prova con il macerato d'ortica...e' completamente naturale e a quanto pare funziona...
Premetto che per atteggiamento mentale evito di contestare le scelte che ognuno fa secondo proprie convinzioni e conoscenze, dunque il mio vuol essere semplicemente un appunto tecnico al tuo suggerimento.
Il macerato di ortica ha qualche proprietà insetticida (peraltro ben inferiori ad altre sostanze di origine naturale come il piretro e il rotenone, oltre che a quelle di sintesi), dunque francamente non ne comprendo l'impiego contro la bolla del pesco, il cui agente è un fungo ascomicete,
Taphrina deformans, di cui mi permetto a questo punto di illustrare la biologia, epidemiologia e patogenesi così che si possa comprendere le ragioni degli interventi indicati sia dal sottoscritto che da Olito (il quale risponderà se crede, ma da quel che ho potuto valutare dai suoi messaggi, le piante le conosce bene e sa altrettanto bene come vadano difese dalle avversità).
Il fungo attacca sia le foglie, sia i fiori, sia i frutti, sia le gemme. Nel primo caso esso penetra attivamente la cuticola, dopo di che prende contatto con le cellule a cui sottrae nutrimento, si sviluppa all'interno della foglia, che si deforma diventando clorotica e rossastra; dentro la foglia esso già matura gli elementi di riproduzione, dati dalle ascospore, le quali, una volta che la foglia è caduta a terra, possono germinare iniziando una fase di tipo saprofitico che permette la perpetuazione del patogeno. Il quale però può sopravvivere anche in altre forme (es. micelio svernante nelle gemme e nella corteccia).
I fiori attaccati solitamente abortiscono. I frutti presentano invece rigonfiamenti irregolari che, man mano che il frutto cresce, possono trasformarsi in spaccature su cui si possono sviluppare marciumi. Le gemme attaccate originano germogli assai stentati.
In ogni caso gli elementi riproduttivi di
T. deformans vengono trasportati dalla pioggia e da altri agenti a contatto con le gemme ancora chiuse o in fase di schiusura. In rapporto alle condizioni climatiche si possono aver altri cicli infettivi (non di rado un secondo verso l'autunno).
Contro gli ascomiceti risultano efficaci vari anticrittogamici: la scelta pratica tiene in considerazione anche la sensibilità di questa drupacea e nelle sue diverse
cultivar alle singole sostanze attive (come già accennato da Olito).
Ti do' ragione invece quando lasci intendere che il caldo non favorisce l'infezione: in effetti il patogeno è in grado di germinare a 7-8 °C con un velo di umidità, ma sopra i 27-28 °C perde la sua virulenza.
Mi pare che, conosciuto adesso forse un po' meglio questo organismo patogeno, sia più chiaro il perché vengano indicati, ai fini della prevenzione/difesa, i due fondamentali trattamenti alla "caduta foglie" e a "fine riposo/pre-ingrossamento gemme": si tratta di eliminare per quanto possibile le forme svernanti del fungo e contrastarne l'iniziale sviluppo primaverile.