Jc123
Giardinauta
Ciao a tutti
circa un anno fa avevo pubblicato un thread con delle mie "intuizioni" sulla trasmissione genetica di alcuni tratti nelle rose, e ne avevamo discusso un po'. Nel frattempo, grazie soprattutto a forum e blog internazionali di ibridatori amatoriali, sono riuscito a raccogliere un po' di informazioni più accurate e mi è sembrato utile riportarle qui, per chiunque fosse interessato a vari livelli all'ibridazione, o semplicemente per la curiosità degli appassionati
Prima di cominciare devo fare due importanti premesse:
- lo scopo di questo post non è essere un articolo scientifico, quindi userò anche terminologia ed esempi imprecisi
- in realtà non esistono delle regole fisse dietro alla trasmissione di molti caratteri. O meglio: esistono ma non le conosciamo. Quello che possiamo fare è osservare empiricamente, e per alcuni tratti anche scientificamente, e dire "di solito funziona così".
Le moderne rose da giardino sono il risultato di secoli, se non millenni, di complesse ibridazioni e fortissime selezioni, e contengono al loro interno il patrimonio genetico di decine di specie molto diverse fra loro. Questo fa sì che non ci sia un pool genetico uniforme, e probabilmente accade spesso che un gene trasmesso da una delle due piante genitrici non trovi un corrispettivo dall'altra parte.
La maggior parte (ma assolutamente non tutte) delle rose moderne è tetraploide (ha quindi gruppi di quattro cromosomi, e non coppie). Questo pare che renda più evidente il fatto che per molti caratteri non esiste una dominanza completa, e sicuramente rende molto più difficile studiarne il comportamento e selezionarle.
passiamo ora alla parte più interessante dell'argomento: quando incrocio due rose, cosa mi devo aspettare? La risposta, purtroppo, è che non si può sapere con certezza. Quello che possiamo capire è invece cosa serve affinché un carattere sia passato alla generazione successiva
Colore
questo carattere nelle nostre piante è quello che più salta all'occhio, ma allo stesso tempo uno di quelli per cui è estremamente difficile comprendere il funzionamento. Iniziamo ad identificare le principali categorie di colori (nonostante, come tutti sappiamo, ci sia una grande quantità di sfaccettature al loro interno):
- bianco
- rosa
- rosso
-arancione/albicocca
-giallo
-malva/lilla
ognuno di questi colori non è dato dalla presenza di un semplice gene on/off, ma ci sono una serie di pigmenti che, combinati in vario modo, danno diversi risultati. Anche in questo caso, la grande complessità genetica delle rose rende difficile il lavoro, ma si può fare un po' di chiarezza. C'è poi da dire che molto importante, oltre al tipo di pigmenti, è la concentrazione degli stessi. Anche riguardo a questo si sa poco, semplicemente ci sono varietà che permettono di avere nella prole alti livelli di saturazione e varietà che non lo permettono.
il bianco è il colore naturale di gran parte delle specie botaniche, e dunque sarà facile comprendere che esistono vari geni, che si trasmettono e funzionano in modo diverso e che garantiscono vari livelli di "purezza del bianco". Esistono dunque rose bianche che trasmettono il proprio colore alla progenie come carattere dominante, e varietà che invece lo portano come gene recessivo (ovviamente si tratta di geni diversi). In realtà, non sono mai stati fatti molti studi su come si trasmetta il bianco, probabilmente perché, per motivi commerciali, sono pochi gli ibridatori che cercano espressamente di ottenere una rosa bianca (questo non vuol dire che non siano desiderate, o che non ci siano sul mercato. Molto semplicemente compaiono frequentamente, senza troppo bisogno di andarle a cercare)
Il rosa è, insieme al bianco, il color naturale della stragrande maggioranza delle rose botaniche. Questo fa sì che sia un fenotipo che si trasmette in diversi modi, e ancora meno ricercato del bianco. Se almeno una delle due varietà genitrici è rosa, ci sono ottime probabilità che buona parte, se non tutti i seedling siano rosa.
