Credo che si continuino a mescolare questioni diverse.
1) Credo sia rispettabilissima e per molti versi condivisibile la posizione di chi non ritiene sia (più) diritto dell' Homo Sapiens uccidere altri animali, neanche a scopo alimentare, soprattutto in virtù del fatto che grazie alle abilità e conoscenze acquisite, dovrebbe avere altri mezzi per provvedere al suo proprio sostentamento.
2) Dubito che in Italia ci sia una legge che vieti uccidere animali "tout court": è sicuramente consentito in una molteplicità di situazioni, dall'approvvigionamento alimentare fino, molto deprecabilmente, allo scopo ludico-venatorio.
3) E' indubbio che ci fa maggiormente raccapriccio pensare all'uccisione e addirittura all'ingestione di animali per i quali sentiamo un maggiore coinvolgimento emotivo, sia in generale per le specie che ci sembrano a noi più affini, sia in particolare per quegli animali con i quali si è stabilito un rapporto affettivo individuale. In questo sono oggettivamente avvantaggiate, a mio avviso, le specie di cui più facilmente riusciamo a percepire le "espressioni", e con le quali si riesce a stabilire una interazione.
4) La crudeltà gratuita è sempre sommamente deprecabile.
Detto questo, mi sembra giusto che chi la pensa in un modo specifico tenti di convincere gli altri delle proprie ragioni, tentando di contribuire a spostare di volta in volta il sentimento comune, gli usi e le leggi. Nel frattempo, ciascuno fa quello che può e sente di dover fare, non fa quello che sente di NON dover fare, e NON DEVE fare ciò che gli è vietato dalla legge.
Tutto sta ad avere chiara la visione di quale sia la soglia di accettabilità e legalità come storicamente determinatasi nel tempo e nello spazio, e di come e cosa fare (se si vuole) per modificare lo status quo, in questo come in tutti gli altri campi.