Il punto in comune è un malessere autolesionisticofilippolitti ha scritto:non ne capisco granchè ma mi da tanto l'idea che abbiano tanti punti in comune!!!!!
Il punto in comune è un malessere autolesionisticofilippolitti ha scritto:non ne capisco granchè ma mi da tanto l'idea che abbiano tanti punti in comune!!!!!
....ma non è così...purtroppo in questo campo spesso e volentieri è difficile trovare delle persone veramente competenti in una materia talmente complicata come il nostro cervello .Umanamente si hanno sensi di colpa ma razionalmente a volte la malattia è tale da non esser compresa o addirittura da non poter esser guarita nemmeno da medici specializzati.marco48 ha scritto:e si ha sempre l'impressione di aver sbagliato qualcosa od in ogni caso di non aver fatto abbastanza....
decky ha scritto:mah,l'anoressia vista come esternazione di depressione,non saprei...sicuramente nasce da problemi che a livello mentale prendono vita con la masochistica tortura del non cibo.
RosaeViola ha scritto:Mary, ma perchè? Come puoi stabilire dei parametri di valutazione in merito a tutto ciò?
Spesso nella mente di una persona sono seppelliti degli eventi fortemente traumatici e devastanti, di cui non ha nemmeno la consapevolezza, ma che lo inducono, suo malgrado, a stare male.
Giudicare è rischioso, proprio perchè nelle persone che abbiamo di fronte, noi non sappiamo quali strappi ci siano.
Quando ci si trova di fronte a qualcuno che si comporta così, bisognerebbe sempre domandarsi cosa lo spinga e accettare che non sono solo le cose eclatanti a fare la differenza, anzi, talvolta è proprio il contrario.
Delle volte Mary, bisognerebbe anche avere la forza di perdonare sè stessi, nelle proprie fragilità, per accettare e perdonare quelle degli altri. :love_4:
Mary74 ha scritto:A questo punto la mia idea è che forse affrontare qualche difficoltà nella vita è un bene e che non è un caso che ci siano tanti depressi tra le famiglie benestanti.
Delle volte Mary, bisognerebbe anche avere la forza di perdonare sè stessi, nelle proprie fragilità, per accettare e perdonare quelle degli altri.
Lunarossa ha scritto:ale come va con il tuo collega?
elleboro ha scritto:Eltu, tu dici "ci può essere qualche piccola ricaduta, ma niente di grave".
No, la persona competente che mi ha curato mi ha assicurato che il grosso problema, raggiunta la guarigione, è la tendenza alle ricadute, tipica di questa malattia.
RosaeViola ha scritto:Non so se sia autolesionismo l'anoressia o se sia, invece, una potente anomalia ricattatoria nei confronti delle madri che non hanno saputo amare.
La madre per il bambino è cibo e il cibo, per il neonato, è anche affetto.
E allora, quale arma migliore, per una figlia, se non il cibo, per accusare una madre che è stata abbandonica o che è stata incapace di amare la propria figlia?
Tu non mi ami? Io mi lascio morire di fame, perchè a quella fame atavica, mi ci hai educato tu.
Distruggo me stessa, per distruggere te madre.
Difficile sconfiggerla, davvero tanto difficile, proprio perchè affonda le sue radici in un rapporto che è così profondo da non riuscire quasi a vederne l'origine.
Delle volte, nei casi che si risolvono, forse è più una protesta, un urlo di dolore e, magari, in certi casi, sì, può anche essere un modo di far male a sè stessi per non sentire un dolore più grande...
Mary74 ha scritto:Nel momento in cui mi sono dovuta rimboccare le maniche , è sparito tutto..
Sua mamma, con cui ho parlato 1 ora fa mi ha detto che lui e' certo di avere qualche cosa nella testa, non un male incurabile ma un qualche cosa che gli da momenti di ira pazzesca (mi ha detto che a casa si chiude in camera e grida a piu' non posso....) e momenti in cui torna alla normalita'.
