Ho conosciuto un ragazzo che cantava, tempo fa, aveva cominciato da giovane, sui 14/15 anni, i primi anni delle scuole superiori. Si era accorto che gli piaceva cantare perchè non avendo grandi capacità nel suonare il flauto dolce alle scuole medie, la sua professoressa, per disperazione, lo mise nel coretto di "contorno" ai virtuosi dello strumento musicale. Il ragazzo si sentiva intonato, ma soprattutto, gli piaceva!!! Una deficienza musicale che scatenò una passione musicale!
Passò un anno silente, poi il caso si presentò sotto forma di opuscolo pubblicitario. Dalla buchetta della posta un foglietto illustrava una serie di corsi pomeridiani di una associazione a pochi metri da casa. Sport vari, balli di gruppo, la solita chitarra per principianti e... Tecnica di canto. Un corso per imparare a cantare. Per chi come lui non aveva mai studiato. Ma che voleva imparare. Lui doveva sapere come si faceva a cantare. Era diventato complicato seguire le canzoni alla radio, perchè quelle facili non le voleva cantare più, voleva cantare quelle canzoni che diceva lui.
Presentò l'opuscolo al padre: Posso iscrivermi? E' qui vicino, al pomeriggio...
Il primo giorno all'associazione era tutto un fremito, non stava nella pelle. Si presentò davanti a lui un uomo tracagnotto, pochi capelli, barbetta curata, una voce calda e ferma: il suo insegnante!
Assieme a lui si era iscritta un'altra ragazza della sua stessa età, cinese, ma con un nome italiano. Cominciarono dall'anatomia degli organi fonatori, poi il controllo del respiro (il fiato!), la ricerca dei "luoghi" dove far suonare la vibrazione. Aveva cominciato a imparare come si canta!
Il maestro era contento della coppia di giovani allievi:- se potessi prenderei solo ragazzi della vostra età, in 6 mesi avete imparato quello che non imparano certi adulti in 2 anni.
La madre venne messa al corrente, un pomeriggio a fine corso:- il ragazzo è bravo, dovrebbe continuare- Così fu. Le lezioni diventarono private, e ci si trasferì a casa del maestro a provare.
Alti e bassi, lo studio non era una passeggiata. E lui era giovane, stava ancora maturando i suoi orizzonti musicali. Il maestro era un lirico, il ragazzo non si sentiva troppo affine a quella musicalità, o forse sì, o forse no...
Cominciò a frequentare un coro, quello universitario: un cucciolo, una mascotte in mezzo a quei ragazzoni laureati o quasi. Quanto si divertì quell'anno! Le lezioni continuavano e lui cantava, cantava, cantava sempre di più. Venne anche il saggio finale, era la sua prima volta in pubblico. Era così teso che i muscoli delle spalle erano doloranti. Pregò la ragazza dal nome strano di massaggiarglieli un attimo... mai tocco fu più efficace! Cantò come un leone, con tutto il fiato che aveva in corpo! Applausi! Certo, erano per il coro, ma lui era parte di esso. Raccontò ai genitori che era stato bellissimo!
Stop! Bisogna smettere di studiare, costa troppo!
Anni senza lezioni, ma mai senza musica: ogni pomeriggio riscaldamento, musica in audiocassetta a tutto volume, e via si canta. Per anni. Ogni giorno. Tutti i santi giorni litri di aria fatta passare attraverso le corde vocali in vibrazione. Tieni il fiato. Canta!
Un altro coro che trovò, non se lo riuscì a godere mai come il primo, i maestri erano un po' strani (matti?) e cantare in inglese il gospel per lui era difficile, non per le note, per la lingua che non conosceva. Lasciò quel coro perchè per lui cantare significava divertirsi, godere della musica.
Si iscrisse all'università, contemporaneamente lavorava nel bar di famiglia, un po' di denaro personale, strappato con le unghie e con i denti; che poteva farci se non... riprendere a studiare canto?! Trovò un'insegnante diversa, per imparare anche altri stili, altri metodi.
