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Foraging

Datura rosa

Guru Master Florello
Una nuova moda che nuova non è!!! Si tratta di cibarsi di elementi vegetali che la natura offre fuori dai circuiti alimentari commerciali, in parole povere quello che facevano le popolazioni primitive e, successivamente nel tempo, nelle campagne per cibarsi (e che fanno molti di noi per passare una giornata all’aperto e gustare sapori a volte dimenticati): raccogliere nei campi nei boschi nelle acque dei laghi, lungo gli argini dei fiumi e nelle lagune erbe selvatiche, radici con l’aggiunta, però, di muschi, licheni, cortecce d’albero, alghe e piante acquatiche forse per molti di noi attualmente più inusuali.

Un po’ di alimurgia nel piatto, quindi, la riscoperta della natura e, soprattutto, un promemoria al suo rispetto: non razzie sconsiderate, una raccolta consapevole che toglie le foglie ma lascia le radici, prende solo quel che basta………..

Tutto molto bello, molto sano ma la riproposizione di “riti” antichi è partita oltre che da appassionati (erboristi, tossicologi, biotecnologi, studiosi della natura) anche da operatori della ristorazione che ne stanno facendo un business: si aprono laboratori che propongono menù-degustazione di più portate, cocktail a base di erbe fermentate, si editano ricettari. Di qui la speranza che tutto rimanga, appunto, tutto bello e tutto sano.

Accolgo questa “novita” con un po’ di pessimismo che aumenta quando aprendo il sito ufficiale del Wood*ing, un laboratorio di ricerca e sperimentazione sull’utilizzo del cibo selvatico per l’alimentazione e la nutrizione umana, dopo una breve presentazione vedo proporre corsi amatoriali e per bambini (non ne è indicata la gratuità e mi riservo il giudizio) e mostra la sezione SHOP dove è possibile acquistare a € 32,00+IVA una confezione piccola di Ocean Truffle - Alga selvatica marina in esclusiva a wooding lab da Tari, isole faroe. forte sentore di tartufo bianco -, oppure a € 80,00 un Menu Degustazione (in data ormai trascorsa ma se ne propongono più volte al mese).

Anche in America e nel resto dell’Europa è un fiorire di college specifici, corsi brevi, escursioni e passeggiate tra boschi e spiagge spesso con il consumo del raccolto conviviale a fine giornata.

Nuovo non nuovo: non è altro che quello che facevamo noi partecipanti ai corsi per il riconoscimento delle erbe spontanee alimentari, presso l’Associazione senza scopo di lucro Nuova Acropoli a Roma, nel lontano 1980.

Se il Foraging rappresentasse un’integrazione dell'alimentazione umana in senso salutistico e della produzione agricola e contribuisse al reddito della popolazione locale sulla base di regole di comportamento e studi seri: porte aperte. Se dovesse essere una moda mordi e fuggi che dovesse depauperare per lucro ancor di più una natura già tanto bistrattata mentre al singolo magari potrebbe venir proibita l’innocente e rispettosa raccolta di tarassaco, cicorietta, crispigni, raperonzoli e radicchielle & Co. beh…… mi disturberebbe molto.

Questo è un menù di una degustazione proposta dall'ideatrice e realizzatrice del sito www.wood-ing.org, con la ricetta di uno dei piatti senza dubbio molto interessante
(da http://d.repubblica.it/cucina/2014/...redienti_selvaggi_milano_golosa_2014-2324483/)
Brodo di sottobosco, risotto al larice (di cui trovate la ricetta più sotto), pane con farina di licheni, castagna confit, biscotti con farina di corteccia, gelato di acetosella, foglie di bardana glassate nel loro sciroppo, fiori canditi e bevande come infuso di sambuco.

Risotto al larice con uova di salmerino
ingredienti per 4 persone:
1 cipolla
2 gambi di sedano
1 carota
alcuni rametti di larice fresco
4 pugni di riso carnaroli
aghetti di larice freschi
uova di salmerino precedentemente essiccate tramite salatura
burro
parmigiano
vino bianco

fate un brodo leggero con cipolla, sedano e carota. Una volta pronto filtrate e mettete in infusione alcuni rametti di larice spezzati in più parti per alcuni minuti. Filtrate di nuovo. Tostate il riso in una padella, sfumate con poco vino bianco e aggiungete piano piano il brodo di larice caldo fino a cottura ultimata (circa tredici minuti). Mantecate con aghetti di larice fresco spezzati, poco burro e poco parmigiano. Dividete e finite il piatto con un cucchiaino di uova salate e alcuni aghetti di larice fresco.




C'è qualcuno che ne sa di più? Che ne pensate?
 

garofano

Maestro Giardinauta
Dat,che dire?Condivido a pieno i tuoi timori.Qualche giorno fa il mio frutarolo di fiducia m'ha detto indignato che adesso va di moda mangiare la Porcacchia(per i non introdotti è il nome di un'erba infestante che dovrebbe appartenere alla famiglia delle Portulache) .Me ne ha mostrato una cassetta tenuta da parte per un ristoratore cosiddetto di nouvelle cuisine,commentando indignato"Io,'st'erbaccia la do da magnà ai maiali e qui moh la servono nei ristoranti altolocati,va a capì..."
C'è da dire che ,come hai detto giustamente tu ,ci sono pure le erbe velenose e bisogna conoscere molto bene quello che si puo' o non si puo' mangiare.
 

Spulky

Moderatrice Sezz. Orchidee e Giardini d'Acqua
Membro dello Staff
la mia conoscenza/uso delle erbe selvatiche si limita a

tarassaco, odiosa, detta insalata matta, amaraaaa non fa per me
ortiche, ottime dolci
aromatiche in genere, timo origano e parenti stretti
acetosella e giù di lì

mangiare per forza erbe selvatiche perchè fa figo ma tu le detesti.. mi pare una forzatura quindi forse non succederà quel che temi visti i sapori un po' forti,
ma.. siam passati per moda dal consumo di burro al consumo massivo per tutti i prodotti industriali, di olio di palma, con quel che ne è conseguito, vedi borneo e C devastati
ora va di moda la quinoa, anche quella non è che abbia un grande areale di produzione, ma adesso distruggeremo il sudamerica, in nome di una non ben chiara eticità alimentare

le erbette... boh.. entreranno a far parte della moda fintoetica che fa furore da qualche anno???? magari si magari no.. la cosa "buona" è che sono di produzione locale, magari convertiremo soltanto alcune produzioni che vanno poco per indirizzarci alle erbe.. magari meno selvatiche ma comunque di quella varietà
 
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