Ciao Rita,
scusami ma spesso nel sintetizzare si può essere oscuri.
Non dico ovviamente nulla di nuovo ma è per essere certo di essere chiaro: se uno di noi dopo un anno di lavoro al chiuso nel mese di agosto si espone (eventualmente) in costume ai raggi diretti del sole per tutta la giornata potrebbe, come è noto, non arrivare alla sera. Se invece si espone gradualmente in modo da dare all'organismo il tempo di adattarsi alla nuova situazione non succede alcun danno. Questo però non è valido per tutti gli individui, in vario grado molti non riescono a sintetizzare a sufficienza la melanina e sono quindi sempre più o meno a rischio.
Qualcosa di analogo vale per le piante. Non si possono adattare, a meno di non fare intervenire l'ingegneria genetica, tutte le piante a tutte le situazioni ambientali che vogliamo, ma occorre che la possibilità di adattamento sia insita nel codice genetico. Fermo restando che il passaggio dall'ombra al sole, anche se geneticamente possibile, non può e non deve avvenire bruscamente in quanto i tessuti non sono in grado di mutare la loro consistenza, occorre dare il tempo alla pianta di produrre progressivamente nuova vegetazione adatta alla diversa situazione.
Le Phalaenopsis, o meglio i progenitori di questi ibridi, vivono sugli alberi (o sulle rocce) e quindi presumibilmente in ombra, ma l'ombra dei tropici può essere più luminosa ad es. del pieno sole invernale dell'Italia settentrionale.
In conclusione gli ibridi di P. possono vivere sia in ombra che alla (nostra) luce solare filtrata, perchè geneticamente 'consentito' ma, ripeto, se il passaggio brusco dalla luce all'ombra non provoca danni, il contrario può al limite essere mortale.
Pietro