Ciao Anna, posso darti una pacca sulla spalla anche io? Guarda che di errori se ne fanno tanti, li abbiamo fatti e li facciamo tutti. Credo che ognuno di noi, che si diletti con i bonsai da un po’ di tempo, abbia un armadio bello pieno di scheletri, e si può dire di avere un po’ di esperienza quando si riesce a non ripetere gli errori che comunque è necessario fare per imparare.
Credo, per esperienza, che il primo errore sia quello di isolarsi, il forum, internet, i libri sono mezzi preziosi ma vedere dal vero una qualsiasi pratica bonsai fa capire molto meglio e fa risparmiare moltissime delusioni e moltissimo tempo. Mi dispiace che abitiamo così lontano, sarei stato ben felice di trasferirti le poche cose che ho imparato, invece posso solo estendere l’offerta a quelli che abitano nelle mie vicinanze.
Adesso non vorrei annoiare troppo chi legge e cercherò di essere breve, ma il discorso di Anna è interessante e andrebbe approfondito.
Cerco di raccontare quello che credo di aver capito io, ovviamente è solo il mio pensiero maturato dopo diversi anni di coltivazione e spero che non troviate queste mie considerazioni troppo banali. Secondo me è abbastanza semplice allevare bonsai, a patto di non essere troppo esigenti e di non volere tutto subito. Mi spiego, il primo problema è la scelta della pianta e non conta tanto la sua bellezza quanto la sua adattabilità al clima dove dovrà vivere. Come un abete delle Alpi vivrà male in Sicilia a livello del mare così un Ficus retusa avrà problemi con il freddo invernale italiano, ed entrambi sopravvivranno solo grazie ad accorgimenti che ne renderanno problematico l’allevamento. Le piante locali al contrario creeranno molti meno problemi perché sono abituate al clima da millenni, e mi sembra consigliabile “farsi la mano” su queste e solo in un secondo tempo magari provare anche con piante più impegnative.
La salute iniziale della pianta è un altro punto da approfondire. Diffido molto delle piante da bancarella e da beneficenza, in genere sono piante d’importazione, tenute male e in terracce improponibili e per questi motivi sono quasi sempre destinate ad una fine ingloriosa. E così piante locali raccolte in natura, magari di fretta e nel periodo meno adatto per il trapianto molto spesso finiscono male.
Altro problema grosso è il vaso bonsai, spesso di dimensioni talmente contenute che i problemi relativi alla terra, ai fertilizzanti e all’annaffiatura si ingigantiscono. Spesso si utilizzano questi vasi troppo presto, quando la pianta non ha ancora sviluppato le radici sottili che le garantirebbero la sopravvivenza, allora meglio non avere fretta ed allevare in recipienti spaziosi le piante giovani e quelle che devono ancora crescere e formarsi, diminuendo la capacità del recipiente nei vari trapianti successivi e adottando il vaso bonsai solo come vaso finale per piante mature che non devono crescere oltre.
La terra è un altro dei problemi di cui non si finirà mai di parlare, in rete si trova di tutto ed il contrario di tutto. Io non credo, ripeto che è una mia opinione personale, che esista la terra perfetta, come non credo all’esistenza del fertilizzante miracoloso. Da bonsaista non evoluto, ricordo che non conosco ancora akadama, lapillo e perlite e che ho cominciato a utilizzare la pomice solo da pochi mesi, ho cercato di capire cosa servisse alle piante, ed intendo piante in genere, da quelle da orto ai fiori e alle piante d’appartamento.
In breve, con tutte le variazioni del caso, mi sembra di poter dire che serva una mescola composta da materiale inerte e da materiale in grado di trattenere l’acqua e i fertilizzanti. La proporzione di questi componenti è variabile e dipende da molti fattori, ad esempio la natura dei componenti stessi e la loro dimensione, la specie di pianta, la sua età bonsaistica e non ultimo il clima della zona dove ci troviamo. Parlo di mescola perché utilizzare solo terra o terriccio universale porterebbe alla ritenzione di troppa acqua, con rischio di marciumi radicali, e assenza di aria che pure è indispensabile per le radici. Al contrario utilizzare solo inerti, e magari di grosse dimensioni, se scongiura i marciumi richiede a mio parere un’abilità non indifferente nel dosaggio delle annaffiature, con rischio di colpi di calore che possono essere anche mortali. Credo che la cosa migliore sia che ognuno si prepari la sua mescola, perfezionandola nel tempo ed imparando a conoscerla, altra cosa importante perché è il solo modo per “sentire” quando va bagnata anche solo guardandola.
Come temevo ho scritto troppo, chiedo scusa