Non lo disse a nessuno. Nessuno a casa lo sapeva, all'università altrettanto. Decise di dirlo solamente dopo mesi, con un biglietto: l'invito al saggio finale. Aveva preparato due pezzi con un giovane e capace chitarrista. Una intera piazza di paese a disposizione. La performance andò bene, era soddisfatto. Lo era anche chi venne a vederlo: la sorella, gli amici, i compagni di università. I genitori no, non c'erano.
Continuò le lezioni, i concerti si avvicendarono, la voce era sempre più ferma, tonda, stabile, affidabile, estesa... Scoprirono che aveva DUE voci: era un tenore ed anche un sopranista. Repertorio maschile, classico o moderno e, per gioco, repertorio barocco, femminile o dedicato ai castrati... seguì poco quella via, se ne vergognava un po' anche se era divertente cantare in falsetto. Un pianista controllò la sua estensione, decretò:- mezzo tono sotto la Ricciarelli-
Un giorno d'estate la sua insegnante gli parlò:- C'è un provino, è un musical di lirica moderna, vuoi provare?- Tentò.
Quel pomeriggio se la faceva letteralmente sotto, non era mai stato così agitato in vita sua. Portava la canzone che all'ultimo saggio fece piangere qualcuno tra il pubblico, eppure... fece schifo! Non azzeccò decentemente una nota, ma si muoveva in quella stanza mentre cantava, sorrideva dissimulando tranquillità ma era una corda di violino. La pianista, che lo conosceva bene, disse:- Dai, facciamo sentire al maestro come canti in falsetto...- E lì, spiazzato lui, spiazzati tutti, spaccò il mondo! Buona la prima. Preso! I suoi genitori invece non la presero bene, neanche un po'. Forse preferivano continuasse a lavorare per loro, quasi gratis, al bar... Non li ascoltò e partì. Non fu facile dare quel colpo di testa.
Si presentò in quel luogo perso nel nulla, per cominciare a provare. Ore ed ore di prove giornaliere di canto, ma soprattutto: ballo! e lui era un bastone! terribile! anche se il coreografo, ex primo ballerino del Bolshoi, vedendolo camminare disse col suo accento russo:- Tu nato pe' balleto clasico, guarda che tu tiene terza naturale- Rispose:- Io pensavo solo di camminare coi piedi a papera!-
All'inizio tutto era meraviglioso: le ballerine che volteggiavano, i cantanti che cantavano, lui studiava le parti per i cori, gli diedero anche una frasetta da solista. Il protagonista era uno che lui vedeva cantare alla tv, si chiamava Antonello, lo vedeva col presentatore che scriveva canzoni per... la sua cantante preferita.
La notte di San Lorenzo fecero tutti festa, non era certo complicato fare un po' di musica, anche lui cantava e lo fece anche davanti al protagonista del musical, che lo guardava con due occhi che non si capiva cosa cercassero. Il ragazzo disse ai musicisti:- Suonate qualcosa che piace ad Antonello- E Antonello si avvicinò a lui e gli disse:- No, no, canta tu che è meglio!- Questa frase lo colpì profondamente, gli fece pensare:- Ma allora so cantare!
Si rese presto conto, però, che c'era qualcosa che non tornava... Paga sconosciuta, prove, prove, musicisti fantomatici che non si presentavano, prove, coreografi che si alternavano cambiando i balletti che avevi tentato di imparare, cantanti che dovevano arrivare dall'altra parte del mondo ma.... prove su prove. Non si sapeva quali erano le date o i teatri dove si sarebbero esibiti. Una fatica bestiale, vitto scarso e lui dimagriva a vista d'occhio. Il regista era una bestia di ignoranza e spocchia inarrivabili, mai viste!
Tornò a casa per Ferragosto, non trovò un'aria amichevole. Era piuttosto amareggiato. Si pesò: 47 kg. Troppo pochi per reggere ancora mesi di prove e di fame senza nessuna certezza di nulla. Si fermò sulla bilancia a pensare. Scese, prese il telefono e comunicò che il musical avrebbe dovuto fare a meno di lui. Tanto non aveva nemmeno firmato un contratto.
Finì così... La mia storia di cantante.