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il concetto del bonsai

aurex

Esperto di Bonsai
ok....visto che se ne discute tanto...apro questa discussione in cui ognuno può esprimere il proprio punto di vista sul fare bonsai.....:)
 

Greenray

Esperto di Bonsai
Credo che ciascuno può fare come gli pare.

Credo anche che possa chiamare bonsai ciò che non lo è, perché poi è chi legge che decide quali "regole" adottare per definire un bonsai.
Le regole sono il principale punto di riferimento per definire qualsiasi cosa, ma sono comunque arbitrarie.
Sta di fatto che di una fotografia si sente spesso dire "sembra un quadro" e di un dipinto si sente spesso dire "sembra una fotografia".
Allora di qualsiasi cosa si può sentir dire che è un bonsai (perfino le poesie, i semi, io ricordo).
Ma siamo noi, ciascuno di noi che misura col suo metro e col suo "calibro" ogni affermazione letta e stabilisce se credere in-toto oppure criticamente quel che legge, se è un bonsai o se non lo è.
C'è chi puntualizza le proprie divergenze ed il proprio dissenso, altri non ci badano e ci passano sopra, ormai rassegnati all'uso improprio ed alle volte erroneo dei vocaboli, degli aggettivi, mah si, un po' di tutto.

Tentando d'essere un po' più esatti avremmo un po' di più da imparare.
Viceversa se con indifferenza continueremo così non sarà un delitto, .... sarà soltanto un peccato.

Tuttavia delle regole ci sono e nemmeno conoscerle sarebbe male.
Chissà cosa salteerebbe fuori se ciascuno scrivesse le proprie e quelle fatte proprie?
 
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Albicoccus

Giardinauta Senior
Cos'è secondo me il bonsai ve lo spiego con un teorema :
bonsai = arte ; arte = linee guida ( non dico regole ) + gusto personale ; per la proprietà transitiva dell'ugualianza allora bonsai = linee guida + gusto personale .
Con ciò voglio dire che l'arte bonsai ( come tutte le arti ) é regolata da alcuni concetti che ci guidano nella creazione dell'opera , ma é l'artista che decide quali considerare " obblighi " ( o , per meglio dire , quali incorporare nella sua routine ) e quali tralasciare , come applicarli e su quali specie ( foglia composta , aghiforme ecc. ) ; I CONCETTI NON DEVONO LIMITARE LA FANTASIA DELL'ARTISTA .
 

aurex

Esperto di Bonsai
Per me un bonsai è in assoluto l'arte di rappresentare un qualcosa esistente in natura in una dimensione in miniatura..che detta così parrebbe banale...per raggiungere questo scopo si dovrebbero conoscere dei concetti di base e delle "linee guida", linee dettate dall'esperienza di decine e decine di decenni di lavoro di grandi esperti e maestri...un albero in miniatura deve sembrare un albero secolare...la pianta deve suscitare meraviglia, stupore, ed altre sensazioni....questo per me significa credibilità....questo vale per l'albero, per il paesaggio, per il boschetto..ecc...mi devono dare la sensazione di vedere quello che realmente l'artista o bonsaista vuole rappresentare....per me...e dico per me...solo questo significa fare bonsai.
 

Greenray

Esperto di Bonsai
Accodandomi al post di Albicoccus, voglio aggiungere qualche commento personale.

Per quanto riguarda l'Arte, essa è troppo personale e difficile da definire affinché possa costituire una valida regola valida per tutti.
Questo è un peccato, ma non saremmo mai d'accordo l'uno con l'altro e quindi io direi di non dimenticarla, ma di valutarla in contesti più ristretti, specifici, selettivi.
Ancora più difficile sarebbe ancora più difficile comprendere quella che proviene dall'oriente.

Idem direi per il "gusto" : troppo personale per poter costituire un "metro" di misura".