E' vero, a volte non è possibile sconfiggere la malattia anche perchè spesso la persona ammalata non sà di esserlo e quindi rifiuta le cure, ed inoltre i suoi cari si trovano spesso impreparati e non hanno la competenza o la possibilità di aiutarla efficacemente. La vera depressione è una malattia che grava su tutti i componenti della famiglia, e se ne esce solo con l'aiuto delle persone care che dovrebbero, a loro volta, essere aiutate e sostenute psicologicamente.:Saluto:decky ha scritto:....ma non è così...purtroppo in questo campo spesso e volentieri è difficile trovare delle persone veramente competenti in una materia talmente complicata come il nostro cervello .Umanamente si hanno sensi di colpa ma razionalmente a volte la malattia è tale da non esser compresa o addirittura da non poter esser guarita nemmeno da medici specializzati.
Un abbraccio Marco
*ALE* ha scritto:..... ma piu' che altro come ne siete usciti? Farmaci? Dottori? ecc ecc.
Se vi va di raccontarmi avrei piacere di ascoltarvi .... anzi.... leggervi.
C'e' un mio collega che da 2 giorni e' in crisi profondissima, uno dei piu' educati, buoni e riservati. Non so cosa dirgli, lui non parla, piange solo. Ha 25 anni e probabilmente diversi problemi in famiglia.
Ale
Non è così Mary, la depressione non ha riguardo per le categorie sociali. Anzi, in chi non ha mezzi, nè economici e nè culturali per affrontarla è, se possibile, ancora più devastante e senza speranza. Ho visto e vedo, casi di umili casalinghe "curate" ad antidepressivi e tranquillanti, che si trascinano per anni e anni, senza miglioramenti reali, semplicemente tenute a galla, devastare la vita propria e quella di chi gli sta intorno. Spesso si trasformano in veri tiranni, imponendo a tutta la famiglia le proprie ritualità ossessive, la propria incapacità di affrontare anche il più piccolo imprevisto. Non vanno mai contraddette...altrimenti scatta il ricatto affettivo, il paventato rischio della ricaduta. E' un continuo nascondersi dietro la malattia. Lo dico con tutta la compassione possibile. La colpa non è la loro, ma di chi si limita semplicemente ad imbottirle di medicinali, senza costringerle ad affrontare se stesse. Ho parlato al femminile perchè sono questi i casi che conosco direttamente.Mary74 ha scritto:...A questo punto la mia idea è che forse affrontare qualche difficoltà nella vita è un bene e che non è un caso che ci siano tanti depressi tra le famiglie benestanti.
Acc! Cinzia come è vero...tu spesso hai la capacità di risvegliare in me ricordi sopiti, che mi riportano inevitabilmente al quartiere della mia infanzia dove si consumavano vere tragedie famigliari all'insegna di una, tanto grande quanto disarmante disinformazione...tanto più tragica quando la donna ne era protagonista...ambapa ha scritto:Non è così Mary, la depressione non ha riguardo per le categorie sociali. Anzi, in chi non ha mezzi, nè economici e nè culturali per affrontarla è, se possibile, ancora più devastante e senza speranza. Ho visto e vedo, casi di umili casalinghe "curate" ad antidepressivi e tranquillanti, che si trascinano per anni e anni, senza miglioramenti reali, semplicemente tenute a galla, devastare la vita propria e quella di chi gli sta intorno. Spesso si trasformano in veri tiranni, imponendo a tutta la famiglia le proprie ritualità ossessive, la propria incapacità di affrontare anche il più piccolo imprevisto. Non vanno mai contraddette...altrimenti scatta il ricatto affettivo, il paventato rischio della ricaduta. E' un continuo nascondersi dietro la malattia. Lo dico con tutta la compassione possibile. La colpa non è la loro, ma di chi si limita semplicemente ad imbottirle di medicinali, senza costringerle ad affrontare se stesse. Ho parlato al femminile perchè sono questi i casi che conosco direttamente.