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HR 875: la fine del biologico?

Miche

Aspirante Giardinauta
In questi giorni in Rete sta circolando un appello allarmante.

La Camera e il Senato degli Stati Uniti tra meno di una settimana e
mezzo voteranno un provvedimento che metterà fuori legge le
coltivazioni biologiche ( il disegno di legge HR 875).

Vi è una fortissima pressione per approvare la trasformazione in legge
in un tempo molto breve, prima che la popolazione si accorga di ciò
che sta accadendo.

Il principale sostenitore e chi ha svolto il lavoro di lobby è la
MONSANTO, la grande impresa chimica e di ingegneria genetica,
accompagnata dalla CARGILL, dalla ADM (Archer, Daniels e Midland) e da
altre 35 grandi imprese agroalimentari.

Questa normativa obbligherà le aziende a produzione biologica a usare
particolari fertilizzanti e sostanze velenose contro gli insetti, in
base a decisioni prese da una Agenzia di nuova costituzione “al fine
di garantire che non vi siano pericoli per l’alimentazione pubblica”.
Queste norme saranno obbligatorie anche per gli orti familiari che
producono alimenti solo per autoconsumo e non per la vendita.

Se questa legge sarà approvata non esisteranno più semi originali ma
solo i semi geneticamente modificati della MONSANTO, che oggi stanno
mostrando la loro capacità di generare malattie impreviste negli
esseri umani


Vi rassicuro subito: è in gran parte una bufala e non va inoltrata

Mi sembrava ovvio che fosse la solita catena di Sant'Antonio. Contiene i soliti attori: gli USA, lobby e multinazionali, Monsanto e le sue sementi geneticamente modificate, la popolazione ignara.

Però mi son detto: e se fosse vero? Allora sono andato a cercare direttamente dalle fonti originali.

Ho fatto una ricerca in Internet e pare che le cose non stiano proprio come dice l'appello.

http://www.snopes.com/politics/business/organic.asp

Da quel che ho potuto capire:
- l'appello gira negli Stati Uniti da Marzo 2009;
- la proposta di legge esiste ma riguarda la sicurezza negli alimenti (è nato in seguito ad alcuni episodi avvenuti in USA di salmonella trasmessa da alimenti avariati);
- il marito della senatrice DeLauro non ha contatti lavorativi da almeno 10 anni con Monsanto, quindi in ogni caso non dovrebbe esserci conflitto d'interessi;
- nella proposta di legge non ci sono cenni specifici a fattorie, banche di semi e tecniche di agricoltura, tanto meno ad orti famigliari.

Allego la pagina web della DeLauro che parla della questione
http://delauro.house.gov/release.cfm?id=1469

e la smentita ufficiale della senatrice riguardo i pericoli di HR875
http://delauro.house.gov/files/HR875_Myths_Facts1.pdf

Dulcis in fundo, ecco quello che mi sembrerebbe essere il disegno di legge
http://www.govtrack.us/congress/bill.xpd?bill=h111-875&tab=summary

se qualcuno ha da ridire (non conosco molto bene ne l'inglese ne il diritto americano) controbatta senza problemi.
 

Ivannn

Giardinauta Senior
Aveva MOOOOOOOLTO l'aspetto di una bufala....rendere illegale la coltivazione organica sarebbe una cosa da rivolta popolare
 

Pyrus

Aspirante Giardinauta
eh...concordo con Ivannn...sarebbe una cosa da rivolta..ma poi d'altronde non siamo in una dittatura, quindi lo Stato non ci può imporre come coltivare, d'altronde coltivare biologicamente riduce malattie, da cibi più sani che seguono i normali cicli e le normali fasi, progressi, evoluzioni senza usare prodotti chimici/velocizzanti nella produzione!!
 

Alessandro2005

Esperto in Fitopatologie
Come è noto, la rete è piena si spazzatura.
Per saperne di più in tema di legislazione inerente l'agricoltura biologica forse sarebbe meglio usare il proprio tempo cercando piuttosto sui siti ufficiali le norme che riguardano questa materia http://ec.europa.eu/agriculture/organic/eu-policy/legislation_it
anziché dare alimento alla confusione (magari pilotata da qualche eco-allarmista),
e, visto l'interesse, suggerirei di partecipare alla votazione per la scelta del nuovo logo europeo
http://ec.europa.eu/agriculture/organic/logo/index_it.htm

P.S. Temo peraltro che dell'agricoltura biologica si abbia una visione alquanto bucolica e messianica, mentre tende ad essere colpevolista verso l'agricoltura moderna, ma non è così né in un caso né nell'altro. Esiste ad ogni buon conto il "diritto di produzione" dell'imprenditore agricolo, e non pochi di quelli che praticano il biologico hanno anche parte della propria azienda, spesso preponderante, investita a produzione ordinaria.
 