Invece quelli che Albicoccus definisce "concetti guida" ritengo che possano essere sufficientemente comprensibili e chiari per essere adottati come paragone per ciò che osserviamo o che progettiamo.
Se è vero che questi concetti guida esistono e se è vero anche che sono comprensibili ed universali, io sono convinto che debbano essere usati per "tarare" ogni progetto, per discriminare ciascun "lavoro in vaso".

Giusto Albicoccus, questi "concetti guida" non devono limitare la creatività (guai!), ma questo non significa che si debba ignorare il "vocabolario" dove i concetti sono definiti, oppure stravolgere a nostro piacere il senso delle definizioni in esso contenute.
Quindi, nonostante io mi senta libero di tradire le "regole" dei bonsaisti, non posso poi pretendere a tutti i costi che le mie piantine siano definite bonsai, soltanto perché ci somigliano, oppure perché ci ho messo tanto amore o tanta (presunta) arte.
Se questo potrebbe essere vero per me (ma è solo un esempio), dovrebbe anche essere per me sufficiente, senza pretendere che lo sia tutta la schiera dei miei conoscenti, o di tutti i frequentatori del forum che tutt'al più potrebbero sopportarmi benevolmente, evitando di deridermi grazie alla loro educazione rispettosa (altra importante regola).

I concetti non devono limitare la fantasia dell'artista

Okkkey, ma l'artista deve accuratamente evitare che la sua preziosa fantasia, sia sprecata nel pretendere di cambiare le definizioni, le regole di un gioco a cui in tanti stanno partecipando.
Il rischio è quello di non essere più capito, o nei casi peggiori di essere compatito.
E poi con quale scopo? Diventare il nuovo firmatario di regole improvvisate che al massimo causeranno confusione e disorientamento in chi approda a questa attività hobbistica?

Di confusione ce n'è già tanta ed io eviterei d'aggiungerne altra, conservando ed osservando le regole dettate da chi ci ha pensato senz'altro più di me e di tanti di noi.
 
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Seraph

Giardinauta
Prima di esprimere il mio pensiero, faccio una piccola premessa: mi scuso se quando parlerò sarò un po' enigmatico, difficile da capire, però è un discorso che penso da moltissimo tempo, e che va mischiandosi con della "filosofia" perchè ricordiamoci che il bonsai è un arte che sfocia anche in concetti filosofici orientali.

Detto questo, io penso che un bonsaista non debba avere "preconcetti" sulle essenze, sulla grandezza delle foglie, diciamo che non deve farsi scoraggiare da nessuno, perchè se uno tenta, può andargli male o può andargli bene.
Il mio concetto di bonsai è un po' particolare, e vi dirò di più, sto tentando di esprimerlo nel migliore dei modi, cioè tramite un bonsai! Mi spiego, quando si chiudono gli occhi e provi a pensare un albero, non precisamente ad un albero, un albero generico, (secondo me) quello è il concetto di bonsai. E' quasi una sorta di reminescenza platonica, uno "stereotipo" insito nell'individuo, che ci accompagna dalla nascita o quasi. Per me quello è l'obbiettivo che un bonsaista deve ottenere, riprodurre "L'idea di albero" che ognuno ha dentro di se.
Per me il bonsai deve anche rispettare l'essenza, la sua naturalezza, perchè il bello è poterlo riconoscere in inverno, senza foglie, guardando altre piante (spoglie) della stessa essenza. In giro ormai si vedono caducifoglie impostate come il più anziano dei pini; ora non dico che ogni pianta deve essere la fotocopia di se stessa in natura, perchè in quel caso l'unicità del bonsai sarebbe compromessa, ma il rispetto per la pianta, faccio un esempio, una chaenomeles (e intendo la chojubai) non ce la vedo bene in un chokkan, specialmente se con i rami abbassati tipo abete, magari con un portamento da latifoglia, ma comunque la chojubai da il massimo di sè in ceppaia. Allo stesso modo un pino impostato con un portamento da latifoglia è brutto da vedere...

Quindi secondo me, se si parla di regole, non si devono ascoltare le regole di uomini, ma si deve osservare la natura (o almeno ascoltare uomini che osservano la natura per fare bonsai, per citarne uno, Kitora) perchè questa non sbaglia mai, trova sempre le soluzioni migliori e più efficienti, e noi uomini dovremmo solo ammirare ciò che fa, e tentare di riprodurlo.