Il rosso, colore molto ambito nelle rose moderne (soprattutto nel '900), è un carattere abbastanza facile da trasmettere. In realtà nel linguaggio comune si definiscono "rosse" rose con pigmentazioni ben diverse fra loro: il rosa molto scuro, tipico di molte rose antiche europee, e il rosso acceso, a volte vellutato, attribuibile alle rose orientali.
Con l'arancione e il giallo entriamo in un campo completamente diverso: esiste una specie in particolare, e degli ibridi in particolare, a cui possiamo attribuire l'origine di queste pigmentazioni. Infatti, Pernet, alla fine dell'800, incrociò delle ibride di Tè con la Rosa foetida 'persiana' e in questo modo portò nel patrimonio genetico delle rose moderne il colore giallo. A onor del vero, ci sono delle specie botaniche, e alcuni loro ibridi, che presentano un colore giallo pur non avendo niente in comune con la R. foetida o le Pernettiane, ma si tratta di casi molto rari. In ogni caso, il giallo e l'arancione sono legati strettamente fra loro e, per dirla in pochissime parole, l'arancione pare sia dovuto alla presenza di un sovracolore rosso su una base gialla. Il giallo puro è un colore abbastanza difficile da trasmettere; o meglio, ci sono alcune varietà che lo trasmettono facilmente e altre che, pur essendo gialle, lo fanno raramente (per esempio Graham Thomas). Anche qui non è facile venirne a capo.
Bisogna specificare che esiste anche un altro tipo di arancione, proveniente dalle rose Tea, con sfumature rosa/pesca o albicocca, ma non so dirvi molto sulla trasmissione.
Il color malva ha molto in comune con il giallo e l'arancione. Anche in questo caso, infatti, sembra che il colore derivi dalla R. foetida. Si tratta di una pigmentazione difficile da ottenere, ma allo stesso tempo popolare e molto richiesta. Per decenni sono state proposte molte teorie diverse, quasi sempre poco affidabili; quella al momento più accreditata è stata ottenuta dopo osservazioni e studi approfonditi dei pedigree di molte rose malva e prevede che si ottenga questa colorazione quando si trova allo stesso tempo il pigmento rosso e un gene modificatore di quest'ultimo, che lo rende di un colore violaceo.
circa un anno fa avevo pubblicato un thread con delle mie "intuizioni" sulla trasmissione genetica di alcuni tratti nelle rose, e ne avevamo discusso un po'. Nel frattempo, grazie soprattutto a forum e blog internazionali di ibridatori amatoriali, sono riuscito a raccogliere un po' di informazioni più accurate e mi è sembrato utile riportarle qui, per chiunque fosse interessato a vari livelli all'ibridazione, o semplicemente per la curiosità degli appassionati
Prima di cominciare devo fare due importanti premesse:
- lo scopo di questo post non è essere un articolo scientifico, quindi userò anche terminologia ed esempi imprecisi
- in realtà non esistono delle regole fisse dietro alla trasmissione di molti caratteri. O meglio: esistono ma non le conosciamo. Quello che possiamo fare è osservare empiricamente, e per alcuni tratti anche scientificamente, e dire "di solito funziona così".
Le moderne rose da giardino sono il risultato di secoli, se non millenni, di complesse ibridazioni e fortissime selezioni, e contengono al loro interno il patrimonio genetico di decine di specie molto diverse fra loro. Questo fa sì che non ci sia un pool genetico uniforme, e probabilmente accade spesso che un gene trasmesso da una delle due piante genitrici non trovi un corrispettivo dall'altra parte.
La maggior parte (ma assolutamente non tutte) delle rose moderne è tetraploide (ha quindi gruppi di quattro cromosomi, e non coppie). Questo pare che renda più evidente il fatto che per molti caratteri non esiste una dominanza completa, e sicuramente rende molto più difficile studiarne il comportamento e selezionarle.