Ultima modifica:

Piera58

Moderatrice Sez. Piccoli Amici
Membro dello Staff
Come è noto, la rete è piena si spazzatura.
Per saperne di più in tema di legislazione inerente l'agricoltura biologica forse sarebbe meglio usare il proprio tempo cercando piuttosto sui siti ufficiali le norme che riguardano questa materia http://ec.europa.eu/agriculture/organic/eu-policy/legislation_it
anziché dare alimento alla confusione (magari pilotata da qualche eco-allarmista),
e, visto l'interesse, suggerirei di partecipare alla votazione per la scelta del nuovo logo europeo
http://ec.europa.eu/agriculture/organic/logo/index_it.htm


Grazie Alessandro, ho votato il logo che mi piace di più.
 

peppone69

Esperto in Macchine agroforestali e da giardino
non pochi di quelli che praticano il biologico hanno anche parte della propria azienda, spesso preponderante, investita a produzione ordinaria.

scusa alessandro...non per polemica assolutamente...ma questa informazione (che peraltro a me risulta non vera) da dove la trai?
io ho solo biologico. e bòm. e come me tantissimi altri. anche perchè, dato che chi ci paga non è lo stato e nemmeno i produttori di chimica agricola ma i gruppi industriali di lavorazione, confezionamento e postproduzione a marchio BIO che comprano da noi coltivatori bio e ci impongono i LORO standard, non sono di norma ammesse le colture promisque. punto.
 
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Alessandro2005

Esperto in Fitopatologie
scusa alessandro...non per polemica assolutamente...ma questa informazione (che peraltro a me risulta non vera) da dove la trai?

Con te certo che non polemizzo, caspita!
Avevo detto in verità "...non pochi di quelli che praticano agricoltura biologica hanno anche parte della loro azienda......etc...etc...." (voglio dire: una parte non è il tutto ma sta dentro il tutto), e questo perchè ricordavo di una indagine fatta dalla Regione Piemonte pochi anni fa (è stato pubblicato anche un volumetto titolato 'L'agricoltura biologica piemontese' ed è stata fatta una Conferenza a novembre del 2007 a Palazzo Congressi di c.so Stati Uniti), e in particolare ciò che mi aveva colpito di quella ricerca (per questo mi era rimasta memoria) era la sostanziale marginalità della SAU investita ad agricoltura biologica e, all'interno delle aziende bio, l'esistenza di una certa promiscuità di conduzione, inoltre il relativamente elevato numero degli agricoltori che lasciavano il bio.
Personalmente ho conosciuto imprenditori agricoli che producono bio su commissione, come hai giustamente fatto osservare, ma magari solo un campo per la circostanza; ritengo tuttavia, e in questo sono d'accordo con te, che chi pratica bio lo fa tendenzialmente per scelta motivata e dunque è portato ad orientarsi totalmente verso quel sistama di produzione (poi la statistica farà una media tra il primo tipo di azienda e il secondo: così poi viene fuori la percentuale più sotto riportata).
Come documenti forse ci sono ancora copie del volumetto citato, comunque ho trovato una sintesti in rete di cui riporto i punti più significativi rispetto all'argomento

...la SAU delle aziende biologiche è di 36927,11 ha,
pari al 3,44% della SAU regionale rilevata
dal Censimento dell’Agricoltura del 2000.
Non tutta la superficie delle aziende biologiche,
tuttavia, è investita a coltivazioni
biologiche. La SAU delle colture biologiche
e in conversione è pari all’81,2% della SAU
delle aziende biologiche, e ammonta a
29.836,55 ha, corrispondente al 2,79%

della SAU piemontese...

...Il riparto della SAU
biologica vede la percentuale maggiore
coperta dai prati e pascoli, per un valore del

48,5% del totale; seguono i cereali...

...Le aziende biologiche rilevate e operanti
sono 1655, pari all’1,4% del numero totale
delle aziende regionali rilevate dal

Censimento dell’Agricoltura del 2000...

...Per quanto riguarda la distribuzione delle
aziende per dimensione economica, più
della metà delle aziende è concentrata
nelle dimensioni economiche più modeste,
con vendite fino a 10.000 euro; quelle che

arrivano a 50.000 euro sono l’85% circa...

