Paesi.
 

francobet

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Larva: sezionando le galle formatesi alla ripresa vegetativa (a partire dalla seconda decade di aprile) si possono vedere al loro interno una o più cellette, ciascuna contenente una piccola larva bianca, priva di zampe ed occhi. A completo sviluppo le larve misurano 2,5 mm circa di lunghezza.

Pupa: a partire dalla metà di maggio, nelle situazioni più favorevoli, fin verso la metà di luglio nelle località più fredde, inizia la trasformazione delle larve in pupe, di colore bianco nelle prime fasi e successivamente nero.

Adulto: da metà giugno fin verso la metà di agosto dalle pupe hanno origine le femmine che, scavando una galleria, fuoriescono dalle galle.
Le femmine sono lunghe 2,5-3,0 mm, presentano una colorazione nera a carico del torace e dell'addome, gli arti risultano di colore giallo brunastro (ad eccezione dell'ultimo segmento tarsale bruno scuro), le antenne sono composte di 14 segmenti (di cui i primi tre ocracei, mentre i successivi di colore bruno progressivamente più scuro verso l'apice antennale), le ali anteriori hanno nervature poco evidenti. L'addome, grande e tondeggiante, è provvisto di un ovopositore filiforme per mezzo del quale le femmine inseriscono le uova all'interno delle gemme. In fase di riposo la terebra è scarsamente visibile in quanto riparata all'interno dell'addome.
Ogni femmina può deporre fino a 100-150 uova, per cui il potenziale riproduttivo di questa specie risulta molto elevato.

Uova e primo stadio larvale: le uova, ialine e piriformi, sono provviste di un lungo peduncolo. Sono inserite in gruppi in prossimità dell'apice vegetativo all'interno delle gemme. Dopo circa 30-40 giorni dalla deposizione si trasformano nel primo stadio larvale. Questo stadio, di forma tondeggiante e colore ialino, ha uno sviluppo molto lento per tutto il resto della stagione. Solo nella primavera successiva si completerà lo sviluppo larvale determinando per reazione la formazione delle galle. Le gemme infestate, durante la fase di riposo vegetativo, non presentano sintomi che possano far supporre la presenza dei primi stadi larvali al loro interno. I segni dei fori di ovideposizione sulle gemme tendono infatti a scomparire nell'estate.
 

francobet

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Azioni di contenimento

Le azioni di contenimento di Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu, già sperimentate in Estremo oriente e negli USA, non sono facilmente praticabili e danno risultati parziali. In primavera, prima della fuoriuscita degli adulti dalle galle, la potatura dei getti colpiti e la successiva distruzione possono rallentare lo sviluppo delle infestazioni.

Negli Stati Uniti trattamenti con insetticidi a lunga persistenza nel periodo di sfarfallamento delle femmine hanno determinato una mortalità anche significativa, senza peraltro risultare risolutivi, mentre trattamenti con insetticidi sistemici diretti contro le larve all’interno delle galle sono risultati inefficaci perché le galle stesse hanno ostacolato il trasloco dei principi attivi con la linfa. Questi interventi non sono comunque agevoli su alberi di grandi dimensioni e su terreni declivi; inoltre trattamenti chimici in aree boschive risulterebbero del tutto inaccettabili dal punto di vista dell’impatto ambientale.

In Giappone, Corea e Cina sono stati effettuati numerosi studi per selezionare varietà resistenti al cinipide puntando su ibridi di Castanea crenata x C. mollissima o cultivar di C. mollissima con formazione tardiva delle gemme. In questo modo infatti le femmine che sfarfallano non trovano gemme in cui ovideporre. Anche negli USA l’attività di miglioramento genetico del castagno da frutto ha cercato di introdurre fattori di resistenza a D. kuriphilus utilizzando specie come Castanea pumila (American chinquapin) e Castanea henryi (Chinese chinquapin), oltre a varietà di C. crenata resistenti.