Per me è questo il concetto di bonsai. :Saluto:
 
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aurex

Esperto di Bonsai
però quando si parla di regole non bisogna confondere con gli stili.....almeno parlo per me...quando si parla di regola io intendo determinati tipi di tecniche che hanno lo scopo finale quello di costruire la pianta nel modo giusto.....poi gli stili è un'altro paio di maniche....ognuno interpreta la pianta sulla base di vari elementi....e come meglio gli aggrada....
 

Greenray

Esperto di Bonsai
Apprezzo molto ciò che ha scritto e che pensa Seraph, ed apprezzo molto la sensibilità che scaturisce da tutte le generose aperture del suo modo di pensare.

Trovo bello il suo personale "concetto di bonsai", ma lo trovo appunto "personale" anzi personalissimo.
Lo trovo anche nobile e ben disposto all'introspezione sua e del suo prossimo.
Trovo sorprendentemente bello che ci abbia esposta la sua visione cosi profonda, quasi intima.
Io non ne sono stato ancora capace e forse il mio "concetto di bonsai" sarebbe molto meno interessante, tanto meno sotto il profilo filosofico.

Di contro, per confermarmi un rognoso pignolo, dico però che ciascuno di noi ha in mente il proprio archetipo di albero e che ormai è quello e non è più sostituibile, come non lo è l'imprinting di ciascuno di noi.
Il fatto però è che questa poetica visione (senza alcuna ironia, ma con sincera ammirazione), non è detto che si possa definire un bonsai, perlomeno non per tutti.
Il mio archetipo di albero non lo è di sicuro e quindi se tentassi di riprodurlo in vaso, non ne uscirebbe un bonsai.
(questo a prescindere dal fatto che nei miei vasi di bonsai non ne ho mai ricavati).

Apprezzo e ovviamente condivido il suggerimento di rispettare l'essenza, anche se teoricamente questo potrebbe contrastare con la visione dell'albero primordiale che immaginiamo.
Tuttavia se non si avessero assolutamente "preconcetti" (e io non credo che sia possibile) non si potrebbe nemmeno dire quale stile è adatto ad una pianta e quale non ci si adatta.
Questo dimostra che i nostri personali gusti ci influenzano nel definire cosa è adeguato e cosa non lo è, evidenziando che la nostra obiettività è solo una illusione per quanto ci si sforzi.

Credo che sia giusto che ciascuno di noi non abbia ferrei confini in filo spinato e che possa, seguire liberamente la propria ispirazione nel progettare e produrre una pianta.
La stessa libertà ce l'ha anche nel poter dire di avere tra le mani un bonsai, ma deve ricordarsi che si tratta di una affermazione arbitraria e non obbiettiva, anche se la pianta in oggetto rispecchia al 100% il suo personale "concetto di bonsai".

Seguire la natura: OK, ma la natura raramente produce bonsai a meno che l'autino le caprette.
Seguire i maestri più competenti e coscienziosi: OK, ma le loro soluzioni "migliori e più efficienti" sono giudicabili così in funzione del risultato comparato con l'obbiettivo iniziale che (gira e rigira) rappresentano il loro "concetto di bonsai".
E così si ritorna al Via!

Il loro concetto di bonsai da cosa si differenzia dal nostro?

Secondo me il loro è un po' più solido, meno sentimentale, meno soggetto a interpretazioni personali, più coerente, più rispettoso delle "loro" regole che noi tendiamo a snobbare con gentile distrazione.

Secondo me noi (parlo in generale e senza includere il 100% di noi) che potremmo coltivare le piante che vogliamo e come vogliamo, senza rispettare le regole di chicchessia, pretendiamo affermare di aver rispettato le regole che abbiamo infranto, semplicemente aggiungendo che dobbiamo essere liberi e che dobbiamo sperimentare.
E tutti questi sforzi potrebbero non servire se ci limitassimo a dire ad esempio:
si, volevo che diventasse un bonsai, ma non ci sono riuscito e comunque mi piace lo stesso;
oppure:
si, volevo farne un bonsai, ma vedendolo crescere, ho preferito farne una cosa diversa.