...le aziende che avevavo cessato la produzione biologica: le aziende in questione
erano 204 (11% del totale delle aziende
intervistate), di cui 25 erano aziende che
avevano cessato completamente l’attività
agricola, mentre le aziende che avevano
abbandonato la produzione biologica erano

186 (10% del totale)...

 

xadax

Giardinauta Senior
al di la della spazzatura che si trova in rete: bisogna sempre valutare le fonti!!!!
.....a me piacerebbe sentire che gli "ha della SAU" crescono ogni anno o che sempre più "ha della SAU" hanno iniziato la conversione...... purtroppo il biologico andrebbe incentivato di più a livello economico "locale", incentivando le tipicità, nell'interesse di tutti i consumatori e publicizzato di più in scala nazionale (della serie: comprate le verdure del vostro vicino! i famosi prodotti a km 0)..... anche a partire dalla scuola elementare sarebbe utile cominciare a spiegare da dove viene quello che si consuma!Badate bene che non è scontato!! perchè la mia impressione, cercando di lavorare solo con prodotti di stagione e biologici, è che la gente non sappia più ne cosa ne quando la terra procuce o può produrre determinati frutti....... finchè la gente cercherà il basilico, le zucchine, i pomodori, le melanzane e le fragole a dicembre invece di consumare cavoli, zucche, cavolfiori, cardi e mele il biologico rimarrà un sogno per pochi consapevoli..........
cmq siano benedetti i pionieri del biologico!!!!!

Alessandro hai una foto della situazione attuale? .....quelllo che hai incollato li mi sembra si riferisca al 2000, parliamo di 10 anni fa!
 

Alessandro2005

Esperto in Fitopatologie
Ti posso dire che nel 2008 in Piemonte la superficie investita in bio era scesa dai 36927,11 surriportati a 27821 ha (fonti delle Associazioni su dati MiPAAF; le Regioni dove ci sono più ettari investiti a bio sono la Sicilia e la Basilicata). Però ci sono altri dati in controtendenza: siamo sempre al primo posto in Europa e quinti al mondo (però il numero degli addetti è leggermente calato), e negli ultimi anni si è registrato un aumento degli acquisti di prodotti bio confezionati (11% nel 2007, dati ISMEA), anche se sul totale la quota rimane poco più che di nicchia. Bisognerebbe peraltro disaggregare i dati per capire meglio, perchè ad es. una grossa fetta della crescita va agli alimenti per l'infanzia, dove, immagino, si è più disposti a spendere.

Diciamo che l'interesse del consumatore c'è, e l'orientamento generale (al di là del marchio BIO) è per un sistema di produzione sostenibile. Questo succede anche in floricoltura: sono stato ad un incontro alcune settimane fa sul tema Fair Flower Fair Plants, e penso che gli imprenditori più pronti entreranno in quell'ordine di idee. Non è solo una questione di prodotti fitosanitari o concimi, ma di tracciabilità del prodotto e di rispetto delle norme di sicurezza sul di lavoro e dei diritti dei lavoratori (una provocazione: pensa ai fatti di Rosarno: e se quelle clementine che i reportages facevano vedere a terra perchè nessuno le raccoglieva più, fossero arrivate sul mercato col marchio bio semplicemente perchè l'azienda non faceva uso di pesticidi di sintesi?).

Chi esercita l'agricoltura professionalmente deve far quadrare il bilancio aziendale: il bio costa necessariamente di più, dunque occorre essere disposti a pagare di più. I conti occorre farli anche con la faccenda del CHILOMETRI ZERO (altro aspetto importante, come hai fatto rilevare), perché non è detto che tali prodotti costino di meno: stamattina ho acquistato yoghurt realmente a chilometri zero (li producono in una cascina a meno di un km dalla mia abitazione), solo che li ho pagati € 1,30 a vasetto: qual'è il prezzo di quelli industriali?

Ciao
 
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Miche

Aspirante Giardinauta
Parlando con gli agricoltori, mi sono convinto che l'unico grande ostacolo del biologico sono i prezzi proibitivi del riconoscimento ufficiale. Infatti tanti coltivano un bio "di fatto" perché non usano pesticidi in quanto costano troppo per poter guadagnarci qualcosa. Se chiedessero allo Stato il marchio di biologico, andrebbero in perdita.
 

