Alessandro2005
Esperto in Fitopatologie
La mattina del dì di mezzo agosto, seduto nel mio terrazzo in bocca alla Val Susa a guardar petunie inseminatesi da sole nelle fioriere, e poi più oltre le montagne della TAV/NO TAV, sorpreso dall'insolita quiete nell'aria, per controppasizione ho immaginato l'assordante frinire delle cicale, insetto di cui s'era parlato in questo forum ieri l'altro.
Preso da irresistibile raptus scientifico-letterario, eccomi qui a fissare i miei pensieri.
"Ah, voi cantaste? N'ho piacere; ebbene, ora ballate!", così, nei versi di La Fontaine, la laboriosa formica all'imprevidente cicala che d'inverno andava mendicando un chicco di grano.
Quel grande naturalista ed entomologo che fu J.H. Fabre, un secolo e mezzo fa già osservava come le suggestioni fantastiche "penetrano come una punta acuta nell'animo infantile e non ne escono più", pur essendo il racconto "di dubbio valore, che offende la morale e la storia naturale". Infatti anche il più zotico dei contadini ben sa che in inverno non si trovano assolutamente cicale, ma zappando ne riconosce le larve che poi in primavera vanno ad appendersi e impuparsi a qualche rametto e infine uscire dal pupario prima vestendo un verde tenero ma subito dopo imbrunendo.
La Fontaine forse non vide mai una cicala, ma si rifaceva ad una tradizione favolistica che affondava nell'Antica Grecia. I Greci antichi stimavano molto la cicala; "tu somigli agli Dei" diceva il poeta Anacreonte, e ancora "nata dalla terra, insensibile al dolore, carne senza sangue". Si narra che venisse allevata in gabbiette per ascoltarne il canto.
Eppure quell'errore è rimasto, nulla ha potuto la scienza. "Ipse dixit" si sentenziava nel medioevo quando non era ammesso contraddittorio (lo "ipse" era riferito ad Aristotele, tenuto in considerazione di massima autorià scientifico-filosofica, nozione di autorità che gli amanti della lettura avranno trovato ripresa ne 'Il nome della rosa' di Eco). Oggi, che non ci son più balie a raccontar storie fantastiche, la favola come genere lettarario è divenuta un reperto museale e Aristotele è andato nel dimenticatoio scolastico (forse, ma dubito anche di questo), si direbbe:...'l'ha detto la TV'...oppure...'l'ho trovato su internet'...
Ma chi è veramente la cicala? Per gli entomologi è un Emittero Omottero Auchenorinco, famiglia Cicadidi; è imparentato con afidi e cicaline ma è molto molto più grande, fin'anche 10 cm, e i maschi hanno un organo stridulatorio situato nel primo segmento addominale. Il primato della rumorosità spetta ad una specie australiana, 'Cyclochila australasiae', capace di un suono di 100 decibel nel raggio di un metro (all'incirca quello di un antifurto); se poi si aggiunge che gli allegri giovinotti preferiscono cantare in coro, non so a quante voci e se pari o ineguali, si può facilmente immaginare l'effetto! Hanno anche studiato il meccanismo di produzione del suono, però tralascio sennò mi allargo davvero troppo.
E la conclusione? Un invito a raccontare storie divertenti d'insetti e altro. Il dì di ferragosto, per chi è a casa, è proprizio.
Salutoni salutonosissimi.
Alessandro 2005
Preso da irresistibile raptus scientifico-letterario, eccomi qui a fissare i miei pensieri.
"Ah, voi cantaste? N'ho piacere; ebbene, ora ballate!", così, nei versi di La Fontaine, la laboriosa formica all'imprevidente cicala che d'inverno andava mendicando un chicco di grano.
Quel grande naturalista ed entomologo che fu J.H. Fabre, un secolo e mezzo fa già osservava come le suggestioni fantastiche "penetrano come una punta acuta nell'animo infantile e non ne escono più", pur essendo il racconto "di dubbio valore, che offende la morale e la storia naturale". Infatti anche il più zotico dei contadini ben sa che in inverno non si trovano assolutamente cicale, ma zappando ne riconosce le larve che poi in primavera vanno ad appendersi e impuparsi a qualche rametto e infine uscire dal pupario prima vestendo un verde tenero ma subito dopo imbrunendo.
La Fontaine forse non vide mai una cicala, ma si rifaceva ad una tradizione favolistica che affondava nell'Antica Grecia. I Greci antichi stimavano molto la cicala; "tu somigli agli Dei" diceva il poeta Anacreonte, e ancora "nata dalla terra, insensibile al dolore, carne senza sangue". Si narra che venisse allevata in gabbiette per ascoltarne il canto.
Eppure quell'errore è rimasto, nulla ha potuto la scienza. "Ipse dixit" si sentenziava nel medioevo quando non era ammesso contraddittorio (lo "ipse" era riferito ad Aristotele, tenuto in considerazione di massima autorià scientifico-filosofica, nozione di autorità che gli amanti della lettura avranno trovato ripresa ne 'Il nome della rosa' di Eco). Oggi, che non ci son più balie a raccontar storie fantastiche, la favola come genere lettarario è divenuta un reperto museale e Aristotele è andato nel dimenticatoio scolastico (forse, ma dubito anche di questo), si direbbe:...'l'ha detto la TV'...oppure...'l'ho trovato su internet'...
Ma chi è veramente la cicala? Per gli entomologi è un Emittero Omottero Auchenorinco, famiglia Cicadidi; è imparentato con afidi e cicaline ma è molto molto più grande, fin'anche 10 cm, e i maschi hanno un organo stridulatorio situato nel primo segmento addominale. Il primato della rumorosità spetta ad una specie australiana, 'Cyclochila australasiae', capace di un suono di 100 decibel nel raggio di un metro (all'incirca quello di un antifurto); se poi si aggiunge che gli allegri giovinotti preferiscono cantare in coro, non so a quante voci e se pari o ineguali, si può facilmente immaginare l'effetto! Hanno anche studiato il meccanismo di produzione del suono, però tralascio sennò mi allargo davvero troppo.
E la conclusione? Un invito a raccontare storie divertenti d'insetti e altro. Il dì di ferragosto, per chi è a casa, è proprizio.
Salutoni salutonosissimi.
Alessandro 2005
Ultima modifica: