Caro Filippo, eccoti servito con pezzi di un articolo che scrissi tempo fa proprio sull'assenzio. "....La storia dell'assenzio inizia ufficialmente nel 1797 quando un certo signor Henry-Louis Pernod avviò la produzione commerciale di un liquore basato su formula di un esiliato francese in Svizzera. Da allora e fino alla quasi generalizzata proibizione europea nei primi anni del '900 sorseggiare (o tracannare) l'assenzio dalle 11 alle 13 diventò un diffuso rituale sociale al quale non si sottrassero numerosi artisti celeberrimi, da Manet a Baudelaire, Verlaine, Rimbaud, Oscar Wilde, Degas, Toulouse-Loutrec, Gauguin, Picasso, Hemingway. La pazzia di Van Gogh viene fatta risalire all'abuso cronico di assenzio che avrebbe scatenato, come altri fattori dietetici ed ambientali, attacchi acuti di "porfiria intermittente", malattia genetica a carico della sintesi dell'eme di cui il pittore pare soffrisse. I sintomi di tale malattia includono tutti quelli tipo ansietà, isterismo, delirio, fobie, psicosi, agitazione/depressione che affliggevano Van Gogh. Va subito detto che l'assenzio storico, forte bevanda alcolica di un bel colore verde smeraldo che diventava opalescente-biancastra con l'aggiunta d'acqua e zucchero, conteneva vari ingredienti fra cui anisetta e finocchio, oltre al principale estratto di "Artemisia absinthum" molto amaro. Fra i numerosi componenti chimici della mistura si è sempre puntata l'attenzione sul "tujone", un monoterpene simile strutturalmente al "tetraidrocannabinolo" della marijuana nonché al potente allucinogeno "salvinorina-A" della "Salvia divinorum" (Salvia dei profeti), penultimo grido dello sballo fantasioso. La sostanza si trova anche nella salvia comune (Salvia officinalis) nonché nell'albero Thuja. Malgrado le premesse chimiche non sembra però che il tujone si leghi ai "ricettori" dei cannabinoidi, agendo quindi probabilmente per vie diverse da quelle della marijuana.......Un altro componente dell'assenzio è il glucoside "absintina" ad attività analgesica molto amaro ma non psicoattivo per quanto se ne sa.......Certe ricette del liquore prevedevano anche l'aggiunta di varie concentrazioni di "calamo" (Acorus calamus) e noce moscata, noti allucinogeni. Ma probabilmente le più gravi conseguenze dell'abuso di assenzio (comportamento bizzarro, crisi epilettiche, tossicità organica, blocco renale, rabdomiolisi, decesso in numerosi casi, nonché dipendenza da tale bevanda) almeno una parte era attribuibile all'elevatissima gradazione alcolica (fino all'85%) del liquore, fatto di alcol industriale non bidistillato e quindi ricco di metanolo ed altri inquinanti. Dulcis in fundo, da non dimenticare il ruolo tossicologico dell'improvvida aggiunta di varie porcherie tipo solfato di rame (!), verde anilina, acetato di rame indigo ecc. per conferire un bel colore verde alla pozione, oppute tricloruro d'antimonio per favorirne il viraggio opalescente dopo aggiunta d'acqua.
..........L'odierno liquore d'assenzio laddove ancora si trova (Spagna, Portogallo, Danimarca ed ex Cecoslovacchia) non è tossico in quanto praticamente esente da tujone che, comunque, come norma CEE non deve eccedere i 10 mg/kg nei superalcolici o i 5 mg/kg nelle bevande alcoliche più blande: fanno eccezione gli amari, con massimo limite consentito di 35 mg/kg. Vermouth, Chartreuse, Ouzo, Jagermeister ecc. contengono piccole concentrazioni di tujone. Resta da dire che nell'ipermercato di internet sono commercializzati kits di produzione casalinga di liquori d'assenzio ad altissimo contenuto di tujone. Lo si sa, chi è causa del suo mal ecc. ecc.........."
kiwo