peppone69

Esperto in Macchine agroforestali e da giardino
l'ultima affermazione di miche mi trova d'accordo.infatti il biologico ti permette di guadagnare (ed anche molto bene dato che è vero che hai dei costi forti di investimento generale ma va anche detto che la tua merce la vendi al triplo del prezzo cui venderesti merce di coltivazione chimica o integrata) solo su scala medio grande.
citare dati di 10 anni fa non ha alcun senso. la situazione è in continua evoluzione. ha senso fare bio con tanto di permessi statali solo se hai contratti con gruppi di acquisto o con ditte di lavorazione e smercio a marchio bio. in caso contrario conviene - economicamente - praticare un bio un pò primitivo su scala familiare per il proprio consumo: quindi in buona sostanza non usare chimica in coltivazione (anche se non è solo quello). così hai un prodotto più sano per il tuo consumo e eviti di ammorbare il pianeta.
le parecchie aziende che hanno abbandonato il bio sono proprio quelle che diceva alessandro: cioè quelle che avevano bio solo una parte (residuale, dato che l'altra è stata considerata "preponderante"...) di coltura biologica. ed ècomprensibile che abbiano abbandonato dato che le ditte che comprano bio di certo non lo compravano da loro!!!! ora però parlare di aziende bio proposito di aziende che avevano una parte residuale a coltura bio è scorretto. il bio è bio al 100%. non puoi pensare di avere un campo di pomodori coltivato bio in mezzo a due campi di pomodori coltivati con la chimica! ma non scherziamo!
 

Alessandro2005

Esperto in Fitopatologie
Se è motivo di scandalo un avverbio "giornalistico" (preponderante) non ho difficoltà a sostituirlo; ma vedo che in quanto a enfasi per sottolineare un qualche aspetto ritenuto di rilievo - rispetto al contesto della discussione - neanche tu...scherzi, caro Peppone, perchè sai bene che un campo di pomodori bio in mezzo a due altri campi non bio non è possibile semplicemente perché non otteresti in partenza la certificazione a produrre in regime di agricoltura biologica.

I dati che ho riassunto non sono di 10 anni fa, ma, come ho scritto, del 2007 (per forza di cose l'indagine è stata svolta negli anni immediatamente precedenti). Io non ne conosco di più dettagliati che siano aggiornati al 2009, almeno di ufficiali (ossia quelli di fonte ministeriale elaborati da SINAB: per inciso ho trovato che il massimo di espansione in fatto di ettari a livello nazionale c'è stato nel 2001 con 1.237.640, mentre al 31/12/2008 erano 1.002.414 con una riduzione del 12,8% rispetto all'anno precedente).

L'esperienza personale o diretta è certamente importante e utile, ma non necessariamente esaustiva né decisiva per avere un quadro reale. Io ti potrei dire che un mio caro amico, che non fa l'agricoltore ma di agricoltura se ne intende molto ed è figlio di agricoltori e ha dei terreni, un paio di anni fa ha seminato su un campo del grano in regime bio su richiesta, ma questo campo non sta accanto alla sua abitazione (sai bene che la realtà è spesso fatta di aziende frazionate, come dire che puoi produrre pomodori bio da una parte e avere produzione non bio da un'altra): anche quel grano tuttavia entra nelle statistiche. Intendo dire che le situazioni possono essere molto varie: ci sono aziende in conversione, altre invece consorziate per avere tutta la gamma bio (es. mi sono servito dalla cooperativa il Frutto Permesso di Bibiana, dove hanno anche agriturismo e un laboratorio di trasformazione, e uno spaccio dove trovi praticamente tutto e solo bio); vi sono aziende con allevamenti e aziende che trasformano; non sempre la produzione delle aziende bio viene venduta come tale (il dato del 2007 per il Piemonte dice, per la produzione vegetale, 77% bio e il resto non bio pur essendo stato prodotto con metodi biologici), ciò penso a causa di problemi nei canali distributivi e commerciali (filiera corta, filiera specializzata, GDO etc.) e in effetti tra le maggiori criticità lamentate la preponderante (il termine stavolta è preso tal quale dalla relazione del prof. Corsi dell'Università di Torino) è quella relativa agli sbocchi.

Ad ogni modo conosco produttori bio e dovrei anche potere visitare qualche azienda che fa capo alla Associazione che ha un riferimento logistico vicino a dove abito e che si chiama Terra Sana Piemonte.
Però se siamo solo noi due interessati ad approfondire il tema....diamo un titolo... "Dove va l'agricoltura biologica?", penso non valga la pena continuare questo post.
Ciao
Alessandro
 
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Alessandro2005

Esperto in Fitopatologie
Vorrei aggiungere ancora due cose, poi mi tolgo perchè altrimenti rischio di diventare...un "organismo molesto"...da "debellare" (spero almeno con metodi biologici :D)

1) A proposito del bio che è al 100% bio

- Stralcio dal Reg. CE 834/07 art. 11
...a specifiche condizioni stabilite secondo la procedura di
cui all’articolo 37, paragrafo 2, un[FONT=EUAlbertina+20][FONT=EUAlbertina+20]azienda può essere suddivisa[/FONT][/FONT]
in unità ben distinte o siti di produzione di acquacoltura non tutti in regime di produzione biologica...


