Cinghialetti massacrati, parroco indagato
Qualcuno magari ha avuto anche il coraggio di riderci su, dopo aver letto di quel gruppo di amici forse un po’ alticci di San Bartolomeo di Sori, che lo scorso 20 luglio, guidati da un prete, uccisero a bastonate due cuccioli di cinghiale finiti per errore troppo vicini alle inebriate papille gustative del gruppo a fine cena. Non è il caso del sostituto procuratore Biagio Mazzeo, che sulla mattanza ha aperto un’inchiesta iscrivendo nel registro degli indagati i cinque sodali. Nell’elenco spicca il nome del parroco di Sori, don Marco Fazio. Per tutti l’accusa è «di uccisione di animali con crudeltà e furto venatorio». In poche parole non è possibile uccidere degli animali con armi improprie e senza autorizzazione.
Il “corpo” del reato, cioè le carcasse dei due cuccioli, sono state trovate nel congelatore della chiesa e poste sotto sequestro da parte del Pm.
La vicenda era avvenuta dieci giorni fa al termine di una cena in piazza nei pressi della chiesa di San Bartolomeo di Sori, il giorno successivo alla festa patronale della Madonna del Carmine di San Bartolomeo. Tra le persone che avevano assistito a tutto c’erano anche alcuni bambini. Prima divertiti dall’incontro imprevisto e buffo con quei due cinghialotti spauriti, finiti lontano dallo sguardo protettivo della madre. E poi atterriti dall’iniziativa di alcuni adulti. In cinque si erano alzati da tavola, evidentemente un po’ più allegri del solito, come raccontato agli inquirenti da alcuni testimoni. Avevano preso dei bastoni e delle vanghe e, dopo aver spinto i due animali in un recinto, si erano divertiti ad ammazzarli in modo crudele, già pregustando con ogni probabilità l’arrosto garantito per un prossimo appuntamento gastronomico.
Chi non ha partecipato all’euforia, dopo aver tentato invano di fermare l’esecuzione dei due cuccioli, ha chiamato con un cellulare le guardie zoofile che, autorizzate dalla Procura, sono intervenute per raccogliere prove e testimonianze e individuare gli autori della mattanza. Nel giro di pochissimo cinque nomi sono finiti nei loro verbali e sulla storia il pm Mazzeo ha aperto un fascicolo. I testimoni hanno raccontato che proprio il parroco della chiesa, Don Marco, avrebbe chiuso le vie di fuga, assicurandosi che la coppia di animali non sfuggisse ai “cacciatori”. Sarebbe stato proprio il prelato a consegnare agli agenti le carcasse estratte dal congelatore, prima che gli inquirenti ordinassero ed eseguissero le perquisizioni domiciliari.
Contro il parroco sono apparse nei pressi della sua chiesa scritte di insulti collegate alla vicenda e nel weekend sono annunciate manifestazioni in segno di protesta nella sua parrocchia.
Qualcuno magari ha avuto anche il coraggio di riderci su, dopo aver letto di quel gruppo di amici forse un po’ alticci di San Bartolomeo di Sori, che lo scorso 20 luglio, guidati da un prete, uccisero a bastonate due cuccioli di cinghiale finiti per errore troppo vicini alle inebriate papille gustative del gruppo a fine cena. Non è il caso del sostituto procuratore Biagio Mazzeo, che sulla mattanza ha aperto un’inchiesta iscrivendo nel registro degli indagati i cinque sodali. Nell’elenco spicca il nome del parroco di Sori, don Marco Fazio. Per tutti l’accusa è «di uccisione di animali con crudeltà e furto venatorio». In poche parole non è possibile uccidere degli animali con armi improprie e senza autorizzazione.
Il “corpo” del reato, cioè le carcasse dei due cuccioli, sono state trovate nel congelatore della chiesa e poste sotto sequestro da parte del Pm.
La vicenda era avvenuta dieci giorni fa al termine di una cena in piazza nei pressi della chiesa di San Bartolomeo di Sori, il giorno successivo alla festa patronale della Madonna del Carmine di San Bartolomeo. Tra le persone che avevano assistito a tutto c’erano anche alcuni bambini. Prima divertiti dall’incontro imprevisto e buffo con quei due cinghialotti spauriti, finiti lontano dallo sguardo protettivo della madre. E poi atterriti dall’iniziativa di alcuni adulti. In cinque si erano alzati da tavola, evidentemente un po’ più allegri del solito, come raccontato agli inquirenti da alcuni testimoni. Avevano preso dei bastoni e delle vanghe e, dopo aver spinto i due animali in un recinto, si erano divertiti ad ammazzarli in modo crudele, già pregustando con ogni probabilità l’arrosto garantito per un prossimo appuntamento gastronomico.
Chi non ha partecipato all’euforia, dopo aver tentato invano di fermare l’esecuzione dei due cuccioli, ha chiamato con un cellulare le guardie zoofile che, autorizzate dalla Procura, sono intervenute per raccogliere prove e testimonianze e individuare gli autori della mattanza. Nel giro di pochissimo cinque nomi sono finiti nei loro verbali e sulla storia il pm Mazzeo ha aperto un fascicolo. I testimoni hanno raccontato che proprio il parroco della chiesa, Don Marco, avrebbe chiuso le vie di fuga, assicurandosi che la coppia di animali non sfuggisse ai “cacciatori”. Sarebbe stato proprio il prelato a consegnare agli agenti le carcasse estratte dal congelatore, prima che gli inquirenti ordinassero ed eseguissero le perquisizioni domiciliari.
Contro il parroco sono apparse nei pressi della sua chiesa scritte di insulti collegate alla vicenda e nel weekend sono annunciate manifestazioni in segno di protesta nella sua parrocchia.