Credo che nessuno ci potrebbe condannare; semmai la nostra sincerità potrebbe essere apprezzata.

Il titolo di questa discussione è : il concetto di bonsai.
Credo che sia poco probabile che "il concetto di bonsai" possa corrispondere con "il mio concetto di bonsai", forse va tenuto presente.
 

Seraph

Giardinauta
Il titolo di questa discussione è : il concetto di bonsai.
Credo che sia poco probabile che "il concetto di bonsai" possa corrispondere con "il mio concetto di bonsai", forse va tenuto presente.

Vabbè diciamo che essendo in un forum, se lo frequentiamo, dobbiamo più o meno dire sempre la nostra, e le discussioni (che sono sempre interessanti) che ne scaturiscono mostrano un "mosaico" molto variegato, fatto delle nostre opinioni, e questo non può che essere costruttivo...

Voglio solo fare una precisazione su quello che intendo per preconcetti, differenziandoli da ciò che sono i gusti.

Preconcetto: Il glicine non si può bonsaizzare, quindi manco li guardo.
Gusto: Il glicine non mi piace, però magari impostato in un modo X potrebbe essere carino.

Il primo è un'imposizione, che spesso e volentieri ci viene data da altri. Il secondo è una cosa giusta e corretta (soprattutto soggettiva) , e che può essere soggetta a cambiamenti.

Poi come ha detto GreenRay la mia visione è assolutamente personalissima, chi legge può essere d'accordo con me, o pensare che sia solo un pazzo che "fa filosofia" su delle piante :lol:
 
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luigimita

Aspirante Giardinauta
Per quanto mi riguarda il bonsai è una forma d'arte che pone come obiettivo finale "semplicemente" quello di creare una rappresentazione miniaturizzata, ma realistica, della natura nella forma di un albero.
 

jiraya

Giardinauta
Per me 'bonsai' è una forma d'arte e come tale ha una componente di realtà e una di finzione.
realtà: c'è una pianta ben determinata (specie, forma), un vaso (più o meno), ci sono una serie di interventi 'a cui sottoporla' che vanno dalle cure quotidiane (irrigazione) a cure periodiche (potature, pinzature, concimazioni... all'estremo il rinvaso) a quelle occasionali (rinvaso (se non programmato), insorgenza di patologie) fino quelle straordinarie (in fase di 'modellatura').
finzione: è ciò che si vede, cioè 'il bonsai'. ce lo si immagina 'pianta secolare immersa in un determinato paesaggio' e perciò conta 'il fronte'... basta cambiare angolazione e l'incantesimo si rompe. la finzione, alla fine, è il riassunto dell'arte: è una cosa 'non vera' (es. scultura di un uomo per quanto perfetta non è un uomo).

per supportare la finzione occorre la realtà... ed essa ha una propria 'logica': se la pianta è essenza da fiore deve fiorire (se mancano è un errore di coltivazione... o magari la pianta è giovane: non è ancora così 'vecchia'); se è da frutto deve fare i frutti (se mancano è un errore di coltivazione); se la pianta vuole essere 'di montagna' non può essere perfetta nelle forme e 'senza cicatrici' poichè avrà affrontato una vasta serie di avversità per restare in vita; se è in crescita su un ghiaione o su suolo soggetto a frane/smottamenti perderà terra e avrà più facilmente radici esposte; occorre sapere che nel nostro mondo c'è una forza di gravità agente: se perde un ramo (jin) in apice sotto di esso ci saranno per forza altri rami spezzati o comunque le tracce dei danni; oltre la forza di gravità c'è anche la 'dominanza apicale' e le piante sono eliofile: se una pianta (albero) cresce su un pendio descriverà una curva verso l'alto; se c'è vento nella zona di crescita la pianta manifesterà l'adattamento alle condizioni (situazione generale).