In Giappone si sono ottenuti buoni risultati nel controllo di questo insetto attraverso l’introduzione dalla Cina di uno specifico parassitoide, l’imenottero calcidoideo Torymus sinensis Kamijo. In molte località, a distanza di quasi venti anni dall’effettuazione dei primi lanci di questo parassitoide, le percentuali di germogli attaccati dal cinipide sono modeste, ben al di sotto delle soglia di danno.

Ritenendo la lotta biologica, sulla base della positiva esperienza giapponese, una delle pochissime tecniche di contenimento dei danni derivanti dalla diffusione di questo nuovo insetto esotico, già nel 2003 sono stati intrapresi contatti dal Settore fitosanitario con ricercatori giapponesi del National Agricultural Research Center di Tsukuba, in particolare con il dott. Seiichi Moriya.

La Regione Piemonte ha quindi avviato uno specifico progetto di ricerca, affidato al DiVaPRA - Settore entomologia e zoologia applicate all’ambiente dell’Università di Torino, per lo studio dell’introduzione del parassitoide Torymus sinensis nella nostra regione.
Nel 2005 sono state rilasciate le prime coppie del parassitoide in alcune località della provincia di Cuneo e altri rilasci sono stati effettuati anche negli anni successivi.
I primi incoraggianti risultati sono stati ottenuti nel 2007 con lo sfarfallamento di esemplari di
T. sinensis da galle raccolte nei siti oggetto dell’introduzione. Ciò significa che il parassitoide si è ormai insediato in queste località ed è quindi possibile un incremento progressivo della sua presenza nei prossimi anni, fino a raggiungere livelli tali da ridurre in modo significativo le infestazioni di D. kuriphilus, come si è verificato in Giappone.
 

francobet

Moderatore Sez. Bonsai
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Lotta obbligatoria

A fine giugno 2006 la Commissione europea ha adottato una decisione che stabilisce misure d’emergenza provvisorie per impedire l’introduzione e la diffusione di Dryocosmus kuriphilus nella Comunità. La normativa italiana si è pertanto adeguata con il decreto ministeriale 30 ottobre 2007. La normativa attualmente in vigore, recepita a livello regionale con la determinazione dirigenziale n. 181 del 11 dicembre 2007, prevede:

* monitoraggi annuali per la delimitazione delle zone infestate (zone insediamento e focolaio);
* blocco delle attività vivaistiche (per il castagno) nelle zone infestate e in un’area “cuscinetto” di 15 km di larghezza;
* divieto di far uscire materiale di moltiplicazione (astoni, marze) di castagno da queste aree.
 

patrizia

Maestro Giardinauta
Eh sì, un bel problema!
Per ora il mio albero non è molto grande, è nato da seme nel 2002, quindi con una scala riesco a raggiugere tutte le gemme colpite.
Ne ho già raccolto metà e le ho messe al sole a seccare, quando le avrò prese tutte procederò a distruggerle col fuoco.
E' un lavoraccio però:(

Purtroppo il sito delle Regione Piemonte non è aggiornatissimo e presenta qualche problema, il documento word con il modello per la denuncia non si apre, gli addetti ai servizi sono cambiati, ecc., quindi sto mandando mail a destra e a manca per vedere di ottenere qualche risposta.

Sicuramente i parassiti sono arrivati sul mio albero in volo, la scorsa estate, infatti non ho comprato nulla, né ho eseguito innesti.
Inoltre non si tratta di una zona particolarmente vocata alla coltivazione del castagno, i pochi esemplari presenti si trovano in giardini ad uso decorativo, come nel mio caso, oppure si tratta di esemplari isolati, sopravvissuti al nuovo assetto dell'economia rurale tipico della fine secolo XX.
Per trovare un vero bosco di castagno bisogna allontanarsi almeno di qualche chilometro, ma immagino sia una distanza alla portata del maligno cinipede.
 
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