Maga magò
Giardinauta
Come promesso,posto questo mio esperimento
inizio col dire che una delle mie fissazioni, con le piante, è di non buttare nulla, anzi , raccolgo di tutto e di più per provare a far risorgere la fenice dalle ceneri.
Se trovo per strada un pezzetto di pianta.....quello è mio e va sicuramente messo in terra od acqua per provare a vedere il comportamento e studiarlo.
Da quando ho la passione per le orchidee mi è capitato più volte di fare tentativi di salvataggio, a volte andati a buon fine....altri no .
L'idea di fare questo esperimento nasce da una precedente esperienza andata male perché la pianta era affetta da una malattia difficile da debellare,proprio per la complessità nell'individuare subito il tipo di malattia e comunque presa in uno stadio avanzato la pianta è morta
Spero, facendo questo tentativo,d i sperimentare una tecnica per salvare piante in difficoltà. Non ho ancora letto di tentativi del genere fatti su phalaenopsis, di contro ho letto che si usa tagliare piante appartenenti alla famiglia delle vandacee.
Questo esperimento verrà fatto con una pianta di phal, SANA, la ho da più di un anno, regalata sfiorita , in primavera ha emesso uno stelo con una bella e duratura fioritura e ha rifiorito da due steli vecchi.
Ho scelto questa pianta perchè ha un fusto esteso che mi permetterà di effettuare un taglio orizzontale.
Il mio obiettivo è di mantenere in vita le due parti di pianta, dalla parte apicale cercare di farla radicare e la parte sottostante che non verrà toccata la produzione di almeno un keiki.
Foto della pianta intera…….16 agosto 2010
Procedimento:
con un coltellino passato alla fiamma procedo al taglio
elimino le foglie che inevitabilmente si staccano, che non sono solo due come immaginavo ma ben 4 perché non ho considerato la struttura delle foglie….gravissimo errore.
Questo inconveniente penalizza dell’80%la riuscita dell’esperimento perché ho pochissimo fusto e poche foglie, ma siccome non butto via nulla , continuo ottimista e vado avanti.
Alla parte che rimane nel vaso non viene messo nulla ,
alla parte apicale metto cicatrene che verrà rimosso dopo due giorni perché verrà insacchettata in sfagnoterapia,http://www.orchidando.net/forum/viewtopic.php?f=16&t=2565 (per chi volesse consultare la tecnica)tolgo il cicatrene perché in altre occasioni ho sperimentato che produce muffa.
Da questo momento in poi individuerò le parti in 1 e 2, la prima è quella interrata , la 2 la parte apicale in sfagno terapia.
Diciamo che focalizzerò le mie attenzioni, in un primo momento,alla parte apicale della pianta, che verrà messa in sfagno terapia.
il substrato che ho messo è misto , insieme allo sfagno c’è anche un po’ di materiale per imbottitura , non so se è lana di vetro, vi dico che l’ho recuperata da un cappuccio di giacca a vento, è fatto di palline tipo lana di vetro ed è molto soffice, mi serve solo per isolare e sollevare la pianta perché non si regge in nessun modo per la forma che ha
substrato per la sfagnoterapia
Sotto questa palla di composto ho messo pochissima acqua per far fare una condensa maggiore ma alla pianta non arriva il bagnato .
Il tutto viene chiuso e verrà aperto in seguito, ad intervalli di almeno 15 gg per valutare la concentrazione della condensa.
E siamo arrivati al 19 agosto 2010
Parte 1, lì buona buona, si stà asciugando da sola
Parte 2, chiusa nel sacchetto
foto 25 agosto
1 settembre 2010
inizio col dire che una delle mie fissazioni, con le piante, è di non buttare nulla, anzi , raccolgo di tutto e di più per provare a far risorgere la fenice dalle ceneri.
Se trovo per strada un pezzetto di pianta.....quello è mio e va sicuramente messo in terra od acqua per provare a vedere il comportamento e studiarlo.
Da quando ho la passione per le orchidee mi è capitato più volte di fare tentativi di salvataggio, a volte andati a buon fine....altri no .
L'idea di fare questo esperimento nasce da una precedente esperienza andata male perché la pianta era affetta da una malattia difficile da debellare,proprio per la complessità nell'individuare subito il tipo di malattia e comunque presa in uno stadio avanzato la pianta è morta
Spero, facendo questo tentativo,d i sperimentare una tecnica per salvare piante in difficoltà. Non ho ancora letto di tentativi del genere fatti su phalaenopsis, di contro ho letto che si usa tagliare piante appartenenti alla famiglia delle vandacee.
Questo esperimento verrà fatto con una pianta di phal, SANA, la ho da più di un anno, regalata sfiorita , in primavera ha emesso uno stelo con una bella e duratura fioritura e ha rifiorito da due steli vecchi.
Ho scelto questa pianta perchè ha un fusto esteso che mi permetterà di effettuare un taglio orizzontale.
Il mio obiettivo è di mantenere in vita le due parti di pianta, dalla parte apicale cercare di farla radicare e la parte sottostante che non verrà toccata la produzione di almeno un keiki.
Foto della pianta intera…….16 agosto 2010
Procedimento:
con un coltellino passato alla fiamma procedo al taglio
elimino le foglie che inevitabilmente si staccano, che non sono solo due come immaginavo ma ben 4 perché non ho considerato la struttura delle foglie….gravissimo errore.
Questo inconveniente penalizza dell’80%la riuscita dell’esperimento perché ho pochissimo fusto e poche foglie, ma siccome non butto via nulla , continuo ottimista e vado avanti.
Alla parte che rimane nel vaso non viene messo nulla ,
alla parte apicale metto cicatrene che verrà rimosso dopo due giorni perché verrà insacchettata in sfagnoterapia,http://www.orchidando.net/forum/viewtopic.php?f=16&t=2565 (per chi volesse consultare la tecnica)tolgo il cicatrene perché in altre occasioni ho sperimentato che produce muffa.
Da questo momento in poi individuerò le parti in 1 e 2, la prima è quella interrata , la 2 la parte apicale in sfagno terapia.
Diciamo che focalizzerò le mie attenzioni, in un primo momento,alla parte apicale della pianta, che verrà messa in sfagno terapia.
il substrato che ho messo è misto , insieme allo sfagno c’è anche un po’ di materiale per imbottitura , non so se è lana di vetro, vi dico che l’ho recuperata da un cappuccio di giacca a vento, è fatto di palline tipo lana di vetro ed è molto soffice, mi serve solo per isolare e sollevare la pianta perché non si regge in nessun modo per la forma che ha
substrato per la sfagnoterapia
Sotto questa palla di composto ho messo pochissima acqua per far fare una condensa maggiore ma alla pianta non arriva il bagnato .
Il tutto viene chiuso e verrà aperto in seguito, ad intervalli di almeno 15 gg per valutare la concentrazione della condensa.
E siamo arrivati al 19 agosto 2010
Parte 1, lì buona buona, si stà asciugando da sola
Parte 2, chiusa nel sacchetto
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