poi c'è l'aspetto legato alle singole essenze: se le si conosce le si accetta con le proprie caratteristiche (e vi saranno punti di forza e punti di debolezza). esempi: il glicine è stupendo in fiore, ma 'pietoso' in ogni altro momento; l'azalea è cespugliosa, ma viene allevata come 'albero': l'apice è più debole... maestria (di coltivazione... 'bagno di realtà') è non avere detta debolezza oppure (di finzione) non mostrarla (occultarla, nasconderla); se la pianta ha foglie enormi non posso pretendere che le riduca stile cotoneaster nano; se è un pino non posso pretendere di modellarlo in stile 'scopa rovesciata'... però un pino marittimo nel portamento già è diverso rispetto un pino nero, un bianco, un rosso o un silvestre... e per certi versi può essere più vicino ad una 'scopa rovesciata'; la 'lunghezza aghi' è un problema? basta accettare la pianta per quel che è: ha aghi lunghi, se la trovo con aghi corti è stato bravo chi l'ha coltivata, se ha aghi lunghi non potrò fissarmi di creare 'un mame' perchè sarebbe solo una pallottola di aghi.

Le regole servono, sono lì per guidare in parte secondo i principi della natura e in parte secondo le 'fissazioni' umane: in discussione si possono mettere le seconde, ma non le prime.

Ci sarebbero tante cose, ma prima tra tutte penso sia l'accettazione: alla fine l'arte è un percorso che deve rendere migliori, più in pace con l'anima e il Creato; è un percorso personale di chi pratica quell'arte. E tutto ciò parla necessariamente di accettazione: la pianta ha quelle caratteristiche, magari mi piacciono magari no, ma è bella nella sua vita, nella sua forza, nella sua 'debolezza'... come 'bonsai' (finzione).
 

GORLA

Florello Senior
bonsai e ascolta tutti ma fai cio che senti e vedi tu ,nella pace e tranquillita ,di fronte alla tua pianta ,ho erbetta che sia ,in cina nasce dalla necesita di averle al seguito ,poi i giapponesi hanno preso l idea e fatto il loro modo di vedere il bonsai ,oggi , e totalmente diverso il loro modo di vede e coltivare ,oggi , difetti di foglie grosse tagli ,e cicatrici non le ritengo difetti,ma fanno parte delle pianta, quale filosofia e scuola tu voglia seguire ,sta a te ,secondo me ,tutti anno ragione e tutti hanno torto,e dico questo perche ,viene da cio che vedo e sento negli addetti ai lavori quelli chiamati maestri ,vincono concorsi ,eriche ,vedo ,sughere enormi ,ti dicono che devono rimanere alte ecc e poi ,andrei li col centimetro per verificare ,portano piante discutibilisssssssssssssime ,e allora per litigare per forme e dimensioni quando ho davanti esempi cosi ,io coltivo principalmente ,PIANTE,sane ,e che gia per me vederle vive anna
 

mattia_pd

Aspirante Giardinauta
conoscere le regole può servire a non scoprire l'acqua calda, e qualsiasi cosa in più che venga appresa come minimo male non fa,
ma, come dice il poeta, solo dal Kaos nascerà la stella danzante
su cos'è l'arte ho provato a sentire il filosofo
http://www.unipa.it/~estetica/download/Heidegger.pdf
ma mi è venuto mal di testa

Dal mio noto che col passare del tempo mi piace in generale sempre più coltivare in vaso, riducendo spesso le pretese. Anche piante (e erbe) che bonsai veri e propri non potranno diventare. Ovviamente che stian bene, e anche a me piace prenderle come vengono, con loro mi accanisco meno.
Se poi vedo una piana evocativa di emozioni e che mi suscita trasporto, allora mi piace ancora più. Ma come dice bene Aurex, è fondamentale per me che sia credibile, se no è una promessa incompiuta.
Cosa non mi piace è il feticismo della tecnica del quale alcune piante portano le cicatrici
 
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