passiamo ora alla parte più interessante dell'argomento: quando incrocio due rose, cosa mi devo aspettare? La risposta, purtroppo, è che non si può sapere con certezza. Quello che possiamo capire è invece cosa serve affinché un carattere sia passato alla generazione successiva
Colore
questo carattere nelle nostre piante è quello che più salta all'occhio, ma allo stesso tempo uno di quelli per cui è estremamente difficile comprendere il funzionamento. Iniziamo ad identificare le principali categorie di colori (nonostante, come tutti sappiamo, ci sia una grande quantità di sfaccettature al loro interno):
- bianco
- rosa
- rosso
-arancione/albicocca
-giallo
-malva/lilla
ognuno di questi colori non è dato dalla presenza di un semplice gene on/off, ma ci sono una serie di pigmenti che, combinati in vario modo, danno diversi risultati. Anche in questo caso, la grande complessità genetica delle rose rende difficile il lavoro, ma si può fare un po' di chiarezza. C'è poi da dire che molto importante, oltre al tipo di pigmenti, è la concentrazione degli stessi. Anche riguardo a questo si sa poco, semplicemente ci sono varietà che permettono di avere nella prole alti livelli di saturazione e varietà che non lo permettono.
il bianco è il colore naturale di gran parte delle specie botaniche, e dunque sarà facile comprendere che esistono vari geni, che si trasmettono e funzionano in modo diverso e che garantiscono vari livelli di "purezza del bianco". Esistono dunque rose bianche che trasmettono il proprio colore alla progenie come carattere dominante, e varietà che invece lo portano come gene recessivo (ovviamente si tratta di geni diversi). In realtà, non sono mai stati fatti molti studi su come si trasmetta il bianco, probabilmente perché, per motivi commerciali, sono pochi gli ibridatori che cercano espressamente di ottenere una rosa bianca (questo non vuol dire che non siano desiderate, o che non ci siano sul mercato. Molto semplicemente compaiono frequentamente, senza troppo bisogno di andarle a cercare)
Il rosa è, insieme al bianco, il color naturale della stragrande maggioranza delle rose botaniche. Questo fa sì che sia un fenotipo che si trasmette in diversi modi, e ancora meno ricercato del bianco. Se almeno una delle due varietà genitrici è rosa, ci sono ottime probabilità che buona parte, se non tutti i seedling siano rosa.
Il rosso, colore molto ambito nelle rose moderne (soprattutto nel '900), è un carattere abbastanza facile da trasmettere. In realtà nel linguaggio comune si definiscono "rosse" rose con pigmentazioni ben diverse fra loro: il rosa molto scuro, tipico di molte rose antiche europee, e il rosso acceso, a volte vellutato, attribuibile alle rose orientali.
Con l'arancione e il giallo entriamo in un campo completamente diverso: esiste una specie in particolare, e degli ibridi in particolare, a cui possiamo attribuire l'origine di queste pigmentazioni. Infatti, Pernet, alla fine dell'800, incrociò delle ibride di Tè con la Rosa foetida 'persiana' e in questo modo portò nel patrimonio genetico delle rose moderne il colore giallo. A onor del vero, ci sono delle specie botaniche, e alcuni loro ibridi, che presentano un colore giallo pur non avendo niente in comune con la R. foetida o le Pernettiane, ma si tratta di casi molto rari. In ogni caso, il giallo e l'arancione sono legati strettamente fra loro e, per dirla in pochissime parole, l'arancione pare sia dovuto alla presenza di un sovracolore rosso su una base gialla. Il giallo puro è un colore abbastanza difficile da trasmettere; o meglio, ci sono alcune varietà che lo trasmettono facilmente e altre che, pur essendo gialle, lo fanno raramente (per esempio Graham Thomas). Anche qui non è facile venirne a capo.
Bisogna specificare che esiste anche un altro tipo di arancione, proveniente dalle rose Tea, con sfumature rosa/pesca o albicocca, ma non so dirvi molto sulla trasmissione.
Il color malva ha molto in comune con il giallo e l'arancione. Anche in questo caso, infatti, sembra che il colore derivi dalla R. foetida. Si tratta di una pigmentazione difficile da ottenere, ma allo stesso tempo popolare e molto richiesta. Per decenni sono state proposte molte teorie diverse, quasi sempre poco affidabili; quella al momento più accreditata è stata ottenuta dopo osservazioni e studi approfonditi dei pedigree di molte rose malva e prevede che si ottenga questa colorazione quando si trova allo stesso tempo il pigmento rosso e un gene modificatore di quest'ultimo, che lo rende di un colore violaceo.