- Elenco Regione Piemonte aziende agricole biologiche miste (i numeri dicono che sono quelle in numero maggiore)
http://www.regione.piemonte.it/agri/ita/bioagri/dwd/ope01.pdf

2) A chi ha un po' di tempo e voglia di capire le possibili prospettive dell'agricoltura, suggerisco di vedere per intero questo bel documentario (è a spezzoni, ma se si incomincia, facilmente lo si vede poi tutto)
http://www.youtube.com/watch?v=icZFYghEeUE
 

peppone69

Esperto in Macchine agroforestali e da giardino
quello che scrivi ora alessandro è vero. i decreti di stato e di regione dicono quello. peccato che non siano nè lo stato nè le regioni a comprarci i prodotti ma (lo ripeto ancora ad nauseam) i gruppi di acquisto o le ditte di lavorazione, confezionamento e post produzione a marchio bio. la "legge" dal punto di vista del mercato la fanno (in questo caso mi tocca dire "per fortuna") loro. punto.
 

xadax

Giardinauta Senior
Vorrei aggiungere ancora due cose, poi mi tolgo perchè altrimenti rischio di diventare...un "organismo molesto"...da "debellare" (spero almeno con metodi biologici :D)...............
........................
2) A chi ha un po' di tempo e voglia di capire le possibili prospettive dell'agricoltura, suggerisco di vedere per intero questo bel documentario (è a spezzoni, ma se si incomincia, facilmente lo si vede poi tutto)
http://www.youtube.com/watch?v=icZFYghEeUE
[/FONT][/SIZE][/FONT][/SIZE][/FONT][/SIZE]

io la voglia l'ho messa ma sinceramente non ho fatto molta fatica :D
"questo bel documentario" tratta argomenti che seguo da un po' di tempo, una cosa che mi interessa tantissimo è "l'orto bosco" che si avvicina molto alla filosofia de "l'orto sinergico" inventato e sviluppato da Emilia Hazelip.
Anche lei sosteneva l'importanza della presenza di animali come le anatre per difendersi dalla lumache, cespugli di fiori che attirano sirfidi, coccinelle e altri insetti utili......ecc ecc
Anche lei aveva pensato a creare l'orto come una sorta di organismo in cui la natura si aiuta da sola a raggiungere un equilibrio al fine di produrre di più e in modo più naturale, con interventi umani ridotti al minimo. La natura sa autogestirsi egregiamente.
Per raggiungere questo scopo diventano fondamentali:
- le consociazioni di piante (per esempio mettere le piante golose di azoto accanto alle leguminose.......)
- il terreno va lavorato il meno possibile, l'aratura e la fresatura impoveriscono la terra da microorganisni e minarali, in pratica muore lentamente diventando sempre meno produttiva
- gli insetti devono essere parte integrante del "microsistema orto" sono utili sia da morti che da vivi
- la caduta delle foglie e le piante che dopo essere andate a seme muoiono e si decompongono naturalmente, rilasciano nel terreno più di quello che hanno sottratto dalla stessa per crescere
Tutte idee che emergono anche dall'interviste a quei ragazzi che allevano mucche, e soprattutto dal tipo che ha quel meraviglioso giardino\bosco\orto che sa veramente di ecosistema sano, vivo e produttivo.......che sogno!!!!!

Personalmente sono tutte tesi che condivido........ per mettere in pratica questa metodologia di produzione c'è da studiare e sperimentare molto, realisticamente però non credo che chi produce frutta e verdura da anni con metodi tradizionali possa essere persuaso a non arare i propri terreni oppure a creare una piantagione di zucche e zucchine tra i lamponi selvatici, sotto un boschetto di ontani
........ una cosa è certa e viene sottolineata anche nel documentario, il sentore è quello di una imminente crisi dei mercati degli idrocarburi ed è necessario essere pronti a cambiamenti radicali........
Il modo di concepire l'agricoltura meno dipendente dal petrolio è una sfida affascinante che unita ad uno sviluppo di adeguate energie alternative potrebbe essere una soluzione anche al nucleare

ciao
 
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